Menghi: “Statua massonica, civitas Mariae e laicità della politica”

Continua il dibattito sul monumento proposto dal comitato "Stringiamoci a coorte". La Giunta ha approvato all'unanimità la delibera di accettazione, ora la palla passa al Consiglio
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Un particolare della statua

Statua massonica sì o no? Dopo due anni e mezzo di dibattito, commissioni sul decoro pubblico, delibere e contro delibere è ormai chiaro che il problema fondamentale è il venire allo scoperto, come se votare favorevolmente  l’accettazione del monumento potesse significare aderire in qualche modo al movimento massonico.
Ieri la Giunta comunale ha votato, approvando all’unanimità, una delibera di indirizzo che proporrà al consiglio comunale l’accettazione dell’opera di Ermenegildo Pannocchia. L’atto, del quale è stato chiesto da più parti il ritiro, sarà  messo all’ordine del giorno del Consiglio comunale del 28 ottobre, capigruppo permettendo. A quel punto i consiglieri comunali saranno costretti a pronunciarsi, sempre che non emergano ulteriori questioni di competenza.

Intanto sulle vicissitudini della statua interviene anche Gianni Menghi del direttivo del Pdl:

«Dietro i pasticci e le lungaggini sulla proposta del comitato “Stringiamoci a coorte”, emergono chiaramente l’approssimazione e la fuga dalle proprie responsabilità di sindaco e giunta, i quali non hanno saputo gestire un dossier delicato né assumere decisioni chiare e tempestive. C’è da augurarsi che quanto prima, l’esecutivo da una parte e il consiglio comunale dall’altra, ciascuno per le proprie competenze, si esprimano e decidano, senza cercare fumose mediazioni o ulteriori rinvii.
Personalmente, giudico con favore l’iniziativa, che si richiama tra l’altro positivamente al senso del dono e della partecipazione, sebbene senza entusiasmo. Penso cioè che proprio gli ambienti vicini alla massoneria possano trovare mezzi espressivi diversi da un monumento ottocentesco e che parlino meglio all’oggi; che resti il rischio di un’emulazione rispetto alla statua svanita di Padre Matteo Ricci; che “Stringiamoci a coorte” avrebbe dovuto rivendicare esplicitamente con serenità e giusto orgoglio il legame tra la statua e l’esperienza storica e spirituale dei liberi muratori; e che la memoria dell’Unità d’Italia dopo 150 anni è meglio celebrarla con le idee e con le riforme più che con i monumenti.

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Gianni Menghi

Quanto invece al ruolo della massoneria un conto è la riaffermazione, ineccepibile, della sua incompatibilità con il cattolicesimo sia sul piano teorico che pratico; altro conto è temere il confronto culturale e il dialogo; e peggio ancora sarebbe rifiutare alla massoneria in quanto tale (o alle sue derivazioni o alle iniziative che in qualche modo ad essa si richiamano) la possibilità di una cittadinanza riconosciuta e di una espressione pubblica.
Macerata d’altronde è città plurale per definizione, con tante identità e una storia nella quale le influenze della massoneria sono andate ben oltre il simbolismo di una statua per i 150 anni dell’Unità d’Italia! E non dimentichiamo i monumenti a Garibaldi e Mazzini, la toponomastica, varie lapidi e lo stesso Sferisterio, “tempio laico”, per riprendere la suggestiva definizione della professoressa Simonetta Torresi nel suo bel libro sulla storia della massoneria maceratese…
La “civitas Mariae” si onora con la fede e la testimonianza, in città come nelle istituzioni, evitando di inseguire nostalgie o riproporre impossibili egemonie. Ben vengano tutte le battaglie culturali ma rispettando e anzi difendendo la laicità della politica che è condizione essenziale perché l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa non si riduca ad una delle tante parti ma divenga un farsi carico di tutto e di tutti con amore della Verità e realistico disincanto».

(a.p.)

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