Commissariamento Banca Marche,
Adusbef: “Bankitalia viola le norme”

L'associazione prende in considerazione l'articolo sbagliato del Testo unico bancario e attacca via Nazionale per il prolungamento di un anno. I precari scrivono a Fonspa e i sindacati rivendicano la centralità dei lavoratori, Federconsumatori viene in sostegno dei piccoli azionisti. Previsti incontri a Pesaro, Ancona e Macerata

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Il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti

Il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti

di Marco Ricci

La proroga di un anno del commissariamento di Banca Marche, anticiapato da Cronache Maceratesi (leggi l’articolo), è secondo la Adusbef, associazione a difesa gli utenti dei servizi bancari,  una «Plateale violazione delle disposizioni di legge da parte di Bankitalia».  Secondo l’associazione del presidente Elio Lannutti il prolungamento di un anno violerebbe il Testo Unico Bancario, in particolare l’articolo che concede una proroga massima di sei mesi.
In realtà però, l’amministrazione straordinaria di Banca Marche è regolata da un successivo articolo del Tub non citato dal comunicato, cioè quello che si applica alle capogruppo e che espressamente prevede una proroga fino al massimo di un anno. Adusbef, partendo quindi da un assunto mal interpretato, oltre a parlare di un regime di silenzio da parte della stampa su questa presunta violazione, dopo aver definito “greppia” il commissariamento, conclude affermando come, «Pur consapevole delle protezioni di cui gode Bankitalia, continuerà a denunciarne le gravissime violazioni quotidiane che danneggiano i risparmiatori, per non essere complice di un regime che seleziona attentamente le notizie da dare in pasto alla pubblica opinione, censurando ed occultando tutte quelle sgradite che possono arrecare disturbo ai dittatorelli di turno, in primis i cacicchi Bankitalia».

Venendo ad aspetti un po’ più seri e drammatici del dissesto Banca Marche, sia i sindacati sia il comitato dei precari, quegli oltre cento ragazzi che non hanno visto rinnovati i loro contratti anche dopo cinque anni di lavoro, hanno reso noto due distinte lettere in cui rivendicano come il piano di salvataggio debba prendere in considerazioni le loro particolare esigenze. Se le rappresentanze sindacali hanno scritto al Mef, alla Banca d’Italia, a Banca Marche e alla Regione, i precari si sono rivolti a quegli attori al momento interessati alla soluzione di rilanci, scrivendo direttamente ad Andrea Munari, Ceo di Fonsoa, a Panfilo Tarantelli, Ceo di Tages Group, oltre che al presidente della Fondazione Cariverona, Paolo Biasi. I giovani precari, oltre alla considerazione per la loro particolare situazione, hanno proposto ai destinatari un incontro che possa vedere realizzata una mutua e costruttiva collaborazione tra le parti. “E’ importante infatti che Banca Marche recuperi e consolidi la fiducia delle imprese e delle famiglie della Regione e torni ad essere un motore di crescita del territorio – hanno scritto nella loro lettera – e confidiamo nella riuscita dell’operazione che prospetta l’ingresso di nuovi investitori, augurandoci che, una volta delineato il quadro della situazione e degli interpreti, l’obiettivo dell’assunzione di noi giovani possa trovare una corrispondenza con gli interessi dell’Azienda stessa”.
Banca_Marche_Jesi (5) I precari hanno dunque richiesto “un piano di graduali assunzioni basato su criteri relativi all’esperienza accumulata con i contratti a tempo determinato, possa essere annoverato nel prossimo piano industriale e che venga considerato come un passo fondamentale per il raggiungimento di obiettivi strategici di breve e lungo periodo”. Le rappresentanze sindacali di Banca Marche, Carilo e Medioleasing, hanno invece rivendicato unitariamente come i lavoratori non siano una “variabile indipendente nei piani di risanamento, consolidamento e rilancio del gruppo Banca Marche un soggetto protagonista” e come non possano essere considerati un costo o una semplice posta dai soggetti che stanno predisponendo il piano. Infastiditi dall’essere tenuti all’oscuro delle operazioni in atto e dalla mancanza di informazioni su quanto sta accadendo, i sindacato hanno chiesto l’apertura di un tavolo di confronto, in particolare con i commissari, presso la regione Marche. Scopo quello di conoscere e condividere le linee guida dell’operazione in corso, così da valutarne gli eventuali impatti sulla forza lavoro.

FEDERCONSUMATORI IN SOSTEGNO AGLI AZIONISTI – Dopo l’Unione Consumatori che attraverso i propri legali sta appoggiando le azioni risarcitorie indirizzate dall’associazione Dipendiamo BancaMarche e da quella dei piccoli azionisti jesini contro gli ex vertici dell’istituto e contro la PriceWaterhouseCoopers, anche la Federconsumatori ha dato la propria disponibilità a tutelare gli interessi degli oltre 40.000 soci che detengono più del 30% del capitale sociale di Banca Marche, preannunciando questa volta un’azione contro la stessa banca. Non si tratterà di una class action e inizialmente neppure di un’azione giudiziaria, quanto di un tentativo di arrivare a una composizione bonaria con l’istituto di credito dopo aver verificato gli eventuali danni subiti dai singoli aderenti. Federconsumatori vuole infatti verificare “se e come Banca Marche abbia collocato e negoziato le proprie azioni con i piccoli risparmiatori, in considerazione del fatto che le suddette azioni erano titoli illiquidi.” Si definiscono illiquidi quei prodotti finanziari per cui è difficile procedere ad una rapida vendita senza vederne cadere il valore o senza che questo sia oggetto di una contrattazione tra più parti. Non essendo la banca quotata in borsa, le azioni Banca Marche venivano trattate attraverso aste settimanali. Secondo Federconsumatori i risparmiatori andavano puntualmente avvertiti di questo e dunque del fatto che sarebbe stato estremamente difficile per i risparmiatori venderle nel momento in cui avessero avuto bisogno dei propri risparmi. Le azioArticolo BMni di Banca Marche, oltretutto, erano per Federconsumatori da considerarsi come un investimento assolutamente rischioso e, pertanto, adatto solo a risparmiatori che abbiano un profilo di rischio speculativo. L’associazione ha invece motivo di ritenere che le BM siano state vendute in modo massiccio a risparmiatori che avevano un profilo di rischio prudente e non certo speculativo. L’associazione, che ha già dichiarato di volersi costituire parte civile nell’eventuale processo penale che farà luce sulle cause del dissesto Banca Marche, ha previsto fin d’ora tre incontri pubblici per dare diffusione alla propria iniziativa. Il primo incontro si terrà a Pesaro il 12 novembre alle 18.00 la sala conferenze Di Vittorio di via Fattori 44. Seguirà Macerata, il 20 novembre sempre alla 18 presso la sala conferenze della Cgil in via G.Divittorio, per finire con l’iniziativa di Ancona, il 26 pomeriggio alle 18, presso la sala Dantona nella sede della Cgil Marche di via Primo Maggio 142.

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