D’Alessandro, tra politica e famiglia:
«Priorità ai nuovi poveri
e stop all’accoglienza sprovveduta»

MACERATA - Intervista alla vicesindaca della Giunta Parcaroli, regina di preferenze: «Per essere qui ho dovuto faticare il doppio di un uomo ma il mio elettorato mi ha premiato. Sarò una sostenitrice dell'aiuto alle donne perché certe questioni le ho vissute sulla mia pelle». Il suo approccio sarà «di servizio per tutti, a prescindere dallo schieramento politico». Si occuperà anche di immigrazione: «Per prima cosa faremo un censimento per capire chi c'è e come si sono integrati»

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Francesca D’Alessandro e Sandro Parcaroli il giorno della nomina

 

di Federica Nardi

Francesca D’Alessandro è stata scelta come numero due della Giunta di Sandro Parcaroli. La nuova vicesindaca di Macerata ha 48 anni ed è insegnante di Italiano, Storia e Geografia al liceo classico e linguistico della città. La sua passione per la scuola da domani andrà però in aspettativa: «Il lavoro che mi aspetta è serissimo e molto impegnativo, non mi consente di proseguire con la scuola, nonostante ami tantissimo i miei studenti», spiega a Cm. D’Alessandro, in quota Fratelli d’Italia, è stata la seconda più votata della tornata elettorale e insieme al ruolo di vicesindaco le spettano anche le deleghe alle Politiche sociali.

Se l’aspettava la nomina?

«Non mi aspettavo nulla. Speravo nella vittoria di Sandro Parcaroli perché si sentiva che la città richiedeva un forte cambiamento. Lui è stato la persona giusta al momento giusto. Ho capito subito che sarebbe stato la chiave di volta necessaria in questa situazione. Il fatto di aver lavorato costantemente per essere vicina alle persone per farmi portavoce di problematiche sulla scuola e la famiglia, sicuramente ha portato i suoi frutti. Perché la gente ha bisogno di essere ascoltata. L’elettorato mi ha mostrato molta fiducia».

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Francesca D’Alessandro

Quale sarà il suo approccio da vicesindaca?

«Prossimità e vicinanza alle persone, come fino a ora. Perché penso che il ruolo di chi fa politica è essere portavoce della collettività. Sarò una vicesindaca tra le persone. Il servizio è il perno su cui farò girare il mio impegno. Anche considerati i tempi che corrono, con una fortissima crisi a livello lavorativo. Nel mio ruolo essere donna mi consente di avere più sensibilità rispetto a certe tematiche perché le vivo sulla mia pelle. So quanto sia difficile portare avanti la famiglia e innumerevoli impegni. Mi preme dire che questo risultato lo dedico anche un po’ a tutte le donne che hanno il peso della responsabilità a 360 gradi. Culturalmente la gestione della famiglia è ancora completamente sulle spalle della donna, per cui è più difficile dedicarci ad altri settori. Per me davvero la famiglia è il perno della società».

La politica può entrare nel merito e aiutare le donne?

«Sì, partendo dal presupposto che per me la società ha bisogno del maschile e del femminile. Per consentire alla donna di occuparsi anche di altro è fondamentale che le istituzioni offrano servizi. Se io faccio la vicesindaco lo devo alla mia famiglia, altrimenti con tre figli non l’avrei potuta fare. Penso alle scuole, ai servizi mensa. Saranno tutte cose di cui ci occuperemo».

Le Politiche sociali sono una bella fetta del bilancio comunale

«Prima di tutto voglio studiare bene la situazione e rendermi conto di quali sono le situazioni più urgenti nell’ottica di capire il punto di partenza. Non sono per buttare via tutto, qualcosa di buono è stato fatto e va mantenuto. Ma bisogna migliorare anche per i tempi che non sono buoni. Le fragilità economiche e sociali vanno attenzionate e creeremo uno sportello di ascolto, anche per preservare la dignità delle persone che spesso non chiedono aiuto perché si vergognano».

Insomma, va compresa la situazione dei nuovi poveri.

«Questo sarà un lavoro da subito. Le sacche di povertà si stanno allargando e interverremo senza esitazioni».

Spesso le donne al potere poi non pensano alle altre, lei collaborerà con le colleghe?

«In questo senso sarò una sostenitrice dell’aiuto alle donne. Perché mi rendo conto delle difficoltà che abbiamo nel raggiungere posti apicali. E sarò ben felice di collaborare tra assessori donne».

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Francesca D’Alessandro mercoledì durante la nomina

Parla di difficoltà, lei ne ha vissute?

«A livello di elettorato mai. I miei elettori mi hanno sostenuta come persona e mi sento molto riconoscente. E hanno apprezzato anche che fossi madre di tre figli e lavoratrice. Che non è un trofeo da esibire ma chi è madre sa quanto è pesante portare avanti la famiglia. Quello che io ho dovuto mettere in campo rispetto a un uomo è stato il doppio delle forze e delle energie».

La sua opinione sul nuovo sindaco?

«Sandro mostra grande sensibilità verso tutti e in particolare verso le fragilità. In lui prima di tutto ho visto l’uomo».

L’amministrazione Carancini in città è stata considerata come divisiva. “Amici” e “nemici”. Lei da vicesindaca come si comporterà?

«Per me non ci saranno cittadini di destra, sinistra o centro. Per me ci sono cittadini che hanno dei bisogni e noi siamo lì per dare dei servizi e farlo al meglio. La politica va bene come linee programmatiche, ma sui bisogni dei cittadini non ci saranno steccati politici. Verremo incontro alle necessità di tutti».

Una valutazione sulla passata amministrazione?

«L’amministrazione non ha contrastato la crisi e un periodo complicato dovuto a problemi economici e anche a situazioni difficili da un punto di vista commerciale. Non c’è stata lungimiranza, né azioni più agevolanti per il commercio. Macerata si è ripiegata su se stessa, il centro si è svuotato, non è stata valorizzata abbastanza l’università. E poi il tessuto sociale è stato un po’ piagato dal mancato controllo mirato a non creare situazioni di rischio. Si è reso evidente con i tragici fatti legati alla povera Pamela. Perché c’è stata anche un’accoglienza non controllata. Attenzione, non è un’equazione matematica. Ma quando non vengono attenzionate certe situazioni sociali si possono creare situazioni di forte rischio. E quella è stata una punta dell’iceberg. Perché l’immigrazione incontrollata ha aggravato una situazione preesistente legata allo spaccio e alla criminalità che gira intorno allo spaccio. Purtroppo con Pamela queste cose sono venute fuori in tutta la loro evidenza».

A lei spettano anche le politiche di accoglienza. Come intende muoversi?

«Farò un censimento di chi si trova in città e capire bene la situazione, come si sono integrati. Chi lavora e chi no. Questa sarà una delle mie priorità. Perché il concetto di accoglienza va preso nel vero senso della parola. Accogliere significa integrare veramente. Quindi offrire la possibilità di inserirsi nel tessuto sociale, dare la possibilità di lavorare e integrarsi veramente. Proprio per evitare che si rivolgano ad attività illecite».

E sugli Sprar?

«Dovremo fare un incontro ma la linea è capire lo stato delle cose, cosa è stato fatto e poi vedere se ci sono margini o no. Io presumo che il tessuto sociale maceratese non ci consentirà di continuare un’accoglienza sprovveduta. Non si può accogliere per un tempo limitato e poi abbandonare queste persone al loro destino. La valuteremo molto attentamente. Sia per chi accogliamo che per i maceratesi che vogliono vivere tranquilli e che il tessuto sociale sia preservato. Non sto dicendo che immigrato è uguale a delinquente. Non è così. Però se si accoglie dovremmo essere in grado di offrire anche un futuro».

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