I sindacati: “Come potranno
salvare Banca Marche
se hanno abbandonato i 26 dipendenti Seba?”

Fabi, Fiba/Cisl e Fisac/Cgil accusano Banca d'Italia, imprenditori locali e istituzioni di aver ucciso professionalmente i lavoratori, tutti di età compresa tra i 44 e i 58 anni

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I cartelli apparsi sui cancelli della Seba

I cartelli apparsi sui cancelli della Seba

La vicenda Banca Marche continua a mietere vittime. Se nei giorni scorsi i piccoli azionisti hanno chiesto 30 milioni di euro attraverso una class action verso coloro che hanno ricoperto nell’istituto ruoli gestionali e di controllo e verso la società di revisione (leggi l’articolo), oggi a scagliarsi contro banca Marche sono Fabi, Fiba/Cisl e Fisac/Cgil che richiamano l’attenzione sulla grave situazione dei 26 dipendenti della Se.ba. (ex controllata di Banca Marche) che il 30 settembre perderanno il lavoro. Sul cancello della sede della Se.ba i dipendenti hanno esposto due striscioni. Uno di questi recita 

«A seguito di quanto si legge riguardo il piano di salvataggio di Banca Marche – scrivono le sigle sindacali in una nota –  riteniamo giusto informarvi su quanto sta accadendo ai 26 dipendenti della SE.BA. Servizi Bancari Srl sita a Jesi (AN). La SE.BA., azienda erogante servizi bancari, fondata da Istituti Bancari del territorio marchigiano, ex controllata da Banca Marche, si occupa di servizi bancari dal 1977. In questi anni ha svolto attività di back office bancario e archiviazione. Il fatturato fino al 30 marzo 2014 era costituito al 90% da lavori commissionati da Banca Marche. Nel 2011, le banche azioniste (Banca Marche, C.R. Loreto, Veneto Banca e C.R. Fermo) decidono di cedere l’azienda. Il partner individuato, dall’allora amministratore delegato della SE.BA. Claudio dell’Aquila, collaboratore di Massimo Bianconi ed ex presidente Medioleasing e, prima ancora, ex vice direttore di Banca Marche, è il Gruppo KGS di Pesaro, affidatario dell’appalto di pulizie e portierato all’interno di Banca Marche. La SE.BA. porta in dote il lavoro appaltato dalle banche socie, ed assicurato da un impegno sottoscritto al momento della vendita per mantenerlo ed integrarlo almeno fino al 2016 e due magazzini di proprietà per un valore di circa 2 milioni di euro. Ancora oggi é possibile individuare, nei bilanci del 2011, pubblicati sul sito di Banca Marche, la quota parte pari al 35% dell’intero pacchetto azionario, pagata dal gruppo pesarese per un importo che si aggira intorno a 43.000 euro. Cosa è successo dal 2011 al 2014? Le banche che avevano sottoscritto gli accordi per il mantenimento degli appalti hanno lentamente disatteso gli impegni e il gruppo acquirente ha azzerato il capitale immobiliare della Società. La situazione è precipitata a marzo quando Banca Marche ha deciso unilateralmente di recedere da un importante contratto per presunte inadempienze da parte della SE.BA.. Successivamente il personale viene informato dal proprio amministratore sulla grave crisi della società aggravatasi per il recesso di tutti i restanti contratti in essere, e per il trasferimento lampo da parte di Banca Marche (e C.R. Loreto) di tutte le lavorazioni di back office presso Caricese di Bologna, condannando l’azienda SE.BA. alla liquidazione. Il 12 agosto la SE.BA. ha attivato la procedura di riduzione del personale  che segna il licenziamento di tutto il personale, 26 lavoratori, al 30 settembre 2014. Abbiamo in questi mesi richiesto incontri, con il D.G. Goffi e con i commissari di Banca Marche, con la speranza di riuscire a trovare una soluzione (per la tutela occupazionale) a quanto accaduto ma inutilmente. Questo atteggiamento di chiusura con SE.BA., società del territorio jesino dove risiede la direzione generale di Banca Marche (ma soprattutto, ciò che abbiamo a cuore sono le 26 famiglie che dipendono dalla stessa), ci stupisce molto alla luce di quanto leggiamo sui mezzi stampa. I soggetti all’opera per salvare la banca del territorio, Banca d’Italia, imprenditori locali, sindacati, istituzioni, riusciranno nell’intento? Riusciranno a salvaguardare i livelli occupazionali dei circa 3.000 colleghi di Banca Marche quando non sono riusciti per i 26 di SE.BA., società controllata dalla stessa (fino al momento della vendita nel maggio del 2011) e le cui attività “pesavano” per circa il 90% del fatturato totale (fino ad oggi)? Alla luce di quanto sta accadendo è facile pensare che la vendita della SE.BA., decisa nel 2011 da parte della proprietà bancaria e fortemente voluta in primis da Banca Marche, fosse in realtà una scelta mirata a non assumersi le proprie responsabilità, senza curarsi che questa scelta avrebbe avuto come possibile conseguenza la chiusura di SE.BA. ed il licenziamento dei lavoratori. Nel 2011 chiudere la SE.BA., come azienda di proprietà delle banche, avrebbe intaccato l’immagine così fortemente pubblicizzata di “Banche vicine al territorio e alle famiglie”. Per questo motivo riteniamo che la responsabilità del nostro licenziamento pesi in maniera consistente sul management vecchio e nuovo di Banca Marche. In questi mesi, il personale sta cercando di fare luce su una situazione che di fatto sta uccidendo dal punto di vista lavorativo 26 persone, tutte di età compresa tra i 44 e 58 anni, e per tutelare la nostra posizione non potremo evitare di ricorrere a manifestazioni pubbliche e eventuali azioni giudiziarie che sicuramente non favoriranno la già precaria immagine di Banca Marche e di tutti i vari attori coinvolti nella vicenda. Ai lavoratori della SE.BA. rimane solamente la certezza del licenziamento e la possibilità di accesso al Fondo Emergenziale, originariamente nato per la ricollocazione di dipendenti bancari di banche in crisi. Per noi considerati “figli di un Dio minore” qualcuno sfrutterà questa occasione per riallocarci? Vogliamo comunque ricordare che nel 2001 il sindacato con le controparti rappresentate dai massimi vertici con delega da parte delle Banche socie di SE.BA. (Banca Marche, C.R. Loreto, C.R. Fabriano, C.R. Fermo, C.R. Ascoli), indicarono una soluzione di riallocazione del personale SE.BA. all’interno delle Banche socie, con la contestuale messa in liquidazione della Società definita non più strategica. Per motivi, che ancora non sappiamo, due settimane dopo tale accordo fu disatteso dalle stesse Banche con la promessa in sede ABI di Roma di un definitivo rilancio di SE.BA.. Il rilancio, promesso allora dai personaggi che ultimamente sono apparsi negativamente sulla stampa per le note vicende di Banca Marche, c’è stato solamente per il mantenimento delle poltrone ma non per il lavoro.

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