Il busto di Mazzini in via Don Minzoni, dove la commissione ha proposto di collocare la statua per il 150° dell’Unità d’Italia
di Matteo Zallocco
“Sì alla statua dedicata al 150mo dell’Unità d’Italia”. Il parere favorevole è arrivato nell’ultima riunione del gruppo di lavoro per il decoro urbano voluto dall’Amministrazione comunale per aiutare a valutare le proposte e le idee al fine di consentire alla Giunta e al Consiglio comunale di prendere decisioni alla luce di pareri competenti. La commissione è composta da Nino Ricci, stimato artista della città, Gabriele Barucca della Soprintendenza per i beni storici e artistici delle Marche, Roberto Perna, direttore del Sistema museale provinciale e componente dell’Istituzione Macerata Cultura, Giuseppe Capriotti, docente dell’Università di Macerata, Pierfrancesco Giannangeli, docente dell’Accademia di Belle Arti ed Enzo Fusari, presidente dell’Ordine degli architetti.
Il gruppo di lavoro ha espresso innanzitutto un parere estetico giudicando “decorosa” la statua proposta dal comitato “Stringiamoci a coorte” che sarebbe espressione delle logge maceratesi aderenti al Grande Oriente d’Italia e che sarà realizzata per mano di Ermenegildo Pannocchia, scultore monteluponese. Quest’ultimo – così come Giancarlo Cossiri, presidente del comitato “Stringiamoci a coorte”- fa parte della massoneria, e in una recente intervista a Cronache Maceratesi (leggi l’articolo) ha sottolineato che non si può parlare di statua massonica: «Una statua è una statua, io non ho pensato una statua ad hoc per la Massoneria. La mia ispirazione viene dall’Unità d’Italia che riguarda tutti gli italiani. Non esiste una tipologia di statua massonica. Di certo sarà realizzata anche se Macerata non la vorrà”.
Il gruppo di lavoro ha elaborato alcuni suggerimenti per armonizzare la statua – alta quattro metri – con i colori della città: ossia sostituire il marmo bianco con una pietra d’Istria e sostituire la pietra nera (colore giudicato troppo cupo) con una pietra grigia.
Per quanto riguarda la collocazione in un primo momento si è discusso se posizionarlo all’interno o all’esterno della cerchia delle Mura, decidendo per la prima ipotesi. A questo punto il comitato ha iniziato a valutare la collocazione più adatta individuandola in via Don
Minzoni, nel cortile della Facoltà di Scienze della Comunicazione dove ora si trova il busto di Giuseppe Mazzini.La proposta della Commissione è di
trasferire il busto di Mazzini in piazza Mazzini, di fianco a quella che era la Casa del fascio e dove ora si trova il catasto.
Nel caso in cui non si vorrà spostare il busto, sono state valutate altre due collocazioni: piazza Cesare Battisti, di fronte al palazzo degli Studi o proprio in piazza Mazzini, sempre di fianco alla Casa del fascio. Nel corso dell’ultima riunione è stato anche detto che tutti i lavori, compresi quelli di sistemazione del giardino di via don Minzoni, dovranno essere a carico del comitato promotore. Il parere del gruppo di lavoro non è vincolante per l’Amministrazione comunale ma è sicuramente molto importante.
“Aspettiamo la relazione che arriverà nelle prossime settimane – spiega l’assessore alla cultura Irene Manzi – Ci sono state riunioni molto proficue ma la commissione non si è ancora pronunciata definitivamente”.
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2012 : MACERATA , CITTA’ DELLA MASSONERIA ( EX CITTA’ DI MARIA )
Mamma mia che fantasia! Ci voleva una commissione costituita a bell’apposta per decidere quello che aveva già deciso lo scultore Ermenegildo Pannocchia. Il sosia di Mazzini rifatto dal Piermarini e tanto caro al buon Pambianchi continua il suo viaggio: posto in origine in piazza Battisti venne delocalizzato lungo via Don Minzoni per poi arrivare finalmente nella piazza omonima tra lumacone e legionari con libro e moschetto, sotto il faro littorio, verso Porta Picena, lo Sferisterio e il gomitolo.
Il Comune ringrazierà commosso la non scelta. E il Vescovo?
Nostre proposte attraverso Mozioni in Consiglio Comunale punto Istituzionale della città hanno chiesto in passato di trasferire il monumento di Giuseppe Mazzini, da Via Don Minzoni difronte al n.c.11, alla omonima Piazza Mazzini luogo certamente più indicato. Mai ascoltati, ci voleva una commissione prestigiosa -gruppo di lavoro per dirlo. E’ proprio vero i migliori consigli e progetti, vengono sempre dall’esterno, quelli del popolo non hanno contano mai nulla. “Stringiamoci a coorte” batte Padre Matteo Ricci 2 a 0. E’ solo questione di secoli.
Ma sono pazzi?
Finalmente una bella notizia!
Macerata verrà invasa da turisti provenienti da ogni luogo per vedere l’opera d’arte del Pannocchia.
Un consiglio alla Commissione composta da raffinati intenditori di arte: cercate di organizzare un tour nel quale includere il museo “Prato” e la stupenda “Rotatoria Via Roma”.
Smettetela di scherzare , maiora premunt!
Caro Sisetto,
sono profondamente deluso dal comportamento di Nino Ricci che qualche giorno fa mi aveva accennato di un sito periferico, una piazzetta dalle parti di via Spalato. Il Prof. mi aveva detto inoltre che piazza Mazzini era uno spazio indefinito per la mancanza di marciapiedi e che il padre aveva abbandonato la commissione dell’ornato pubblico nel 1954, dopo lo scempio della Misericordia: CASA DEL CLERO.
Ai nominati ad usum delphini di tutte le commissioni un pezzo della mia amica Domizia Carafòli (Il Giornale, 15 agosto 2010) : Ci mise tre anni Michelangelo – dal 1501 al 1504 per «estrarre» da quell’immane blocco di marmo delle Apuane la statua del giovane fromboliere colto nella vittoriosa e giovanile arroganza. Ci avevano già provato Agostino di Duccio e Antonio Rossellino, due scultori di tutto rispetto, ma soltanto il Buonarroti riuscì nel cimento e in tre anni, lavorando nel cortile dell’Opera del Duomo, creò il Davide, quattro metri e dieci centimetri di immortale capolavoro.
Accanto al bellissimo adolescente, ancora di più avrebbe sfigurato la goffa statua del Nettuno sulla vicina fontana in piazza della Signoria, opera di Bartolomeo Ammannati ( «AMMANNATO, AMMANNATO, che bel marmo hai rovinato», dicevano i fiorentini).
una bella location non c’è che dire..proprio davanti a quel palazzo Marefoschi già un tempo sede di una nostrana,e più o meno occulta, loggia della “fratellanza”..quando dici la simbologia conta..
@ Tommi Gun
Ha perfettamente ragione quando sostiene che la simbologia conta. Infatti al primo piano di Palazzo Marefoschi dal 1980 c’era la sede della loggia “Helvia Recina”. Probabilmente in quella stanza di settanta metri quadrati, le cui finestre davano proprio sul busto di Mazzini, realizzarono una sorta di Tempio di Salomone, visto che c’erano due meravigliose colonne (Jachin e Boaz ?). Poi nel giugno del 1988 scoppiò un misterioso incendio e la loggia, come l’Araba Fenice, risorse dalle proprie ceneri in via Lauro Rossi.
Onore alla massoneria!!! Fortunatamente non abito più a Macerata e non so se rammaricarmi di esserci nato.
Volgiamo le dimissioni di tutta la commissione!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Idnerogabili e domani mattina!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Padre Matteo Ricci no, Massoneria sì… i massoni contano più dei preti a Macerata!!!
Mazzini e Garibaldi … le due vergogne dell’italia ! (per chi conosce la storia).
Altro che tricolore … e vilipendio alla bandiera …
Che pietoso livello di commenti (soprattutto da tal Marco Marcoaldi)!!!
E qualcuno ancora si offende se viene definito “provinciale dagli orizzonti limitati alla punta del proprio naso”!
per chi non conosce la storia la vergogna dell’italia sono gli italiani
Ma la statua è stata ufficialmente commissionata da qualche Loggia maceratese?
Mamma mia, quanto sono inderteminate e culturalmente infeconde le assessuore di Macerata.
Niente scompare per caso e niente riappare per caso, soprattutto quando c’è chi cerca di valorizzare con tanto di mostra fotografica un complesso singolare, sopravvissuto a due secoli di oblio: il Giardino Marefoschi a Potenza Picena. Il caso venne sollevato da Elisabetta Menghini, giovane architetto che espose una parte dei suoi studi nella Sala mostre “Umberto Boccabianca”. Sorprese come mai, in un’estate all’insegna dell’effimero, ci fu ancora chi cercava di lanciare un progetto di recupero e valorizzazione delle fontane storiche e di un edificio misterioso. Poteva trattarsi di un tempietto per l’iniziazione dei profani, visto che sopra la nicchia di sinistra c’è un gufetto e che nell’altarino centrale c’era un usignolo che doveva essere azionato dalle acque della sovrastante fontana di Gallazzano, recentemente ripulita da alcuni volontari. L’automa usignolo probabilmente fischiettava grazie alle pale mosse dall’acqua dopo un lungo percorso in parte in tubi di piombo: fonte di Gallazzano, vasca quadrilobata con delfino fino al salto nella sottostante fontana. Lo si deduce dall’absidiola aggettante dall’edificio. Da un cabrèo del 1781, ritrovato dagli storici potentini nell’archivio degli eredi della famiglia Marefoschi, si deduce inoltre che del complesso “una cortina vicina alla Fonte di Galazzano di capacità di some 2 circa, con casa per il colono, e giardino d’aranci con stanze 2 da riporre vasi d’agrumi e fiori, e con palombarino, arativa con mori, alberata, una vignola e orto di erbaggi quali si tiene in affitto dal colono con la spesa di scudi 2 l’anno…” faceva parte anche un “caffeaus”. Insomma c’erano tutti gli ingredienti del luogo di delizie costruito per stupire: pesci e fiori esotici, uccelli meccanici e palombarino, con uno dei primi caffeaus per sostare e magari discutere delle vicende umane e sovrannaturali. Un piccolo paradiso terrestre da studiare e soprattutto da recuperare anche perché è lì a due passi dalle mura di Potenza Picena, nascosto dai rovi e dalle tenebre. Una curiosità della mostra era rappresenta da una reclame di un vecchio saponificio locale tanto caro lavandare.
Mi permetta Gabor, Lei rappresenta e contestualizza, in ogni Suo dire, “La voce inascoltata della realtà” in cui l’autore, René Girard, cerca di interpretare “la vita reale e le sue misteriose e ineffabili regole”.
Complimenti, non desista dal Suo fare coerente e dotto, continui!
Grazie Sisetto! Ora decontestualizzo con un gioco scomparso:
Il Gioco dell’Osteria, antica variante del Gioco dell’Oca proposto dall’Accademia degli Intronati di Siena in cui ogni giocatore pesca una lettera e deve poi fingere di tornare da un viaggio e raccontare in quale città è stato, quale fiume ha attraversato, cosa ha mangiato, in quale osteria ha alloggiato, il nome dell’oste, l’insegna dell’osteria e il motto che vi ha lasciato scritto sul muro, e volendo ognuno può aggiungere altre domande alle quali si dovrà rispondere con parole che iniziano con la lettera pescata all’inizio del gioco…