Resort extralusso al Burchio,
la Coneroblu schiera
una squadra di archeologi

PORTO RECANATI - La società risponde alle obiezioni di molti sul patrimonio culturale dell'area, con un gruppo di lavoro capitanato dall’ex ispettore della Soprintendenza archeologica Edvige Percossi. Presentata una relazione programmatica che prevede nel dettaglio interventi e indagini La Coneroblu è ora in attesa dell’autorizzazione della Sovrintendenza per partire con la campagna di scavi che verrà finanziata dalla Società stessa

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Da sinistra, accanto all’interprete, Rita Karmalyuk ,responsabile del progetto della Coneroblu, Edvige Percossi, ex ispettore della Soprintendenza Archeologica e l’architetto Giancarlo Biagioli

Rita Karmalyuk della Coneroblu

Rita Karmalyuk della Coneroblu

Il progetto del megaresort extralusso da realizzare nel parco del Burchio a Montarice continua ad animare il dibattito a Porto Recanati. Nei giorni scorsi il Consiglio comunale ha approvato la variante relativa all’opera ma non sono mancate le obiezioni da parte dell’opposizione che, tra l’altro, ha fatto leva sull’importanza dei reperti archeologici presenti nella zona (leggi l’articolo). La Coneroblu, società promotrice del progetto, non si è lasciata cogliere impreparata e ha estratto l’asso dalla manica. Questa mattina, infatti, ha presentato una squadra di esperti archeologi, capitanata da Edvige Percossi, ex ispettore della Soprintendenza archeologica, punto di riferimento nelle Marche. «Magari trovassimo reperti archeologici nell’area interessata dal nostro progetto – aveva già detto nei giorni scorsi la responsabile del progetto Rita Karmalyuk, che anche oggi ripete il concetto – saremmo davvero molto contenti. Sarebbe il più classico dei valori aggiunti al nostro progetto che andrebbe ulteriormente a valorizzare e ad impreziosire le strutture turistiche che intendiamo realizzare nell’area». A confermare le sue parole, l’allestimento di una squadra di esperti archeologi pronti a fare tutti gli approfondimenti e gli studi del caso. Questa la composizione dello staff: la Direttrice dei lavori è la dottoressa Edvige Percossi, ex ispettore della Soprintendenza Archeologica ed autrice di numerosissimi scavi e relative pubblicazioni tra cui quelli relativi al Colle del Burchio. E poi ci sono le archeologhe dott.sse Alessandra Ciarico e Tamara Lucchetti, entrambe già collaboratrici usuali della Soprintendenza Archeologica. L’obiettivo dichiarato dalla Coneroblu è quello di «assicurare in ogni modo la salvaguardia del patrimonio archeologico che eventualmente dovesse affiorare nell’area interessata dal progetto».

«Sono orgogliosa di lavorare con persone assai competenti come la dottoressa Percossi – aggiunge la Karmalyuk – per condurre il nostro progetto nel modo migliore possibile”.
L’architetto Giancarlo Biagioli, dello staff di tecnici della Coneroblu ha spiegato: «Abbiamo contattato la dottoressa Percossi già nello scorso dicembre poi a febbraio abbiamo fato richiesta alla Soprintendenza per poter effettuare indagini e scavi preventive. Siamo in attesa di avere l’autorizzazione. La campagna di scavi verrà finanziata dalla Coneroblu che finanzierà anche tutta la successiva valorizzazione dei reperti».

Il progetto del Burchio

Il progetto del Burchio

Soddisfatta anche Edvige Percossi, ex ispettore della Soprintendenza Archeologica ed autrice di numerosissimi scavi e relative pubblicazioni tra cui quelli relativi al Colle del Burchio: «Ho trovato da parte della Coneroblu una splendida sponda, l’interesse autentico alla tutela del patrimonio e alla sua valorizzazione. Abbiamo l’intenzione di indagare tutta l’area con un’indagine a tappeto finalizzata a rinvenire eventuali giacimenti in passato non individuati e a calibrare il progetto definitivo sulla base delle risultanze archeologiche. L’area del Burchio – continua la Percossi – è stata battuta in passato in tutti i modi e con le migliori tecniche a disposizione. Essa è di notevole interesse per l’approfondimento delle conoscenze storico-archeologiche dell’area di foce del Potenza come pure per l’acquisizione di nuovi elementi per una più completa conoscenza della particolare tipologia insediativa di epoca romana che rappresenta la fattoria. L’intenzione di costruire in un’area segnalata per interesse archeologico dà di norma luogo a conflitti di opposti interessi, cui seguono lungaggini burocratiche che talvolta purtroppo incidono negativamente sulla tutela del bene stesso oltre che sulla realizzazione dei progetti. Nel caso in questione, invece, l’intenzione di realizzare un complesso turistico sulla collina di Colle Burchio potrebbe rappresentare un esempio, purtroppo assai raro ma estremamente positivo quando applicato, di positiva convergenza di intenti fra Committenza, Ente locale e Amministrazione periferica dello Stato titolare dell’interesse alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, in questo caso quello archeologico».

E poi ancora la Percossi: «E’ possibile, quando ne sussista la volontà concreta di tutti i soggetti interessati, che l’indagine archeologica non sia finalizzata esclusivamente ad individuare le aree libere da resti antichi per essere edificate ma si effettui con lo scopo, da un lato, di porre le basi in corso d’opera per la futura fruizione pubblica del bene recuperato e, dall’altro, di creare con le opere di nuova costruzione una cornice ad esso adeguata».

Nei giorni scorsi la dottoressa Percossi ha presentato una relazione programmatica dettagliata sull’area del Burchio interessata al progetto turistico della Coneroblu.
Per perseguire l’obiettivo prioritario di assicurare in ogni modo la salvaguardia del patrimonio, sono stati programmati gli interventi e indagini che dovranno essere articolate in più fasi con modalità diverse a seconda dell’entità del rischio archeologico. E’ previsto uno scavo stratigrafico eseguito a mano con la redazione di schede, diario di scavo, documentazione grafico-fotografica, recupero, cernita, classificazione in base ai livelli di provenienza e collocazione dei reperti in appositi contenitori e redazione report finale.
E’ prevista inoltre un’indagine archeologica a mezzo scavo di trincee da eseguire con mezzi specializzati.
In entrambi gli interventi è previsto l’apporto di professionisti specializzati nonché l’eventuale digitalizzazione dei dati e le operazioni richieste dalla Soprintendenza per i Beni archeologici delle Marche.

«Con l’intervento in questione – ricordano i responsabili della Coneroblu – si andrà a valorizzare l’intera area di 34 ettari non solo con la valorizzazione del patrimonio archeologico, ma anche con il recupero della chiesetta del Burchio e della casa padronale, e poi lasciando ben 17 ettari di verde, di cui circa 4 ettari sarà costituita dalla cittadella per bambini, un parco con giochi studiato per le attività all’aperto dei piccoli, potenziando un bosco esistente con nuove piantumazioni di alberi, un uliveto di 4 ettari e superfici per produzioni ortive di qualità. A questo si aggiungerà la creazione di una filiera produttiva “a km 0” con i prodotti della terra della collina del Burchio e di quelle delle aziende agricole adiacenti che verranno consumati sia nella strutture turistiche stesse che introdotte nei mercati locali».



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