Roberto Mancini, docente dell’Università di Macerata, è il candidato governatore di “Dipende da noi”
«Basta con lo psicodramma. Chiedono con insistenza a “Dipende da Noi” di unirsi al cartello elettorale di Mangialardi per il dovere di fermare la destra. È vero che non è nostra la responsabilità dell’eventuale vittoria della destra alle elezioni, perché la responsabilità è del Pd e del centrosinistra che da 15 anni governano male la Regione e hanno cristallizzato un sistema di potere. Eppure questo, nella percezione comune, non ci esime da una relativa quota di responsabilità, perché la delusione per il centrosinistra deriva non solo per come governa, ma anche perché si presenta sempre diviso internamente e dalla sinistra radicale». Pensieri e parole del professor Roberto Mancini, candidato presidente del movimento di sinistra “Dipende da noi”. «Nel libero e aperto confronto che si è sviluppato per mesi nelle nostre assemblee ci siamo presi la responsabilità “scandalosa” di non obbedire al solito richiamo della foresta dell’unità del centrosinistra continua Mancini, nato a Macerata e residente a Civitanova, docente ordinario di filosofia teorica ad Unimc – Ma dobbiamo capire bene e spiegare questo: quelli che vogliono superare il sistema di potere non hanno alcun modo onesto di fare “unità” con chi quel sistema lo vuole perpetuare. Qui l’alternativa è chiara: o si decide che questa unità va presa come un dogma indiscutibile, un imperativo assoluto che innesca l’adesione automatica sempre e comunque, oppure si adotta un approccio laico e lucido esercitando situazione per situazione, il discernimento delle coscienze, il confronto tra le diverse ragioni, l’impegno ad assumere una prospettiva condivisa. Il nostro approccio è stato il secondo e l’assemblea di ieri ad Ancona lo ha confermato».
Già in passato il professor Mancini aveva espresso critiche al Pd e perplessità sulla candidatura di Mangialardi (leggi l’articolo). «Che cosa abbiamo costruito fin qui? Abbiamo costruito una presenza originale nel panorama politico regionale, abbiamo maturato un pensiero comune ricco di tante esperienze e sensibilità diverse, abbiamo risvegliato fiducia e partecipazione, crescendo in credibilità – dice oggi il candidato governatore – Abbiamo costruito un programma rispondente ai bisogni della comunità regionale. Insomma, abbiamo costruito un vero movimento politico. Se provate a seguire dove portano le argomentazioni di chi a tutti i costi vorrebbe che noi ci mettessimo in fila tra i sostenitori del cartello elettorale di Mangialardi, scoprirete che una volta accolte quelle argomentazioni l’esistenza di “Dipende da Noi” non ha più senso. Allora tanto valeva entrare tutti nel Pd per provare a cambiarlo “da dentro”.
Siamo nati per promuovere una politica e una democrazia diverse, spezzando il circuito della politica di potere – sottolinea Mancini – Siamo in lotta contro un sistema degradato, non semplicemente contro un partito. Per fermare la destra anticostituzionale che abbiamo in Italia (che invece possa esistere una destra leale verso la Costituzione è un fatto fisiologico nella vita democratica) bisogna sradicarla; per sradicarla bisogna smontare il sistema di potere. È un sistema malato, di cui la destra è il versante più virulento e aggressivo, mentre questo centrosinistra ne è il versante ipocrita. I due versanti sono in contrasto solo superficialmente, ma di fatto sono solidali tra loro. Noi lavoriamo non per avere uno spazio dentro questo sistema, ma per avviare il complesso processo del suo superamento. La chiave è tutta nel trasformare, cioè cambiare la forma, la logica, i metodi della politica regionale. La logica di potere è la vera base profonda della destra, del fascismo e di ogni politica che tradisce la democrazia. Dunque siamo contro la destra, ma siamo anche alternativi a questo modo di fare politica da parte dell’attuale centrosinistra e del Pd. È interesse della democrazia italiana che il centrosinistra si rigeneri nella linea di una sua visione della trasformazione della società e dell’economia, superando il consenso per l’onnipotenza del mercato. Il Pd in particolare deve capire che non può essere democratico finché sposa il neoliberismo. In Italia avremo uno schieramento democratico e di sinistra – efficace e popolare – quando avremo il contributo di due forze trasformative, disposte a integrare due sensibilità diverse e a costruire una vera coalizione.
Ipotizziamo, per pura fantasia, l’eventualità più favorevole in un’eventuale intesa con il cartello di Mangialardi: un accordo dove il Pd converge su un vero programma di svolta per le Marche e s’impegna a riconoscere ruoli importanti a nostri rappresentanti nel futuro governo regionale. Se si pensa con calma alle condizioni concrete nelle quali ciò potrebbe avvenire, si vede che sarebbe la classica “polpetta avvelenata”. Infatti questo partito non ha minimamente preso coscienza del fatto che il suo modo di governare è stato fallimentare, anzi lo rivendica con arroganza. Non ha apertamente formulato un altro progetto. Non ha un candidato che abbia l’autorità, la consapevolezza e la forza necessarie a imprimere una svolta. Inoltre il Pd non è fatto solo dal programma e dal candidato presidente: è anche e soprattutto una mentalità, una dirigenza, un personale politico, un metodo. Anche se avessimo concessioni dall’attuale centrosinistra, resterebbero uguali mentalità, metodo, dirigenza e tipo di personaggi (è eloquente che tra i candidati del loro cartello elettorale figuri lo stesso consigliere regionale che voleva modificare la legge elettorale). La convergenza sul programma sarebbe solo di facciata e potrebbe essere annullata poi con grande disinvoltura dopo il voto. Noi saremmo una piccola minoranza stretta dentro una compagine in cui a ogni contrasto tornerebbe il ricatto infinito per cui dobbiamo piegarci per non riconsegnare le Marche alla destra. Guadagneremmo consensi da qualcuno che, pur stimandoci, vuole l’unità del centrosinistra, ma deluderemmo tutti quelli che aspirano a un metodo e a una politica diversa. Perderemmo credibilità e forza trasformativa. Non pochi direbbero: “quelli di ‘Dipende da Noi’ raccontavano balle, si sono fatti comprare per un posto in Regione: sono tutti uguali”».
Roberto Mancini ricorda poi la cena di venerdì a Marina Palmense organizzata dalle Sardine marchigiane e alla quale hanno partecipato sia lui che Mangialardi. «Discorso del leader nazionale Mattia Santori: la sala è piena di fans di Mangialardi che si aspettano da lui l’appello all’unità e il richiamo a “Dipende da Noi” per la sua posizione di scandalosa autonomia. Inaspettatamente Mattia Santori dice tutt’altro. Dice che è legittimo che nel centrosinistra marchigiano ci siano due tendenze diverse e giunge a dire che il conflitto nel centrosinistra stesso è salutare e generativo. È l’ulteriore conferma del fatto che oggi non ci sono le condizioni per una vera coalizione che sia trasformativa e non trasformista. Allora è tempo di uscire definitivamente dallo psicodramma della cosiddetta “unità”, che sarebbe finta e controproducente, canalizzando piuttosto le energie per far conoscere il nostro progetto e coinvolgere più persone possibile. La riuscita elettorale dipende veramente da noi e non solo da difficoltà esterne. Facciamolo con fiducia perché la strada che vogliamo aprire almeno dal lato della società civile è già inaugurata e lungo questa strada tante persone hanno cominciato a camminare con noi».
(m. z.)
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Totalmente d’accordo con il prof. Roberto Mancini.
Nelle Marche il PD rappresenta ormai da anni l’arroganza pura e ottusa del potere (si veda, solo a titolo di esempio, la vicenda del Fiera Covid di Civitanova Marche), l’asfissiante occupazione di ogni postazione di potere, il clientelismo sfacciato verso gli amici e gli amici degli amici, l’utilizzo di personale politico che pensa solo e soltanto alla propria sopravvivenza e al proprio tornaconto, l’amalgama di varie consorterie affaristiche a volte in sinergia e a volte in contrapposizione tra di loro.
Clamoroso, quanto a consorterie affaristiche, il caso della sanità regionale, tutta giocata nell’ultimo quinquennio a favore della sanità privata e contro la sanità pubblica (13 ospedali chiusi e 800 posti letto fatti scomparire), danneggiando proprio quella fascia di popolazione alla quale il PD, seconda la favoletta che da tempo ci viene raccontata, maggiormente avrebbe dovuto tenere.
Tra l’altro, anche in questa occasione è mancata ogni autocritica ed anche ogni e qualsiasi volontà di cambiamento, si sono riproposti lo stesso schema, lo stesso ricatto verso chi dissente, la stessa stantia proposta politica, gli stessi logori volti ormai al potere spesso da decenni.
La lettura che fa Bommarito, pur partendo da considerazioni che potrebbero essere condivisibili (in buona parte), potrebbe avere -nelle conclusioni- una chiave leggermente diversa.
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Se le analisi fatte danno la possibilità di “catturare” voti a sinistra del Pd potrebbe essere giocata la carta del “tanto peggio tanto meglio” che, molte volte, è stata usata in Italia dalla sinistra massimalista, con reminiscenze marxiste leniniste…
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È ipotizzabile che la solita variegata accozzaglia preferisca arroccarsi sulla collinetta (dalla opposizione SI PUÒ sbraitare su tutto e su tutti) piuttosto che scendere a valle (ed assumersi responsabilità di governo, e quindi NON si può sbraitare su tutto).
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Ricordate monsignor Bertinotti che, come calavano i sondaggi, pur essendo in maggioranza, cominciava a fare il bambino dispettoso e dire NIET a tutto, pur di raccattare qualche voto “di protesta”?????
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Ecco qui mi sembra che il giochino, con piccole differenze, potrebbe essere replicato in Regoone.
…grilli, sardine, tra un po’ zucchine (ma già ce ne sono…), come dice giustamente Veneziani, tanti che diventano politici da un giorno all’altro e fanno raduni, comizi, criticano tutto e tutti (facile, non c’è che dire…) e poi, al di là di un fritto misto dove ci sarà, e c’è, da mangiare anche per loro, niente cambia, tutto e tutti si adeguano e, dopo la bi-vaccata, comandano sempre i soliti noti o, non i meno noti, ma i più nell’ombra!! Viva l’Italia!! gv
Debbo dire che le argomentazioni dell’amico Roberto Mancini, senza entrare nel giudizio della sua scelta, sono incontrovertibili e condivisibili.
Si scrive PD, ma si legge PCUS. Per alcuni il muro di Berlino è ancora in piedi, per loro ‘pluralismo’ significa più persone che la pensano in un unico modo: quello loro.
Ancora si parla di sinistra morta e sepolta da anni. Ogni tanto qualcuno ne tira fuori il ricordo per restaurarla, modificarla, dargli qualche sembianza pur non trovandosi nemmeno le più piccole tracce. I ricordi, sì, vanno bene per oziose chiacchere da fare dopo una lauta abbuffata comodamente seduti sotto un’ombrosa “Quercia”. E così si cerca di ricordarla prima della tragica scomparsa dovuta in parte ai suoi stessi figli e in parte agli innesti disastrosi proveniente da l’altro partito che non è scomparso ma che ancora partorisce più o meno di nascosto figli degeneri che vengono adottati dal centro.centro destra. La nostra politica è un orribile statua di sterco, costruita non solo senza la mano ma tutto il braccio sinistro fino alla spalla che sembra continui a marcire ma lo scultore ha preferito non intervenire ulteriormente per non deformarla del tutto. E sarebbe stato sbagliato perché ha ancora una sua struttura centrale molto allargata dove si trova tutto ciò che da sinistra è diventato sinistro e si va a cementare con la parte destra che politicamente è l’unica che ha ancora una sua connotazione e che rappresenta l’unica politica rimasta spostandosi dal centro e andando verso il centro destra. La testa bifronte ha due orribili facce una barbuta con la bocca aperta raffigurata nell’atto di sputare, forse stupidaggini, delle stupidaggini o altre stupidaggini , l’altra faccia assomiglia ad un incrocio davvero poco carino che ricorda uno scontro tra la faccia dell’ultimo rappresentante del centro spacciatosi per sinistro, fiorentino e fortemente cozzato con ex mai ex e sempre presente per non mai sopite ambizioni e basta. La faccia che ne viene fuori viene sempre tenuta dalla parte non visibile perché tenuta vicino al muro e senza spazi per poterci ficcare il muso per cercare di vederla. Ed è meglio così, l’orrore è già ben scolpito davanti. Dal corpo spuntano vaghe bozze informi raffiguranti segretari, presidenti, rappresentanti di tutta la forza politica centro centro desta ed ognuno sembra voler mordere il vicino per staccargli un naso, un orecchio o un labbrro per rendersi tutti ancora più inguardabili. Dalla spalla destra un braccio che tiene in mano una testa di donna che sembra guardare con amore e da questa testa i capelli hanno forma di vipere , mambi , crotali che sinuosamente cercano, senza farsi notare dallo sguardo beota, di passargli dietro per morderlo continuamente sul cranio per la parte che gli appartiene e ad ogni morso se ne parte un nuovo slogan che poi sarebbero due ed alternati: prima i neri e chiudete i parchi archeologi. La statua che ha solo il busto, è appoggiata su un blocco di letame dove qualcuno disperatamente è sempre alla continua ricerca dopo aver ascoltato la canzone di De Andrè che qualche volta dal letame non nascono diamanti ma potrebbero nascere fiori. Parlare di sinistra, ospedali e Covid fiera non ha senso. Un morto che non può interferire in quanto a quest’ora, di anni ne sono passati, sarà scomparsa pure la polvere. Avete voglia di dire tutto quello che volete ma lasciate in pace i morti.
Condivido, in gran parte, il commento di Peppe Bommarito.
A mio parere un primo elemento mistificatorio,segno di grande debolezza di elaborazione politica,è quello,e non si tratta di questione terminologica,che ancora si debba parlare di centro-sinistra,come all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso,visti i grandiosi fenomeni politici avvenuti nel frattempo.Trovo paradossale che ancora manchi un soggetto unitario di sinistra democratica,moderna,seriamente riformista,capace di dire la sua sul processo economico,senza andare a rimorchio del neo liberismo.A questo si sarebbe già arrivati se,con la necessaria capacità critica,ci fosse stata una seria disponibilità al dialogo aperto ed onesto,senza saccenti dogmatismi.Sono stati persi decenni,ma il mondo non è finito.Perderemmo,però,altri decenni continuando con le chiusure più ermetiche e ritardando ulteriormente l’ingresso nella modernità.