Fase 2, il vescovo Marconi:
«Sulle messe è mancato il dialogo
Le decisioni non si impongono»

RIPARTENZA - Il monsignore che guida la diocesi di Macerata è deluso dalle nuove disposizioni. Evita le polemiche Rocco Pennacchio: «Non vogliamo cedere allo scoraggiamento, almeno le esequie possono essere celebrate»

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Il vescovo Nazzareno Marconi

 

«Capisco che non è facile guidare oggi l’Italia, però questo è un Paese grande e complesso e non la si può guidare senza dialogo». Sono le parole del vescovo Nazzareno Marconi, a capo della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. Anche lui, come la Cei che ha definito «una limitazione alla libertà di culto», il divieto di celebrare messe anche dopo il 4 maggio, è deluso dalle parole del premier di Giuseppe Conte. «Perlomeno mi sarei aspettato che ci avessero detto – continua il vescovo – che c’è un protocollo specifico che indica come la chiesa può operare con il suo servizio pastorale, assistenziale e di vicinanza alla persona. Non pretendiamo di dettare le norme, quantomeno però ci sia dialogo. Le decisioni non si possono imporre, bisogna confrontarsi, così come si fa con tutte le grandi realtà del territorio che organizzano, non solo il culto. Perché la Chiesa, come ha ricordato la Cei appunto, attraverso la Caritas e l’assistenza anche personale garantita dai parroci svolge un servizio importante. Il ministero della Salute, per esempio, ha attivato un numero per il sostegno psicologico alle persone in difficoltà, c’è da tenere presente che questa assistenza è garantita dai preti italiani, che hanno anche competenze psicologiche. La Chiesa dunque può fornire un servizio umano importante anche a chi non crede ed è bene valorizzarlo». Il presidente del Consiglio, dopo la protesta della Cei si è poi detto disponibile a valutare un protocollo per risolvere la questione messe. «Adesso siamo in interlocuzione – ha sottolineato infatti il vescovo Marconi – stamattina, come ogni lunedì, c’è stato il Consiglio presbiterale con i 20 parroci che coordinano le parrocchie della diocesi e aspettiamo informazioni più chiare dopo l’apertura del presidente del Consiglio. Siamo in attesa dunque che la situazione si faccia più chiara».

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Il vescovo Rocco Pennacchio

Non vuole fare polemiche invece l’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio. «Anche noi ieri “speravamo” di poter ritornare a celebrare l’Eucaristia insieme – ha commentato -, pur con delle limitazioni; invece abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che le aspettative spesso generano delusioni. Non vogliamo però cedere allo scoraggiamento né ad un insano spirito di rivendicazione o di polemica perché faremmo il gioco del maligno che vuole dividerci. Invito tutti ad allargare lo sguardo a quanti sopportano limitazioni ben più faticose, non dimenticando, peraltro, che tutte le cerimonie sono sospese, non solo quelle religiose. Apprezziamo che sia stata accolta la richiesta di poter celebrare le esequie con un minimo di dignità, seppur con massimo quindici persone e preferibilmente all’aperto. So bene quanto ci manchi poter vivere appieno l’Eucaristia. Mai come ora dobbiamo riporre la nostra speranza nel futuro che è nelle mani di Dio, pregando e confidando che il numero dei contagi possa ridursi al punto di poter riprendere in sicurezza le celebrazioni col popolo e la vita pastorale delle comunità. Nel frattempo, perseveriamo con fiducia nel comportarci con senso di responsabilità. Rispettando le disposizioni in vigore e in attesa di ulteriori indicazioni, continueremo ad incontrarci a distanza, grazie anche ai nostri parroci, che ringrazio con affetto perché con inesauribile inventiva sperimentano sempre nuove modalità per tenere viva la nostra fede».

(redazione CM)

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