di Alessandra Pierini
Via libera da oggi ai cantieri fermi da almeno due mesi. Tra le novità introdotte dal governo Conte per la fase 2, c’è la possibilità di tornare al lavoro per le aziende del settore edile. Nel Maceratese molte di queste sono aziende artigiane, a gestione familiare, composte per lo più da pochi addetti ma per loro, come per le grandi imprese che lavorano ad opere imponenti, le misure da adottare sono praticamente le stesse.
«Le mascherine non ci cambiano la vita – spiega Mauro Marchetti che ha una ditta individuale a San Severino – le abbiamo sempre usate per azioni specifiche, si tratterà di portarle sempre. Io lavoro con mio fratello. Difficilmente ci capita di essere vicinie molto spesso lavoriamo in cantieri isolati ma rispetteremo comunque le indicazioni. Anche se mi sembra assurdo che una ditta che ha 4 o 5 lavoratori in cantiere non deve usare stesse accortezze di un cantiere con decine e decine di persone come ad esempio il ponte Morandi a Genova. Tra l’altro in questi mesi abbiamo scoperto l’esistenza di infettivologi e virologi, ognuno di loro dice la sua e sembrano essere tutti in contraddizione uno con l’altro». Tra i dispositivi previsti ci sono anche le tute: «Sarà un problema in piena estate – spiega Marchetti – oltre a rappresentare un ulteriore costo aggiuntivo per l’azienda». In un settore che già nella fase pre Covid non godeva di ottima salute. «I problemi sono tanti, basti pensare che un dipendente costa 40mila euro l’anno all’azienda e si mette in tasca, se va bene, 1.500 euro al mese. E’ troppo esoso. Nel nostro settore i pagamenti sono in ritardo di mesi e mesi e da quello che ho sentito tra colleghi, sono tutti molto preoccupati». Marchetti è fiducioso nel senso di responsabilità: «La gente ha capito che il Coronavirus è un pericolo serio e tutti stanno molto attenti. Il problema non sono le multe ma la salute e ognuno deve tenere a se stesso. Ci auguriamo che chi farà i controlli comunque avrà il buon senso nel capire le singole situazioni».
Lo stesso auspicio di Maurizio Bravi, titolare con il fratello di Bra.Vi. srl di Appignano. «Le difficoltà ci sono e non sono poche. Il primo problema ad esempio è trovare termoscanner e termometri digitali. Le mascherine sono più semplici ma vanno reperite, le Ffp2 sono ancora troppo poche. Dobbiamo anche aggiornare tutti i piani di sicurezza e le spese sono tutte a carico nostro, intanto però i pagamenti arrivano con grande ritardo». Bravi è preoccupato anche per la responsabilità penale del datore di lavoro in caso di contagio dei dipendenti: «La salute dei dipendenti è il nostro primo interesse. Tra l’altro nel Maceratese operano aziende piccole e i titolari la mattina scendono in cantiere con gli operai, perciò non abbiamo tutto l’ interesse a non farli ammalare ma nessuno è immune. E’ come se fossimo condannati già in partenza. Torniamo al lavoro ma con una grande paura».
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