Statua della Massoneria in via Don Minzoni?
La Diocesi non ci sta

MACERATA - Torna alla ribalta la proposta di collocare al posto del busto di Mazzini, l'opera di Virgì Bonifazi dedicata a Padre Matteo Ricci

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Il busto di Virgì Bonifazi dedicato a Padre Matteo Ricci

di Alessandra Pierini

C’è fermento nell’ambiente diocesano dove è passato tutt’altro che inosservato il parere positivo della Commissione per il decoro urbano, voluta dall’amministrazione di Macerata, sulla statua proposta dal comitato “Stringiamoci a Coorte”, che sarebbe espressione delle logge maceratesi aderenti al Grande Oriente d’Italia, per commemorare il 150mo dell’Unità d’Italia (leggi l’articolo). La Commissione ha proposto di spostare il busto di Giuseppe Mazzini da largo Donatori del Sangue, dove si trova attualmente, in piazza Mazzini e di collocare al suo posto la scultura, voluta dal comitato, che sarà realizzata dal monteluponese Ermenegildo Pannocchia.
La proposta, però, ha pungolato l’orgoglio dei diocesani che avevano già previsto per quella piazza tutto un’altro utilizzo e che si stanno preparando per la controffensiva. Nell’ambiente torna infatti alla ribalta un vecchio progetto  proposto anni fa da Giuliana Zampa, maestra in pensione, componente dal 2004 della commissione diocesana istituita per la valorizzazione della figura di Padre Matteo Ricci e per i festeggiamenti dei duecento anni dalla morte. «Sono una maestra in pensione – racconta – e non mi sono mai interessata dello spostamento dei monumenti cittadini ma ho sentito un forte impulso, come se avessi avuto una missione, a far rivivere Padre Matteo Ricci tra i suoi concittadini grazie alla statua che lo rappresenta. Pensai che nel resto della città i busti dei personaggi illustri sono nelle piazze a loro intitolate, proposi quindi di spostare la scultura dedicata Mazzini in piazza Mazzini e di posizionare lungo via Don Minzoni il busto di Padre Matteo Ricci, fatto dal maceratese Virgì Bonifazi, che si trovava allora all’interno del centro diocesano. Il largo dei donatori del Sangue mi sembrava il luogo ideale visto che si trova proprio tra la cattedrale e la piazza. Proposi la mia idea a Monsignor Giuliodori, all’allora sindaco Giorgio Meschini e  all’architetto Silvano Iommi».

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Un particolare della statua di Ermenegildo Pannocchia

Il 23 gennaio 2008 il Consiglio comunale di Macerata approvò anche una mozione  presentata dal consigliere di Forza Italia, Silvano Iommi, per il trasferimento del busto di Mazzini. Lo stesso Iommi progettò anche un intervento per recuperare il loggiato del palazzo retrostante, oggi sede della facoltà di Scienze della Comunicazione. «La mozione non è mai stata applicata – conclude Giuliana Zampa – ma io sono la cugina del senatore Rodolfo Tambroni, anche se non ho mai fatto politica ne conosco bene le dinamiche e so che molte cose che si dicono restano irrealizzate. Io ormai a malincuore ho rinunciato al mio progetto e l’unica speranza che mi resta è che Padre Matteo Ricci in un impulso di santità decida di fare andare in porto il mio progetto». Giuliana ha rinunciato ma sembra che invece che altri, vicini alla Diocesi, siano intenzionati a recuperare il progetto e a contendere il giardino con la Massoneria al grido di “Non può essere Padre Matteo Ricci a farne le spese.
Al di là di chi avrà la meglio, quello che viene da chiedersi è ma è solo un gioco di statue? La guerra di religione in questo caso non c’entra, lo ha sottolineato sulle pagine di Cronache Maceratesi Giancarlo Liuti (leggi l’articolo). Sarà invece che la statua che è già in sé trasfigurazione della realtà, non avrebbe nessun significato,oltre quello artistico o celebrativo, se non ci fossero secoli di storia e di cultura della dominazione che hanno contribuito a renderla simbolo del potere? «La mia non è una statua massonica» aveva tuonato mesi fa Ermenegildo Pannocchia, eppure questa anacronistica battaglia tra statue di diversa ispirazione sembra rappresentare qualcosa di più del semplice gioco delle postazioni. Premesso che le città assumono le sembianze della loro storia e di chi le abita, per cui la fredda collocazione di un monumento rischia di essere un’imposizione dall’alto più che un dono accolto dai suoi cittadini e considerato che ormai, secondo l’avanguardia rtistica i monumenti sono stati sostituiti dai grattacieli,  un elemento che è però sfuggito in tutto il dibattito è che il centro storico di Macerata è sempre più tristemente vuoto e i tentativi di rianimazione sono serviti a popolarlo solo in particolari occasioni. I maceratesi si sentono sempre più lontani dal cuore della città e anzichè appropriarsi dei simboli della loro identità, quale può essere Matteo Ricci, continuano a disperdersi. Così, in una città quasi deserta, una statua, qualunque essa sia, rischierà di diventare meno apprezzata e simbolica dell’ultima statuetta di porcellana nella vetrinetta di un appartamento chiuso da anni. D’altronde il significato del termine statua  è cosa che sta ferma, ritta in piedi e una pietra, qualunque siano le sue sembianze, sembra in questo momento quanto di più lontano dal bisogno di sviluppo di questa città che paga anni di immobilismo, dovuti forse anche al bilanciamento tra poteri e interessi che nulla hanno a che vedere con il bene comune.

 



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