“Un mosaico su padre Matteo Ricci
in Largo Donatori del Sangue”

MACERATA - L'architetto Silvano Iommi suggerisce un progetto alternativo alla statua della Massoneria
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Il progetto dell'architetto Iommi

 

di Alessandra Pierini

C’è, guarda caso, una statua da 186 mila euro che dovrebbe servire per abbellire il Tribunale di Treviso tra gli sprechi segnalati al sito del Governo nell’apposita sezione predisposta per entrare in contatto diretto con il sentire comune. Sembra che la statua-mania impazzi, non solo a Macerata ma, in questa città, va precisato, le spese della realizzazione della statua di Ermenegildo Pannocchia dedicata al 150 mo dell’Unità, sarebbero finanziate da “Stringiamoci a coorte”, comitato del presidente Giancarlo Cossiri che non ha mai nascosto la sua appartenenza alla Massoneria, alla quale aderirebbe anche lo stesso scultore. Da qui l’appellativo di statua massonica. Nei giorni scorsi il Comitato dell’Ornato Pubblico, convocato dall’amministrazione per valutare la statua, ha dato il via libera tecnico al suo posizionamento in Largo Donatori del Sangue o in Largo Beligatti (leggi l’articolo). Lungo via Don Minzoni, nel Largo scelto per la statua, gli ambienti vicini alla diocesi avrebbero voluto una statua dedicata a Padre Matteo Ricci (leggi l’articolo). A tal proposito nel 2008 l’architetto maceratese Silvano Iommi aveva anche presentato una mozione che fu approvata. Il dibattito sulla scelta, in attesa di conoscere la volontà del consiglio comunale, va avanti ed è proprio  Iommi, che allora aveva progettato qualcosa di diverso  rispetto ai bozzetti di Ermenegildo Pannocchia,  per quel luogo, ad intervenire sulla questione:

IMMAGINE-PROG-03-300x225«Se è vero (come affermano gli esperti del settore) – spiega Iommi –  che la prospettiva principale di sviluppo concretamente perseguibile a Macerata è quella “dell’economia della cultura e della conoscenza”, ne consegue che la città deve anche riappropriarsi “dell’identità della propria scena urbana”, intesa come magnete attrattivo. Su quest’aspetto è paradossale osservare come negli ultimi decenni la città ha mostrato una calante attenzione rispetto alla ben avviata fase dei piani di recupero negli anni ottanta.

Certo, quel piano ha evidenziato tutti i suoi limiti e, soprattutto, ha fallito l’obiettivo della restituzione identitaria dei luoghi (scene urbane). Tuttavia, ciò non legittima l’arrendevolezza ai processi di banalizzazione progressiva, registrata nell’”essere” e nel

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L'architetto Silvano Iommi

“fare” quotidianamente centro storico.

 

Per vincere la banalizzazione non basta solo la ricerca di soluzioni tecniche tradotte in sofisticati “abachi”, ma occorre (attraverso una maggiore partecipazione dei cittadini ai processi di qualità del centro storico) incrementare il senso di appartenenza e identità con il patrimonio storico. Per essere più chiari, prendiamo ad esempio la recente proposta di “adeguare” il largo donatori del sangue in via Don Minzoni per collocare “in maniera più congrua” la scultura in ricordo del 150° dell’unità d’Italia. Stando a quanto riferito dalla stampa, l’apposita commissione nominata dal Comune ha chiesto allo stesso scultore di proporre anche una soluzione di adeguamento dello spazio circostante. Naturalmente l’artista ha fatto l’artista e non si è posto il problema della possibile restituzione del carattere storico-identitario del luogo, ma l’ha interpretato come location capace di valorizzare la percezione visiva della propria scultura, lasciando sostanzialmente intatta l’attuale anonimità del luogo.

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Il foro annonario,adiacente al Largo Donatori del Sangue, nei primi anni del '900

Ora tutti sanno (o dovrebbero sapere) che nel 1841 in quel luogo (previa demolizione dell’antichissima chiesa di S. Paolo poi del Suffragio), è stato costruito l’attuale foro annonario (sopraelevato nel 1905), con annessa una piazza a raso collegata direttamente con due gradinate al porticato (loggia del grano) e al loggiato sul lato nord (oggi occupato da un’aula dell’Università). Almeno sino agli anni trenta quello spazio era interamente fruibile e costituiva una straordinaria “scena urbana ” fortemente identitaria e attrattiva (mercato delle erbe, pescheria ecc.). La successiva realizzazione dell’improprio muro perimetrale, a formare un gigantesco e assurdo vaso riempito di terra per far crescere cedri del libano e lecci, ha “di fatto” cancellato il valore storico-monumentale, simbolico e funzionale del luogo. Riappropriarsi di quella identità sarebbe oggi un valore aggiunto per il centro storico e l’intera città.

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Il largo vuoto in una foto d'epoca

E’ dentro questa visione complessiva che sin dal 2008, con alcune associazioni locali, formulai una ipotesi progettuale per la riqualificazione di quel luogo, prevedendo l’abbattimento dell’attuale muro di cinta e il recupero della fruibilità e spazialità precedenti. Un ulteriore incremento attrattivo previsto nell’idea progettuale era affidato alla realizzazione, sul pavimento della piazza, di un mosaico che riproducesse il percorso seguito da P. Matteo Ricci da Macerata a Pechino, con l’indicazione di tutti i luoghi attraversati. Anche questo è un aspetto identitario della città, che ben si raccorda con il racconto culturale mostrato al chiuso dell’adiacente museo Bonaccorsi.

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Largo Donatori del Sangue nei primi anni del 900

 

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Il muro perimetrale del Largo

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Il progetto di Silvano Iommi in versione notturna



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