Burchio, tutte le incognite
legate al “no”

PORTO RECANATI E IL MEGA RESORT - La Coneroblu dichiara di aver già investito oltre 6 milioni di euro. Si teme la richiesta di un maxi risarcimento se il Consiglio boccerà l'iter. La strategia di Montali e colleghi si impernia sulla verifica delle spese sostenute

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L'ex sindaco Rosalba Ubaldi

L’ex sindaco Rosalba Ubaldi

di Alessandro Trevisani

Dopo la presentazione del progetto della Coneroblu alla cittadinanza, giovedì scorso, e la mossa del Pd che si è affidato a due legali per studiare la pratica, a Porto Recanati ferve la discussione sulle conseguenze di un ipotetico “No” al resort al Burchio, la faraonica struttura 6 stelle, che sorgerebbe sui 34 ettari a sud del quartiere Montarice, poco lontano da Villa Gigli. L’ex sindaco Rosalba Ubaldi ha propugnato il progetto prima e dopo aver perso le comunali a maggio, e oggi può contare su 4 consiglieri. Noi per Porto Recanati, invece, sotto elezioni aveva proclamato in ogni sede la sua contrarietà a questo modello di sviluppo turistico: per l’insistenza di due frane in movimento al margine dell’area, per i beni archeologici presenti a un palmo dal suolo, evidenziati più volte dagli studiosi e dalla Soprintendenza, e in generale per lo stop al consumo di suolo richiesto anche dalla legge regionale 22 del 2011. Nella maggioranza montaliana gli assessori Canaletti e Fiaschetti pubblicano stentorei “No!” sulla propria bacheca Facebook, ricevendo l’apprezzamento di elettori e colleghi contrari a una nuova cementificazione. Compatta appare, in particolare, la trincea riccettiana, coi 5 consiglieri di UPP che si riuniscono a ripetizione per quagliare una strategia di comunicazione intorno alla propria posizione. Ma mentre il sindaco Sabrina Montali, dato il suo ruolo istituzionale, è irremovibile a ogni uscita esplicita, e rimanda tutti all’imminente Consiglio comunale, il Pd ha annunciato di voler consultare due legali diversi dall’avvocato Andrea Berti di Gabicce, formalmente incaricato di un parere dall’amministrazione comunale: una scelta che evidenzia il clima di profonda inquietudine che regna a Porto Recanati, e descrive un contrasto di fondo sul da farsi in seno alla stessa maggioranza.

Il sindaco Sabrina Montali

Il sindaco Sabrina Montali

Ma quali sono i timori in città? Fondamentalmente quelli legati alle possibili conseguenze di un “No” votato in Consiglio, con la bocciatura dell’iter della variante che in 9 mesi ha compiuto diversi passi avanti. In città si parla di risarcimento multimilionario per la variante non portata a termine: in questa prospettiva i cittadini dovrebbero rimpinguare di tasca loro, a botte di aumenti sulle tasse tipo Tari e Tasi, le tasse comunali, svuotate, in caso di condanna da parte del Tar, dal risarcimento da pagare a Coneroblu. Altri timori riguardano ipotetiche penali da pagare, oppure no, da parte dei consiglieri, direttamente dalle loro tasche.
Ma che cosa è plausibile, che cosa è frutto di fantasia? I legali di Coneroblu hanno spiegato la loro in una lettera inviata al Comune a settembre: la società, che preannuncia richiesta di risarcimento in caso di un “no” del Consiglio, fa sapere che “i costi e gli impegni fin qui assunti sulla base dell’accordo integrativo e dell’affidamento ingenerato dal buon andamento del procedimento sono stimati dalla società in euro 6.176.000. Mentre l’investimento complessivo dell’intera operazione è stimato dalla società in euro 62.500.000” (una cifra impressionante che ha scatenato interrogativi sull’esistenza di un concreto business plan, specie considerando che la Srl ha versato finora 2500 euro di capitale). Scrive ancora Coneroblu di avere affrontato “ingenti investimenti per acquistare le aree e le cubature da compensare”.
Ma, com’è normale che sia, i terreni destinati al resort, e oggetto dell’accordo col Comune, furono acquisiti prima delle firme e del voto del Consiglio del 30 dicembre.

Rita Karmaluyk, americana, 79 anni, è l'investitrice della Coneroblu che mira a creare un resort a Montarice

Rita Karmaluyk, americana, 79 anni, è l’investitrice della Coneroblu che mira a creare un resort a Montarice

Da visura storica il pacchetto di terreni fu acquistato da Coneroblu nel febbraio 2013. Ergo, se risarcimento ci sarà, non sarà per qualcosa comprato 10 mesi prima del primo voto consiliare. Peraltro, da visura storica del 6 ottobre 2014, non risulta che, a Porto Recanati, Coneroblu possieda altro che quei terreni oggetto di accordo, mentre un terreno la Srl lo ha comprato a febbraio 2014, ma a condizione che passi la variante entro il 2015; e una promessa di acquisto riguarda, per 1 milione 950 mila euro, 10 terreni e 7 edifici, tra cui la famosa chiesetta del Burchio, che Coneroblu si impegna ad acquistare da La Collina Srl quando sarà tutto pronto per fare il resort.
La strategia di Montali e colleghi si impernia quindi sulla verifica delle spese sostenute da Coneroblu. Nei 6 milioni e rotti vanno  contemplati altri costi rispetto ai terreni: progettazioni, spese di rappresentanza, il famoso marciapiede delle polemiche, che in parte è stato edificato sul suolo della Fondazione Opere Laiche di Loreto – almeno stando alle parole del presidente dell’ente , Rino Cappellacci – e un’altra serie di acquisti su cui Montali sta cercando di far luce per non esporre al rischio di un salasso i suoi concittadini.

Il progetto del Burchio

Il progetto del Burchio

Altra questione è quella della clausola con cui, nell’accordo del dicembre 2013, Coneroblu “rinuncia sin d’ora (compreso il risarcimento danni) a ogni azione per la mancata approvazione della variante”: per il Comune vuol dire che in caso di “no” non si può chiedere nulla, ma secondo il parere redatto per Coneroblu dal professor Ermanno Calzolaio, docente all’Università di Macerata, quella clausola è stata vanificata dai passi avanti che ha fatto il Comune, sicché Montali può tirarsi fuori dall’accordo solo evidenziando “la sopravvenienza di ragioni di pubblico interesse”. Insomma, fatti nuovi e successivi all’accordo che dimostrerebbero che il resort non è più una cosa giovevole a Porto Recanati.
Poi c’è la questione della responsabilità personale dei 16 consiglieri: è da escludere che possano rimetterci di tasca propria, in quanto gli amministratori pagano di loro solo in caso di dolo o colpa grave, e non per la libera determinazione espressa col voto. Anche qui Montali e maggioranza si sentono sicuri del fatto proprio.
In ogni caso siamo alle battute finali: in questi giorni scade il termine per respingere i rilievi che la Provincia ha formulato, con parere complessivamente positivo, lo scorso 15 luglio sulla variante. Se la giunta non porta il progetto in Consiglio potrà soltanto approvarlo o farlo decadere, come suggerito a suo tempo dal consigliere M5S Giammario Poeta. Porto Recanati aspetta, e si interroga sul suo futuro.

 

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