Ogni persona dovrebbe essere libera di esprimere il proprio dissenso nei confronti di un regime e va altrettanto rispettato chi non rinnega. Chi decide che i motivi del silenzio siano meno giusti? Ci vuole coraggio per dissentire, talvolta ci vuole più coraggio per non rinnegare. La musica è l’arte per eccellenza capace di varcare i confini senza permessi perché sposta l’aria, cambia l’aria, parla direttamente all’anima. Censurare un artista, oltre che stupido, è una contraddizione di termini, ve lo figurate un artista allineato? Un artista è sempre uno scandalo, sia che sia un dissidente, sia che non sottoscriva ciò che altri vorrebbero firmasse. Che ritorniamo alla caccia alle streghe? Macerata la provinciale perdendo quest’artista perde anche l’occasione d’essere per una volta la capitale della controcorrente all’idiozia metropolitana. Sarebbe stato un bel segno di pace a firma: San Giuliano l’Ospitaliere.
Incontrai Monsignor Luigi Conti in un’unica occasione, sufficiente per intendere alcune sue doti: grande cultura, umanità, fine intelligenza. Da lui ricevetti uno dei più bei complimenti che io abbia mai ricevuto. Venne a sorpresa in Cattedrale a Tolentino dove recitavo “Gli ultimi 36 santi delle Marche”, spettacolo nell’ambito dell’omonimo progetto ideato con Silvio Craia e Giovanni Prosperi. Al termine della recita volle conoscermi, entrò in sacrestia e stringendomi la mano mi disse: “Lei … o ha una gran fede … o recita benissimo”. Spiazzato e imbarazzato risposi solo con un sorriso.
Ho potuto apprezzare personalmente la bravura di Giovanni, persona gentile, buona e generosa. Ogni volta che ci siamo sentiti è stato un piacere. Un abbraccio ai familiari.
Ho partecipato al bando. 39 anni di attività professionale, con riconoscimenti nazionali e internazionali, da ultimo Premio Mugellini alla carriera. Ho partecipato perché erano fondi regionali, ma l'ingenua Assessora alla Cultura regionale ha fatto l'errore di far gestire il bando all'AMAT, probabilmente senza conoscere esattamente come l'AMAT funziona, da sempre. Naturalmente non sono stato "selezionato" dai soliti bellimbusti, né ho ricevuto comunicazioni in merito a graduatoria e a criteri di graduatoria, però ho visto l'elenco dei selezionati ... niente di nuovo sotto al sole! Sono onorato di essere da sempre ignorato dagli "spacciatori di teatro".
Ringrazio le persone che sono intervenute in discussione: Sofia Moretti, Alfonso Valori che come me, anzi meglio di me, conosce come vanno certe e incerte cose a Macerata, e ringrazio anche Stefano Valenti, che non conosco ed evidentemente anche lui non mi conosce, altrimenti non avrebbe scritto quello che ha scritto su di me. Però lo ringrazio comunque perché mi da occasione di aggiungere e precisare qualcosa. Non ho mai né detto gli aggettivi su Ciaffi che lei mi mette in bocca, lo rispetto, lo saluto quando capita d’incontrarlo, una volta mi ha pure telefonato, certo che per le clientele il suo ufficio funzionava alla grande, ma sarei uno stupido se non riconoscessi i suoi meriti, solo un esempio: la prima legge in materia di promozione culturale, la legge 16 (ora superata da altre leggi) porta la sua firma, fu uno strumento importantissimo per dare impulso a tante piccole iniziative culturali del territorio regionale. In sostanza, sig. Valenti, io non faccio di tutta l’erba un fascio, dico o scrivo solo per conoscenza personale, infatti ho taciuto sugli altri candidati proprio perché non li conosco per niente e anche di chi ho scritto ho cercato di farlo con leggerezza. Lei proprio non mi conosce per nulla, altre volte ho scritto e firmato pubblicamente cose che sono successe di una gravità da denuncia, ma nessuno ha mosso un dito. Allora preferisco andare sul leggero, ma sapesse quante ne potrei raccontare di cose incredibili eppure successe con una disinvoltura tutta maceratese. E proprio perché non ho mai leccato ho sboccato sangue per vivere 38 anni d’arte e d’altissimo teatro. Per sua conoscenza io non lecco nemmeno il gelato perché prendo la coppetta!
Carissimo Cav. Franco Prato,
effettivamente il tuo Parco della Fantasia incomincia ad essere un po’ saturo di oggetti esposti, se il Consiglio maceratese vuole che sia spostato in altro sito per decoro, perché non proponi che sia trasferito in Piazza della Libertà, magari solo gli oggetti in plastica, sarebbero perfetti accanto alla patacca dell’orologio della torre civica. E poi sarebbe bellissimo vederti a capo di una colonna di autotreni con sovrasponde che trasportano verso il centro le tue cose, tu potresti precederli con la tua 500, quella col cavalluccio a dondolo e la bandiera d’Italia, no forse sarebbe più appropriata la topolino, no aspetta, il massimo sarebbe il trampolo molleggiato con quale ti presentasti ad uno dei nostri appuntamenti! Ciao Franco, un sorriso e un abbraccio, Maurizio Boldrini.
Nel tempo delle ciliegie Adriano è morto, si è dato fuoco. Era un compagno della banda dei ragazzini delle case popolari, una banda vivacissima, chiassosa, giocosa, intraprendente, fantasiosa. In questi giorni si partecipava regolarmente al “mese di maggio” che si recitava in uno dei garages dei cinque palazzi popolari, scelto a turno anno per anno. Al termine dell’orazione, col favore delle tenebre, si andava a ciliegie, quelle che rimanevano perché non resistevamo a farle fuori già dalla prima decade del mese, quando appena prendono colore. Nella banda Adriano, che aveva un paio d’anni in più della media, era il più misurato, acuto, taciturno, come fosse già grande. Non faceva mai questione con nessuno, invece tra noi altri ragazzini i cazzotti si sprecavano così come l’amore. I nostri padri erano tutti, come si dice, “proletari”, faticavano, tanto, e noi figli eravamo la loro unica ricchezza. Suo padre era falegname, bravissimo, (quando ero ormai grande a me fece in legno il primo mixer luci nel quale l’amico Pino impiantò i cursori). Adriano scoprì che era forte nella corsa, ricordo una delle sue prime gare, noi ragazzi avevamo organizzato la festa rionale nella quale c’era anche una corsa che partiva dalle case popolari andava giù per Pisciacavalli e poi Villa Potenza, risaliva su per la Corta per ritornare in via Panfilo, io seguivo la corsa come giuria col mio dingo giallo. In partenza Pascocci detto l’Etrusco scattò come per una volata dei 100 metri, dopo 25 metri, dietro la curva, si fermò esausto. C’erano molti concorrenti, ma Adriano a Pisciacavalli già falcava solitario al comando, aveva una falcata ampia e potente. Adriano continuò a vincere tante e tante gare, divenne il nostro esempio sportivo, si allenava e vinceva. Studiò farmacia, roba tosta. Poi la vita corrente, che corre talvolta più dei sogni di un ragazzo. Caro Adriano ti lasceremo qualche ciliegia sulla pianta in questa fine di maggio.
Complimenti all’unico teatro delle Marche che per tutti questi anni ha mantenuto dentro di sé, più o meno coscientemente, il sapore più genuino del fare spettacolo per lo stare insieme piacevolmente. Al Farnese sono passate le meglio e le peggio cose, ma costantemente con l’intento del fare e farsi relazione. Non è un teatro omologato agli spettacoli precotti e spacciati, oggi è tanto e basta per essere unico. W Cingoli!
La valuta non ha più corrispettivo in valore, l’euro è un vento fatto girare ad assoluto piacere di chi stampa la cartaccia moneta, cambiano nome al teatrino, cambiano i pupi ma chi manovra sono sempre gli stessi, con la complicità dei servitori locali.
La valuta non ha più corrispettivo in valore, l’euro è un vento fatto girare ad assoluto piacere di chi stampa la cartaccia moneta, cambiano nome al teatrino, cambiano i pupi ma chi manovra sono sempre gli stessi, con la complicità dei servitori locali.
Maria Grazia Capulli frequentò uno dei primissimi anni della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione, quando il Minimo era ai Cancelli, 30 anni or sono. A lezione una volta si accorse che le si era smagliata una calza, per tutto il tempo della lezione i suoi occhi a intermittenza regolare le si adagiavano su quella smagliatura con un tenero disagio di bimba in bambola. Con questo piccolo ricordo saluto la sua anima bella.
Maria Grazia Capulli. Frequentò uno dei primissimi anni della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione, quando il Minimo era ai Cancelli, 30 anni or sono. A lezione una volta si accorse che le si era smagliata una calza, per tutto il tempo della lezione i suoi occhi a intermittenza regolare le si adagiavano su quella smagliatura con un tenero disagio di bimba in bambola. Con questo piccolo ricordo saluto la sua anima bella.
Iommi, Ricci, Garufi e gli Altri, qui se si aspetta l’amministrazione stiamo freschi (come cadaveri). E’ necessario darsi una mossa da soli e così ci giochiamo di nuovo il maltolto a noi e alla città. Per quanto mi riguarda sono disposto a metterci intanto le mie mani per dare una ripulita, poi la voce per far risuonare le casse acustiche dei luoghi. Nel mentre che vi attendo complici, do titolo all’impresa: EX PERPETUA VENA
“Manca in Italia una scuola sulle letture dantesche” dice Benigni. Egli ignora, quel che è peggio ignora simpaticamente, tanto che diventa facile crederci. Ecco quella cultura ridotta a simpatica informazione che crea analfabetismo.
A Macerata si trovano 800 mila euro di gabbia metallica per “aprire” lo stadio ma adesso mancano i soldi per non far piovere negli spogliatoi degli ospiti e il terreno di gioco è un pantano. Maledetta pioggia! Smascheri Macerata come fosse Roma! Però la plastica dell’orologio civico tiene e preserva il tempo delle apparenze.
Ecco, questo è esempio di cultura, niente a che fare con il culturismo delle apparenze. Maestro e allievi alla ricerca dell'equilibrio dell'essere: è un esempio da tenere in mente e a corpo, ciò che è complesso per dedizione, cura, passione, competenza ci ricorda come è semplice la cultura. Questa è la Macerata periferica capace di scandire il tempo alla piazza centrale, nella speranza che almeno qualcuno sia in grado di sentirne i chiari rintocchi
Scorrendo i diversi commenti alla mia nota provo una gran pena. Scrivevo di principi fondamentali della Costituzione e voi in vece citate decreti, ordini, dispacci, senza il minimo dubbio in merito al fatto se tali norme siano o meno rispettose delle condizioni minime di rapporto civile tra esseri. Forse, non aveva tutti i torti Carmelo Bene quando sosteneva che la “democrazia è il popolo, che prende a calci in culo il popolo, su mandato del popolo”. In definitiva, non mi preoccupa così tanto che caporali statali riducano in schiavitù le persone, quanto che queste persone perdano la coscienza della loro condizione. Ho scritto, però adesso smetto, non ho intenzione di insistere ulteriormente, o si intende il senso o amen.
Al Sindaco di Visso, che esprime “enorme soddisfazione di essere il primo Comune della provincia ed uno dei primi in Italia” per adottare un sistema in cui il lavoro personale può essere a favore del Comune in cambio delle tasse da pagare, mi permetto di ricordare, almeno, i primi quattro principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Se avrà l’accortezza di rileggerli attentamente, sono certo che stempererà la sua “enorme soddisfazione”. Può essere però che io sia antiquato, poiché sono rimasto dell’idea che il lavoro di una persona non può essere il mezzo per pagare le tasse, poiché sono le tasse che dovrebbero essere in proporzione al suo lavoro. La questione è che ormai sta diventando ( o in taluni è diventata) normale l’idea di essere ridotti a schiavi. Ma la cosa che mi pare più preoccupante è che, gli zelanti esecutori delle nuove normative non si interroghino più se tali dispacci che arrivano dalla centralità feudale siano o meno rispettosi almeno dei principi fondamentali della civile convivenza. E se anche il Sindaco che custodisce “L’infinito” è preso in trappola, allora significa che è salutare iniziare a “fare il conto alla rovescia”. Comunque sia, un caro saluto al Sindaco e ai Vissani
Stefano Florentino, non ho il piacere di conoscerla, comunque visto che mi nomina, le rispondo per cortesia. Il mio, in questo caso, più che un commento, era una segnalazione da una Carta costantemente violata, se la reputa inutile, questione sua. In quanto a “professorino”, beh ognuno fa ciò che può, tanto ci sono i suoi commenti che alzano la media collettiva della classe. Parente della presidente Boldrini? Non so, adesso chiedo a mamma poi le faccio sapere. Buona giornata.
Art. 48.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno
raggiunto la maggiore eta'.
Il voto e' personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio
e' dovere civico.
Art. 48.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno
raggiunto la maggiore eta'.
Il voto e' personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio
e' dovere civico.
Art. 48.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno
raggiunto la maggiore eta'.
Il voto e' personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio
e' dovere civico.
Dice che farà una cultura con le associazioni, attingerà dall'albo comunale delle associazioni o da un indirizzario privato? Gli spazi comunali sono dati in concessione in base all'elenco delle domande pervenute all'ufficio tecnico o per favore personale? E gli spettacoli contribuiti a beneficio della comunità saranno quelli degli amici degli amici?
Se n’è andato Giorgio Leopardi, una persona buona, colta, di classe. La sua libreria sotto le
logge del Comune me la ricordo piccola, affollata, viva. A dieci anni ci entrai con i miei genitori per acquistare l’enciclopedia per le ricerche scolastiche, personalmente mi consigliò i “cinque libri del sapere” dicendomi che costava di meno perché poco pubblicizzata ma che per lui era un ottimo strumento di studio, seguimmo il consiglio, ancora oggi mi ritrovo spesso a sfogliarla. A venti anni con il mio amico Andrea, ritornai da lui per chiedergli una sponsorizzazione: c’eravamo
inventati un concorso poetico riservato a ragazzi fino a 18 anni, Giorgio Leopardi non esitò, ci concesse ben 300 mila lire, una bella cifra per allora, in cambio avremmo realizzato uno striscione con la scritta della sua libreria da apporre nel Teatro L. Rossi per serata di premiazione. Così facemmo, comprammo un lungo telo di stoffa e ci appiccicammo con cura lettere adesive. Quando andammo a fargli vedere lo striscione, le lettere erano un po’ ribelli alla stoffa, ci guardò con un sorriso e ci disse che andava bene lo stesso. Il Minimo Teatro non era ancora nato, la poesia che mette in relazione sì.
Il mio grazie a Giorgio Leopardi con riconoscenza,
e un abbraccio ai familiari.
Brava Deborah! Fai ciò che puoi fino all’ ultimo giorno per far comprendere. Un “governo” della città che da mezzo secolo è sostanzialmente lo stesso, anche se fosse dei “migliori” (raramente lo è stato) non può essere un vero governo, ma un regime. Confido nella comprensione dei Maceratesi e delle Maceratesi. E invito quanti non hanno votato al primo turno, di esprimersi questa volta, qualsiasi sia la loro preferenza, che sia una decisione veramente Comune. Abbiate il coraggio di ritrovarvi dalla parte vincente o dalla parte perdente: chi omette di decidere, potendolo fare, non è un puro, è un complice.
Vena o gramigna - Qualche giorno fa ho visitato il giardino di Paolo, un’arte a cielo aperto. Da piccolo capitavo spesso nella cantina di Ezio, uno “scopino”, ora novantenne, che con le sue mani e con la sua immaginazione sapeva (e sa) trasformare cose comuni in meraviglie. Dalla cantina di Ezio al giardino di Paolo ci sono almeno 45 tipi di piante percorribili per scoprire una Macerata segreta, ricca di dedizioni private, saggezze coscienti e incoscienti, a portata di mano. Inoltre ci sono alcuni esempi di conoscenza da primato mondiale. Una amministrazione comunale degna di questo nome, curando strade e luoghi a cui esse conducono e soccorrendo le necessità primarie delle persone, ha contemporaneamente l’obbligo di riconoscere e far affiorare le tracce di sapienza, perché possano diventare indicative per l’umanità. Si potrà dire che tale affermazione è utopica, ma rinunciare a questa idea significherebbe spegnere definitivamente i lumi del giardino, chiudere definitivamente la cantina delle meraviglie. Nonostante lo spaccio delle apparenze che per decenni ha dominato e incappato questa città, a Macerata resiste un’arte di vita. La questione è riprenderci l’aria che ci spetta , la questione è non farci rubare l’anima che meditati o ignari aguzzini hanno tentato di annichilirci per 30 denari da spartire tra i soliti compari. E’ troppo poco un palazzo restaurato per riportare una città all’età dell’oro. Qui è in gioco l’essere: il primo bene comune. La prima cosa da fare è liberare questa città, liberarla da superstizioni che ingolfano le teste, estirpare il clientelismo diffuso, la vera gramigna di questa città, quel clientelismo che per mantenersi lo stupido potere delle apparenze, soffoca le fonti, le vene di conoscenza .
Maurizio Boldrini
Candidato consigliere, lista “Idea Macerata”
Ora il futuro? Per favore no sig. sindaco, ha ignorato il passato, ha impataccato il presente, e ora ... per favore si disoccupi del futuro, magari riusciamo a rovinarcelo da soli. Grazie
Lo scudetto della marcia 2014 arriva all'Atletica Recanati grazie a questi quatto giovani: Michele Antonelli, Federico Boldrini, Alessandro Maltoni, Afrim Memolla. Tecnico: Diego Cacchiarelli. Passione, applicazione, competenza, dedizione, maestria attraverso l'arte della marcia. Complimenti Campioni d'Italia!
L’intervento di Mignini è un’offesa all’intelligenza, a qualsiasi intelligenza, piccola o grande che sia, come lo è ogni negazione dell’evidenza. Nel caso del falso infinito, non occorrerebbero chissà quali studi universitari e/o specialistici per capacitarsi della sua falsità. A chi non bastasse il normale utilizzo degli occhi e un minimo utilizzo del cervello, senza la necessità di attivare competenze specifiche, allora potrà bastare, forse, andare nella copisteria sotto casa e farsi fare una fotocopia del falso, ingrandire la copia quel tanto che basta per portarla alla stessa grandezza del testo di riferimento. Così è più evidente che il falso-copia è talmente stupido e grezzo nella sua fattura da riprodurre:
- in scala le stesse misure delle righe
- in modo pedissequo le singole lettere
- le corrispondenze tra lettere e parole del verso superiore con quello inferiore
- la stessa aria alle singole lettere, parole, versi.
Per farla breve è una stupida copia e un vero falsario non è così stupido. Potrebbe essere opera di una persona espertissima dal punto di vista tecnico, ma un “vero” dilettante dal punto di vista dell’ “arte falsaria”.
Qualsiasi perizia per un falso così evidente sarebbero soldi buttati al vento. Ci sono ancora i normalissimi occhi da poter usare, ma come si dice “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”. Un falso in più, un falso in meno, che cambia! La questione è che non riesco ancora ad adattarmi a chi offende la propria e l’altrui intelligenza.
(Un po' per esattezza, un po' più per vanità, soprattutto per Leopardi) Presumo che io sia stato il primo ad affermare che il manoscritto fosse falso. Prima di andare alla presentazione all'Università già avevo visto la riproduzione della pagina in internet, chiaramente un falso, per molteplici motivi. Sono andato alla presentazione con un doppio scopo: 1. per vedere la pagina da vicino, 2. per mettere sull'avviso Pernici, che avevo conosciuto in altra occasione leopardiana e mi sta molto simpatico. Giusto il tempo di gettare gli occhi alla teca e vedo Pernici in procinto di iniziare la presentazione. Lo saluto e telegrafico gli esprimo la mia sensazione, per me evidentissima: “E’ falso”, nel mentre vicino a noi c’è la Melosi, Pernici mi presenta, ma io già la conosco, ci siamo incontrati in qualche commissione tesi all’Università e, siccome mi sta simpatica anche lei, ripeto: “E’ falso”, e lei ”Chi lo dice?” ed io, lapidario (perché la presentazione sta per iniziare): “Boldrini”.
La presentazione inizia, ma io ho una lezione al Minimo Teatro, ascolto la relazione di Pernici, poi quella dell’ “esperto” di grafologia o qualcosa del genere, quindi uscendo, scambio qualche battuta con altre tre persone che conosco, sempre per ribadire che quella pagina non può essere autentica. Arrivato al Minimo Teatro, il mio disappunto per la valutazione su quel documento mi spinge a spiegare agli allievi i motivi per cui quel testo è palesemente falso.
Pubblico anche un mio intervento su fb, il giorno prima della prevista vendita all’asta del manoscritto, qualche “mi piace” e lì finisce. Comunque sia, godetevi questo:
http://www.youtube.com/watch?v=_20ZQrAkCwo
che è autentico!
Maurizio Boldrini
Pare proprio che il Sindaco insista nella direzione Accademia-Mattatoio. Ho già espresso, in Cronache Maceratesi, come potrebbe essere possibile un'alternativa che coinvolga artisti ed associazioni. L'ipotesi che segnalai è tecnicamente fondata. La convenzione che portai ad esempio impegnerebbe i gestori a rendere idonei i singoli spazi in concessione, senza gravare sulle casse comunali. Per di più, le associazioni garantirebbero l'apertura degli spazi e la necessaria assistenza anche per iniziative direttamente promosse dal Comune. Per quanto mi riguarda, scrissi e riscrivo, ho anche detto e ridetto. Però adesso basta con il dire. Se necessario occuperò l'ex mattatoio, aee.. niente paura, da solo occupo poco: sono alto 1.77 e peso solo 62 chili. Un sorriso (ma un po' forzato). Maurizio Boldrini
Integro la mia precedente nota con un esempio di convenzione tra Comune ed ente privato (per ciò che più direttamente mi compete: il teatro), per mostrare come si possa attuare la gestione di ogni singolo spazio dell’ex mattatoio. È una bozza indicativa, facilmente adattabile anche ad altre realtà artistiche, impostata secondo un criterio di impegno reciproco rispettando l’importanza dell’ex mattatoio come bene comune.
Maurizio Boldrini, Minimo Teatro
Tra il Comune di Macerata e il Minimo Teatro si conviene e si stipula quanto segue:
1) Il Comune di Macerata concede in uso al Minimo Teatro il locale X presso il complesso denominato ex mattatoio, in via Panfilo.
La concessione è fatta a titolo gratuito fatto salvo quanto specificato negli articoli seguenti della presente convenzione.
2) Il Minimo Teatro si impegna a rendere tecnicamente idoneo il locale concesso per effettuarvi attività formativa, culturale, spettacolare.
3) Il Minimo Teatro utilizzerà il locale in concessione per svolgervi:
Attività previste nel programma annuale che sarà elaborato entro il 30 ottobre di ogni anno d’intesa fra l’assessorato alla cultura del Comune di Macerata e il Minimo Teatro.
Attività non rientranti in tale programma organizzate e gestite a totale cura e rischio del Minimo Teatro che dovrà comunque darne avviso alla civica amministrazione.
Attività di produzione di propri spettacoli o in coproduzione con altre organizzazioni di attività di formazione teatrale.
4) Il Minimo Teatro impiegherà nella organizzazione delle attività comprese nel programma gli eventuali fondi provenienti da contributi elargiti da Enti locali nonché da qualunque altro ente o organizzazione pubblica o privata.
5) Il Comune di Macerata utilizza il locale X, compatibilmente con le attività rientranti nel programma concordato, per un numero massimo di 50 giornate annue per lo svolgimento di attività culturali, in particolare di attività proposte da associazioni, circoli culturali, istituzioni scolastiche, gruppi spontanei, singoli artisti, ecc.
6) I lavori di piccola manutenzione del locale concesso in uso sono a carico del Minimo Teatro. La decisione e l’esecuzione dei lavori di straordinaria manutenzione restano riservati e a carico del comune di Macerata.
7) I miglioramenti e le addizioni che dovessero essere apportati al locale in concessione, dopo la stipula della presente convenzione, dovranno essere autorizzati dal Comune di Macerata e restano acquisiti gratuitamente alla civica amministrazione alla scadenza della convenzione.
8) Il Comune di Macerata, in considerazione del fatto che le attività svolte dal Minimo Teatro in esecuzione del programma integrano i programmi culturali della civica amministrazione, contribuisce alle spese inerenti alla illuminazione, al riscaldamento e alla erogazione dell’acqua potabile nel locale in concessione.
9) Il Minimo Teatro si impegna a lavorare in armonia con tutte le forze culturali del territorio e a ricercare rapporti e collaborazioni con i centri culturali nazionali ed internazionali oltre che a sviluppare quelli esistenti.
È altresì impegnato a praticare, in accordo con l’amministrazione comunale, una politica dei prezzi che consenta la fruizione delle iniziative e delle attività culturali a tutti i ceti sociali con riguardo particolare alle categorie più bisognose e meno protette.
10) La presente convenzione ha validità per un periodo di anni 9 e dovrà intendersi rinnovata tacitamente per un uguale periodo nella ipotesi in cui nessuna delle parti abbia provveduto a comunicare all’altra parte formale disdetta per mezzo di lettera raccomandata almeno tre mesi prima della scadenza.
11) Il Comune di Macerata si riserva la facoltà di recedere la convenzione in tutti i casi di inadempimento da parte del Minimo Teatro degli impegni assunti con la presente convenzione e segnatamente nella ipotesi di inosservanza da parte del Minimo Teatro del programma di attività annuale concordato con l’assessorato alla cultura.
Maurizio Boldrini
«Minimo Teatro»
Utente dal
13/6/2013
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