Narciso Ricotta, Marco Feroci e David Miliozzi
Incontro a Sforzacosta per il candidato sindaco di centrosinistra Narciso Ricotta. Con lui Marco Feroci e David Miliozzi, aspiranti consiglieri della lista civica Macerata Insieme che oggi spiegano le proposte per la frazione.
Tra le questioni più annose i cattivi odori provenienti dall’impianto del Cosmari: «Per il problema Cosmari saranno fatti controlli più frequenti al fine di limitare i cattivi odori e le emissioni dannose per l’ambiente – dicono Miliozzi e Feroci -. Serve un tavolo per ritrattare i soldi dell’indennizzo che il Cosmari dà al comune. Questi soldi saranno utilizzati per ridurre le spese della tassa sui rifiuti e le bollette dell’acqua per i cittadini residenti a Sforzacosta». Altro problema discusso quello del fosso Narducci: «Si agirà all’origine del problema, creando un nuovo canale oltre la ferrovia dove passeranno i reflui del fosso. Vi è un’unica soluzione: il fosso deve essere chiuso ed interrato, e nella nuova area vanno create nuove aree verdi . Ci piace sognare che chi fino ad oggi ha vissuto con il fosso davanti casa, domani avrà un giardino».
Proseguono i candidati consiglieri: «Venendo alla valorizzazione delle aree verdi, abbiamo fatto un ragionamento: dove attualmente è situato il campetto in via Mainini sarà creata un’area fitness per adulti, anziani e bambini e un’area picnic come centro di aggregazione con barbecue, tavoli e panchine. Si potrebbe anche valutare una piscina all’aperto, visto lo spazio a disposizione. Per il problema traffico, dopo il monitoraggio e le osservazioni di tanti cittadini e cittadine di Sforzacosta, abbiamo individuato tre nodi fondamentali sui quali stiamo trovando soluzioni per la viabilità che miglioreranno la fluidità del traffico. Altre soluzioni sono in fase di analisi anche per le altre frazioni e i relativi problemi irrisolti, e sono in programma altri momenti di incontro con la cittadinanza di Piediripa e Villa Potenza».
Sui controlli sono più che daccordo... ma sulla riduzione della Tari non molto. Ridurre il costo per cittadino significherebbe ridurre sensibilmente il servizio offerto dalla cosmari. E comunque pagare meno per avere gli stessi odori non è una gran conquista. Obblighiamo la struttura a diventare davvero efficiente investendo magari in nuove misure contenitive per prodotti di scarto e odori.
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Il Sistema di gestione dei rifiuti nella provincia di Macerata nei prossimi anni rischia il collasso a causa dell’ingiustificato ritardo nell’ individuazione di una nuova discarica provinciale che dovrà sostituire quella di Cingoli, in fase di esaurimento nell’anno 2021.
Ma non è pensabile realizzare la nuova discarica né nelle aree interne martoriate dal sisma (vedi Camerino) né a Recanati, la città di Leopardi: la realizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti come la discarica avrebbe su quei territori vulnerabili, di alto valore paesaggistico e culturale, un impatto ambientale molto significativo e negativo per l’economia locale e per il turismo che rappresenta un motore di sviluppo fondamentale di queste aree.
Il problema dunque si pone in tutta la sua gravità, sia in termini ambientali, sia in termini di sostenibilità economica in una fase in cui i rifiuti invece di diminuire, come previsto dal piano regionale, tendono ad aumentare. Infatti negli ultimi due anni i rifiuti indifferenziati sono aumentati del 4,3%: nel 2018 erano 43.822 tonnellate nel 2019 sono diventati 45.760.
Se non verranno adeguatamente affrontate le numerose criticità del sistema di gestione dei rifiuti in ambito provinciale e regionale si rischia il collasso ed una crescita esponenziale della tariffa di smaltimento che i cittadini della provincia di Macerata vedranno peraltro già da quest’anno aumentata del + 6,6%.
E’ sin troppo evidente che la politica di gestione dei rifiuti sin qui perseguita dal centro sinistra si è rivelata del tutto inadeguata ed inefficiente sotto tutti i profili: non si può continuare a immaginare di risolvere il problema pensando alla discarica come l’ unica soluzione per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati e dei sovvalli delle raccolte differenziate.
Nelle Marche su una produzione annuale di oltre 800 mila tonnellate di rifiuti quasi il 40% finisce ancora in discarica, mentre in Lombardia solo il 4% con una tariffa pro capite più bassa del 20% rispetto alle Marche (vedi il rapporto Ispra 2019).
Questo dimostra che in Italia ci sono regioni come la Lombardia, e non solo, che adottano da anni soluzioni tecnologiche innovative, sostenibili dal punto di vista ambientale ed economicamente vantaggiose, in grado di affrontare il problema “discariche”, ma finora non si comprende il motivo per cui non sono state ancora adottate nella nostra regione.
Questo a causa del piano regionale dei rifiuti approvato nel 2015 dal centro sinistra che ha dimostrato di essere del tutto inadeguato e superato: ad esempio non è stata prevista la possibilità di realizzare un impianto regionale in grado di valorizzare dal punto vista energetico una risorsa energetica, come la “frazione secca” dei rifiuti urbani ed assimilabili, che finisce sotto terra in discarica. Se fosse stato realizzato un impianto del genere nelle Marche oggi non ci troveremmo ad affrontare la questione della localizzazione di una nuova discarica in provincia di Macerata.
Non solo, le previsioni quinquennali del piano regionale sulla produzione dei rifiuti risultano sbagliate, per la provincia di Macerata si era stimata per il 2019 una produzione di rifiuti urbani di 146 mila tonnellate invece la produzione effettiva è stata pari a 166 mila tonnellate, ovvero il 13,7% in più.
Chi guiderà la regione Marche per i prossimi 5 anni avrà un ruolo fondamentale nel definire una nuova strategia di gestione dei rifiuti, e le loro scelte ricadranno sulla vita di tutti i cittadini. Nelle Marche manca una gestione integrata dei rifiuti ed una base impiantistica matura e solida. Mancano impianti di riciclaggio per la frazione organica e umida (digestori anaerobici, compostaggio di qualità, bioraffinerie), mancano impianti per la gestione dei fanghi di depurazione civili. Mancano impianti per il recupero energetico dei rifiuti combustibili sia urbani che speciali originati a valle della raccolta differenziata o dalla stessa raccolta indifferenziata (infatti continuiamo a smaltirli in discarica).
Su questo il centro destra ha le idee chiare: la transizione verso l’economia circolare cambia lo scenario e la natura ed il tipo di impianti da realizzare, ma non c’è “circular e green economy” senza innovativi impianti di recupero, di riciclaggio e di valorizzazione energetica della “frazione secca”..
Senza un’impiantistica adeguata il sistema “Marche” va in crisi, con conseguenze su cittadini e sulle imprese. Una politica industriale dei rifiuti deve porsi l’obiettivo di aumentare la raccolta differenziata ed allo stesso tempo quello di allineare i costi dei trattamenti a quelli degli altri paesi europei, conferendo alla filiera quell’efficienza, senza la quale si generano costi aggiuntivi che rendono il sistema non competitivo.
La nostra è una proposta che vuole raggiungere gli obiettivi ambientali (riciclaggio, recupero, anche energetico, e meno discariche) ma anche generare valore aggiunto, investimenti pubblici e privati, ricchezza e posti di lavoro stabili e qualificati, ed innovazione per un settore centrale nelle politiche green. Una scelta urgente già negli anni scorsi, ma che diventa indispensabile dopo la crisi Covid19.