Mentre proseguono i lavori per ultimare il Covid center di Civitanova dove è attesa una seconda visita di Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile nazionale al quale è stato affidato il progetto, sul tavolo della Regione arriva una interrogazione proposta da Gianluca Busilacchi, capogruppo di Articolo 1, proprio sulla nuova struttura. Argomento: «Valutare fin da subito la possibilità di trasferirla in un’altra sede, contigua a un ospedale esistente, come ad esempio Torrette». L’atto ispettivo, presentato lo scorso 17 aprile, è stato discusso oggi. Visto il carattere d’urgenza della interrogazione, il capogruppo aveva chiesto di trattare l’atto nella precedente seduta, ma la richiesta non era stata accolta.
Tra i quesiti sollevati c’è la scelta di realizzare una struttura temporanea in un’area lontana da altri presidi ospedalieri. Busilacchi riconosce l’opportunità di garantire un’efficace e tempestiva capacità di assistenza per fronteggiare un’eventuale seconda ondata di contagi, «secondo un giusto principio di precauzione», e condivide l’utilità di prevedere «ospedali covid», sia per evitare diffusioni del contagio all’interno delle strutture, sia per alleggerire gli ospedali, ma esprime perplessità sull’isolamento della Fiera di Civitanova rispetto ad altre strutture ospedaliere. «Quando la scelta è stata assunta il picco dei contagi era previsto a metà aprile e servivano decisioni repentine – dice Busilacchi -. Era però necessario e utile chiarire le perplessità di molti, che erano anche le mie, sulle ragioni della scelta di una struttura come quella di Civitanova, rispetto ad altre possibilità alternative. Il presidente Ceriscioli – continua Busilacchi – nella risposta alla mia interrogazione ha spiegato che le strutture ospedaliere dismesse non avevano le caratteristiche tecniche per la realizzazione di un adeguato numero di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva sul medesimo piano e che l’incremento marginale di posti letto in terapia intensiva nelle strutture esistenti è stata considerata una scelta diversa da quella del “Covid hospital” che è stata invece assunta come riferimento, anche con lo scopo, emerso oggi dalle parole del presidente, di trasferire in questo polo dedicato tutti i malati Covid in terapia intensiva nelle Marche, consentendo di ottimizzare la gestione del personale sanitario». Secondo Busilacchi «trattandosi di una struttura allestibile e disallestibile, come ribadito anche oggi, credo che sia comunque utile valutare anche in futuro la possibilità di trasferirla in un’altra sede, contigua a un ospedale esistente, così da poter dotare la Regione in modo permanente di una struttura dedicata e pronta per eventuali nuove emergenze».
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Intervento vertamente risibile laddove il consigliere regionale Busilacchi, per giustificare in qualche modo l’assurda scelta cerisciolana, parla, senza pudore e senza senso del ridicolo, di struttura “allestibile e disallestibile”, considerando che solo per allestirla, e solo per i lavori edili, la spesa prevista è di 7 milioni di euro, mentre per disallestirla e per la rimessiona in pristino ci vorrà un altri milione di euro. Insomma,una buffonata.
Se questo è Art. 1, il nuovo che avanza che vuole distinguersi dal PD opaco e affaristico, allora stiamo messi veramente bene.
A me non fa proprio ridere. Non mi suscita proprio niente. Dà una sua opinione, l’abbiamo data in tanti e su qualcuna magari ci sarebbe da dire. Ad esempio quel minaccioso ” non finisce qui ” per i 5 milioni della Banca d’Italia. A me pare bella che finita, visto che la Banca ha dato anche tanti altri milioni per la lotta al covid e chi ha deciso di darli dato che la Banca d’Italia è sì un bellissimo palazzo romano, ma sono quei signori che la bazzicano e a decidere che cosa entra e che cosa esce. Quindi almeno per il momento: nulla di nuovo all’orizzonte e forse prima di fare anticipazioni su chissà che, bisognerebbe riflettere sul fatto che la Banca d’Italia seppur non sempre perfetta ha una certa libertà d’azione e a cui poco importa di eventuali disaccordi esterni, certo, fino a prova contraria. Punto. Certo se qualcuno riuscirà a dimostrare il contrario, non dispiacerebbe al lettore poter commentare un nuovo, enorme e vergognoso scandalo, ma vero e non legato a proprie convinzioni che tutto sommato non servono assolutamente a niente visto che tutto è già stato tracciato e sarà fatto. Sulla sua inutilità, beh bisogna avere perlomeno percezioni extrasensoriali, magari un po’ di telecinesi ,psicocinesi, telepatia, precognizione e chiaroveggenza.
Quando eravamo nell’occhio del ciclone non mi sembra che qualcuno abbia posto i problemi che vengono posti oggi. Prima del coronavirus si discuteva sul nuovo ospedale provinciale “globalizzante” di Macerata in un luogo poco idoneo per motivi di traffico. Abbiamo invece visto l’importanza dei vari ospedali esistenti nei luoghi strategici della provincia.
Si pone il problema dei costi eccessivi e la non idoneità del “lebbrosario” da coronavirus di Civitanova Marche. Come nei tempi antichi, certe strutture devono essere decentrate dai normai ospedali. Il coronavirus circola facilmente. E se viene messo dentro una struttura ospedaliera tradizionale si rischia di infettare tutto. Quanto ai costi… Siamo abituati agli sperperi e se la struttura di Civitanova Marche costa un po’ di più non facciamoci caso. L’importante che ci sia – e sia a Civitanova Marche – e nella forma pratica con cui è stata concepita.
Mi piacerebbe che l’attenzione venisse pure massa su quel personale sanitario che si batte in prima linea contro il coronavirus. Mi piacerebbe che i politici si battessero affinché quel personale così esposto ai pericoli avesse il riconoscimento pecuniario che viene dato per i lavori pericolosi e usuranti psicologicamente. E che agli eredi di questi coraggiosi, qualora morissero, venisse dato il massimo della pensione. Come a noi “orfani di guerra”. Poichè questa è una “guerra”, anzi una guerriglia terroristica, poichè non sai dove il nemico si nasconde e dove colpisce.