Crac Banca Marche,
40mila risparmiatori a rischio
Interviene Adiconsum

CIVITANOVA - Sono il 32% del capitale sociale dell'istituto di credito oggi commissariato. Pensionati, piccoli imprenditori, giovani e meno giovani, donne e uomini, laureati e gente comune. Temono per gli euro investiti in azioni. L'associazione dei consumatori ha chiamato tutti a raccolta per dare consigli su come salvare il salvabile. Il legale Pantaleone: «Meglio il ricorso in sede civile che quello penale, troppo lungo e costoso»

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L'incontro Adiconsum su Banca Marche

L’incontro Adiconsum su Banca Marche

di Laura Boccanera

Sono 40mila i risparmiatori che corrono il rischio di veder annullati i sacrifici di una vita. Il 32% del capitale sociale di Banca Marche che hanno visto crollare il valore delle loro azioni dopo il crac che ha coinvolto l’ente finanziario ora commissariato. Si parla spesso delle vicende penali e delle responsabilità degli autori del tracollo più pesante avvenuto nelle regione negli ultimi anni, molto poco invece dei consumatori e risparmiatori. Fra loro ci sono pensionati, piccoli imprenditori, giovani e meno giovani, donne e uomini, laureati e gente comune. Tutti uniti dallo stesso destino: aver investito diverse migliaia di euro in azioni e che ora temono per quel piccolo patrimonio accumulato e attualmente depauperato. Per questo l’Adiconsum ha chiamato a raccolta tutti i risparmiatori e in questi giorni sta informando tutto il territorio di possibili strategie da adottare. Oggi l’associazione alla presenza del presidente nazionale Pietro Giordano, ha fatto tappa a Civitanova: piena la saletta del Cosmopolitan, tanti anche in piedi per capire che fine faranno i loro soldi. L‘Adiconsum ha chiesto a Banca Marche di aprire un tavolo di trattativa nel quale poter conciliare le varie posizioni dei risparmiatori: «Si ma dobbiamo essere tutti a farlo, Adiconsum agisce su richiesta e a nome dei consumatori, aderire significa dimostrare ai commissari e alla Banca d’Italia che i risparmiatori ci sono e non stanno fermi – ha detto Silvana Santinelli di Adiconsum Marche – più lettere arrivano e più siamo forti». Tra i consigli dati ai risparmiatori la via della conciliazione appare quella più agevole perché rapida, efficace e meno costosa, la via giudiziale invece dovrebbe essere l’estrema ratio. A spiegarlo bene agli intervenuti Loredana Baldi, esperta finanziaria di Adiconsum. «La situazione è complessa e variegata – ha spiegato – in alcuni casi è più facile dimostrare di essere stati vittime della mala gestione, in altri più complesso. Resta il fatto che tutti sono stati danneggiati dal momento che le azioni hanno subito un crollo verticale. Nel 2012 Banca d’ Italia teneva sotto controllo BM da anni e aveva già erogato delle sanzioni per cui l’aumento di capitale e l’offerta di azioni nel 2012 doveva essere considerata sospetta. La semestrale a giugno del 2012 presentava un utile di 40 milioni, a dicembre 2012 una perdita di 500 milioni. E chi aveva comprato azioni a marzo si è ritrovato con azioni che valevano meno».

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Da sinistra Diomede Pantaleone, Loredana Baldi, Pietro Giordana e Silvana Santinelli

Da qui il messaggio di Adiconsum ai consumatori ad esserci per scongiurare un azzeramento del capitale sociale nella fase di ristrutturazione. La strada principe secondo Adiconsum è quella di aprire il tavolo della contrattazione allo scopo di evitare la via giudiziale costosa e lunga. Dalle ultime voci che circolano e che Adiconsum ha illustrato appare che vi sia una cordata di imprenditori capeggiata da Francesco Merloni, il gruppo Guzzini, fondi americani e anche l’Emiro Al Maktoum intenzionata a risollevare le sorti della Banca.

L’altra via, qualora la contrattazione non fosse praticabile, è quella di fare un ricorso in sede civile e non penale come illustrato dall’avvocato Diomede Pantaleoni. «La parte penale è importante da un punto di vista etico – ha sottolineato il legale – ma non riguarda i risparmiatori se non come costituzione in parte civile anche se chiedere risarcimento in sede penale non è auspicabile e fra 10 anni saremo ancora qui a parlarne. Al di là della questione di principio sui reati l’azionista per recuperare i suoi soldi dovrebbe avviare un’azione civile presso il tribunale di riferimento in base alla propria residenza. In questo modo i tempi si accorciano e anche i costi da sostenere sarebbero minori. Credo che in sede civile si possa ottenere un buon risultato, sopratutto per chi ha comprato azioni nel 2012 dove c’è un falso prospetto risultato fasullo e il testo unico delle finanze stabilisce che se un ente emittente emette azioni sulla base di un prospetto falso deve risarcire il danno.

L'incontro Adiconsum su Banca Marche

L’incontro Adiconsum su Banca Marche

Chi è azionista della Banca in epoca precedente deve invece dimostrare che la cattiva gestione degli amministratori ha causato una perdita del valore azionario ma è una prova complicata». Rassicura in parte, ma non conforta il presidente nazionale Pietro Giordani che sollecita i risparmiatori ad unirsi. «La via penale è l’estrema ratio – ha detto – con la conciliazione in casi simili abbiamo ottenuto dei risultati, ovvio che occorre poi trovare una soluzione che si avvicina, impossibile recuperare il 100%». Nel convegno è stata spiegata anche la differenza e le diverse posizioni fra azionisti e obbligazionisti.«Gli azionisti sono soci, gli obbligazionisti invece pesano di più – ha continuato Giordano – attualmente hanno più speranze gli obbligazionisti che gli azionisti di recuperare capitale. L’anello debole è chi ha investito cifre minori perché si e fidato del direttore che conosceva da una vita o dall’impiegato».



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