di Matteo Zallocco
Carancini da una parte, Di Pietro dall’altra e Ricotta in mezzo. Sindaco e segretario Pd vivono da molto tempo da separati in casa, le carte del divorzio sono sul tavolo da aprile, in attesa delle firme. Dallo scontro sulle quote che Carancini non voleva versare al partito gli animi si sono sempre più riscaldati. E se si va ancora avanti con una convivenza forzata è solo perché all’angolo c’è una campagna elettorale da affrontare senza rovinare il futuro di Narciso Ricotta, figlio del Pd e dell’Amministrazione Carancini, lanciato nella corsa a candidato sindaco della coalizione di centrosinistra.
Ma non si può stare tranquilli neanche a Ferragosto. Carancini è in vacanza e attacca: «La gestione del Pd affidata a Stefano Di Pietro ha aperto un’insidia sotterranea costante. Il Pd ha bloccato il rifacimento di piazza della Libertà e non capisco perché». Neanche il tempo di smaltire la vicenda giornalino-Pasqualetti, l’attacco personale a Bommarito per difendere il sindaco, le dimissioni dal direttivo respinte per amor di patria, che oggi Stefano Di Pietro si ritrova faccia a faccia con Carancini. «Nessuno ha detto no alla nuova pavimentazione di piazza della Libertà – chiarisce Di Pietro – Abbiamo solo chiesto un rinvio per approfondire il progetto proposto dalla Giunta ed effettuare un’analisi costi-benefici. La verità è che solitamente ci troviamo a discutere su decisioni che sono state già deliberate dalla Giunta o se va bene ne veniamo a conoscenza un giorno prima. Questo malumore è presente anche in Consiglio comunale, la maggioranza è stata poco coinvolta, andava responsabilizzata».
Un uomo solo al comando e il partito di maggioranza che si sente messo da parte. Questo è stato il leit-motiv dei nove anni di amministrazione Carancini. E se si continua ad andare avanti forse è per merito di qualche ambasciatore come Ricotta. «Con i nostri quattro assessori il rapporto è buono, con alcuni ottimo – specifica Di Pietro – Sono loro a fare da tramite perché il sindaco a volte è un corpo estraneo».
Ma Ricotta dalle primarie del 2015 è sempre rimasto allineato con Carancini… «Sì ma a differenza del sindaco uscente Ricotta è un uomo di partito – dice Di Pietro – e ha un carattere completamente diverso. Non cerca sempre il muro contro muro ma la conciliazione. Ben venga se Ricotta sarà uno dei candidati alle primarie, sicuramente è un elemento valido».
E al momento altre candidature a Macerata non ci sono. Mentre Carancini continua a dire che è a disposizione per le Regionali. «Questo non è un segreto – risponde il segretario Pd – Lui non vuole interrompere la sua attività amministrativa e penso che la sua possa essere una disponibilità autorevole in quanto sindaco uscente. Ma le liste le fanno i partiti e non capisco perché lui attacca sempre il partito».
Ma per il Consiglio regionale si è fatto anche il nome di Di Pietro. «Ho fatto l’assessore per 10 anni, sono stato in direzione comunale, provinciale e da due mandati in quella regionale. Le mie ambizioni si limitano a quelle che sono le esigenze del partito. Le sfide interne le vede solo Carancini. Nel 2010 chiese a tutti gli assessori della Giunta Meschini di non ricandidarsi per la sua “Nuova Storia” e per quanto mi riguarda posso continuare a vivere bene senza esperienze amministrative. Cerco di fare bene il segretario di partito, lui non la vede così. Ma abbiamo sempre cercato di mediare sostenendo la Giunta e guardando alle esigenze della città».
Carancini la accusa di continue manovre sotterranee. «Ma quali? Le vede solo lui. Tutte le mie uscite sono condivise con gli organismi di partito e c’è un direttivo che si riunisce due volte al mese con rappresentanti scelti anche da Carancini». Come Pasqualetti.
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…mah, quando due sono “separati in casa”, chi ci rimette sono sempre i “figli”…ah ah ah!!! gv
Qui ci rimette i cittadini maceratesi che sono veramente stufi delle cavolate fatte dal sindaco in questi due mandati.
Gli scenari sono vari. Uno possibile è quello che vede Narciso davanti allo Sferisterio che esclama: “Specchio delle mie brame, chi è il più fico del reame?”. E lo Sferisterio, salomonico, di rimando: “Non v’è grande lotta, sei tu, mio Ricotta”.
Ah ah ah.
Recanati bis ?Caratteristica culturale della sinistra dovrebbe essere una dialettica positiva,che è capacità di confronto sostenuto da autentico spirito critico.Invece si sono sempre verificati scontri e fratture insanabili.A me non andrà mai giù che la teoria sia una cosa e la pratica un’altra.
Il Sindaco Carancini sarà pure un corpo estraneo per il PD maceratese, ma sino ad oggi non se ne è accorto nessuno. Il PD maceratese, per omertà, per vigliaccheria politica, per servilismo, per opportunismo, di fatto, tacendo, lo ha infatti costantemente e vergognosamente coperto nei flop enormi relativi a tutte le più grosse vicende amministrative locali: parlo delle piscine di Fontescodella e di via Trento (e, per altri versi, dell’acquisto assurdo del Park Sì).
In questi casi il PD non è riuscito nemmeno a spiccicare mezza parola e di fatto ha difeso l’indifendibile, non rendendo un buon servizio all’amministrazione, a se stesso, alla città di Macerata.
Così come il PD di Macerata, dimenticando i sacri principi della cultura democratica, decenni di cultura democratica, non ha detto nulla a proposito della querela di Carancini nei miei confronti per aver esercitato, come è mio pieno diritto, il diritto di opinione, di critica e di stampa. Al contrario, ha fatto seguire alla querela, nella stessa logica intimidatoria consapevolmente perseguita, l’attacco miserabile di Pasqualetti contro il sottoscritto sul giornalino pubblicato proprio dal PD di Macerata. E, si badi bene, l’editoriale in questione non è solo uno svarione dovuto alla calura e non può certo essere imputabile solo a Pasqualetti, in quanto diretti responsabili ne sono pure il direttore editoriale, il segretario maceratese Stefano Di Pietro e tutti i componenti del Comitato Direttivo.
Stefano Di Pietro e il candidato ormai ufficiale Narciso Ricotta si ricordino che non si difende l’indifendibile, perchè poi si diventa complici.
E lo stesso identico discorso vale per il gruppo consiliare del PD e dei vari gruppi della maggioranza di centrosinistra, tutti penosamente subalterni al peggior sindaco di Macerata a partire dal dopoguerra.
Quando si dice che il sindaco è l’amministratore di una città si è detto tutto.
Che cosa ci sarà nascosto dietro questo polverone maldestramente alzato???
Basta PD