Dal maggio 2014 Lidya Karmalyuk è procuratore generale della Coneroblu Srl, che manda avanti il progetto del resort 5 stelle superior sul colle del Burchio, a Montarice di Porto Recanati.
di Alessandro Trevisani
La Coneroblu Srl è fiduciosa sul futuro del Parco del Burchio, il resort 5 stelle superior oggetto di una variante che la Giunta Comunale non ha ancora previsto di discutere per l’approvazione, e di altri progetti in via di attivazione a Porto Recanati e dintorni. La procuratrice generale della società, Lidya Karmalyuk, alla presenza dell’avvocato Luciano Pantanetti, assessore all’Urbanistica al Comune di Macerata, e dell’architetto Giancarlo Biagioli, ha tenuto una conferenza stampa per ribadire il concetto e fare alcune precisazioni sui fatti più recenti: Coneroblu conferma l’interesse per una nuova ipotetica lottizzazione a Loreto, stante che ha incontrato nei giorni scorsi il sindaco della città mariana Paolo Niccoletti; conferma in pieno, anzi rilancia, la volontà di portare a casa la variante urbanistica del Burchio, nonostante la gelida opposizione della giunta comunale racchiusa nelle dichiarazioni del vicesindaco Lorenzo Riccetti; nega di voler intraprendere cause di risarcimento, qualora la giunta Montali non porti, entro la metà di novembre, la variante in discussione in consiglio comunale, facendo decadere l’iter. Infine Karmalyuk si appella all’opinione pubblica e agli enti preposti per considerare il progetto Burchio come un volano per l’economia di Porto Recanati e dintorni, a livello edilizio, turistico e commerciale. “Ai turisti russi e asiatici le Marche piacciono – dice Karmalyuk – ma poi frequentano posti come Rimini e la Toscana, perché lì ci sono più strutture: noi non ci limitiamo a progettarne di adeguate, anzi vorremmo anche fare una campagna stampa sui media russi per far conoscere le Marche”.
Tra le altre cose si è parlato dei trascorsi in Spagna della signora, dove Karmalyuk aveva, tra i suoi soci e collaboratori, alcuni personaggi impegnati in vicende penali importanti, oltre a Vladimir Galperin, noto alla stampa come professore di matematica russo, e alla Camera di Commercio come amministratore della Coneroblu – almeno fino al 13 maggio scorso, quando Lidya Karmalyuk assume la procura generale della società con sede in Ancona. Alla fine quello che conta è che Coneroblu ribadisce di voler portare avanti a 5 marce il progetto del resort al Burchio di Montarice (circa 34 ettari con hotel, spa, centro diagnostico e campi sportivi di una mezza dozzina di discipline, più decine di villette, inclusi 17 ettari di verde).
Ma veniamo al succo. Coneroblu, che in settimana ha precisato di aver già investito 5 milioni per l’acquisto dei terreni del Burchio, potrebbe davvero accampare richieste milionarie – appunto – nel caso di stop definitivo alla variante? “Per me è meglio una cattiva pace che una buona guerra – risponde Karmalyuk – ma io sono convinta che col Burchio andremo avanti. Questa cosa la faremo comunque, prima o poi”. Cronisti interdetti: se la giunta non dà l’ok, il resort al Burchio non si fa, obiettano. “Non abbiamo intenzione di procedere a nessuna azione legale, del resto in tutta la mia carriera non ho mai avuto precedenti di questo genere”. Eppure a novembre 2013 Coneroblu ha firmato un accordo di programma col Comune di Porto Recanati, in cui si impegna esplicitamente a rinunciare “sin d’ora a ogni azione (ivi compresa quella di risarcimento danni) per la mancata approvazione della variante”. Stavolta risponde l’avvocato Pantanetti: “Il rischio di un’azione di quel tipo c’è sempre”. Ma almeno Coneroblu si è data un termine per riuscire nel suo intento? “Io sono cresciuta in Unione Sovietica – dice la signora Lidya – dove tutti dovevano essere muniti di immensa pazienza: se per il Burchio ci vorrà tutta la vita, così sia”. Si potrebbe fare presto, intanto, un incontro col sindaco Montali. O no? “Noi lo abbiamo richiesto il 4 di agosto – risponde Biagioli – aspettiamo una risposta”. “Mi auguro di incontrare presto il sindaco – aggiunge Karmalyuk – perché propongo una cosa molto valida per tutti. E francamente non capisco perché sono ostacolata”.
Karmalyuk lamenta l’eccessiva burocrazia italiana: “ Gli investitori stranieri in Italia potrebbero essere molti di più – dice – ma non tutti sono disposti a spendere 5-10 anni della propria vita per realizzare delle cose qua. Il nostro progetto l’abbiamo cambiato molte volte per farlo corrispondere alle richieste della legge e degli enti. Sette mesi fa lo ha esaminato la Regione Marche, che lo ha revisionato per l’ennesima volta: lo abbiamo adeguato in ogni punto richiesto. Non è umanamente possibile controllare altre cose, non c’è davvero nient’altro da controllare”. Ne approfittiamo per chiedere com’è andata all’estero, soprattutto in Spagna e Portogallo, dove Karmalyuk è in attività da anni: ha incontrato problemi? E per rispondere a qualche vecchia domanda di Riccetti, quanti posti di lavoro, e in quali strutture ha dato? “Ho risposto tante volte a questa domanda, e gradisco non rientrare nell’argomento. Là sono riuscita a completare tutto, anzi la gente in quei paesi seguita a propormi affari”, risponde secca Karmalyuk.
Ma torniamo all’Italia: Arturo Maresca è un socio, un regista del progetto Coneroblu, come da lui stesso raccontato alla stampa a dicembre 2013? “Maresca non ha nessuna voce in capitolo, in nessuna circostanza”, è la risposta seccata dell’americana, che in inglese, non tradotta dall’interprete, aggiunge al cronista di CM: “Io non voglio più parlare con lei”. “Ha più rivisto il sindaco Ubaldi?”, chiede un collega. “Siamo rimasti amici”, è la risposta. Altre domande: quanto costa il progetto Burchio nel suo complesso? “Non sono pronta a parlare di questo”, dice Karmalyuk.
Ma la Coneroblu è a conoscenza di un esposto ai Carabinieri presentato dal soprintendente Stefano Gizzi? “No, non ne siamo al corrente”, rispondono insieme Grazioli e Pantanetti. Eppure la cosa ci è confermata via mail dallo stesso Gizzi, il quale afferma di non poter scendere nel dettaglio “perché purtroppo c’è il segreto istruttorio”. Chissà che contiene quel faldone, se davvero è stato aperto, e che c’è scritto nel plico consegnato dagli investitori ai consiglieri comunali della passata amministrazione di Porto Recanati, i quali, secondo quanto afferma uno di loro, si sono impegnati per iscritto a non divulgarne il contenuto: della Coneroblu e di Lidya Karmalyuk abbiamo provato a capirci qualcosa di più, cercando di chiarire da dove viene e che curriculum ha questa americana di origine ucraina, 79 anni da Los Angeles, che proclama di poter consegnare un rinascimento turistico a Porto Recanati – oltre a viverci da parecchi mesi, in centro storico, a un passo dal Municipio. La sentiamo, la leggiamo, l’abbiamo sentita dire, a inizio conferenza, “fatemi tutte le domande che credete sulla nostra società, le sue attività, i suoi soci e vi risponderò senza problemi”. Pazienza, sarà per la prossima.
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AGGIORNAMENTO – Le precisazioni della Conero Blu (leggi l’articolo).
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Certo l’iniziativa imprenditoriale è molto allettante e ricca di benefici per il territorio ma bisogna pure che siano chiariti tutti gli aspetti legati alla società che a quanto dice l’articolo sono estremamente pieni di ombre.
Non vogliamo che la costa si trasformi in un’occasione per affari poco puliti….
È il rischio che bisogna correre. Il turismo come una volta sta finendo. Vado ancora spesso in vacanza all’estero e debbo dire che resort di un certo livello sono pieni di russi, tedeschi, paesi del nord. Vogliono sole tranquillità non il casino delle nostre spiagge. Certo che se vediamo i nostri precedenti degli imprenditori locali tipo ristrutturazione del santa cristiana o din un altro complesso a Senigallia che rimarranno così a vita dovremmo essere non ottimisti.
La signora dice di aver lavorato in altri stati e bene. Certo che di fronte a questa crisi da cui non ci riprenderemo più farsi sfuggire un investimento di questo genere …..