di Alessandro Trevisani
“Per seguire la pratica del resort al Burchio, nei mesi e nelle settimane in cui ce ne siamo occupati, abbiamo impiegato probabilmente l’80% delle risorse della macchina comunale”. Sabrina Montali appare provata ma serena dopo il lungo braccio di ferro coi legali della Coneroblu. La variante adottata dall’amministrazione Ubaldi, con la quale passerebbero a turistico-residenziali 34 ettari al Burchio di Montarice (ovvero circa 1/50 del territorio comunale) l’ha voluta annullare il sindaco col pieno accordo di tutta la giunta (leggi l’articolo), anche se corre voce che il Pd, che aveva consultato due legali diversi dal Berti di Gabicce sentito dalla Montali, sia scontento e in frizione nei confronti degli alleati di maggioranza. Di fatto il resort 5 stelle, che avrebbe dovuto sorgere in 17 dei 34 ettari – il resto andrebbe a verde nelle intenzioni di Coneroblu – al momento è un progetto stoppato, in attesa di conoscere la reazione della Srl, che si prepara ad andare in causa di risarcimento col Comune.
Sindaco, quanto è stato complesso arrivare a questa scelta, al termine di 4 mesi di silenzi e di attesa spasmodica di cittadini e categorie?
“Diciamo faticoso, anche se abbiamo sempre tenuto una linea di azione lucida e convinta”.
Il Pd che pensa dell’annullamento?
“Ho messo a disposizione il parere di Berti, 30 pagine circa, alla segretaria Antonella Cicconi, che mi farà sapere che ne pensano i legali consultati dal Pd sulla questione-risarcimento”.
Veniamo al punto allora: se partisse un ricorso – probabilissimo – della Coneroblu, voi che farete?
“Un momento: l’iter della variante non si è concluso, in Consiglio faremo una delibera che lo completerà. Quindi tutto ciò che posso dire è che allo stato il ricorso non si può fare”.
Parliamo della procedura seguita dalla giunta Ubaldi: perché sarebbe anomala e illegittima?
“Ci sono ordinamenti come Veneto e Emilia che prevedono un accordo procedimentale di quel tipo, ma non da noi nelle Marche. Lì è comunque tutto normato con certe caratteristiche, che includono il contenuto economico, la concorrenzialità ecc, che nell’accordo siglato da Ubaldi, pure avessimo avuto uno strumento simile, non c’erano. Quanto ai ricorsi… Come la girate la girate, qui abbiamo ragione noi. Ne sono certa. E noi ci siamo permessi di parlare solo dopo aver raggiunto questa precisa certezza”.
Quanto pesa una decisione che può spaccare in due la città, almeno nel suo versante più politicizzato?
“Di certo c’è stato un dispendio di energie”.
Azzardiamo una battuta. Non è che chiede il danno biologico a Coneroblu?
“Con un’altra battuta le dico che chiederei i danni morali”.
Quante cose non si sono potute fare per provvedere al caso Burchio?
“Ci sono state diverse emergenze prima del Burchio, le abbiamo seguite e monitorate anche con esposti alla magistratura: ma anche questa era una questione importante. Al comune è costato certo più seguire la variante che l’importo del consulente Berti (2400 euro, ndr). Tra l’altro il nostro consulente è stato pagato con un fondo di scopo creato dalla giunta Ubaldi per questo tipo di ingaggi”.
***
Frattanto anche Confartigianato Imprese Macerata, la più grande associazione di piccole e medie imprese della provincia, vuol far sentire la sua voce, con questo comunicato:
“Non so – afferma Enzo Mengoni, vice presidente provinciale e presidente della sede territoriale di Recanati di Confartigianato Imprese Macerata – se nel dibattito in corso vi siano ragioni ideologiche o politiche, quel che so è che un investimento da circa 60 milioni di euro finalizzato alla realizzazione di un lussuoso albergo con piscina interna ed esterna, palestra, beauty farm, residenze turistiche di pari comfort abbinate ad un centro congressi, ad impianti sportivi, ad un parco giochi pubblico, per una località turistica che aspira a fare un deciso salto di qualità quale è appunto Porto Recanati, è decisamente un’occasione da non perdere. Sarebbe poi il colmo se i soliti slogan contro la cementificazione e speculazione edilizia dovessero portare Porto Recanati a perdere questa opportunità, magari a favore di territori limitrofi: non sarebbe improbabile che la società che ha predisposto il piano cerchi un altro sito per l’investimento, magari in un territorio limitrofo (Loreto?): in questo caso al danno anche la beffa, visto che non resterebbero a Porto Recanati altro che i disagi e gli inconvenienti di un insediamento comunque attiguo (viabilità e traffico soprattutto). Quello del “Burchio” – continua Mengoni – è un progetto imponente capace di generare occupazione, immagine e benessere per l’intero territorio. Avremo una crescita occupazionale nell’immediato, visto che un progetto di tale portata darebbe un grande impulso all’edilizia creando lavoro anche nell’indotto, ma anche una crescita occupazionale a regime (c’è chi stima in un centinaio i posti di lavoro legati alla gestione del resort) senza contare i benefici che deriveranno a tutte le attività legate al turismo da una crescita delle presenze (e si tratterebbe di clienti con ampia capacità di spesa) capaci di portare ricchezza a livello diffuso; avremo altresì una struttura ricettiva grande e qualificata, capace di implementare la capacità di accoglienza del territorio. Sappiamo ad esempio che i flussi di turismo dalla Russia (i nuovi ricchi) sono in crescita del 36% e per Porto Recanati sarà importante attingere ad un bacino di utenza qualificata che al momento non trova strutture di lusso nella nostra zona: l’immagine turistica di un territorio si forma sicuramente con azioni mirate di marketing e di comunicazione ma poi ci vogliono le strutture e la capacità di accoglienza. È giusto aprirsi alle nuove frontiere del turismo cercando nuovi mercati e potenziali turisti, ma poi bisogna dar loro la qualità che si aspettano e per farlo ci vogliono strutture di grande livello come il resort del Burchio appunto”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Non ci posso pensare, rapita dai cosacchi? No!
Hanno fatto benissimo a stoppare tutto, c’è già l’hotel house…
Così giovane, così da poco tempo sindachina, e così già in grado di fare stupidaggini, come questo mettere i bastoni fra le ruote al progetto del resort.
L’elezione di questi sindachetti partoriti dalle ultime tornate elettorali, è una conseguenza della cosiddetta ventata di antipolitica, dopo vent’anni che il primo scemo che passava predicava slogan antiberlusconiani e urlava esagitato alla “palingenesi” generale per “salvare” l’Italia dalla “degenerazione” della politica e della società in genere.
Conclusione, adesso bisogna tenersi una come questa sindaca (che in epoche “normali” manco le avrebbero fatto fare la colf a Rosy Bind), e la sua degna maggioranza.
Ora Porto Recanati potrà concentrarsi sullo sviluppo e sui problemi dell’unico vero resort che la giunta giudica degno della città, il resort “cinque stalle” dell’Hotel House.
Prima ho fatto ironia, ora provo a essere più serio. Possibile che un investimento di questa portata non possa portare benefici alla città? Perché, invece di opporsi a prescindere, non si è deciso di intraprendere una sorta di contrattazione allo scopo di, magari, ottenere il più possibile per la collettività? Sono certo che un’altra amministrazione avrebbe colto la palla al balzo, magari mettendo le basi per la costruzione di un benedetto PORTO, di cui la città ha purtroppo solo il nome…