di Alessandra Pierini
Il comitato Stringiamoci a coorte mette il punto che la Giunta e il Consiglio di Macerata non hanno voluto o non hanno saputo mettere sull’annosa vicenda della statua dedicata all’Unità d’Italia che, realizzata da Ermenegildo Pannocchia, sarebbe stata donata alla città. L’opera non è più a disposizione della città.
Il dibattito sull’accettare o meno il dono del comitato nasce che va avanti ormai da quattro anni è evidentemente di tipo ideologico, considerato che il presidente del comitato Giancarlo Cossiri non ha mai fatto mistero di far parte della Massoneria e così lo scultore che avrebbe dovuto realizzare l’opera Ermenegildo Pannocchia. Per questo la statua si è guadagnata l’appellativo “massonica” che, impossibile negarlo, ha creato non poco imbarazzo tra assessori e consiglieri. Il primo passo dell’amministrazione è stato quello di fondare una commissione per l’ornato pubblico che valutasse l’opera. Il gruppo di lavoro formato da Nino Ricci, stimato artista della città, Gabriele Barucca della Soprintendenza per i beni storici e artistici delle Marche, Roberto Perna, direttore del Sistema museale provinciale e componente dell’Istituzione Macerata Cultura, Giuseppe Capriotti, docente dell’Università di Macerata, Pierfrancesco Giannangeli, docente dell’Accademia di Belle Arti ed Enzo Fusari, presidente dell’Ordine degli architetti ha dato l’ok il 20 marzo 2012. Tre le location suggerite per l’opera, largo Beligatti lungo via Mozzi, largo Donatori del Sangue in via Don Minzoni o in via Berardi, nella piazzetta dove attualmente si trovano i bagni pubblici. Ipotesi, quest’ultima, che sembrava la più gradita.
A questo punto la delibera preparata dalla Giunta per l’accettazione dell’opera è arrivata in Consiglio, è cominciato allora un rimpallo di competenze finchè l’allora segretario Le Donne sollevò un problema formale visto che, secondo la legge, non è possibile l’accettazione di opera futura. Il comitato Stringiamoci a Coorte ha pazientato fino a due mesi fa, quando ha inviato l’ennesima lettera al Comune di Macerata.
«Abbiamo comunicato due mesi fa all’amministrazione – spiega il presidente Cossiri – che se non ci avessero dato notizie entro il 30 aprile non avremmo più dato seguito alla vicenda. Non abbiamo avuto nessuna risposta, né sì, né no, quindi abbiamo deciso di chiudere la questione».
Il comitato Stringiamoci a Coorte non ha scelto un giorno a caso come termine ultimo. Lo spiega lo stesso presidente Cossiri in un comunicato stampa:
«La ricorrenza del 30 aprile testimonia il forte legame che la città di Macerata ha avuto con la figura di Giuseppe Garibaldi, che a Macerata si fermò in due occasioni nel corso delle lotte risorgimentali. La prima volta che Garibaldi si trovò a passare a Macerata fu nel dicembre del 1848, mentre si stava recando a Roma per entrare in contatto con il Ministero della Guerra della Repubblica Romana e mettersi al suo servizi. Al ritorno da Roma Garibaldi e la sua truppa vennero festeggiati, il gonfaloniere invitò i maceratesi ad illuminare le strade ed i balconi, mentre sia il Circolo Popolare che altri circoli cittadini, chiesero con insistenza al Generale di rimandare la partenza, prevista per l’indomani, per il Porto di Fermo (l’attuale Porto San Giorgio). La legione garibaldina accettò l’invito e trovò ospitalità nell’ex Convento di San Domenico, oggi Convitto Nazionale, mentre il loro comandante ed i suoi ufficiali si fermarono all’albergo della Pace, una costruzione posta all’interno della cinta muraria, a spese di alcuni cittadini maceratesi. Garibaldi ed i suoi uomini si fermarono a Macerata fino alla elezioni, nel gennaio del 1849, dei 16 rappresentanti maceratesi all’Assemblea costituente che di li a poco avrebbe scritto la Costituzione della Repubblica Romana. Giuseppe Garibaldi risultò tra i deputati eletti dai maceratesi. Al momento della partenza, l’eroe dei due mondi promise di dedicare a Macerata, la città dove si era formata e consolidata la sua Legione, ìl primo fatto d’armi in cui potrà dirsi della legione che ha ben meritato della Patria come recita il testo scolpito nella lapide esposta ancora oggi all’esterno del Palazzo Comunale. Così avvenne con la Battaglia di Porta San Pancrazio a Roma, il 30 di aprile del 1849 nella quale la Legione Garibaldina sconfisse il Corpo di Spedizione inviato da Luigi Napoleone Bonaparte. Da allora il 30 aprile, ogni anno, la Città di Macerata festeggia l’avvenimento con particolare calore. In alcuni periodi le strade venivano inghirlandate, le campane delle chiese suonavano a festa, si festeggiava nel Circolo Cittadino il Giardinetto, formato a Macerata da reduci Garibaldini. Il 30 aprile del 1895 venne inaugurato il monumento a Giuseppe Garibaldi, situato alle porte della Città, nella piazza a lui dedicata.
La città ha conservato a lungo vivo il ricordo di una delle figure che hanno fatto grande il Risorgimento Italiano. Oggi questa memoria tende ad affievolirsi ed è per questo che il Comitato aveva inteso offrire alla Città di Macerata un monumento celebrativo dei valori di quel Risorgimento, strettamente legato alla Storia di questa Comunità. Il 30 aprile scade, dopo ormai tanto tempo, il termine assegnato al Comune di Macerata per avere una risposta alla proposta donativa formulata, ad oggi mai ricevuta dal Comitato. Il termine scade in questa data storica per Macerata, nella quale occorre riflettere e ricordare che proprio la difesa, la riscoperta e la valorizzazione della memoria dei valori risorgimentali fondanti la Nazione possono contribuire, a Macerata come in ogni luogo, a consolidare il riconoscimento di quegli ideali comuni che costituiscono un bene fondamentale per garantire la convivenza civile ed un libero, pacifico confronto democratico purificato da antistorici comportamenti discriminatori. Comportamenti discriminatori che noi vediamo legati più alle idee che ai atti, più ai pregiudizi che alle cose reali. A questo punto va detto che la classe politica maceratese nelle figure sia della giunta che del consiglio e del suo presidente non ha avuto neppure il coraggio di rifiutare la donazione liberale offerta dal Comitato “Stringiamoci a coorte…” coraggio che invece non mancò né a Garibaldi nè ai Garibaldini anche maceratesi, che gli stessi politici oggi onorano, nel mettere in pericolo la loro vita per in idea, per un ideale. Per questi motivi questo Comitato “Stringiamoci a coorte…” si rende, da oggi, indisponibile a mantenere, per le motivazioni sopra riportate l’impegno relativo all’offerta del Monumento commemorativo del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia fatta ben 4 anni fa ed a tutt’oggi non accettata».
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DOPO QUATTRO ANNI SI PUO’ DUNQUE GIUNGERE AD UNA CONCLUSIONE DI TIPO POLITICO ?
PENSO DI SI: A MACERATA, COME DEL RESTO IN TUTTA LA NOSTRA BELLA ITALIA COMANDANO I PRETI PER IL TRAMITE DELLA CONSORTERIA CATTO-COMUNISTA DEI MONTI, FORNERO, BAZOLI, RENZI, PRODI, PROFUMO ED ASSOCIATI . NON FATEVI INGANNARE QUESTA E’ LA VERA MASSONERIA CHE HA SVENDUTO E MESSO IN GINOCCHIO IL PAESE !!!
IL 25 MAGGIO, GIORNO DEL RINNOVAMENTO DELL’ ITALIA BELLA, MANDIAMOLI TUTTI A CASA !!!
A Macerata il coraggio delle idee.
Ma come si fa ,non vi vergognate nemmeno un poco.Quattro anni per una statua!!!!!!Non avete altro da pensare.Fate solo ridere!!!!!
Così sembra (almeno per il momento) chiudersi una vicenda che, in 4 anni, dallo pseudopolitico è passato al ridicolo gossip finendo nel grottesco italico.
Decidere di non decidere, con l’ausilio del segretario comunale che (a tempo scaduto) solleva un capzioso problema formale (nonostante che in Consiglio Comunale siedano molti avvocati che non si eramo, per anni, mai accorti di nulla)…
Rinviare alle calende greche, giocando a rimpiattino sebbene la maggioranza del Consiglio sembrava fosse favorevole, forse perchè i baciapile ancora tengono per i marroni i potenti della Repubblica…
Lavatura di mani, come Ponzio Pilato, a riconoscimento delle iperboliche carambole politiche-elettorali-finanziatorie della nostra (misera?) classe dirigente…
Chissà chi (con lingua biforcuta?) rappresenterà le Istituzioni alla odierna ricorrenza del 30 aprile????
Dispiace che la città perda una bella opera d’arte. Non indago mai, per principio, se gli artisti siano appartenenti a che cosa, ma solamente se sono intellettualmente onesti e artisticamente validi. Gildo Pannocchia lo è. A me bastava. La sua statua avrebbe arricchito la bellezza di Macerata ben più di certi ventilatori pettoruti piazzati senza problema nelle rotonde di accesso alla città. Ma si sa, mancando in quelli una motivazione ideale (e dunque non potendo nuocere in alcun modo, se non alla vista), le porte gli si aprono e le strade gli si spalancano.
Il caro commentatore Fabio Troyli dimentica che analoga sorte (benché lì facilmente motivabile con la faccenda della spesa che sarebbe stata a carico della collettività) toccò al monumento per Padre Matteo Ricci. In realtà, lì c’era un appiglio rapido cui appellarsi per non scontentare nessuno; il comitato di Cossiri, invece, offrendosi di pagare l’apposizione del monumento e la risistemazione dell’area circostante, aveva mandato in malora i circuiti politichesi. Sicché si giunge – dopo quattro anni – ad una analoga conclusione: ni, ma, boh, ehm…
Sob! Sigh!
Quindi, signor Troyli, non è dei preti che dobbiamo liberarci, ma dei politici.
IGNORO SE IL SIG. FILIPPO DAVOLI VIVA IN ITALIA MA PENSO CHE AVRA’ SENTITO PARLARE DEL SIG. MONTI, DELLA SIG.RA FORNERO. DEL SIG. ABRAMO BAZOLI, DEL SIG. RENZI, DEL SIG. PRODI E NON IGNORERA’ CHE PRATICANO IN MANIERA QUASI QUOTIDIANA LA CHIESA ROMANA .
SPERO ANCHE CHE SIA A CONOSCENZA DI COME TUTTE LE BANCHE ITALIANE SIANO IN MANO ALLA FINANZA CATTOLICA E DA ULTIMO ANCHE PER LA NOSTRA BANCA MARCHE SI PARLI DI UN’ACQUISIZIONE DA PARTE DI BANCA INTESA ( ALIAS ABRAMO BAZOLI ), CHE CI SIA UNA CONSORTERIA CATTO-COMUNISTA CHE ORDINA QUINDI L’ATTUALE STATO DI COSE E’ INDUBITATO, SALVO CHE IL SIG. FILIPPO DAVOLI NON CREDA NELLA MANO INVISIBILE CHE DIRIGA LE COSE DEL MONDO, NEL QUAL CASO ALZIAMO LE MANI E PORGIAMO LE NOSTRE SCUSE DI FRONTE ALL’ULTIMO IDEALISTA RESTATO IN CIRCOLAZIONE.
Sì, soprattutto il Monte Paschi di Siena, sig. Troyli…
E quanto all’italianità, mi permetto di pensare il mio cognome un po’ più italiano del suo. Se non altro lessicalmente.
Ad maiora.
Mi chiedo quando si dovrà aspettare affinché sui libri di storia ci sia un minimo accenno a questa domanda che in tanti si faranno: la l’Italia è stata unita per un bene futuro ed ipotetico oppure esclusivamente per allargare i poteri dell’allora re e di tutto quello che lo circondava (massoneria in primis). A Macerata di statue massoniche ne abbiamo tante….
Di sicuro la vicenda è finita nel modo peggiore, cioè per consunzione, senza che l’Amministrazione Comunale assumesse quella decisione, positiva o negativa che fosse, che era comunque tenuta a prendere.
I poteri massonici locali, di concerto con quelli regionali, hanno già realizzato un’opera incredibile che lascerà un segno indelebile nella nostra provincia, nella nostra regione ed anche fuori regione, il titolo dell’opera è IL FU BANCA MARCHE.
Caro Ranzuglia,
a me pare di capire che la FU BANCA MARCHE abbia invece dei nomi e cognomi ben precisi, sia come protagonisti che come comprimari. Non mi pare sia necessario più del dovuto dedicarsi alla dietrologia: direi che basta e avanza ciò che si è visto.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/finanza-e-vaticano-un-intreccio-spinoso-che-passa-forse-anche-per-siena/
CHE TRISTEZZA!!! Macerata è la tomba della politica!!!
Se non sono riusciti a decidere sulla validità artistica di una statua, senza tirare in ballo massoneria ed antimassoneria, cosa riusciranno a fare per risolvere i problemi disastrosi dell’Italia? Con la chiacchere e le castronerie di un Renzi?
Protestiamo con un bel voto al Movimento 5 Stelle, onde evitare di ricorrere ai metodi più sbrigativi e dolorosi di una nuova Resistenza contro la banda di magnaccia che si nasconde dietro alla vecchia Resistenza.
Ha vinto il solito pregiudizio . Se così si respira all’interno delle istituzioni immaginiamo l’ignoranza dilagante di un popolo che va a votare chi …
“Gli uomini temono il pensiero più di qualsiasi cosa al mondo, più della rovina, più della morte stessa.
Il pensiero è rivoluzionario e terribile.
Il pensiero non guarda ai privilegi, alle istituzioni stabilite e alle abitudini confortevoli. Il pensiero è senza legge, indipendente dall’autorità, noncurante dell’approvata saggezza dell’età.
Il pensiero può guardare nel fondo dell’abisso e non avere timore.
Ma se il pensiero diventa proprietà di molti e non privilegio di pochi, dobbiamo finirla con la paura.”
Bertrand Russell