Task Force sanità, Pensare Macerata:
“Un documento comune e poi in Regione”

MACERATA - In attesa della risposta del sindaco Carancini le liste civiche di opposizione incassano l'appoggio de gruppo guidato da Bianchini. Sel : "Si vuole smantellare il Servizio sanitario pubblico, le nostre proposte"

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Da sinistra Michele Schiavoni, Fabio Angeloro, Federica Curzi, Massimiliano Bianchini, Paolo Angeletti durante un incontro

Da sinistra Michele Schiavoni, Fabio Angeloro, Federica Curzi, Massimiliano Bianchini, Paolo Angeletti durante un incontro della lista Pensare Macerata

 

di Claudio Ricci

Aspettando la risposta del sindaco Romano Carancini, le civiche di opposizione incassano una prima adesione da parte della lista Pensare Macerata, alla proposta lanciata ieri sull’opportunità di recarsi, con una delegazione guidata dal primo cittadino, dal governatore Spacca per chiedere chiarimenti sulla sorte dell’ospedale maceratese, ritenuto a rischio di progressivo smantellamento (leggi l’articolo). L’appoggio da parte della lista di maggioranza arriva con un comunicato a firma di Fabio Angeloro, infermiere all’ospedale di Macerata e membro del movimento civico guidato da Massimiliano Sport Bianchini:

«Alla luce dell articolo e del rinnovato interesse da parte delle liste civiche cittadine riguardo l’argomento sanità, la lista pensare macerata riceve ed accoglie l’invito a partecipare ad un tavolo di lavoro con le altre compagini politiche cittadine al fine di salvaguardare l’ospedale cittadino dal sistematico smantellamento che prosegue imperterrito. E’ opportuno però ricordare come la nostra lista non sia stata con le mani in mano negli anni, pensiamo al consiglio comunale aperto soprasseduto nella struttura con le medesime liste) ed ai tavoli di lavoro (l’ultimo di due settimane fa) con le sigle sindacali Cgil e Cisl. A nostro avviso l’obiettivo ultimo dovrebbe essere quello di stilare un documento comune che poi dovrà essere presentato in regione con capofila il sindaco Carancini. Il nostro ospedale, per metà vuoto sta perdendo il suo ruolo che l’ha contraddistinto negli anni, cioè un ruolo di centralità per l’intero territorio provinciale, perdendo reparti specialistici con sistematici accorpamenti delle unità operative, non facilitando di certo l’operato dei sanitari. Ultima notizia preoccupante sono i 7 milioni di euro di tagli messi in preventivo dalla regione, chi ne farà le spese? Sempre la nostra area vasta a favore di quella anconetana e fermana? E’ ora di risposte. In un momento così difficile tutti dovremmo far fronte comune, tutelare la nostra città e tutto un territorio che dovrebbe avere come riferimento l’ospedale provinciale».”

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Maria Teresa Carloni

Maria Teresa Carloni

Interviene sul tema anche Maria Teresa Carloni (responsabile sanità Sel Marche):

“Anche sul versante ospedali la Regione Marche, così tanto virtuosa, non ci pare stia in ottimo stato. A Pesaro il sindaco propone un altro sito per il nuovo ospedale unico e il sindaco di Fano non lo vuole, a Fermo tutti i sindaci lo vogliono ma non ci sono i soldi e a Macerata il sindaco ci dice che  l’ospedale non è a norma (dal 2005!).  A Macerata mancano ancora alcuni primari, il personale lavora a ritmi impossibili, alcune chirurgie hanno garantito in estate solo gli interventi urgenti per permettere il godimento delle ferie. Ma anche i servizi territoriali non godono di un’ottima salute: i ticket insopportabili costringono a scegliere chi in famiglia debba fare gli esami, chi possa rinviarli, chi possa rinunciarci, le liste di attesa sono lunghissime per cui ci si rivolge al privato o se hanno i soldi e pagano possono fare esami dopo pochi giorni nel servizio pubblico. La scelta di finanziare solo il completamento dell’emodinamica al fine di ridurre le liste d’attesa ci pare a dir poco fantasiosa. Insomma se paghi ti curi, altrimenti aspetti o rinunci. L’assistenza domiciliare si è ridotta, la maggior parte degli anziani non autosufficienti è a carico del lavoro di cura delle famiglie e quindi in buona sostanza dell’assistenza delle donne, i malati di Alzheimer debbono accontentarsi al massimo di Centri diurni, l’integrazione sociale e sanitaria non c’è.

Non ci sottraiamo alla discussione su eventuali accorpamenti, sul superamento dei doppioni, ma tutto deve essere deciso all’interno di una pianificazione generale che tenga conto dei bisogni della popolazione e non della presenza o meno di quel primario o di un semplice calcolo economico. Chiediamo che rapidamente sia garantito il turn over al 100% del personale a tempo indeterminato e che non ci sia un ulteriore taglio sulla spesa per il personale. Vogliamo discutere dell’ istituzione delle Case della Salute: dove e di che livello. Perchè la Regione non ha previsto una Casa della Salute a Matelica? Dimenticanza? Vogliamo discutere sui posti letto previsti per le Residenze Protette e vorremmo conoscere se a Macerata sta andando avanti il progetto presentato al teatro Don Bosco di una RSA privata convenzionata gestita dal S. Stefano. Forse la sede sarà Villalba? Già tutta la riabilitazione extraospedaliera, quindi la maggior parte, è gestita dai privati, non si vede la necessità di ricorrere ulteriormente al convenzionamento.

I punti chiave su cui vogliamo insistere sono: mantenimento del Ssn pubblico, universalistico ed equo e libera circolazione dei cittadini da una regione all’altra; superamento del sistema dei ticket; revisione dell’attività libero professionale intramoenia; superamento dei due canali prestazioni diagnostiche e strumentali con liste d’attesa di mesi se richieste con impegnativa e di una settimana se a pagamento; finanziamento del Ssn attraverso la fiscalità generale; superamento dell’aziendalizzazione come modello di gestione, superamento della figura monocratica del direttore generale, prevedendo forme di gestione partecipativa e da noi superamento dell’Asur; valorizzazione delle professioni sanitarie superando l’attuale precarizzazione dei rapporti di lavoro, le esternalizzazioni, il blocco delle assunzioni e rivedendo il rapporto con le strutture private; revisione e  potenziamento dell’attività di tutela della salute nei luoghi lavoro vigilando ed opponendosi a tutti i tentativi di riduzione come avviene nel decreto del “fare”: piena attuazione della legge 194  che rischia di essere del tutto vanificata dal numero troppo alto di obiettori di coscienza.

Non ci sono le risorse? Bisogna scegliere: se colpire i diritti al lavoro, alla dignità, alla salute, ai servizi, alle pensioni, o cercare le risorse là dove sono: patrimoniale sui grandi patrimoni, lotta all’ evasione fiscale, lotta alla criminalità organizzata, riduzione drastica delle spese militari e no all’acquisto degli F 35″.

 

 



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