Dall’urbanistica al turismo,
il centrodestra guarda a Macerata 2020:
«Non basta criticare Carancini»

ELEZIONI - Forte la linea proposta da Gianni Menghi durante la tavola rotonda all'hotel Claudiani: «A volte diamo per scontato che i cittadini siano pronti a voltare pagina, anche di fronte a evidenti disastri amministrativi o lamentele diffuse. Sarebbe una lettura ingenua della situazione». Tra gli interventi anche quello di Iommi e di Cambi: «Non c'è un ristorante degno di questo nome, non c'è un museo degno di questo nome»

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di Federica Nardi (foto di Fabio Falcioni)

«L’appuntamento elettorale del 2020 vede Macerata alla prova. Non solo per le classi dirigenti ma soprattutto per la città, che deve mettersi in gioco e lavorare su se stessa. A volte diamo per scontato che i cittadini siano pronti a voltare pagina, anche di fronte a evidenti disastri amministrativi (come le piscine) o lamentele diffuse. Sarebbe una lettura ingenua della situazione». Così Gianni Menghi ha aperto le danze del tavolo di centrodestra all’hotel Claudiani oggi pomeriggio, in occasione della tavola rotonda “Macerata libera Macerata”, organizzata dal Cdu e moderata da Mattia Orioli.

MacerataLiberaMacerata_FF-5-325x216Un appuntamento zero per alcune delle forze politiche di opposizione utile anche per confrontarsi con le voci della società civile. Nella prima parte del pomeriggio infatti, prima degli interventi politici, si sono susseguiti diverse relazioni tematiche tra cui quelle dell’architetto ed ex consigliere comunale Silvano Iommi, quello di Erminio Copparo (amministratore unico Mobilità e parcheggi spa di Ancona) e quello del giornalista Carlo Cambi. In sala nel pubblico i consiglieri comunali Riccardo Sacchi, Maurizio Mosca, Gabriele Mincio, Andrea Marchiori, Paolo Renna e Anna Menghi. Presenti anche Fabio Pistarelli ex consigliere comunale e regionale, Francesca D’Alessandro, Giuliano Meschini ex consigliere comunale Idv, Guido Garufi. Ad introdurre l’incontro Augusto Ciampechini, segretario regionale Nuovo Cdu Marche e Anna Capitani, presidente Associazione frazioni e centro.

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Gianni Menghi

«L’area del centrodestra che cerca di liberare Macerata deve ragionare anche in termini di memoria e continuità e non solo di rottura – ha spiegato Menghi -, Non dipende tutto dalla qualità dell’offerta politica e amministrativa che forniamo, perché la città non è passiva. C’è una narrazione inoltre per cui si contrappongono i rappresentati cittadini di centrodestra, buoni e virtuosi, e i rappresentanti inadeguati (come le polemiche per la troppa morbidezza dell’opposizione in Consiglio comunale). In alcuni appuntamenti elettorali invece di guardare all’obiettivo comune si faceva lo screening a chi non si riteneva il candidato giusto. E questo ha avvantaggiato il blocco politico e sociale che da anni “occupa” Macerata. Il centrodestra inoltre rischia di confrontarsi più con il Carancini di turno che con l’elettorato di riferimento». Per Menghi in ogni caso la discontinuità e le novità di cui parla la sinistra in questo periodo sono puramente di facciata: «Anche questa volta fanno di tutto per evitare ogni alternanza e alternativa e si presentano come paladini del nuovo. Siamo certi che puntare tutto su messaggi di cambiamento paghi davvero a livello di consenso? Rischia di essere una gara stucchevole contro il centrosinistra che rischia di apparire come paladina del cambiamento e del nuovo. Dobbiamo fare tesoro della memoria storica di Macerata. Bisogna sottrarsi alla dicotomia tra conservazione e cambiamento.

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Mattia Orioli

Non si tratta di proporre nostalgie o l’illusione dei bei tempi andati, occorre un’opera di innovazione che valorizzi nel presente l’identità di Macerata. Una Macerata più vera, più legata alla sua storia e alla sua identità. Anche perché la spinta alla riscoperta identitaria c’è, soprattutto dopo i fatti di cronaca nera e politica che hanno posto la città al centro dell’attenzione. C’è necessità di vivere in una comunità attiva e consapevole, confrontandosi con i problemi: il disorientamento dei giovani e anche le risorse della città da indirizzare verso una cittadinanza consapevole». Per lui l’omelia del vescovo è stata una «sintesi felice. Non una rivoluzione ma un’evoluzione. Macerata ha un pluralismo di vocazioni, ricchezze culturali e culture politiche. La proposta programmatica deve valorizzare questo pluralismo, non imporre un modello ma costruire con le forze civiche un modello originale che assicuri alla città occasioni di crescita e sviluppo». Concetti condivisi anche da Orioli, che ha sottolineato che l’appuntamento è nato proprio per «mettere per la città un impegno comune al di là di quello che rappresentiamo».

MacerataLiberaMacerata_FF-4-325x216Silvano Iommi ha poi ripercorso la storia della politica urbanistica della città, fino a delineare, negli anni ’90, la decadenza della città come capoluogo. Per Iommi «se non si completa l’anello di circolazione della città Macerata perde i presupposti per essere un capoluogo di provincia». Iommi ha anche mostrato le immagini della incompiuta a nord del centro storico, piazza San Giovanni, Valleverde (dove «c’è solo la sede della Cgil»), immagini dei pullman hanno imboccato la strada delle fosse restando bloccati e quella di un camion che tenta di entrare in porta Convitto. «Alle Casermette siamo di fronte alla follia – ha aggiunto Iommi -. Hanno dato in cambio alla Cassa depositi e prestiti un edificio storico come quello dei Sibillini per prendere un pezzo e farci due scuole di quartiere. Quando quell’area tutti hanno detto che era strategica per riequilibrare il peso del centro storico a livello di attività direzionali. Un modo di governare in questi 25 anni disastroso. Lo hanno potuto fare però per l’assenza di una opposizione che si organizzasse nel mondo civile». Che cosa dovrebbe fare il centrodestra? «Partire come facevano i romani, si riparte sempre dal centro, che per un capoluogo deve avere “magnetismo” – ha spiegato Iommi -. E questo non esclude le periferie che sono le porte territoriali alla città. Ma ci sono anche le porte urbane e poi il centro storico».

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Carlo Cambi

Carlo Cambi ha criticato l’amministrazione della città a tutto tondo, con un focus particolare sul turismo: «Non c’è nemmeno un albergo a 5 stelle. Vedendo la ripartizione delle presenze si capisce che è fatta solo di bed and breakfast. Le strutture ricettive di Macerata non hanno un conto che sta in piedi. Macerata non è un prodotto turistico, che ha tre caratteristiche: attrattività, fruibilità e accessibilità. Con la biglietteria lo Sferisterio copre il 24 percento del costo dello Sferisterio. Gli eventi per produrre reddito non possono essere fini a se stessi. Musicultura è l’unico evento vero di Macerata che produce una eco produttiva. La mostra del Bauhaus? Se la sono vista loro. Non vengono mai pubblicati i feedback degli eventi della città, dalle mostre alla biglietteria teatro Lauro Rossi». Cambi è critico anche con la campagna pubblicitaria della regione “Marche bellezza infinita”. «Le Marche nel 2017 hanno avuto 11 milioni e 121mila presenze. I turisti stranieri sono il 18 percento. Sei milioni sono marchigiani all’estero che tornano nelle seconde case. E la provincia di Macerata è così importante che nel 2017 ha registrato 1 milione e 690mila presenze. Cioè meno del 10 percento delle presenze totali della regione. Se levate Civitanova, a Macerata ci sono state 300mila presenze, meno di mille presenze al giorno». Cambi porta dati per cui «Le attività industriali valgono il 30 percento del pil della città. Macerata non è accogliente nemmeno per attrattivà di flusso economico. I valori immobiliari sono precipitati del 30 percento e nell’ultimo anno dell’8 percento. Carancini non va criticato per l’arroganza ma per l’inefficienza. Macerata è una città che non ha un disegno di sé. Non c’è un ristorante degno di questo nome, non c’è un museo degno di questo nome».

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