Cemento sul Burchio
Qui i russi vedono l’affare

L'INCHIESTA - Dai tesori archeologici del Piceno al panorama sull'A14. Ecco l'area di 77 mila mq dove la Conero Blu vuole costruire il mega resort che divide Porto Recanati. Da una parte le promesse di scogliere e posti di lavoro, dall'altra il rischio di ritrovarsi con un'altra cattedrale nel deserto dopo il flop turistico dell'Hotel house. (VIDEO-REPORTAGE)

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La vista dal Burchio, dal luogo in cui dovrebbe sorgere l’hotel 5 stelle superior (Clicca sul’immagine per guardare il video)

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I PROMOTORI – Lidya Rita Karmalyuc (procuratirce generale della Conera Blu), Luciano Pantanetti (legale della Conero Blu), Antonio Pettinari (presidente della Provincia di Macerata) e Rosalba Ubaldi (ex sindaco di Porto Recanati)

 

 

di Alessandro Trevisani

Burchio sì, Burchio no. È questo il dilemma che da 295 giorni agita la politica portorecanatese e marchigiana. L’ex sindaco Udc Rosalba Ubaldi il mega resort lo vuole a tutto spiano, e l’ha promosso due volte in Consiglio comunale. A Macerata lo vogliono Confartigianato, Uil e la sezione edile di Confindustria, mentre Luciano Pantanetti, assessore all’urbanistica al comune di Macerata in quota Rifondazione comunista, il resort lo illustra e lo promuove per conto della Coneroblu Srl, della quale è legale. Appoggio pieno dal presidente della Provincia Antonio Pettinari (anche lui Udc), mentre Ubaldi, che siede nel suo stesso Consiglio, certifica l’appoggio deciso del presidente regionale Gian Mario Spacca, il cui nuovo progetto politico, Marche 2020, coinvolge l’assessore per la Difesa del suolo e della costa Paola Giorgi, presente in prima fila all’incontro con Coneroblu il 2 ottobre all’hotel Mondial. Invece il sindaco di Porto Recanati, Sabrina Montali, cerca una via d’uscita non onerosa per il Comune, per quella che chiama una “ulteriore cementificazione a vantaggio del solo privato”, e il 15 ottobre ha annullato la variante vedendovi una quantità di vizi di forma (manca perfino la firma del Comune nell’accordo procedimentale) e uno squilibrio tra quanto la città consegna (77 mila mq edificabili) e quanto riceve (un marciapiede e altri piccoli oneri).

inchieste cmIL PROGETTO parla di un hotel 5 stelle, 40 villette, spa, palazzo dei congressi, una dozzina di attrezzature sportive, centro diagnostico e 17 ettari di verde incluse colture bio e una piscina, più la chiesetta del Burchio restituita al culto. Attenti alla proposta dei russi sono diversi operatori balneari di Porto Recanati, stuzzicati dalla promessa che un ancora ignoto costruttore ha fatto loro tramite l’avvocato Cofanelli, all’indomani dello stop imposto dalla Montali: scogliere al largo per 5 milioni. In ogni caso del Burchio si parla molto per ciò che può diventare: motore di una svolta turistica a Porto Recanati, se il resort decollerà coi suoi 400 posti di capienza, oppure quartiere inutile, ingombrante e desolato, stanti i costi giganteschi e la posizione del resort da molti giudicata infelicissima. Oggi l’area è una zona metà pascoli e metà colture, con una storia considerevole alle spalle. Ma voi il Burchio l’avete mai visto? Sapete dove si trova?

 

 

La vista di villa Terni e di uno spicchio di mare oltre il centrocittà, dalla particella 45, che conserva importanti resti archeologici e appartiene alla Coneroblu

La vista di villa Terni e di uno spicchio di mare oltre il centrocittà, dalla particella 45, che conserva importanti resti archeologici e appartiene alla Coneroblu

La vista del Conero dalla particella 45, un pianoro-gemello rispetto a quello della villa romana del Burchio

La vista del Conero dalla particella 45, un pianoro-gemello rispetto a quello della villa romana del Burchio

RIFLETTORI ACCESI – Siamo andati a dare un’occhiata, armati di videocamera, in una bella giornata di sole (GUARDA IL VIDEO). Al Burchio arriviamo dalla nazionale, svoltando verso l’interno all’altezza di piazza Buenos Aires (ex Corsalini Gomme), poco prima dello stop davanti all’ex hotel Royal. Lasciandoci a destra via Gigli proseguiamo in salita bordeggiando un bosco di pini, finché, passato il ponte sull’autostrada, entriamo in via Montarice. Dopo circa 300 metri, a sinistra, oltre il marciapiede e la staccionata – costruiti dalla 2P di Recanati con fideiussione propria, su commessa di Coneroblu, e già oggetto di polemiche in campagna elettorale – appare il colle del Burchio, disegnato da un crinale che corre parallelo alla strada. Concentriamoci su questo versante: nella parte più vicina alla costa si estende in basso, in una lieve depressione che scende fino a 15-20 metri sotto il ciglio della strada. È qui che sorgerebbero le 38-40 villette del progetto, disposte in file concentriche e terrazzate, rivolte verso lo spicchio di mare che si vede dietro il quartiere Sammarì. Le villette vanno “in discesa”, quindi sarebbero terrazzate e rivolte verso il mare. Quelle poste più in basso inquadrano per forza un panorama meno allettante: il crinale a sud, le altre villette più in alto a ovest, un’erta di terra fin su alla strada a nord e un pizzico di mare a est. Oltre le villette, proseguendo per via Montarice, la depressione risale fino a formare un discreto pianoro con un favoloso panorama: il mare, dominato dall’alto, a est, e la sagoma del Monte Conero oltre i colli di Loreto. Qui dovrebbe sorgere il parco per i bimbi con una piscina e col palazzo dei congressi. Qui è esistita fino a 1400 anni fa la villa romana creata nel III secolo a.C., ed è qui che raccogliamo – e subito dopo riponiamo a terra – un frammento di lavorazione che l’ex presidente dell’Archeoclub Porto Recanati, l’ingegner Marco Bianchi, definisce, senza metterci la mano sul fuoco, “al 90% un manufatto di valore archeologico”.

 

Materiale fittile probabilmente piceno su un terreno proprietà di Coneroblu. Le parti bianche sono innesti di conchiglia

Materiale fittile probabilmente piceno su un terreno proprietà di Coneroblu. Le parti bianche sono innesti di conchiglia

Visuale nord ovest dal luogo in cui sono previste le villette, nel punto più basso della vasta depressione che si apre in questo punto dell'area

Visuale nord ovest dal luogo in cui sono previste le villette, nel punto più basso della vasta depressione che si apre in questo punto dell’area

RESTI PICENI – Ma su questo pianoro hanno già fatto da tempo ponderose ricerche Franck Vermeulen, Gaia Pignocchi e Edvige Percossi (oggi ingaggiata da Coneroblu), e da riprese aeree effettuate nel maggio 2003 è emersa in modo plateale, in base a foto aeree, la traccia di un edificio rettangolare, identificata dal colore giallognolo (non vi cresce il grano) in mezzo al verde circostante. Una miriade di reperti di cemento e ceramica sono disseminati lì accanto, intorno ai pali dell’Enel: sono i resti di una probabile manifattura d’anfore, che in quest’area, nel 2003, vanno dai 30 ai 50 frammenti per metro quadro, come scrivono gli archeologi nel volume ‘I siti archeologici della vallata del Potenza’ (Ministero dei Beni culturali, 2006). “Sul Burchio si trova materiale fittile precedente la fondazione della colonia romana di Potentia, rinvenibile tra i 20 ed i 70 cm nel sottosuolo – spiega Bianchi – e se fosse provato che il complesso nacque nel III secolo a.C. e fu abitato fino al VI d.C., si potrebbero ricavare informazioni preziosissime sul graduale passaggio del controllo del territorio dalla popolazione picena a quella romana”. Ma che c’entrano i piceni? “C’entrano perché sul pianoro che dista 450 metri a sud est dalla villa romana (nella particella 45 del foglio catastale 15, inclusa nella variante del Burchio per destinarla a zona turistico-ricettiva, ndr), appena oltre la A14 si apre una prospettiva entusiasmante, intanto per il lunghissimo periodo di frequentazione, dall’età del bronzo all’alto medioevo (1600 a.C. – 800 d.C. circa) e poi per le tracce di un insediamento piceno (qui fotografiamo quello che è quasi certamente un laterizio piceno, di colore rossastro, con inserti di conchiglie nell’impasto, ndr). Dei Piceni conosciamo le sepolture, ma poco o nulla si sa di centri stabili. Vermeulen scrive che scavare questo pianoro significa gettare luce su un periodo assai poco conosciuto come il cosiddetto ‘tardo-antico’, tra la caduta dell’impero romano e l’avvio della fase medievale”.

La vista che si gode sul Burchio, dall'area in cui sorge la villa romana del III secolo

La vista che si gode sul Burchio, dall’area in cui sorge la villa romana del III secolo

Coneroblu si è detta pronta a valorizzare i reperti del Burchio. A questo punto domandiamo: vale lo stesso per la particella 45, a un tiro di schioppo da Villa Terni? Come mai da un paio d’anni quei terreni non vengono arati? Si vuole iniziare a tutelare quello che c’è sotto? Perché sarà vero che è arduo fare un parco archeologico senza spese ingenti, ma è pure vero, e ce lo testimonia Bianchi, che esistono gruppi di appassionati e laureati archeologi pronti a scavare gratis, e a lavorare nel seguito. E qui subentrano gli “archeologisti” del No resort: perché il lavoro di 30enni competenti nel settore dovrebbe essere meno pregevole e augurabile del lavoro di muratori e camerieri? È impossibile fare un parco con scavi gratis e fondi europei, il tutto monitorato dalla Soprintendenza?

Visuale est dal luogo in cui sono previste le villette

Visuale est dal luogo in cui sono previste le villette

L’HOTEL SULL’A14 – Ma, avendolo evocato, veniamo all’hotel e alle strutture del versante sud del crinale del Burchio. E ci affacciamo quindi non più verso il Conero, ma verso il fiume Potenza e quello che c’è dietro. Ci spostiamo quindi sulla lieve discesa che porta alla zona delle Lame (dove il piano di protezione civile ha individuato due frane in movimento a bordo fiume), nel punto in cui il progetto disegna l’ingresso dell’hotel: qui, a un centinaio di metri a sud est, c’è la A14 col suo clamoroso frastuono, che Coneroblu dice di poter insonorizzare con dei pannelli. E scorrendo con lo sguardo da est a ovest, incontriamo l’Hotel House, un po’ di mare con il centro di Porto Potenza e a circa 7-800 metri i due depuratori di Porto Recanati, la zona industriale, e più dietro i colli di Potenza. La vista è chiusa a destra da una gobba del colle, dietro cui si spalanca un vasto terreno ondulato dove da progetto sono piazzati 9 campi sportivi e due piccoli caseggiati (spa e centro fitness, se non andiamo errati), il tutto circondato dal fiume e dalla boscaglia, nel più perfetto silenzio, accanto alla Costa dei Mandoli. Ma allora perché non risparmiare sulle attrezzature e ricavare qui lo spazio per l’hotel 5 stelle, ponendolo in questa zona più tranquilla? Forse per la natura del terreno, che un coltivatore, al lavoro nei dintorni del ponticello stradale sul Potenza, ci riferisce essere “in più punti acquitrinoso”. Sarà quindi perciò che una pianura silenziosa e ‘reclusa’, in teoria luogo perfetto per un hotel, è stata destinata al tennis e al calcio?

Oggi il marciapiede del Burchio si ferma davanti al ponte sulla A14. Coneroblu chiederà ad Autostrade di poter costruire una camminata a sbalzo

Oggi il marciapiede del Burchio si ferma davanti al ponte sulla A14. Coneroblu chiederà ad Autostrade di poter costruire una camminata a sbalzo

Via del Burchio si dirama da via Montarice direzione sud est. Dall'incrocio si vedono la fermata del bus e il Conero

Via del Burchio si dirama da via Montarice direzione sud est. Dall’incrocio si vedono la fermata del bus e il Conero

TRA BOOM E FLOP – In realtà non sono questi gli interrogativi più inquietanti per quelli del No al resort, che in parte la loro l’hanno comunque già detta nell’urna elettorale, contribuendo ai 2759 voti che hanno eletto a maggio Montali. Il punto centrale, nelle discussioni, è che tra il successo di un 5 stelle sul Burchio e il trovarsi con delle strutture abbandonate per troppi costi e pochi incassi non ci sono morbide vie di mezzo. La maggior parte dei 4 stelle nei dintorni, oggi, arranca per via della crisi e fatica a intercettare ospiti sufficienti a coprire le spese, anche in luoghi dal sapore ben più bucolico. D’altro canto quelli del sì al resort dicono che un 5 stelle che funziona potrebbe essere intanto una fonte di lavoro, transitoria – ma neppure tanto, almeno 2-3 anni – per le ditte edili, e stabile per 125 persone del posto, come da impegno assunto da Coneroblu. A pieno regime il resort sarebbe un volano per l’economia di Porto Recanati, specie contando che il turismo russo ha spiccato il volo nel 2013, passando da 23 mila a 130 mila presenze (+75%), secondo i dati trasmessi dalla Regione, mentre per l’anno prossimo Coneroblu parla di un ulteriore +36%. A ciò va aggiunto il fatto che l’aeroporto di Falconara, in queste ore, sta trattando coi tour operator russi, rimasti orfani, 3 giorni fa, dello scalo fallito di Rimini, città che resta comunque la meta preferita dei viaggi di moscoviti e Co, per nulla turbati dall’embargo e dalle ritorsioni commerciali tra UE e Russia.

Sul versante sud ovest, nella spianata accanto alla Costa dei Mandoli, sorgerebbero le strutture sportive

Sul versante sud ovest, nella spianata accanto alla Costa dei Mandoli, sorgerebbero le strutture sportive

LE  5 STELLE  – Ma occorre anche contare, fanno presente gli alfieri del No, che il resort, per avere le 5 stelle, dovrà aprire 12 mesi l’anno, con servizio in camera 24h per gli ospiti dell’hotel (circa 80 camere), e strutture sempre accessibili per i villeggianti, che secondo l’architetto Biagioli, al completo, sarebbero “da 280 a 400 persone”, secondo come si vuole sfruttare gli spazi. Non si tratta tanto, allora, di fare i “conti della serva” proposti dall’assessore Fiaschetti, che calcola 6 milioni di spesa annua (“ma questo non è il momento per un vero business plan”, ha detto l’avvocato Pantanetti giovedì in sala Biagetti, anche se il 2 al Mondial aveva detto che i conteggi erano allegati al progetto consegnato). Si tratta invece di capire se è più facile immaginare un ricco turista russo sbarcare a Falconara, prendere un taxi o il treno e infine piazzarsi nella villetta in fondo alla lieve depressione a nord est, oppure in stanza dirimpetto alla A14, e magari chiedere champagne a febbraio alle 4 del mattino (e il 5 stelle lo deve accontentare all’istante), integrando questa scena in una prospettiva di budget virtuoso. Oppure se il resort, dopo un avvio reso vivace dalla curiosità, non finirà come altre strutture: Hotel House, nato (e funzionato per anni) come villeggiatura per i turisti del nord, oggi problematico mega condominio; Hotel Royal, abbandonato in condizioni disastrose dopo i fasti degli anni 80, e oggi, ai piani inferiori, ricettacolo per senzatetto e drogati; per non dire delle situazioni come la lottizzazione Zeus, inizialmente destinate soprattutto al turismo, ma che alla fine hanno partorito un 4 stelle con 30 camere (il Life Hotel) di cui circa 15 vista mare, e per il resto solo palazzine, diverse delle quali semideserte. Stessa sorte toccata al Borgo Marinaro, che doveva ospitare turisti, ma almeno ha venduto il grosso dei suoi vani, oltre a dare una sede alla Asur e alla Municipale.

Sul versante sud ovest del Burchio sorgerebbero, da progetto, le attrezzature sportive del resort.

Sul versante sud ovest del Burchio sorgerebbero, da progetto, le attrezzature sportive del resort

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L’hotel Royal è abbandonato da quasi 10 anni, ricovero di drogati e senzatetto

RISCHIO DEGRADO – Ma in generale, avvertono il capogruppo 5 Stelle Gian Mario Poeta e i “paesaggisti” di NPP, una struttura che non si integra con la città, al di là dell’uso turistico o no, è a rischio degrado in una Porto Recanati che conta centinaia e centinaia di irregolari e senza fissa dimora, e che rimane una delle piazze di spaccio più grosse e ricche delle Marche (non si contano più i centri scommesse aperti in centro città, dove sciamano individui che nessuno ha mai visto al lavoro in qualche negozio o ufficio). Pensiamo alla scuola Zanella, in disuso e in vendita da anni: nessuno l’ha voluta, tranne i vagabondi che cucinando qualcosa l’hanno mandata a fuoco lo scorso aprile, e il terrapieno di conifere su cui si affaccia, in un quartiere dove i soli “abitanti” sono i volontari della Croce Azzurra, dall’altra parte del grosso stabile, è teatro di spaccio e di blitz (l’ultimo a giugno) delle forze dell’ordine. La stessa sorte non tocca alla Gramsci, che in parte vive del suo parchetto e delle stanze in prestito ad alcune associazioni, per non dire del periodo elettorale, ma soprattutto è “salvata” dal fatto di essere in pieno centro storico, in una zona frequentatissima. Lo stesso Paradiso Azzurro, in zona Castelnuovo, a pochi passi dal mare, ha venduto un po’ tutti gli appartamenti, ma per anni è stato un cantiere fermo, e poi un gigantesco “colosseo” semivuoto che sbarra la vista del Conero da inizio corso fino al quartiere Europa, e a tutt’oggi funge da riparo da occhi indiscreti per spacciatori e drogati (uno dei quali trovato morto in una siepe lo scorso aprile). Per non dire del ristorante sopraelevato al centro dell’edificio: incompleto e inesistente come attività, pencola come uno scheletro di cemento grigio sopra la piscina condominiale.

La vista di villa Terni e di uno spicchio di mare oltre il centrocittà, dalla particella 45, che conserva importanti resti archeologici e appartiene alla Coneroblu.

La vista di villa Terni e di uno spicchio di mare oltre il centrocittà, dalla particella 45, che conserva importanti resti archeologici e appartiene alla Coneroblu.

LE CONSEGUENZE DEL CEMENTO – Grillini e montaliani, ma anche cittadini distanti dalla politica, rimpiangono il tempo in cui il mare era visibile dal quartiere del Sole, e, pienamente o quasi, dal lungomare: oggi il quartiere Kiro Kiro-Zeus e i numerosissimi ristoranti in spiaggia coprono – salvo un paio di “spiragli” – la vista che regala(va) al Porto fascino e richiamo per migliaia di turisti, con una passeggiata di oltre 2 chilometri lontano dalle auto. Ma il cemento ha invaso anche il colle delle Grotte, dove troneggia dall’alto il “casermone” delle cosiddette case di Mengoni, di recente andate in vendita all’asta di fallimento, ma rimaste vuote, per volontà del proprietario, per un decennio. Mentre è fermo da un po’, col suo incombere sinistro e grigio, il cantiere dell’ultima palazzina delle Torri di Avvistamento: di nuovo casoni davanti al mare, agganciati alla lottizzazione che, a scomputo degli oneri urbani, comprende la caserma dei Carabinieri di viale Europa e un parchetto ancora recintato e mai consegnato al Comune. In questo bailamme di cemento che pezzo per pezzo ha privato Porto Recanati della vista di mare e colli, consegnandole quartieri semideserti e un calo strutturale dell’afflusso turistico dei tempi che furono (tedeschi e lombardi su tutti), giocarsi il resort su 34 ettari – ovvero un cinquantesimo del territorio del Porto – sembra a quelli del No il rilancio disperato del pokerista che sta perdendo parecchio, e che per rientrare punta tutto ciò che ha con una doppia coppia in mano. Non solo: una città che conta centinaia e forse migliaia di vani sfitti, e che soprattutto a Montarice, anzi ai piedi del Burchio, continua a costruire, pare obbedire più al bisogno di affari e di “gloria politica” di alcuni, che non alla sua natura e vocazione di cittadina marittima.

Una costruzione disabitata al residence Mengoni.

Una costruzione disabitata al residence Mengoni

La chiesetta del Burchio risale al 1700. Gli investitori intendono restituirla al culto

La chiesetta del Burchio risale al 1700. Gli investitori intendono restituirla al culto

RESORT E FANTASMI – Ma stando in tema di resort va anche detto che sono già due quelli inclusi nel piano regolatore e mai decollati, nemmeno in parte: la lottizzazione Pierantoni, tra la zona industriale e Chiarino, a un tiro di schioppo dal Burchio, e quella contemplata in zona Laghetti Volpini, mentre una gigantesca area turistico-ricettiva (R1 come sarebbe il Burchio) è pronta a Scossicci, a cavallo dello stradone Sorbelli, pianeggiante e magnificente di verde a una manciata di metri dal mare. Una zona ideale per un resort, quella boscosa, collinare ed elegante di Villa Terni, interessa alla Friuliane Immobiliari, che dopo un primo disco verde della giunta Ubaldi è entrata in contatto col vicesindaco Riccetti: qui un hotel prenderebbe il posto dell’ex scuola Virgo Lauretana, oltre a villini e campi sportivi in una pianura che già in questi giorni si va “riempiendo” di palazzi in costruzione (parliamo dei lotti tra la nazionale e il Royal). Non solo, ma la proponente, con audacia che alla Soprintendenza è apparsa eccessiva, in alto sul colle vorrebbe anche ricavare 5 suite dalla storica villa del conte Tomassini Barbarossa. Ma i cosiddetti “russi” della Coneroblu, in mezzo a questo bendidio di disponibilità, hanno preferito il Burchio, gradevole come suolo ma pessimo come panorama, per diversi motivi che analizzeremo prossimamente.

(1a puntata/continua)

 

A valle di Villa Terni la Friulane Immobiliari vorrebbe costruire villette e campi sportivi

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Lotti in costruzione a Montarice, appena sotto il colle del Burchio.

Lotti in costruzione a Montarice, appena sotto il colle del Burchio

L’hotel Royal è abbandonato da quasi 10 anni, ricovero di drogati e senzatetto

La palazzina interrotta alle Torri di avvistamento, in viale Europa.

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Il residence Mengoni è rimasto quasi deserto per un decennio. Ora cominciano le vendite all'asta.

Il residence Mengoni è rimasto quasi deserto per un decennio. Ora cominciano le vendite all’asta

Il marciapiede del Burchio, costruito dalla 2P di Recanati, è largo 1m40 e lungo 890 metri.

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Il giardino recintato e mai consegnato al Comune, alle Torri.

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Il Borgo Marinaro doveva essere destinato anche a turismo.

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