Lidya Karmaluyk, americana, 79 anni, è l’investitrice della Coneroblu che mira a creare un resort a Montarice, ma punta gli occhi anche su Loreto
di Alessandro Trevisani
“Un invito formale all’amministrazione, protocollato al Comune di Porto Recanati”. È questa la definizione che Luciano Pantanetti, legale della Coneroblu, dà della lettera giunta nei giorni scorsi a Palazzo Volpini. La missiva sostiene in punta di diritto le ragioni per cui la Giunta Montali dovrebbe portare al più presto in Consiglio Comunale la variante del Burchio. Un iter iniziato lo scorso 30 dicembre con la adozione a maggioranza da parte della amministrazione Ubaldi, e impantanatosi nel dopo elezioni, giacché la maggioranza che appoggia la Montali ha sempre dichiarato un “no” compatto al progetto del resort al Burchio di Montarice (circa 34 ettari con hotel, spa, centro diagnostico e campi sportivi di una mezza dozzina di discipline, più decine di villette, inclusi 17 ettari di verde), definendolo in parecchie occasioni una forma di cementificazione da rifiutare: se entro la metà di novembre non si dovesse votare in Consiglio la variante decadrebbe, e l’iter ripartirebbe daccapo.
Ma quali sono gli argomenti che ricorrono nella lettera firmata da Lidya Karmalyuk, che della società anconetana ha la procura generale, dallo stesso Pantanetti, per inciso assessore all’Urbanistica del Comune di Macerata, e da Ermanno Calzolaio, docente di Diritto Comparato e titolare di altre due insegnamenti all’Università di Macerata? “Non si ritiene sussistente alcuno spazio, neanche residuale, per u ripensamento sull’opportunità della variante”, si legge nel documento, accessibile a tutti i cittadini portorecanatesi con una semplice richiesta all’ufficio protocollo. Coneroblu considera che dall’accordo di programma sottoscritto dalle parti a fine 2013 il Comune può recedere solo dimostrando che sono sopravvenuti “motivi di pubblico interesse e non di opportunità politico-amministrativa”.
La Coneroblu fa presenti anche le spese sostenute finora, 6 milioni e 176 mila euro, ma in sede di richiesta di risarcimento si potrebbero considerare anche i 62,5 milioni che la società stima essere il valore complessivo del progetto. E se invece bastasse portare la variante in consiglio, anche bocciandola, per eludere il rischio di un giudizio così impegnativo davanti al Tar? È quanto stanno discutendo gli amministratori portorecanatesi, che si sono già riuniti per confrontarsi martedì sera, e presto dovrebbero rifornirsi di un parere pro veritate da parte di un esperto. Quello che è certo è che la Coneroblu si sente forte del suo, anche a dispetto della rinuncia esplicita “ad ogni azione (ivi compresa quella di risarcimento danni) per la mancata approvazione della variante”, come sottoscritto dalle parti nell’accordo di programma. Nodi che a questo punto saranno sciolti da una decisione politica. Oppure, più in là, dalla sentenza di un giudice.
Nell’ultima pagina dell’accordo di programma la Coneroblu si impegna a rinunciare ad ogni azione legale per la mancata approvazione della variante
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Che razza di contratto e’ quello che hannno firmato ?
Che senso ha non chiedere i danni se il comune non ne rispetta le clausole ?
Ha detto il Papa (non pinco pallino ma il PAPA) che non ha mai visto un funerale con dietro il camion dei traslochi. Morale: si dia una calmata!