“Guerra sotterranea” in maggioranza
Per il Covid center (e non solo)

CIVITANOVA - Prima le critiche della Lega, ora i mugugni di altri consiglieri, tra cui quelli di Fratelli d'Italia. Al sindaco Ciarapica viene rimproverata la mancata discussione della scelta che è stata comunicata solo sulla chat whatsapp a decisione già presa. Rientrato l'ammutinamento (qualcuno aveva provato a giocare la carta della sfiducia) restano le crepe anche in vista delle prossime elezioni regionali

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Una panoramica di Palazzo Sforza, sede del municipio di Civitanova

 

di Laura Boccanera

Il Covid center di Civitanova rischia di far esplodere un contagio diverso da quello sanitario dovuto al Coronavirus. Si tratta del morbo del malumore politico che ha contagiato per primi molti esponenti dell’attuale maggioranza. Un focolaio si è sviluppato proprio all’interno della schiera dei consiglieri sostenitori del sindaco Fabrizio Ciarapica tanto che l’apice si sarebbe raggiunto nei giorni scorsi, quando qualcuno ha cercato di mettere all’angolo il primo cittadino imbastendo un “tavolo di trattative” per la sfiducia. Un ammutinamento poi rientrato per – riferiscono – “senso di responsabilità”. Ma il malumore resta alto. Uscendo dalla metafora la questione è la seguente: alla maggioranza non è andata giù la scelta di Ciarapica di consegnare la fiera alla Regione per realizzare un Covid hospital a Civitanova. In particolare al sindaco viene rimproverato dai “suoi”  la mancata discussione della scelta che è stata comunicata solo sulla chat whatsapp della maggioranza a decisione già presa. I pochi fedelissimi hanno sostenuto la scelta, gli altri hanno atteso di vedere cosa succedeva. Il primo a insorgere era stato Pino Beruschi della Lega che aveva apertamente contestato il Covid center in zona fiera per le ripercussioni commerciali e di immagine per la città.

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Fabrizio Ciarapica e Francesco Acqauroli

Ma ultimamente anche altri consiglieri, da quelli di Fratelli d’Italia in particolare fino a persone staccate dai partiti come Sergio Marzetti e Piero Croia si sono mostrati piuttosto scettici. Dubbi che sono circolati in maniera vistosa all’interno della maggioranza che non ha fatto segreto di vedere dietro all’affiatamento inaspettato fra Ceriscioli e Ciarapica l’ombra lunga delle brame di potere personali. Anche se sembra una vita fa infatti, prima dello scoppio della pandemia si parlava di elezioni, il presidente uscente Ceriscioli aveva abdicato in favore di Mangialardi e nel centrodestra era in atto il balletto fra il candidato di Fratelli d’Italia rivendicato dalla Meloni in Francesco Acquaroli e l’ambizione di Fabrizio Ciarapica indicato, vicino a Salvini grazie anche alla vicinanza di grandi imprenditori locali. E ora, a contagi calanti, quel fuoco mai sopito pare abbia ripreso a bruciare e molti della stessa maggioranza di Ciarapica leggono la politica civitanovese come una mossa per avere visibilità a livello regionale. E forse proprio per questo Acquaroli cerca di rincorrere l’altro possibile candidato. Enon è un caso che a parlare di turismo a Civitanova, la città guidata dall’avversario nella corsa alla presidenza della Regione, oggi è stato proprio Acquaroli che è comparso in diretta nazionale al Tg2 delle 13 a rappresentare le esigenze dei balneari delle Marche. Le attività ludiche insomma sono ferme, ma non la partita a scacchi che pare ripartita di gran fretta. La sfiducia appare ormai superata anche per “responsabilità nei confronti di un momento senza precedenti” come confida un esponente della maggioranza, ma se per amor di patria si va avanti, il momento del confronto è dietro l’angolo e pare sia già stato fissato un incontro col sindaco per chiedere spiegazioni sulla strategia adottata per l’ospedale Covid e soprattutto perché non si sia consigliato con la sua maggioranza su quanto richiedere come contropartita alla Regione, mettendo nero su bianco, il completamento e rafforzamento dell’attuale ospedale cittadino.

 

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