Filippo Ferlazzo oggi al tribunale di Macerata
Al via oggi il processo in corte d’assise per il delitto di Alika Ogorchuwu, alla prima udienza sentiti tre testimoni, poliziotti che hanno svolto le indagini, e visionato il filmato in cui viene ripreso il momento dell’omicidio avvenuto in corso Umberto, in pieno centro di Civitanova, lo scorso 29 luglio. Il processo, in cui è imputato per omicidio volontario e rapina il 33enne Filippo Ferlazzo, salernitano, si è aperto con l’ok alla costituzione di cinque parti civili: moglie e figlio di Alika e quattro cognati, tutti assistiti dall’avvocato Francesco Mantella.
Charity Oriakhi
Non è stata invece accolta la costituzione di parte civile di una associazione di nigeriani, tutelata dall’avvocato Narciso Ricotta. Un’udienza subito operativa che non si è limitata all’apertura del processo e alle richieste di pm, difesa e parti civili ma è subito entrata nel vivo sia sentendo tre poliziotti che si sono occupati delle indagini (e in sostanza hanno confermato quanto scritto nei loro verbali), sia visionando il video in cui viene ripresa la morte di Alika. Un video integrale che mostra sia l’aggressione che i soccorsi da parte del personale sanitario.
Durante la proiezione la moglie del nigeriano ucciso, Charity Oriakhi, è stata accompagnata fuori dall’aula di udienza. Il processo è stato poi rinviato al 12 aprile per sentire la mamma dell’imputato e il datore di lavoro. Inoltre, su richiesta della difesa (Ferlazzo è assistito dall’avvocato Roberta Bizzarri) la prossima udienza verranno comparati i cellulari di Ferlazzo e di Alika. La difesa ritiene che non ci sia la rapina del cellulare che viene contestata a Ferlazzo ma che l’uomo si sia sbagliato a prendere il cellulare di Alika dopo l’omicidio, pensando fosse il suo. L’accusa al processo è sostenuta dal pm Claudio Rastrelli.
Prima del processo questa mattina si è riunita una piccola rappresentanza di nigeriani ed è stato esposto un cartello per chiedere giustizia per Alika, ucciso, secondo l’accusa, dopo aver chiesto l’elemosina a Ferlazzo e alla compagna (estranea alla vicenda). Proprio l’aver chiesto l’elemosina toccando un braccio della donna avrebbe scatenato la folle reazione del 33enne.
(Gian. Gin.)
(Foto di Fabio Falcioni)
L’avvocato Francesco Mantella con Charity
L’avvocato Roberta Bizzarri
Il pm Claudio Rastrelli (secondo da sinistra) nel corso delle indagini
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