Omicidio Alika, Ferlazzo a processo:
si parte il 5 aprile in Corte d’assise

CIVITANOVA - Fissata la prima udienza del procedimento che vede imputato il 33enne salernitano, accusato di aver ucciso l'ambulante nigeriano lungo corso Umberto I il 29 luglio scorso
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Filippo Ferlazzo

 

Inizierà ad aprile il processo per l’omicidio di Alika Ogorchukwu. Imputato il 33enne salernitano Filippo Ferlazzo, accusato di aver ucciso a mani nude l’ambulante nigeriano lungo corso Umberto I a Civitanova. Il 21 gennaio scorso, infatti, è stata notificata al Gip Claudio Bonifazi la richiesta del sostituto procuratore Claudio Rastrelli di giudizio immediato per il 33enne. E’ la prima udienza è stata fissata appunto per il 5 aprile alle 9 davanti alla Corte d’assise del tribunale di Macerata presieduta dal giudice Roberto Evangelisti. La difesa di Ferlazzo, sostenuta dall’avvocato Roberta Bizzarri, ha ora 15 giorni di tempo per chiedere eventualmente un rito alternativo.

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L’avvocato Roberta Bizzarri

Lo scorso 29 luglio Alika, che viveva insieme alla moglie Charity e al figlio di 8 anni a San Severino (con loro abita anche una nipotina) aveva fermato lungo la principale via della città costiera Ferlazzo e la compagna per chiedere l’elemosina. Alika infatti era solito andare quasi ogni giorno a Civitanova a chiedere l’elemosina. Secondo quanto ricostruito, Alika avrebbe insistito e avrebbe preso per un braccio la compagna di Ferlazzo. All’ennesimo rifiuto si era poi allontanato, e sembrava finita lì. Poco dopo però il raptus. Ferlazzo, mentre la compagna è entrata in un negozio, ha inseguito Alika, l’ha colpito col bastone che il 39enne usava per camminare a seguito di un incidente e l’ha tenuto schiacciato a terra fino ad ucciderlo. Il tutto sotto gli occhi e i cellulari dei passanti, una ragazza infatti ha anche filmato la scena.  Ferlazzo si è poi allontanato, ha raggiunto la sua compagna e poco dopo è stato arrestato dalla polizia.

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Alika Ogorchukwu

Il 33enne, che ora si trova in carcere a Montacuto, non ha mai negato quanto fatto. Tramite il suo avvocato ha però fatto presente di avere una patologia psichiatrica, con un’invalidità riconosciuta al 100%. Tanto che nel 2019 la madre era stata nominata sua amministratrice di sostegno. Il 33enne era stato anche in una comunità di recupero sia per i suoi problemi psichici, sia per l’abuso di sostanze stupefacenti. A Civitanova era arrivato ad aprile dell’anno scorso. Ed era andato a convivere con la compagna, trovando anche un lavoro in un’azienda metalmeccanica della città alta. Sembrava pronto per riprendere in mano la propria vita. Nello stesso mese infatti era andato in ospedale a Civitanova, di sua iniziativa, perché stava male. Aveva concordato un appuntamento, che poi era slittato. Ma il 29 luglio la fatale aggressione.

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L’avvocato Francesco Mantella

A dicembre sono arrivati i risultati della perizia psichiatrica affidata dal gip a Gianni Giuli: lo psichiatra ha concluso che Ferlazzo era capace di intendere e volere al momento della brutale aggressione. Da qui la richiesta di giudizio immediato per il 33enne. Il legale della famiglia di Alika, Francesco Mantella, ha già annunciato che la moglie e gli altri parenti si costituiranno parte civile.

(redazione CM)

 

Omicidio di Alika, lo psichiatra: «Ferlazzo capace di intendere»

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