di Mauro Giustozzi
Far arrivare la liquidità il prima possibile alle aziende artigiane per sostenerle in questo difficile passaggio legato alla crisi economica provocata dal coronavirus. Con i Confidi, la Regione Marche che si affiancano alle iniziative prese dal governo Conte in occasione del decreto dello scorso 8 aprile. Proseguono gli incontri online di Confartigianato che ha avuto come tema ‘Uscire dalla crisi: il nuovo Decreto Liquidità’ al quale hanno partecipato il presidente territoriale dell’associazione Renzo Leonori, il segretario generale Giorgio Menichelli, il direttore del Confidi Uni.Co Paolo Mariani che ha affrontato il tema del decreto e gli strumenti per la liquidità, e Massimo Raparo dello studio Cogliandro-Raparo su come gestire lo shock di liquidità sulle imprese. Un tema molto tecnico quello affrontato che però ha confermato le difficoltà che gli artigiani si trovano di fronte per accedere a quella liquidità assolutamente necessaria per far rimanere attive pmi che attualmente sono chiuse e che dovranno ripartire in una situazione complicata. Affiancate in questo da Confartigianato che sta mettendo in campo tutti gli strumenti a sua disposizione, abbassando anche le aliquote dei costi vivi per accedere alle varie forme di credito che il panorama sta offrendo. «E’ chiaro che in questa fase vogliamo aiutare le nostre aziende –ha detto il segretario Giorgio Menichelli- ad avere dei flussi finanziari importanti alla ripartenza di attività che sono chiuse da molte settimane. Ci sono strumenti come la liquidità garantita al 100%, quella fino a 25 mila euro con istruttoria veloce, interventi assistiti dai nostri Confidi che possono assicurare quella liquidità di cui l’impresa deve dotarsi per poter ripartire pagando sia i fornitori che i dipendenti.
Il problema in questa fase è la velocità degli istituti di credito che devono erogare la liquidità necessaria entro aprile: molte imprese hanno ricevute bancarie in scadenza e devono essere sostenute. Sollecitiamo anche la pubblica amministrazione a velocizzare il pagamento dei suoi fornitori tra cui ci sono tante pmi e l’appello alle imprese è quello di usare questa liquidità onorando subito le scadenze con i suoi fornitori. Dai primi contatti che stiamo avendo con le banche c’è un atteggiamento favorevole verso le imprese: anche questi istituti stanno lavorando in condizioni di difficoltà, con molto smart working, ma il fattore tempo è fondamentale per le aziende artigiane. Per evitare il tracollo sarebbe necessario che tra domanda di accedere a questi finanziamenti e la risposta non passasse più di una settimana». Il direttore del Confidi Uni.Co, Paolo Mariani, ha provato ad illustrare quelli che sono i principali strumenti finanziari che sono a disposizione delle aziende per poter affrontare questa gravissima crisi economica creato dall’emergenza sanitaria. «Oltre alle iniziative promosse dallo Stato –ha ricordato Mariani- vorrei ricordare che la Regione Marche, con legge n°13 della scorsa settimana ha messo in campo un sostegno di liquidità verso la micro impresa attraverso i confidi su due linee: la prima di credito diretto tramite Confidi che eroga credito fino a 40 mila euro che diventano 50 mila per le imprese che fanno investimenti con tasso finale dell’1% più basso di quello previsto dal DL dell’8 aprile. Con durata di 96 mesi. La seconda gamba è quella che riguarda la garanzia in conto interesse e in conto spese sempre attraverso i confidi. Ci sono poi gli strumenti che sono inseriti nel decreto dell’8 aprile che garantiscono il debito, ma non sono soldi a fondo perduto. Tramite il fondo centrale di garanzia viene offerta la garanzia al 100% per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 25.000 euro, senza alcuna valutazione del merito di credito. In questo caso le banche potranno erogare i prestiti senza attendere il via libera del Fondo di Garanzia. Poi c’è l’altro aspetto che riguarda la garanzia al 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi) per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 800.000 euro, senza valutazione andamentale».
Tra gli aspetti che saranno decisivi per evitare il default di molte aziende è quello della rapidità di intervento, cosa niente affatto scontata visto che la burocrazia, i numerosi passaggi che di solito sono necessari per accedere al credito ancora non sono del tutto chiari. «Il tempo è un fattore decisivo –ha ribadito Massimo Raparo nel suo intervento- perché la liquidità oggi non c’è nelle imprese chiuse da mesi. In questo credo che un ruolo decisivo lo possano giocare i confidi per agevolare le richieste di credito che giungeranno numerose nei prossimi giorni. Da dati stimati in questi giorni l’Italia perderà un valore liquidità tra aprile e giugno di 30 miliardi di euro, con un prodotto interno che passerà da +1,2% al -9% per un totale di un meno 10,2% che spaventa. Il problema della liquidità futura è urgente: c’è il rischio di uno shock nella filiera, con artigiani che non riusciranno a garantire le forniture alle aziende committenti più grandi. C’è necessità di una terapia intensiva da aprile a settembre. Le aziende devono poter comprare tempo utilizzando leve come l’equity cioè gli apporti di denaro dei soci, debito, tassazione, per la messa in sicurezza dell’azienda. Da settembre in poi si dovrà operare su nuovi processi e pianificazioni aziendali. Le linee di credito da attivare vanno da quella più veloce che riguarda il salvo buon fine ossia i crediti di cui le aziende dispongono che possono essere scaricate subito nelle banche; poi fornitori, riduzione dei costi, cig per i dipendenti, investimenti e manutenzione delle imprese, vecchi e nuovi soci che apportano denaro. Ciò che sarà fatto nei prossimi tre mesi determinerà gli anni futuri delle pmi del nostro territorio».
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