“Austerity”, quarant’anni fa
le domeniche a piedi

TRA STORIA E ATTUALITA' - Quel 2 dicembre 1973 i maceratesi rispettarono i divieti con elevato senso civico. Non mancarono però i disagi – ed anche le polemiche – per altri aspetti dei provvedimenti che furono adottati per fronteggiare la crisi petrolifera

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di Alessandro Feliziani

Nonostante la giornata piuttosto fredda, durante la prima domenica di dicembre di quarant’anni fa a Macerata, lungo le mura, in Corso Cavour e nei viali, si passeggiava tranquillamente in bicicletta e c’era anche chi andava a cavallo. In molte vie e piazze del centro e della periferia si giocava pure a pallone. Immagini in un certo senso “goliardiche” che in quel 2 dicembre 1973 furono comuni a tutte le città d’Italia. Era, infatti, entrato in vigore il divieto di circolazione delle auto e di tutti i mezzi motorizzati privati nei giorni festivi. Divieto che i Prefetti e i Sindaci dovettero emanare, su direttiva del Governo, quale “drastica misura d’austerità” per far fronte alla crisi energetica.

titoli3Una crisi scoppiata nell’autunno del 1973 a seguito del forte e repentino rincaro del prezzo del petrolio deciso dai Paesi arabi anche come conseguenza  di alcuni fattori politico-economici internazionali. I maceratesi costretti a lasciare l’auto in garage presero quel divieto con la dovuta rassegnazione, adeguandovisi in modo disciplinato. Vigili urbani, Carabinieri e Polizia stradale non riscontrarono in città alcuna violazione. A Macerata e nei centri della provincia, la gente accolse il divieto facendo “buon viso a cattiva sorte” e manifestando il naturale disagio secondo il famoso proverbio “mal comune mezzo gaudio”.

titolo1bisTant’è che il giorno seguente su il Resto del Carlino, in cronaca di Macerata, si poteva leggere questo titolo: “Più allegria senza l’auto”. Anche se nel 1973 il traffico cittadino non era quello dei giorni nostri, la possibilità di camminare e giocare in mezzo alla strada rese, infatti, quella domenica particolarmente festosa. Le polemiche, però – come lo stesso quotidiano riferì il martedì seguente – non mancarono. Non però sul divieto di circolazione, quanto piuttosto su altri aspetti dell’ordinanza riguardante il risparmio energetico, come ad esempio l’obbligo per i negozi di abbassare la sera la saracinesca un’ora prima. Una disposizione, questa, che aveva lo scopo di far risparmiare energia elettrica.

apiedi3Molti negozianti lamentarono il mancato rispetto dell’orario di chiusura da parte di alcuni barbieri e parrucchieri, i quali avrebbero lavorato fino a tardi la sera del sabato precedente ed anche i tabaccai “denunciarono” una sorta di concorrenza sleale da parte dei gestori di quei bar (esentati dall’obbligo di chiudere alle 19) autorizzati a vendere anche le sigarette. Ma proprio i baristi, come anche i ristoratori, furono gli esercenti che più di altri si lamentarono del divieto di circolazione, poiché – come riferirono le cronache locali dei quotidiani maceratesi – nei giorni festivi essi videro calare notevolmente i clienti e quindi vistosamente anche gli affari. I cinema, invece, benché costretti ad annullare l’ultimo spettacolo della sera, videro aumentare il numero degli spettatori durante le proiezioni pomeridiane.

La crisi energetica, che aveva indotto il Governo ad adottare quel drastico provvedimento, fu causa – oltre che dell’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi – anche di una “rarefazione dei generi di prima necessità”, come titolò martedì 4 dicembre Il Resto del Carlino in cronaca di Macerata. Lo sciopero degli autotrasportatori impedì, infatti, per diversi giorni, il rifornimento dei negozi di alimentari e dei distributori di benzina. In molte stazioni di servizio, i gestori (allora non era stato ancora introdotto il self service) adottarono una sorta di razionamento, erogando un massimo di tremila lire di carburante per ogni automobile. Il rischio di mancanza di energia elettrica provocò anche un’impennata del prezzo della legna da ardere e l’accaparramento delle candele.

titolorarefazioniInoltre a Macerata per un giorno mancò anche il pane. Questo, però, fu dovuto a uno sciopero dei panificatori, indetto per protestare contro il Comitato provinciale prezzi che non aveva accolto la richiesta della categoria di aumentare a 230 lire al chilogrammo il prezzo del pane, limitando l’aumento da 150 a 180 lire. Anche la marineria di Civitanova Marche fu in subbuglio in quei giorni per l’eccessivo aumento del prezzo del gasolio, giacché esso andava a incidere pesantemente sul settore della pesca. Il divieto assoluto di circolazione nei giorni festivi, pur con alcune deroghe che man mano furono introdotte, continuò per tre mesi. Poi da domenica 10 marzo del 1974 tale divieto fu attenuato, poiché a livello nazionale fu introdotto il criterio delle targhe alterne. Una domenica potevano circolare le auto con il numero di targa pari e la domenica seguente quelle con numero di targa dispari. E così alternativamente fino al 26 maggio.

titolocontDa domenica 2 giugno 1974, Festa della Repubblica, infatti, il Governo decise di eliminare ogni restrizione. I provvedimenti per far fronte alla crisi petrolifera dei quei primi anni ’70 furono diversi e tutti toccarono vari aspetti della vita sociale, ma il divieto totale della circolazione automobilistica privata domenicale è quello rimasto consegnato alla memoria collettiva.

(Le foto pubblicate in questo articolo sono tutte tratte da Il Resto del Carlino, cronaca di Macerata, del dicembre 1973)

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