Oculistica tra Macerata e San Severino,
si decida in base ai flussi

Il convegno proposto dall'ordine dei medici ha evidenziato lo scollamento tra la medicina che serve il malato e le norme che la guidano. Ad evidenziarlo anche le statistiche a disposizione degli enti regionali preposti

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La lezione di anatomia di Rembrandt

La lezione di anatomia di Rembrandt

di Donatella Donati

Il convegno organizzato dall’ordine dei medici di Macerata dedicato alla “medicina debole” nell’aula sinodale della Domus San Giuliano ha raccolto un centinaio di medici su un argomento che ben si allaccia a tutto quanto è stato scritto e si continua a scrivere sul tentativo di espropriare Macerata di due reparti fondamentali, Oculistica e Otorino. La debolezza della medicina oggi con una sintesi fatta dal presidente dell’Ordine Americo Sbriccoli che per tanti anni è stato primario chirurgo nel nostro ospedale è strettamente legata ripetendo le sue parole “alle norme codificate nei contratti del pubblico impiego piuttosto che alle regole non scritte della buona pratica clinica”. Gli oratori che si sono succeduti, tutti di considerevole livello nel campo dell’organizzazione dei medici e lo stesso vescovo di Macerata, hanno messo in evidenza lo scollamento tra la medicina che serve il malato e le norme che la guidano, con riferimento anche a statistiche. I numeri sono importanti per conoscere la realtà delle situazioni. Ad esempio il professor  Cingolani medico legale dell’Università di Macerata a proposito dei casi penalmente rilevabili che giungono in tribunale per il contenzioso tra malato e operatori ha affermato che nonostante la legge del 2011 lo preveda, il flusso di tali casi, irrilevanti per numero rispetto alla grande quantità dei pazienti che accedono alle cure, non sono ancora stati statisticamente e oggettivamente comunicati. Parliamo di flussi dunque.

Sono state fatte statistiche precise sul numero di pazienti che accedono dalla città di Macerata (40.000 abitanti) al reparto di oculistica rispetto a quelli che dalla città di San Severino (13.000 abitanti) accedono al reparto di oculistica del suo ospedale? Ho telefonato all’ufficio Controllo di gestione della Direzione Area vasta n. 3 esclusivamente per sapere se esiste un ufficio statistica. Ho avuto una secca risposta di rifiuto di divulgazione di dati avendo io solo chiesto se c’era qualcuno che se ne occupava, sebbene mi fossi ben qualificata con mio diritto all’informazione. Ho telefonato allora alla Direzione sanitaria chiedendo la stessa cosa e mi hanno messo in contatto con la dottoressa Mazzoccati che mi ha detto cortesemente che si fa regolarmente una raccolta di dati sui flussi che viene inviata poi alla Regione. Il ministro Lorenzin nella riunione a Civitanova di sabato scorso ha confermato che il Ministero da lei diretto è in possesso di tutti i dati che riguardano la situazione della sanità nel territorio nazionale perché le regioni regolarmente inviano comunicazioni sui flussi. Ci piacerebbe sapere per quale motivo discutendo su questi flussi oculistica dovrebbe esser spostata da Macerata a San Severino. Ragioniamo inoltre sui costi che si traducono sempre in numeri. Intanto chi paga la dismissione senza averle usate delle apparecchiature collocate circa quattordici anni fa al sesto piano del nostro ospedale e rimaste lì per tanto tempo per mancanza  di un collaudo delle misure di sicurezza del  piano  con eventuale messa a norma? Chi paga i trasporti di cui i maceratesi saranno costretti a servirsi, taxi ed ambulanze perché non sempre specialmente gli anziani possono contare su figli o nipoti che presumibilmente lavorano ? Per tornare al vecchio signore di cui abbiamo parlato la prima volta che si è dovuto servire dell’ambulanza per un piccolo intervento a San Severino, la stessa gli è costata 90 euro per i due viaggi di andata e ritorno.

L’ospedale di San Severino è periferico e anche prendendo il treno bisogna poi arrivarci con un taxi o si pensa che i minorati della vista conducano tranquillamente un’automobile? Il codice di deontologia medica, lo abbiamo ben capito, cozza contro i nuovi protocolli stabiliti per la riduzione della spesa. Un tempo ad esempio il paziente del reparto di diabetologia, soprattutto se al di sopra dei 70 anni, veniva richiamato a visita di controllo ogni 4 o 6 mesi per verificare lo stato della sua salute in relazione alle cure che seguiva. Oggi si è passati all’anno di verifica cosicché una persona ultra ottantenne viene riammessa a controllo, telefonare al cup mi raccomando, dopo un anno pensando forse a una soluzione finale della malattia. Uno degli oratori ha usato una frase lapidaria per mettere in evidenza la frattura tra bisogno e risposta “ il servizio è pubblico solo per chi paga” riferendosi ai tempi lunghissimi tra una richiesta di indagine alla definizione da parte del cup della data in cui effettuarla e questo succede anche per indagini che sono ritenute obbligatorie proprio per la prevenzione e quindi anche riduzione della spesa. Anche a proposito della campagna tanto sbandierata per sconfiggere il cancro alla mammella per il quale sarebbe obbligatoria dopo quarant’anni  una mammografia annuale,  possono passare 18 mesi tra una indagine e l’altra secondo l’assegnazione della data da parte del cup . Per ora ci confortiamo con il  risultato della raccolta delle firme di tre gruppi consiliari sperando nello  stop al trasferimento di oculistica. Il metodo usato non è quello della prepotenza, al contrario quello del pieno rispetto delle regole e dei diritti del malato. Una vittoria su questo campo può significare un avvio al miglioramento dei servizi sanitari dell’Area vasta n. 3 anche in altri settori.

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