UN’IMMAGINE della precedente legislatura: l’assessore Narciso Ricotta, il sindaco Romano Carancini e, alle loro spalle, l’allora presidente del Consiglio comunale Romano Mari
di Giovanni De Franceschi
La guerra fredda si avvicina a piccoli passi verso quello che potrebbe essere l’atto conclusivo. Fazioni, veti, vecchi rancori ed equilibri da ritrovare sullo sfondo di un appuntamento cruciale per Macerata: le elezioni comunali del 2020. Quella tra Romano Carancini e il Pd è la storia di un amore mai veramente sbocciato e l’approssimarsi del voto potrebbe segnare un punto di svolta. La posta in palio viaggia sue due binari che inevitabilmente finiranno per incrociarsi: le Regionali (che si terranno nello stesso anno) e la scelta del successore del sindaco che il centrosinistra proporrà per la guida della città.
Narciso Ricotta
La partita è solo agli inizi. Il candidato sarà senza dubbio scelto con le primarie e ormai è chiaro che Narciso Ricotta è uno degli aspiranti. Il problema è che il suo nome non mette d’accordo tutto il Pd, anzi. Da una parte c’è chi non lo vede come l’uomo giusto, dall’altra chi non gli ha ancora perdonato l’appoggio a Carancini nelle primarie del 2015, quando il candidato dem Bruno Mandrelli venne sconfitto dal sindaco per una manciata di voti, vittoria che poi aprì la strada alla seconda legislatura. Già cinque anni fa insomma, il Pd tentò il “golpe”, sconfessando il proprio sindaco.
Angelo Sciapichetti
Ricotta è ben visto dall’area dem che fa riferimento all’assessore regionale Angelo Sciapichetti, al momento la più influente perlomeno a Macerata. Lo appoggerebbero volentieri, il problema è la contropartita: il Pd vorrebbe che Carancini uscisse di scena. Niente candidatura alle Regionali, nessun appoggio esplicito a Ricotta. Un diktat che il sindaco però non sarebbe disposto ad accettare. Carancini sosterrebbe volentieri il suo assessore, ma senza paletti. E’ seriamente tentato dalla strada che porta verso Ancona (così come il segretario cittadino Stefano Di Pietro) e soprattutto ha dalla sua una lista (La città di tutti) e un pacchetto di voti che a Macerata sarebbe molto pericoloso ignorare. L’alternativa potrebbe essere un altro nome, si fa quello dell’ex rettore Flavio Corradini, papabile pure per le Regionali ed esponente di “Cittadini in cammino” (praticamente i renziani della prima ora, almeno finché Renzi era il leader), tra cui figura il deputato Mario Morgoni.
Romano Carancini
Per quanto riguarda le altre forze del centrosinistra al momento non ci sono certezze su possibili candidati alle primarie. Si continua a parlare del vicesindaco Stefania Monteverde, che ultimamente ha abbracciato “Italia in Comune”, il movimento del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Sullo sfondo resta guardinga Pensare Macerata di Massimiliano Bianchini che non ha ancora indicato un candidato. Insomma, così come cinque anni fa, lo strano rapporto tra il Pd e Carancini potrebbe essere decisivo per il centrosinistra, nel bene o nel male. Solo che a differenza del 2015, il vento è cambiato e sembra soffiare sempre più verso destra, direzione Lega. Perlomeno a livello nazionale. Perché a livello locale il Carroccio fatica a trovare una quadra: mancano figure di riferimento sul territorio e i possibili alleati non se la passano bene. Forza Italia ormai è solo l’ombra di quella che fu, FdI ha sempre avuto percentuali inconsistenti, la nuova formazione Uniti nel centrodestra capitanata da Deborah Pantana è più divisiva di quello che vorrebbe far intendere con quel nome, l’Udc continuerà col centrosinistra e per il Movimento 5 stelle sono vietati accordi. Quindi? Pare che Lega a trazione Arrigoni e Patassini, a caccia di nomi tra la società civile, abbia tentato di avvicinare tra gli altri anche Romani Mari, ex presidente del Consiglio cittadino in quota Pd. Già sfidante di Carancini alle primarie del 2010. Un ex candidato di centrosinistra come uomo della destra appare improbabile, ma visto quello che è successo a Recanati (un ex candidato del centrodestra diventato uomo del Pd, un ex 5Stelle della destra) nulla è scontato. Se non altro sarebbe un nome che confermerebbe lo scivolamento della Lega verso posizioni clericali nella civitas Mariae.
Da sinistra Nazzareno Marconi, Romano Mari e Americo Sbriccoli
Quindi in definitiva l’attuale sindaco potrebbe farsi da parte senza fare storie solo in cambio di una candidatura in regione. E questi dovrebbero pensare al bene comune ????
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La fine ingloriosa del sindaco Carancini, che si è perso nel suo ego. Per Macerata oggi l’unico candidato sindaco vincente è Romano Mari che risponde ai valori profondi di questa città: le sue radici cattoliche. Sarebbe vincente sia nel centro sinistra che nel centro destra. Penso che sarebbe più vicino al centro destra a trazione Lega. Gli faccio i migliori auguri di non lasciarsi sfuggire l’occasione di fare un degno servizio ai cittadini maceratesi, avresti tutto il mio sostegno.