La nuova Giunta regionale, al centro il governatore Francesco Acquaroli
di Fabrizio Cambriani
Sofferta e travagliata la nomina della giunta regionale chiamata a governare le Marche per i prossimi cinque anni. Stando ai resoconti, il luogo delle decisioni pare sia stato Roma e segnatamente riunioni presso le segreterie nazionali dei partiti di maggioranza. Il risultato del Cencelli ha, di fatto, escluso le rappresentanze delle provincie di Ancona e Fermo.
La conseguente narrazione di queste conclusioni racconta come si sia voluta privilegiare la competenza rispetto alla territorialità. Con ciò, implicitamente affermando, come nel centrodestra – in Ancona o a Fermo – non vi sia una classe dirigente capace e quindi all’altezza di governare la regione, tenendo conto delle sue complessità nei plurali ambiti territoriali. Una spiegazione che sparge sale su ferite da poco aperte. E che innesca non poche polemiche. Interessante, a questo proposito, l’aspro dibattito apertosi all’interno di Confindustria Marche. Che ha visto pubblici protagonisti i loro esponenti di primissimo piano, su posizioni nettamente contrapposte. A testimonianza che la questione attiene ad aspetti particolarmente delicati e che la risoluzione, così come presa, potrebbe portare a non escludere contraccolpi nel breve e medio periodo.
Massimo Bacci
Appena simbolica la presenza femminile: una sola donna in giunta, peraltro distolta dall’ufficio di parlamentare. Un brutto segnale che, ormai giunti nel terzo millennio, riporta indietro le lancette dell’orologio ai tempi del Novecento. Quando cioè alle donne erano sbarrati ruoli di responsabilità. Un’occasione persa da Acquaroli per affrancarsi dallo stereotipo che vede la destra ancora impermeabile a questo pregiudizio sessista. Una preclusione che si è ripetuta pari-pari, in occasione della votazione per la presidenza dell’Anci regionale. Il sindaco di Jesi Massimo Bacci, candidato alternativo alla Mancinelli, non aveva in lista nessuna donna ed è stato battuto, perfino nel voto segreto. Da segnalare come a sostenerlo vi fosse il sindaco del M5Stelle di Fabriano, Santarelli, sodale di partito della sua ormai ex assessora Simona Lupini. Che solo due giorni prima vergava, a beneficio della stampa, un comunicato di fuoco contro Acquaroli, colpevole di un triste primato: quello di ultimo in classifica nazionale, per la parità di genere.
Una partenza tutta in salita dunque, nella quali i risentimenti interni – benché presenti e vivi – risultano annacquati e coperti dall’entusiasmo del debutto per la loro prima volta all’ingresso nella stanza dei bottoni di palazzo Raffaello. Ma anche dal contributo che proviene dalla nuova opposizione consiliare. Con l’intero Partito democratico che sta infierendo su se stesso. Al solo sentir pronunciare la parola commissariamento, i responsabili della Waterloo regionale, si sono precipitati a chiamare i loro referenti nazionali supplicandoli di non togliergli dalle mani il giocattolo che essi stessi hanno distrutto.
Giovanni Gostoli
Strappalacrime e accorato l’appello del segretario regionale Gostoli che, piagnucolante come un ragazzino al quale vogliono sottrarre il pallone, si è sentito – parole sue – vittima di un accanimento sul piano politico, ma anche umano. Come se, per dire, non fosse la stessa persona che, nel momento in cui bisognava decidere sul regolamento per le candidature regionali, decretava di evitare ogni dibattito e precludere ogni possibile emendamento a esso. Una volta ricevute riassicurazioni, da una sempre più imbelle segreteria nazionale, hanno pensato bene e con la scusa del Covid, di rimandare incontri e appuntamenti. La loro bussola, per adesso, è la manzoniana frase: “sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire”. Adesso che hanno preso tempo vagheggiano di vacue costituenti e improbabili comitati di saggi.
Maurizio Mangialardi in campagna elettorale
Ma già con il primo atto, quello della designazione di Mangialardi capogruppo, hanno compiuto un passo falso. E, personalmente mi domando ancora, come sarebbe andato il ballottaggio a Senigallia se solo avessero aspettato tre giorni in più a nominarlo. Poi, ripartire da un pugile suonato va bene solo nei film di Rocky, con Sylvester Stallone e mai nella realtà. Figuriamoci con la politica. E in questo Mangialardi, poiché ripete ossessivamente sempre le stesse cose, assomiglia maledettamente ad Artemio Altidori, il pugile suonato, appunto, impersonato da Vittorio Gassman nel film i Mostri di Dino Risi del 1963. Con queste premesse parte dunque l’undicesima legislatura. Un esordio del centrodestra, con molta destra e pochissimo centro, in piena fase di recrudescenza dell’epidemia a cui dover far fronte. Per il nuovo governo regionale, il termine di paragone con cui confrontarsi è l’ottima gestione di Ceriscioli. Per la minoranza di centrosinistra – visto che Ceriscioli lo hanno mandato inopinatamente a casa – neanche quella. Per cui, questa partita, Acquaroli l’ha già vinta a tavolino.
Luca Ceriscioli e Francesco Acquaroli
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Una delle cause del crollo della sinistra è stata la difesa a spada tratta, del tutto irragionevole, dell’accoglienza indiscriminata. Solo gli esponenti più saggi della sinistra l’hanno capito.
Beh, l’accoglienza indiscriminate è stato uno dei motivi, un altro ad esempio è stato Renzi e l’enciclopedia sulla rovina di questo partito sarà già in stampa. C’è da dire che però ha fatto la fortuna di Salvini pur non avendo niente come dote politica maritale, il suo movimento è stato una buona occasione per chi ha capito che ci si poteva fare carriera pur dovendosi poi inventare e nel migliore delle ipotesi dimostrare che qualcosa oltre a “prima gli italiani ” del resto dove non si è mai capito, bisognava pur fare. Ed è per questo che in consiglio ci sono tre leghisti che hanno saputo cavalcare l’onda e lì si ritrovano. Non mi stupirebbe che nel profondo del loro pensiero poco o niente, anche perché non c’è, hanno da spartire con Salvini, destinato a dissolversi dietro ad una nuvola di fumo. Se sono persone con la testa sulle spalle, credo che ben poco hanno da spartire pure con chi li ha votati solo perché sono della Lega. Se andiamo meno a destra, dove c’è la Meloni, troviamo più consistenza politica, comunque un partito con delle basi. Da Salvini c’è solo aria e chi sa come catturarla sa anche come usarla, soprattutto se sostituisce al nulla salviniano una qualsiasi concretezza che poi si risolve in voti intestati. Quelli liberi sono frutto solamente delle idiozie salviniane che si prendono per vere in quanto è spesso più comodo, più facile, non pretendono di essere capite sennò si finirebbe con l’impazzire ed in fondo anche più divertenti seppur radicalmente oscene. Per quanto riguarda il centro, hanno preso più voti Pasqui “ centrista” e Ciarapica tripartito che prima lascia il suo, poi contatta Salvini che lo molla e alla fine si fa fare la campagna elettorale da Forza Italia che si spende solo per lui. E se Salvini non ha corredo, quest’ultimo ha solo misteriosi intrighi che non suscitano neanche fantasia. Comunque non sarebbe ora che qualche inquirente cominci a farsi qualche domanda su questo comportamento anomalo che qualche interrogativo a loro dovrebbe lasciarlo anche per via di certi esposti fatti e che andrebbero più che letti, analizzati e visti sotto una luce prima nera, poi verde e poi azzurra. Certo, mi viene da ridere pensando alla pochezza dell’individuo che da solo non può avere avuto tanta iniziativa e che sicuramente qualcuno aveva visto in lui il pollo adatto e lui si sarà ricreduto “ scelto tra gli scelti”, “ più uguale tra gli uguali” come dice Garufi. Dovrei finire con un saluto di quelli che non lasciano dubbi e che invitano a fare anche viaggi brevissimi, ma la mia educazione dalle monache me lo impedisce.
Quante storie per una donna solo in giunta regionale! Le critiche si devono fare sui risultati e gli obiettivi che si vogliono raggiungere a prescindere se sono donne o uomini a ottenerli. La solita critica sinistrese sulle discriminazioni.
Altro articolo “centrato” di CAMBRIANI sul post elezioni e sulla vocazione al suicidio del PD riconfermando capogruppo MANGIALARDI dopo la duplice sconfitta, in Regione ed anche nella sua Senigallia.
Poi una nota curiosa: circola voce che il dittatore comunista KIM JONG UN della KOREA DEL NORD, avendo saputo che MANGIALARDI da giovane distribuiva casa casa l’ormai fallito giornale L’UNITA’, entusiasta di questo, lo ha invitato a trasferirsi nel suo paese cambiando nome in PARK DO CIUF per la impressionante somiglianza fra i due del taglio di capelli con il ciuffo tutto spostato a sinistra, come coerenza vuole, avranno lo stesso parrucchiere ???
Io vado oltre.Per la sinistra italiana,tutta,è più che maturo il suo terzo tempo,dopo quello della Prima Repubblica,della postcaduta del Muro,con la continuazione delle divisioni.Un nuovo soggetto,finalmente unitario,socialmente e progettualmente avanzato e capace di un serio confronto con il neo liberismo che sta procurando danni inauditi alla grande maggioranza degli uomini.