Fase 2 alla Eurosuole, Germano Ercoli:
«Nelle mie due aziende persi 10 milioni
Tempesta economica in arrivo» (Video)

CIVITANOVA - Ripartenza difficile con «navigazione a vista fino a fine anno». L'imprenditore ritiene insufficienti le misure del Governo («impreparati e incapaci di gestire l'emergenza economica»). E sul Covid center: «Dubbi sulla logistica, realizzarlo a due passi da un palazzetto dello sport e ad un centro commerciale non mi pare l'ideale»

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di Laura Boccanera (foto e video Federico De Marco)

Scanner per la temperatura all’ingresso, smart working e mascherine e guanti per tutti, ingresso preferenziale e nuovo protocollo di lavoro per esterni e terzisti. L’azienda Eurosuole di Civitanova è ripartita con tecnologia e distanziamento sociale dopo lo stop per il Coronavirus.

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L’imprenditore Germano Ercoli, titolare di Eurosuole e Goldenplast

Ma la vera emergenza è economica: «rischiamo una tempesta economica più dura di quella sanitaria». La pensa così il patron Germano Ercoli: dal 1976 non gli era mai capitato di fermare l’azienda per un periodo così lungo. «Ma vi siete resi conto che il mondo si è fermato?». Anche lui con la mascherina d’ordinanza, ma in versione glamour in tessuto e coordinata al vestito spiega l’impatto poderoso che il Covid ha avuto sulle aziende del gruppo, Eurosuole, ma anche Goldenplast. «Abbiamo perso 7 milioni di fatturato in Eurosuole e 3 milioni in Goldenplast, ossia una valanga di soldi che non recupereremo più. Se la tempesta sanitaria è stata drammatica e ha causato quasi 30mila morti, i decessi per crisi economica nelle imprese e nelle famiglie saranno molti di più. Stiamo per assistere ad una tempesta sociale senza precedenti, alcuni perderanno il posto di lavoro, ad altri mancheranno i mezzi di sostentamento quotidiani. A casa ci siamo abituati ad uno stile di vita povero e se non ripartono i consumi le imprese moriranno».

Il problema principale sono gli ordinativi e la sfiducia generale che blocca i consumi e rende a due cifre in negativo la crescita del Paese. «Siamo stati fermi per un mese circa. Abbiamo spento la fabbrica il 22 marzo per onorare le ultime consegne e ripreso il 22 per oliare i macchinare e fare le prove generali per la ripartenza, in realtà dal 4 maggio solamente abbiamo ripreso a regime su tre turni. Qualcuno rimane in smart working e negli stabilimenti il problema del distanziamento sociale non c’è. Ma se non ripartono i consumi per chi produciamo? Ora siamo aperti, ma il lavoro non ha ripreso con la programmazione di prima. E’un colpo micidiale per le imprese. Dopo 25 anni per la prima volta mi sono ritrovato a chiedere un finanziamento in banca per non sperperare il patrimonio. Nel settore calzaturiero ci sono molti insoluti e ora chiedono a me fornitore gli sconti. Sono dovuto ricorrere agli istituti di credito per non farci trovare impreparati».

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Lo scanner facciale per la misurazione della temperatura

Insufficienti secondo Ercoli le misure in programma da parte del Governo: «sono impreparati e incapaci di governare l’emergenza economica, sono strategicamente assenti. Come è stato costituito un comitato tecnico scientifico per la sanità ne occorre anche uno tecnico economico per far ponderare le conseguenze determinate dai provvedimenti presi. E poi l’Europa, se non c’è mutualità neanche in momenti come questi allora l’Europa non esiste».

E ora per Ercoli si naviga a vista. In una lettera inviata a tutti i dipendenti alla ripresa del lavoro l’imprenditore ha chiesto a tutti il massimo impegno e responsabilità: «mai come in questo momento anche i nostri dipendenti che mai avevano ricorso alla cassa integrazione si trovano con meno soldi in tasca. Almeno fino alla fine dell’anno la navigazione sarà a vista, forse lavoreremo qualche settimana piena e in altre solo qualche giorno. Ora servono massima attenzione e impegno perché l’economia italiana è a terra e non ha bisogno di misure minime per la ripresa. Non voglio essere disfattista, ma i numeri sono numeri». E Ercoli ne ha anche per il Covid center che sta sorgendo proprio vicino al palas che porta il nome di Eurosuole. Il titolare non è tra gli imprenditori che ha risposto all’appello del presidente della Regione Ceriscioli per contribuire con fondi privati alla realizzazione dell’ “astronave” di Bertolaso: «avevo già fatto la donazione di un macchinario per il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Civitanova. In realtà mi sono interessato attraverso l’avvocato Tanoni, poi quando lui si è sfilato anche io ho lasciato perdere. Certo se penso alla logistica qualche dubbio ce l’ho. Se dovesse ospitare pazienti contagiosi il fatto di stare a due passi da un palazzetto dello sport e ad un centro commerciale non mi pare l’ideale».

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