Statua massonica, Piermarini:
“Sbagliato il metodo”

MACERATA - L'artista maceratese che ha realizzato il "lumacone" di piazza Mazzini contesta il procedimento usato per la realizzazione del monumento
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Piermarini-Sandro

Sandro Piermarini

Annullata la votazione della delibera di accettazione del monumento dedicato all’Unità d’Italia che il comitato Stringiamoci a coorte vorrebbe donare al Comune di Macerata (leggi l’articolo). L’atto è stato infatti ritirato dopo che il segretario Antonio Le Donne ha sollevato un problema di legittimità in base all’articolo 771 del Codice Civile che vieta la donazione di cosa inesistente. Sull’ormai annosa questione interviene anche l’artista maceratese Sandro Piermarini, scultore del celebre “lumacone” di piazza Mazzini:

«Siamo nel ridicolo. Il procedimento progettuale per l’artista prevede in primo luogo la conoscenza dello spazio dove sorgerà il monumento e non viceversa.  Scegliere a posteriori ( l’opera è stata già definita) è  da incompetenti. L’artista deve inserire l’opera in uno spazio specifico, misurabile, percepirne la vitalità, relazionarsi con la luce, con i materiali, con il paesaggio e tutto questo avviene prima del progetto. Sono stati individuati tre siti: il largo via Don Minzoni, il largo di via Berardi e largo Belegatti in via Mozzi. Il primo è attualmente occupato dal monumento di Giuseppe Mazzini. Lo spostamento in piazza Mazzini, previsto da un progetto elaborato dall’architetto Strinati, comporterà dei costi importanti che non mi sembrano previsti in bilancio. Il secondo è attualmente occupato dai bagni pubblici, i quali andrebbero demoliti a spese di chi? Lo spazio per dimensione risulta essere piccolo, per una scultura a tutto tondo. Il terzo, attualmente adibito a parcheggio, è di piccola dimensione e necessiterebbe di un adeguato allestimento da sostegno.
In definitiva, resta il fatto che non essendo stata concepita per uno spazio specifico, la sua collocazione risulterà sempre deficitaria.

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L’opera commissionata dal Comitato “Stringiamoci a coorte” allo scultore Ermenegildo Pannocchia

C’è la necessità di una metodologia, riguardo alle acquisizioni, che l’amministrazione comunale dovrà usare per accogliere o rifiutare, riferite ad opere d’arte, quali dono senza onere da parte dell’ente: il tema dell’opera dovrà essere condiviso dai cittadini, evitando contrapposizioni ideologiche e schieramenti politici; la donazione riguarderà l’esecuzione dell’opera scelta tra diversi progetti, mettendo a confronto più artisti; la scelta dell’opera dovrà essere accompagnata dall’individuazione preventiva del luogo di collocazione e i materiali prescelti; una commissione di esperti valuteranno la scelta: architetti, scultori e storici dell’arte. La proposta del tema è il punto di cui l’amministrazione intende far partecipare la città, facendo propria la proposta avanzata da un’associazione, ente o istituzione evitando contrapposizioni pregiudiziali rispetto ai proponenti. In questo caso il tema legato all’Unità d’Italia è interessante e condivisibile. La donazione consistente la realizzazione dell’opera, dovrà essere scelta tra più proposte, evitando così acquisizioni non all’altezza dal punto di vista artistico. Il caso della scultura, donata dal Rotary alle porte della città, è l’infelice risultato che siamo obbligati a tenere. Infatti il luogo, una rotatoria, ed una scultura a medaglia, dove esiste solo un davanti e un dietro, è un’idea dello spazio assente. Statica e pesante. Un linguaggio oscurantista, medioevale, che riecheggia di occulto. Un’accoglienza, all’ingresso della città, negativa e priva di sensibilità. Ci saremmo ricaduti, se non fosse per la sollevazione di una parte della città, alla proposta di una statua a Padre Matteo Ricci, che con l’incarico ad un artista (e non a concorso e quindi poter scegliere), ci saremmo dovuti tenere, piaccia o no. Che debbano esserci degli esperti per la valutazione dell’opera, mi pare evidente, come è evidente la mancanza nella metodologia, per le scelte urbanistiche in generale, di un comitato permanente dell’ornato pubblico (chiamatelo come volete) che evitino lo scempio che sistematicamente avviene nel territorio, nell’assenza di una chiara identità qualitativa, nel perseguire obiettivi che non hanno colorazioni politiche di parte. Nello specifico, il giudizio critico, dell’opera in esame, è negativo, nel senso che l’idea che c’è nel concepire tale monumento celebrativo, risulta essere superata storicamente. Ci troviamo di fronte alla monumentalistica ottocentesca, dal basamento voluminoso con una soluzione centrale a stele, con riferimenti quadripartiti statici. È un intervento debole, il modello figurativo non offre una carica emotiva tale da coinvolgere. Il simbolismo ragionato toglie forza all’insieme».



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