di Carlo Cambi
Perdonerà messere se oso importunarla là dove si trova, ma davvero mi servirebbe la sua arte, la sua prosa gentile per intrattenere i miei concittadini su i temi dell’oggi. Come dice? Non si schermisca così. Lei è il grande Sordello da Goito. Da giullare e trovatore mi fa notare che nella città dove vivo è inutile scriver di belle lettere perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire? E dunque neppure un Sordello servirebbe a scuoterla. Mah: io però ci vorrei provare. Mi dà un consiglio? Ah grazie! Ecco non son io che parlo, ma è Sordello da Goito che mi suggerisce di riadattare una terzina del canto quinto del Purgatorio di Dante in cui peraltro lui è con Virgilio co-protagonista. E allora scriverò così: “Ahi serva Macerata, che del dolore avevi un ostello, borgo senza più orgoglio in misera protesta, non più capoluogo di provincia, ma casello”. O se preferite bordello per stare più alla lettera.
Ora però come s’usava a scuola devo fare la parafrasi. Perché altrimenti non si capisce. Dirò che la mia prece al re dei giullari è motivata dagli accadimenti attorno al fu ospedale di Macerata che a ben vedere è l’estrema finzione attorno a una città morente. Siccome in questi nostri tempi grigi i politici spesso s’impalcano ad esperti del nulla meglio, molto meglio ricordarsi dei tempi anteriori quando la verità era affidata ai versi dei trovatori. Perciò questi panni intendo vestire. Parto da una lunga riflessione – si fa molto per dire – che il consigliere del Pd (ma non stava con Spacca nella lista Marche ventiventi che mi pare stia spaccando l’alleanza con i democrat? E non era segretario dei Popolari? Boh) Angelo Sciapichetti affida alla sua pagina facebook (o tempora o mores viene da dire con Cicerone) per spiegare l’inspiegabile.
Perché Macerata debba perdere l’ospedale. Scrive il nostro: “Il territorio ha bisogno di Macerata così come Macerata non può fare a meno del suo territorio. Smettiamola con le polemiche. E’ necessario fare il massimo dello sforzo per pensare ad un progetto di lungo respiro che tenga unito tutto il territorio provinciale, iniziando a pensare ad una moderna struttura ospedaliera lungo l’asse della superstrada 77,altro che coltivare anacronistiche divisioni tra vari rappresentanti del territorio!” Ora al di là di questo incipit che è davvero la sagra dell’ovvio Sciapichetti si contorce come un’anaconda (sì perché sono certi politici, una certa miope visione ad aver soffocato Macerata) per spiegarci che “Il modello sanitario “a rete” della nostra provincia lo abbiamo scelto noi, l’alternativa era la chiusura di molti ospedali, abbiamo scelto questa strada, adesso dobbiamo essere conseguenti e procedere nell’attuazione delle reti cliniche con coraggio e determinazione andando oltre i campanili tenendo conto delle eccellenze che ci sono sul territorio e guardando agli interessi dei cittadini attenti ad usufruire di un servizio sanitario qualitativamente all’avanguardia ovunque esso sia. Con altrettanta determinazione è necessario trasformare Recanati, Matelica e Tolentino e Cingoli in case della salute e potenziare i servizi territoriali e distrettuali per ridurre al minimo l’ospedalizzazione ed evitare l’esplosione degli attuali ospedali di Macerata e Civitanova M.”. Fermiamoci qui perché altrimenti viene da piangere. E il bello è che Sciapichetti sulla sua pagina facebook tiene il santino di De Gasperi con il noto aforisma del leader democristiano trentino che recita: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alla prossima generazione”. Guadando la pagina di Sciapichetti si capisce perché lui non sarà mai uno statista. E’ un luogocomunismo, è un tout se tien: da Spacca a Comi, da Paolo VI ai palestinesi ivi compresa la festa dell’Unità del Pd. Forse a nessuno ha spiegato a Sciapichetti che il Pd ha fatto la festa all’Unità visto che il giornale è chiuso. Ma il contesto – come insegnerebbe De Saussure – conta in comunicazione: se l’intemerata sul fu ospedale di Macerata è in cotanto guazzabuglio inserita si capisce perché tra un po’ sarà ridotto ad un poliambulatorio. Perché questa è la fine che farà. Le colpe? Una, nessuna e centomila. Vediamo però cosa accade realmente e quali sono le ragioni che porteranno inevitabilmente alla scomparsa dell’ospedale di Macerata. Non c’è bisogno di misurare i flussi, invocare le reti cliniche, di ragionare di bacini potenziali di utenza. La decisione di chiudere l’ospedale di Macerata – perché di questo si tratta – è squisitamente politica e determinata da cause che con la sanità non c’entrano nulla. Hanno forse più a che fare con le strade che con le corsie.
Macerata pagherà da qui a un decennio la perdita del suo ospedale, al quale peraltro la città non ha mai dato un nome e cancellare un anonimo – anche dal punto di vista simbolico – è più semplice che azzerare un’identità, semplicemente perché non esiste un progetto della città. Non so dire perché i nostri politici non si rendano conto che il renzismo ha per programma la cancellazione dei corpi intermedi e dunque non tiene conto delle articolazioni territoriali. Procede per semplificazione e accorpamento. Ma questo è solo uno sfondo. Venendo alle cose marchigiane il Pd sa benissimo quali sono i suoi bacini elettorali forti in regione e – sulla scorta del renzismo – quelli e non altri vuole consolidare. La sanità marchigiana perciò sarà strutturata solo su tre poli: quello di Pesaro dove Matteo Ricci – non il grande gesuita ma il vicesegretario nazionale del Pd – ha già programmato uno sviluppo nuovo del territorio, quello di Ancona con la nascita del Torrette bis all’Aspio e quello di Fermo. Quartum, Macerata, non datur! E del resto come dar torto a chi dice: se esiste l’Aspio tutta la valle del Potenza, Camerino Compreso, e tutta l’alta valle Esina che bisogno hanno di un ospedale intermedio? E se esiste Fermo, dove il Pd conta di raccattare una vendemmia di voti, che bisogno ha la valle del Chienti di un ospedale intermedio? Vedremo tra qualche mese che si finanzierà l’intervalliva da Montecosaro a Fermo. E che la Regione, anzi melio il Pd, voglia fare di Fermo il terzo polo regionale lo dimostrano anche cosucce apparentemente da poco. Come vi spieghereste altrimenti che una sagra di paese come Tipicità assurge a unico progetto delle Marche per Expo 2015 insieme al rodeo degli sceicchi?
La seconda ragione strategica che decreterà la morte dopo lunga agonia dell’ospedale di Macerata è una questione stradale. Se la nuova 77 – ancorché il taglio dei fondi alle Camere di Commercio metta in discussione il completamento del braccio sud della Quadrilatero – sarà completata ci saranno solo due poli: Foligno a Ovest, Civitanova Marche a Est. E se – come peraltro pare ormai definito – si farà anche la Fano Grosseto il polo pesarese diventa il maggiore attrattore. Non a caso Matteo Ricci – sindaco di Pesaro, ma politico di primo piano nazionale – continua a cullare l’idea della regione unica tra Umbria e Marche. Pigliandosi anche un pezzetto di Toscana: l’aretino orientale.
Vi è poi una terza ragione: la perdita di peso sia economico che demografico di Macerata. E’ abbastanza sconcertante che nel ragionare dell’ospedale a nessuno venga in mente che essendo ormai Macerata la seconda città della provincia probabilmente in una visione di razionalizzazione degli assetti territoriali si può tranquillamente declassarla. E che le cose stanno così lo si evince anche dalla possibilità che le Camere di Commercio di Macerata, di Fermo e di Ascoli si fondano. Prendo scommessa: il nuovo trilocale delle imprese avrà la residenza a Fermo.
Se questo è lo scenario che senso hanno le polemiche di cortile? Difendere oculistica – cosa peraltro sacrosanta – semplicemente affermando la sua indispensabilità è irrilevante. L’ospedale di Macerata morirà per la miopia dei politici che non hanno saputo salvaguardare la centralità del capoluogo.
Sono infatti persuaso – e peraltro Sciapichetti nella sua perorazione lo lascia trasparire – che per difendere il suo ospedale Macerata debba occuparsi di tutto tranne che dell’ospedale. Macerata deve difendere se stessa e dovrebbe avere un progetto di città e di protagonismo territoriale. Anche perché in difetto rischia di morire di anoressia economica e anche perché le scelte sulla sanità sono motivate da ragioni che con la sanità non c’entrano nulla.
Facciamo tre esempi per capirci. Quando la 77 sarà completata poiché Macerata non si è dotata di un raccordo veloce, in caso di emergenza si fa prima ad arrivare all’Aspio o a Fermo – soprattutto se si farà come si farà l’intervalliva – o a Civitanova che a Macerata. Ve la immaginate un’ambulanza che resta ferma al passaggio a livello di Sforzacosta o che s’imbottiglia sull’unico e strettissimo ponte del Chienti? Macerata vuole difendere l’ospedale? Bene: non butti i soldi nelle piscine fantasma di Fontescodella né nei pupi ad orologeria di piazza, ma costruisca due strade di accesso veloce alla 77. Macerata vuole difendere il suo ospedale? Costruisca un eliporto dove si possa atterrare anche di notte! Il disegno geopolitico della sanità marchigiana è fatto: il pentagono della salute con tre poli costieri Pesaro, Ancona-Torrette e il nuovo polo forte di San Benedetto-Ascoli (come richiamato ingenuamente da Sciapichetti) e due forti strutture interne Ancona-Aspio e Fermo.
Secondo esempio. Macerata se vuole, come è d’obbligo, difendere il suo ospedale deve fare emergere il proprio protagonismo. Deve rivendicare la centralità delle sue università e usarle per rafforzare il prestigio territoriale dotandole di scuole di alta formazione, deve difendere la sua Camera di Commercio rivendicando il protagonismo imprenditoriale, deve affermare con un forte impulso infrastrutturale la sua funzione di snodo nell’asse Est-Ovest. Dopo aver perduto la Banca d’Italia, l’Aeronautica, non avere elettrificato la Civitanova-Fabriano, non aver costruito un Palacongressi polifunzionale, un quartiere fieristico, non aver fatto decollare un forte polo di servizi ad alto valore aggiunto, non aver preteso che lo Sferisterio diventasse uno stabile o un Ente Lirico, oggi la città ha di fronte a se una sfida esiziale: o capisce che la competizione si fa tra territori sulle dotazioni o è destinata a soccombere. Serve per difendere anche l’ospedale un progetto complessivo di città, serve attrare investimenti, serve fare anche del marketing territoriale di cui – sia detto per inciso – la sanità e la sicurezza sono dotazioni indispensabili e fattori competitivi prepotenti.
Terzo esempio. Macerata se vuole, com’è indispensabile per ragioni anche di pura economia e di difesa di posti di lavoro ad alto valore aggiunto quali sono quelli ospedalieri, tutelare il proprio ospedale deve da un lato alzare il livello di specializzazione della propria sanità e dall’altro porre una questione di ordine politico alto. Le specializzazioni sono quelle delle nuove frontiere della medicina: la nutrizione, la rieducazione, la geriatria con annessa neurologia visto il dilagare dell’Alzheimer, la lotta alle dipendenze (non solo quelle da stupefacenti), l’infettivologia con annessa medicina del viaggio, la psicologia clinica, la diagnostica avanzata, la nano-chirurgia, la fitoterapia. La città deve interrogarsi sulla sua capacità di diventare incubatoio di ricerca e di sviluppare imprese satellite alla sanità (come ad esempio il comparto biomedicale avanzato) coinvolgendo le sua università da cui generare degli spin off: Camerino che ha già facoltà scientifiche, Macerata che può candidarsi (anche in forza di una potente eredità passata) a ospitare scuole di specializzazione. In questo la rete territoriale (dalle terme ai presidi ospedalieri specializzati, alle case protette) diventa fattore competitivo se però è coordinata da un centro forte come potrebbe essere l’ospedale di Macerata al quale peraltro urge trovare un nome. Io avanzo qui una proposta: chiamiamolo Matteo Ricci –il grande gesuita, non, con tutto il rispetto, il Sindaco di Pesaro – e facciamolo diventare anche un luogo di cura per gli immigrati e un luogo d’incontro tra le tante medicine. La questione squisitamente politica è: rimettere in discussione l’approccio complessivo del piano sanitario regionale. Ne dico una a mo’ di esempio: se la popolazione invecchia e quindi cresce la difficoltà di mobilità si deve partire dalla soddisfazione dei bisogni dell’utente o da quella dei servizi? L’approccio al paziente deve essere anglosassone e cioè basato sul criterio di massima efficienza o ippocrateo basato cioè sulla massima efficacia della terapia? E ancora deve prevalere una capacità diagnostica e di prevenzione o un mero protocollo terapico? Queste sono le domande che i politici maceratesi devono porre alla Regione. Ma viene il sospetto che i primi bisognosi di cure e di ricostituenti siano proprio i politici maceratesi che siedono in Regione dove contano praticamente meno di nulla e sono affetti da cerchiobottismo. La dimostrazione? Sciapichetti che mentre cerca spazio con Spacca si accoda al Pd, fa atto di genuflessione a disegni politici che prevedono la messa in liquidazione di Macerata e come rimedio chiede ai maceratesi atti di contrizione.
E’ dunque necessaria e sacrosanta l’azione di difesa dell’ospedale che è stata messa in campo dalle liste civiche, come non bisogna indietreggiare di un millimetro sulla difesa di oculistica, ma tutto questo rischia di essere miope se non viene supportato e inquadrato da una difesa più generale della centralità di Macerata e da un disegno di sviluppo della città di lungo periodo. In caso contrario sarà impossibile opporsi a chi ci dirà che un pronto soccorso per una città di meno di 40 mila abitanti basta e avanza.
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Eccezionale Carlo!!!!!
In un mio recente commento su un articolo relativo alla nota perdita dei reparti dell’Ospedale di Macerata avevo concluso con un “POLITICI SVEGLIA”.
Penso che Lei Cambi mi abbia letto nel pensiero perché nel suo scritto di stasera mi ci ritrovo al 100%.
Macerata non è in grado di risollevarsi dal torpore che la sta sempre più dilaniando e quanto da Lei in previsione non credo si discosterà molto da ciò che ci aspetterà nei mesi a seguire.
Ma qui non è solo colpa di chi si genuflette oramai da decenni in Regione, ma anche di chi, pur sedendo nelle poltrone contrapposte, se ne sta lì inerme mentre la città agonizza.
Come dissi nel commento già segnalato:
a quando l’accorpamento delle università maceratesi con la Politecnica delle Marche?
Analisi di una lucidità illuminante e a tratti commovente per chi ama Macerata, quantomeno ‘imbarazzante’ per chi (il pd ed accoliti) amministra da decenni Regione, Provincia, Comune e ora Governo! Meditiamo maceratesi, meditiamo, poi passiamo all’azione per un reale e forte cambiamento di rotta! Grazie Carlo per la preziosa occasione di approfondita riflessione che ci fornisci con la consueta arguzia.
Sciapichetti chi?
Purtroppo prof Cambi il veleno piu’ potente per Macerata sono i maceratesi stessi che nonostante tutto cio’ continuano a scegliersi rappresentanti di tal fatta, da sempre curia condita da falce e martello. Quanto a sciapichetti nomen omen….
Sintetico , ma di ben altro spessore l’intervento del dott. Gelsomini.
Caro Cambi, è poprio come scrivi dantescamente tu.Vorrei restando nella materia delle Cantiche immortali suggerire, a proposito della subalternità di Macerata alle tessere di Pesaro ed Ancona quel bel passo in cui siparla di due frati :” e come li frati minor vanno per via/ l’un camminava innnate e l’altro pria” . Dove pria sta non per ” prima” ma per “pregava”.A me sembra che la totale genuflessione dei ” nostri” rispettlo la Sinedrio del Nord appartenga ad una sorta di consolidata e tradizionale antropologia ” de ecco”. Rimane inutile ogni battaglia anche se ho firmato insieme a tanti altri la proposta di ” ripensamento” ai reverendissimi Padri provinciali di Ancona. Ma sai, qui siamo tutti ” cattolici” e ci faceva anche “schifo” la statua massonica e il successivo finanziamento di 150.000 Euro ad essa collegata. Alcuni colleghi consiglieri scovarono in essa simboli e segnali di altissima ppericolosità. Avevano fatto un corso accelerato di semiotica e consultato per far prima vari dizionari, come quello di Chevalier. Insomma fummo sommersi da un eccesso di spessore estetico e storico critico che non ci permise di fare alcunché. Vorrà dire, a proposito di sanità, che ci impegneremo di più a pregare San Giuliano ospitaliere per ” ritornar a rivedere le stelle”.
Ognuno è artefice del proprio destino e “merita” i politici che lo governano. Concordo con alba luna
Ospedalizzazioni brevi, si ma dove? Nei corridoi, nelle astanterie o nei reparti con sempre meno letti?
Come Gabri dico: “sintetico, ma ben altro spessore l’intervento di Gelsomini”.
Cambi, la so legge molto più volentieri se parla di enogastronimia.
Forse sulla sanità verificare, prima, per evitare imprecisioni poi.
Poteva chiedere lumi a Gelsomini
L’intervento di Cambi ha un difetto. L’eccessiva lunghezza, provocata dalla incapacità di frenare la vis polemica in tutta la prima parte, che fa correre il serio rischio di non arrivare alla parte costruttiva del suo pensiero, che invece risulta molto più interessante e di cui condivido la linea guida. Cambi ha assolutamente ragione quando dice che oggi la competizione si fa fra territori, io direi più sulla base delle capacità progettuali che delle dotazioni , in quanto le seconde discendono dalle prime. Ma siamo d’accordo è solo una sfumatura . Per cui l’ Ospedale, io direi del Territorio di Macerata, sarà vivo e vegeto nei prossimi decenni in quanto complessivamente (classi dirigenti e cittadini) saremo in grado di indivduare e di realizzare progetti di sviluppo competitivi e sostenibili sulla base di una idea complessiva di città e di territorio . E la qualità delle dotazioni sanitarie (in termini di competenze e di infrastrutture) saranno causa ed effetto di questo risultato. Quindi, vis polemica a parte, l’intervento di Cambi a mio parere va nella direzione giusta e aiuta nella sua parte costruttiva il dibattito sulle scelte da compiere
@ mario iesari
Concordo pienamente con lei sull’eccessiva lunghissima (per alcuni aspetti rindondante) vis polemica.
Per quanto riguarda la parte costruttiva, al di là della tara populista, continuo a ritenerla un pò fragile e molto generica.
Non dissimile dal tanto blaterare, dei nostri politici, che ad ogni campagna elettorale vedono, per noi, sempre un “futuro radioso”, senza mai fare i conti con le difficoltà del presente
Faccio sommari esempi:
– Le (necessarie) 2 strade di collegamento alla 77 su quale percorso dovrebbero essere tracciate, senza stravolgere il tessuto urbano, e quanto costerebbero?
– L’elettrificazione della Civitanova-Fabriano: a quale scopo se, (in un’economia di mercato) è da anni considerato un ramo secco, (cioè improduttivo)?
Eliporto per le emergenze “notturno” (anche qui: costi??): ad oggi le eliambulanze volano solo 12H, quindi eventualmente servirebbe in prospettiva e quindi chiedo: ma si è sicuri che la prospettiva sia giusta?
Tralascio poi tutta la parte del “wishful thinking’ e delle occasioni mancate (Sferisterio Ente Lirico, Polo Servizi, Università, ecc.) in quanto mi sembra più una letterina a Babbo Natale, scritta senza tenere conto di molti aspetti (economici/politici/culturali) della nostra Provincia.
La casa si fa con i mattoni che si hanno: se i mattoni (come in questo caso) sono pochi (e spesso malandati) inutile progettare una megavilla vila con piscina…
Colgo degli spunti interessantissimi nell’articolo di Cambi: innanzi tutto la provocazione che Macerata, per salvare il suo ospedale, debba occuparsi tu tutto tranne che dell’ospedale.
Primo: necessari collegamenti veloci per accedere alla città dalla 77.
Secondo: pesare di più in regione e rivedere le scellerate scelte regionali, di cui Sciapichetti è bene o male fautore ( dando ora un colpo alla botte, uno al cerchio).
Terzo: fattore demografico della città: urgono scelte politiche e amministrative perchè Macerata pesi di più anche numericamente. In questa prospettiva non mi sembrerebbe del tutto peregrino cominciare a pensare ad una fusione con Corridonia, tantopiù che le leggi nazionali vedono con favore tali tipi di scelte, incendivandole finanziariamente.
Sig. [email protected] ..una curiosità se posso, oggi è in ferie??
..o è al lavoro in Provincia!!??
@Cerasi
le sue considerazioni sull’elenco della spesa e sulla necessaria concretezza non sono certo peregrine. Ma nell’articolo di Cambi, di cui non mi considero un tradizionale estimatore, rimane a mio parere corretto l’invito a capire che per difendere il ruolo della nostra Sanità nel lungo periodo è necessario avere un progetto complessivo di sviluppo del nostro territorio. In cui la stessa Sanità può svolgere un ruolo attivo sia per qualità della vita che per occasioni di lavoro. E vale lo stesso per qualsiasi altra “eccellenza” , come ad esempio l’Università. Poi è vero l’azione politica (nel senso buono del termine) ha bisogno di concretezza come lei richiama giustamente ma anche di una buona dose di visione ed ottimismo , altrimenti ci si limita a gestire , magari bene , l’esistente.
Lei, Dott. Cambi , negli anni ’70 – anni decisivi nello sviluppo strutturale ed infrastrutturale del nostro capoluogo, e ahimé, definitivi , se nessuna opera pubblica rilevante è stata più realizzata da allora, ma solo tutta una serie di aggiustamenti intorno ad un’idea sballata, starata, della città che l’ha sempre vista a rimorchio della regione nel suo rapporto coi cittadini e col suo territorio- presumo non fosse ancora approdato a Macerata, mentre la sottoscritta era troppo giovane per interessarsi di questioni come queste, ma la storia resta incisa nella cronaca , basta perciò informarsi da quei protagonisti e testimoni viventi , qualcuno coi capelli bianchi siede ancora lì tra i banchi del Consiglio comunale e regionale , e chiedere, perchè ,la scelta di realizzare il nuovo ospedale su quello vecchio, posto nel centro urbano, già scollegato dal resto del mondo più di quanto lo sia oggi , piuttosto che seguire l’idea di alcuni amministratori più avveduti che proponevano la sua costruzione a valle, Piediripa, prossima al collegamento con la superstrada .
Va bene che del senno del poi sono piene le fosse , e che i discendenti in linea retta di quella scelta scellerata presa allora , eccoli qui oggi a completare l’opera col farci soffiare l’ospedale di Macerata riempiendo l’aria intorno di parole vuoto-piene, come quelle su altro piano che il nostro “ Giovane favoloso” avrebbe bene potuto inserire tra quelle elencate nella sua splendida “ Poetica del vago e dell’indefinito”, parole cioè come territorio, reti sanitarie , che in quanto vaghe, incomplete, indistinte, stimolano l’immaginazione, confondono l’animo, come la parola “ notte” per Leopardi confonde ogni oggetto, ma chiunque riesce a pensare quale diverso destino per l’ospedale , e per Macerata, SE fosse stata adoperata un minimo di diligenza amministrativa e di lungimiranza pratica. Intanto, quei problemi da lei sollevati, oggi non sarebbero problemi perchè risolti alla radice, e lo stesso tutte le cose da fare che ha elencato; altro che eliporto avrebbe potuto avere oggi l’ospedale di Macerata se fosse stato a Piediripa, e Macerata altro che svincoli , strade di collegamento, servizi e strutture, poichè l’ospedale andava servito di tutto per svolgere un più ampio ed efficiente servizio sul territorio, e lo Stato all’epoca spendeva in lavori pubblici, poteva spendere, a differenza di oggi.
Perchè non ci dice il Consigliere Sciapichetti , a chi si deve quella scelta di soffocare l’ospedale cittadino entro le mura , invece di dargli una migliore collocazione spaziale e con vista sul futuro ? Vedi Ancona con le Torrette , oggi quartiere satellite di una serie di frazioni inglobate in un progetto urbano, e infatti ,raccoglie il seminato. Macerata, s’attacca. Ma il bello è, che sono sempre loro, in via diretta o indiretta, gli stessi a decidere ancora oggi le sorti dell’ospedale di Macerata. Sbagliarono allora, la tendenza ci dice che anche stavolta il loro margine d’errore è elevatissimo. Una catena d’errori che però, non saranno mai loro a pagare.
Nota a margine. Ha citato Pirandello ” Uno, nessuno, centomila” , a proposito di Uno e centomila : che fine ha fatto la città dei centomila? No, perchè, se almeno quella fosse stata realizzata, magari si poteva conservare anche l’ospedale nel capoluogo dei centomila, che invece è scesa a QUARANTAmila.
@ Mario Iesari
Apprezzo il tuo pensiero positivo quando scrivi “Per cui l’ Ospedale, io direi del Territorio di Macerata, sarà vivo e vegeto nei prossimi decenni in quanto complessivamente (classi dirigenti e cittadini) saremo in grado di individuare e di realizzare progetti di sviluppo competitivi e sostenibili sulla base di una idea complessiva di città e di territorio . E la qualità delle dotazioni sanitarie (in termini di competenze e di infrastrutture) saranno causa ed effetto di questo risultato.”, ma tu capisci bene che da quanto ho scritto sopra, a me suona più come una minaccia in mano agli stessi soggetti di sempre. Il vantaggio competitivo per l’ospedale locale, è andato, perso una quarantina d’anni fa. Troppo tardi ce ne se accorge.
E poi , ci si dice, ” siete troppo polemici” ? Troppo? Polemici??
Potevano meno spradoneggiare su Macerata come hanno fatto, come fosse ” cosa loro”, anziché pensare agli interessi reali dei cittadini, se oggi non ammettono nemmeno le nostre critiche, insieme ai loro errori madornali.
@ Tamara Moroni
La citta dei centomila NON esiste più, da un pezzo (mi dicono sia stata buttata tra i rifiuti politici cittadini, assieme ad altri lungimiranti progetti!!! 😀 )
Siamo nell’era digitale, quindi aggiornati alla (in technicolor 3 D) “Macerata 2.0
Ora siamo pertanto giunti alla “CITTA’ DIFFUSA” che, solo per caso, è uguale e identica spiaccicata all’idea (ormai vecchia di oltre 25 anni) della citta dei centomila
E guarda caso (ma è SOLO un caso!!) tra “centomila” e “diffusa”, ieri come oggi, sono sempre gli sessi soggetti (politici/edificatori) a girarci intorno (o i loro galoppini).
Gianfranco, ti sbagli. La città dei centomila esiste, l’hanno realizzata a nostra insaputa. Solo che in fase esecutiva del progetto a lungo termine ,si è dissolta Macerata e ora si chiama Ancona , Pesaro, e prossimamente, Fermo.
Ecco perchè non risulta sulla carta geografica.
Quindi , può dirsi ampiamente raggiunto e superato l’obiettivo dei centomila (abitanti) 😉
Pienamente d’accordo con l’autore dell’articolo. Qual’è l’ uscita da questa situazione? Presto i nostri amati politici faranno i conti con una situazione sociale insostenibile.
p.s.
e poi sto zitta altri 7 o 8 mesi, ma il tema, e la provocazione di Sciapichetti sono troppo forti.
Un suggerimento quindi a Sciapichetti, che tardivamente , torna sui passi della politica di cui è figlio e parte attiva , pensa , e pensa in grande. Non so con quali mezzi economici , ma saprà lui.
Perchè quella ” moderna struttura ospedaliera lungo l’asse della S.S 77 ” che ha in mente, non va a realizzarla a Valleverde, area ormai deturpata per sempre e urbanizzata , senza adeguata viabilità, al solo scopo di creare diseconomia, perchè costa alla collettività mantenerla in assenza di insediamenti industriali per i quali ( diciamo così) è stata realizzata?
Almeno finalmente farete una buona cosa per Macerata, e tutto il comprensorio. Risparmiando anche, visto che tutto ormai lì è compiuto e rimettere a posto le cose come stavano prima è impossibile, come anche portarci fabbriche, imprese, uffici, specie di questi tempi e fino ai prossimi non so quanti anni. Ecco un’ipotesi concreta di sviluppo sostenibile, di utilizzare l’esistente, che tanto si sente in bocca al PD.
E finalmente così, come nelle favole più belle, anche l’Avvocato Pambianchi avrà il suo agognato svincolo di San Claudio, e per una utilità sociale ben giustificata dal cemento.
Sicuro, che a quel punto verrebbe finanziato,e non dal Comune di Macerata che finora lo ha scaricato su quello di Corridonia, come se questa, avendo l’ingresso della superstrada nella sua zona artigianale e industriale, fosse lei l’interessata a realizzarlo…
Basta qui.
..Signora [email protected] ..PERCHè NON RISPONDE????
@ Alessandro Bonifazi.
Si rilassi, non intervengo mai mentre sono in servizio.
Lei, piuttosto, chi è? Ho il piacere di conoscerla?
..ma che brava!! ..non ci conosciamo, la conosco solo come personaggio pubblico!!! …e.. ..in bocca al lupo per le prossime comunali!!
Carlo Cambi Sindaco !!!!!!!!!!!!!!!!!
Ringraziamo Cambi per il feroce attacco nei confronti del Consigliere Angelo Sciapichetti, peccato che aldilà delle offese, viene da pensare che Sciapichetti gli abbia rigato la macchina o lo abbia picchiato quando era bambino altrimenti un tale livore ed astio appare ingiustificato, il Cambi non prospetti alcuna soluzione di merito. Una splendida lezione di populismo, un esercizio di stile letterario, complimenti per le citazioni, ma come sempre contenuto zero. Per una proposta nel merito, rispetto alla questione affrontata in maniera talmente superficiale che arrivati alla fine dell’articolo ci si chiede se Cambi abbia capito che voleva parlare dell’ospedale del capoluogo, rivolgersi altrove.
Purtroppo la politica sanitaria regionale si fa ad Ancona, e Macerata (politicamente e mi riferisco al PD), conta poco o quasi nulla e la colpa è proprio degli attuali rappresentanti.
Santucci, chi ?
Non vedo piu’ la prova del cuoco per evitare…..va a finire che devo smettere di entrare su CM!!!!
ho aperto l’articolo proprio per via della citazione dantesca nel titolo, solo che non è il canto V, come detto nell’articolo, ma per correttezza è il canto VI.
E’ il canto VI quello dell’invettiva, che nell’inferno è rivolta alla città di Firenze, nel purgatorio è rivolto all’Italia e nel Paradiso,bè in Paradiso non c’è spazio per l’invettiva…