Il problema, caro “Peppe”, non è quanto costa l’operazione, il problema vero è che non c’è l’operazione, non c’è “PROGETTO”
L’iniziativa, come noto, nasce dal programma elettorale del Sindaco Carancini; basta per impegnare il Consiglio Comunale su un tema così importante?
Che è un tema importante lo sostiene Aipark – Associazione Italiana tra gli Operatori nel settore della sosta e dei parcheggi – che dice:” .. in Italia i parcheggi non sono mai diventati quegli strumenti di regolazione della sosta e quindi di riqualificazione urbana che dovrebbero essere, con positive ricadute sul vivere quotidiano. La difficoltà di accesso ai centri urbani infatti in Italia è ancora molto grande…per cui il tema della sosta deve essere parte di un più ampio processo di pianificazione basato principalmente sul trasporto pubblico e sulla plurimobilità.”
La soluzione a questo complesso problema - cioè come assicurare che le città abbiano la necessaria accessibilità, mantenendo allo stesso tempo un ambiente urbano accettabile - sta nell’introdurre una politica integrata della sosta insieme a un sistema di trasporto pubblico efficiente e funzionale.
Non mi pare di aver letto documenti a sostegno del SI o del NO basati su analisi di processi pianificatori sul tema che, evidentemente, sono tutti da fare, come è abbastanza scontato che non può essere un referendum popolare a guidare la scelta, ma bensì un vero processo partecipativo basato sul coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse, sul coordinamento delle politiche e degli strumenti di piano tra settori (trasporti, urbanistica, ambiente, attività economiche, servizi sociali, salute, sicurezza, energia, etc.), tra enti, tra livelli diversi al loro interno e sul territorio e tra istituzioni confinanti.
Dopo ne possiamo riparlare.
Condivido "la soluzione più semplice" di Cerasi, al di la della "scuola ... che si potrebbe usare...", l'area del Tribunale è rimasta di fatto una incompiuta, un BUCO URBANO mai completato in termini di qualità dello spazio pubblico, un ambito che presenta tutte le condizioni per la sua rigenerazione.
A proposito, nella mia ricerca per la rigenerazione della ferrovia Civitanova-Fabriano, lavoro fatto per conto dell'ANCE maceratese, ho suggerito una specifica azione proprio sull'area del tribunale:
Per una nuova qualità dei servizi pubblici basata su tre temi:
1 - LA NUOVA FERMATA DELLA FERROVIA A SEERVIZIO DEL TRIBUNALE
2 – UN PARCHEGGIO MULTIPIANO CON LA SOVRASTANTE PIAZZA DEL TRIBUNALE ALLA QUOTA DEL PIANO TERRA
3 – L’AMPLIAMENTO POSSIBILE DEL PROGETTO «LAMBERTUCCI»
. Nuove aule al piano terra;
. Due torri in acciaio e vetro a specchio per uffici da agganciale in ortogonale in corrispondenza degli attuali collegamenti verticali posti su entrambi i lati dell'edifico.
Un progetto "possibile" per un rigenerazione urbana possibile.
In un commento si legge:"...se era per voi a quest'ora ci sarebbero stati due belli scheletri abbandonati...." riferiti ai due previsti padiglioni del Nuovo Centro Fiere.
In un altro commento si legge:" ... speriamo che la procura e la magistratura facciano il loro dovere...."
Che tragico destino quello delle Opere Pubbliche in Italia: o fai rispettare le regole e ti tieni " ... due belli scheletri..." o ti inventi una procedura ed in poco tempo realizzi un'opera da 11 milioni di euro violando, se non tutte, almeno una gran parte delle norme che regolano la materia in termini procedurali sperando che "... la procura e la magistratura facciano il loro dovere..."
Purtroppo è tutto vero se si fossero rispettate tutte le procedure ora " ci sarebbero stati due belli scheletri ..", forse, secondo me, neanche quelli perchè l'intera lottizzazione del centro commerciale, senza l'attivazione di quella "speciale" procedura di scomputo non sarebbe neanche partita, ma, come si legge in un altro commento, "... ci vuole le palle..." per fare le opere pubbliche in Italia e qui va detto, le palle ce le hanno avute, ma non la politica: Corvatta Silenzi poco c'entrano, è l'apparato che " ha le palle" o forse è incosciente.
Ritornando al tragico destino delle opere pubbliche, fatto salvo il lavoro di tutti, compreso quello della magistratura, l'opera c'è, peccato l'ubicazione, se un giorno dovesso veramente funzionare a pieno regime, nei giorni di maggiore attività la prevista rotatoria di raccordo tra la ss16 e la superstrada sarà forse meglio realizzarla sopraelevata .... diteglielo alla Quadrilatero .........
Amico "Peppe" anche se non sono un amico di Civitanova ti posso aiutare io, ho letto tutti i documenti e posso dirti che in confronto i fatti maceratesi di Via Trento sono "bazzecole", ma serve?
Non sono rassegnato ma mi limito a costatare che solo la crisi del mattone, tutta italiana, è stata in grado di fermare, o meglio di contenere i danni che Amministrazioni incapaci e corrotte hanno procurato a questo stupento paese.
Purtroppo non basterà perchè stanno arrivando gli investitori stranieri, vedi questione "Burchio" a Portorecanati, che, oltre ad avere molte risorse, possono approfittare della nostra contingente debolezza: la fame ..... di posti di lavoro.
Bellissimo, sarà il primo elemento di quel magnifico "Luna Park" pensato da Silenzi nel lontano 2009, costato solo 12 milioni di euro contro i previsti 4 milioni iniziali. Siamo fermi al 1986 quando ancora si ipotizzava un'infrastrutturazione della piccola provincia di Macerata impostata su due superstrade: una sulla vallata del Chienti, già in costruzione ed una sulla vallata del Potenza. Erano quelli i tempi della "vacche grasse", ma nel 2009 sicuramente qualcosa di meglio per Macerata, per la Provincia di Macerata si poteva pensare, piuttosto che intestardisrsi su una superstrada a pedaggio per collegare Macerata all'Hotel House. Comunque ora il manufatto di alta ingegneria lo abbiamo, dobbiamo solo decidere cosa farci, tenuto conto che ai fini della viabilità non servirà a nulla, anzi rappresenterà solamente un nuovo costo per la comunità per le sue notevoli esigenze di manutenzione. Io sono per l'idea iniziale di Silenzi, trasformiamo in un elemento di attrazione per la valorizzazione dell'area del centro fiere, non per farci un nuovo centro commerciale ma un vero e proprio parco dei divertimentimenti sul fiume Potenza. Oggi si parla sempre più spesso di rigenerazione del territorio, rigeneriamo questo magnifico manufatto, liberiamolo da quell'umile, insignificante e oramai anacronistica funzione di sostegno di un traffico automobilistico sempre meno rilevante ai fini di quella crescita e quello sviluppo serio e rigoroso di cui parla Salvi.
Bellissimo, non serve un nome, sarà il primo elemento di quel magnifico “Luna Park” pensato da Silenzi nel lontano 2009, costato solo 12 milioni di euro contro i previsti 4 milioni iniziali. Siamo fermi al 1986 quando ancora si ipotizzava un’infrastrutturazione della piccola provincia di Macerata impostata su due superstrade: una sulla vallata del Chienti, già in costruzione ed una sulla vallata del Potenza. Erano quelli i tempi della “vacche grasse”, ma nel 2009 sicuramente qualcosa di meglio per Macerata, per la Provincia di Macerata si poteva pensare, piuttosto che intestardisrsi su una superstrada a pedaggio per collegare Macerata all’Hotel House. Comunque ora il manufatto di alta ingegneria lo abbiamo, dobbiamo solo decidere cosa farci, tenuto conto che ai fini della viabilità non servirà a nulla, anzi rappresenterà solamente un nuovo costo per la comunità per le sue notevoli esigenze di manutenzione. Io sono per l’idea iniziale di Silenzi, trasformiamolo in un elemento di attrazione per la valorizzazione dell’area del centro fiere, non per farci un nuovo centro commerciale, ma un vero e proprio parco dei divertimentimenti sul fiume Potenza, magari anche con un bel contenitore per fare qualche partita importante!.... Oggi si parla sempre più spesso di rigenerazione, rigeneriamo questo magnifico manufatto, liberiamolo da quell’umile, insignificante e oramai anacronistica funzione di sostegno per un traffico su gomma sempre meno rilevante in quel processo rigenerativo dove la specificità dei luoghi e, soprattutto, le comunità richiedono un'attenzione diversa da quella del 1986.
Pettinari ne ha solo una piccola parte delle responsabilità per un'opera pubblica inutile nel segno dello sperpero del denaro di tutti i contribuenti. La vera colpa è di chi, qualche anno fa, l'ha pensata. Era il 2009 quando, in piena campagna elettorale per il rinnovo del consiglio provinciale, un noto politico maceratese, presidente uscente della provincia, per assicurarsi la sua rielezione fece un accordo con il Comune di Macerata per realizzare quella variante di Villa Potenza con quell'opera straordinaria che doveva essere la porta di quell'impossibile superstrada della Val Potenza. Un'opera inutile, il ponte, nata su un presupposto sbagliato. In un convegno all'Abbadia di Fiastra di quel periodo qualcuno glielo disse a quel noto politico che per Macerata, quel ponte, avrebbe fatto concorrenza alle incompiute del programma della ricostruzione posbellica, per capirci quelle della Concessione Longarini, incompiute che hanno lasciato segni evidenti sul versante nord della città, quel versante oggetto di tanti dibattiti sul sistema dei parcheggi. Ma allora molti ancora credevano al "Pozzo di San Patrizio".
"... il tutto nel contesto negoziale che ha caratterizzato l'intera operazione per la costruzione del palasport ..."
Gentile Laura, mi permetto di tradurre con le giuste parole questa frase della delibera:" ... il tutto nella totale illegalità che ha caratterizzato l'intera operazione...." ma l'effetto Renzi li spazzerà via tutti......
Sarà l'ennesima incompiuta, nulla di nuovo, la città di Macerata è abituata alle incompiute nelle grandi opere strategiche, basta ricordare le vicende del Piano della ricostruzione passato alla storia come "piano Longarini".
Senza andare tanto indietro nel tempo è utile ricordare anche l'incompiuta della variante di Villapotenza, con il suo straordinario, quanto inutile ponte sul Potenza, che doveva dar corso alla nuova strada a scorrimento veloce sul val Potenza fino a Portorecanati.
Ora si canta vittoria per un accordo pre-elettorale finalizzato ad alleggerire l'isolamento del capoluogo di provincia dalla grande viabilità scavalcando la congestionata zona di Piediripa, ma quell'isolamento, se "curato" bene, potrebbe essere la fortuna di Macerata città universitaria e centro culturale.
Basta spendere le risorse pubbliche sulle strade, possibile che non si riesca a capire che il futuro, seppure in netto ritardo, rimane ancora la ferrovia, mi associo con tutti quelli che sostengono la tesi dell'elettrificazione, non serve il doppio binario, la tecnologia oggi ci consente di rigenerare la tratta Civitanova-Fabriano e di renderla veloce anche con un solo binario, ok sull'anello di servizio ma questo è un tema diverso perchè diventerebbe un tratto urbano totalmente a carico della Città, quindi va valutato in funzione delle risorse cittadine, mentre la linea attuale potrebbe essere ammodernata con un accordo tra Ferrovie dello Stato e Regione Marche.
Per tornare alle risorse messe in campo per l'intervalliva, certo che alla Regione Marche conviene impegnare solo 3 milioni piuttosto che impegnarsi per l'elettrificazione della ferrovia come ha fatto per la tratta ascolana che è costata 32 milioni.
Quello che non capisco è come farà la provincia a fare un mutuo di 3 milioni da destinare a questa iniziativa, non solo rispetto al patto di stabilità come ha già anticipato il presidente Pettinari, ma entro i termini di efficacia del suo mandato, una ennesima bufala che per fortuna non arrecherà ulteriori danni alla città come le precedenti incompiute perchè non riusciranno neanche ad iniziarla.
Riccetti, insisti è tutto illegittimo e in contrasto con il codice degli appalti sempre sbandierato negli atti sia della Giunta che dell'Ufficio, un ennesimo caso di mala-amministrazione pre-elettorale.
L'accordo procedimentale non può autorizzare nessun lavoro, neanche la delibera della giunta citata nel curioso cartello dei lavori, dato che riguarda esclusivamente l'approvazione del progetto definitivo.
In conclusione trattasi di affidamento diretto di lavori ad un'impresa qualificata senza gara di appalto, in palese violazione delle norme che regolano l'affidamento dei lavori sopra la soglia dei 200 mila euro.
Le regole non cambiano per effetto di un accordo procedimentale, tra l'altro non ancora perfezionato con una specifica convenzione, in ogni caso, anche se il contratto di convenzione fosse già stato perfezionato, la Coneroblu avrebbe potuto svolgere la funzione di Stazione Appaltante procedendo comunque per l'affidamento dei lavori attraverso gara pubblica nel rispetto del Codice.
E’ interessante il metodo usato dalla regione marche per selezionare le aree sulle quali avviare un progetto pilota per rimettere al centro della sviluppo le aree interne uno dei temi strategici sui quali concentrare le risorse dei fondi strutturali europei del periodo 2014/2020.
Nessuno dei comuni interessati al progetto di Torre del Parco, Castelraimondo, Camerino, Sefro, Pioraco, Fiuminata, Matelica, Cerreto e Fabriano, fanno parte delle aree interne così come individuate negli allegati all’Accordo di partenariato 2014/2020, documento strategico per l’accesso ai fondi, eppure l’assessore regionale Marcolini si è impegnato a sostenere e finanziare il progetto con 90mila euro perché diventi un progetto pilota replicabile in altre aree della regione.
Un progetto pilota sulla famosa Pedemontana delle Marche, una strada che dovrebbe collegare Muccia a Fabriano, una strada di cui si parla da più di 50 anni, fu un cavallo di battaglia delle industrie Merloni che dovevano collegare i loro stabilimenti di Comunanza con quelli di Fabriano, una questione d’altri tempi, ma una parte della politica marchigiana è ancora ancorata a quei tempi.
Come sarà possibile un rilancio vero delle aree interne se ancora oggi la strategia di chi governa la mostra regione pensa ancora alle “strade dello sviluppo” mentre l’Europa ci spinge sempre di più verso la valorizzazione delle risorse naturali e culturali e una mobilità sostenibile ad emissioni zero?
Io c’ero dice Pierpaolo Iacopini del Movimento 5 stelle, anche io c’ero, sia venerdì che sabato, il risultato della partecipazione, per il piacere delle due signore appassionate di Legambiente, non poteva essere diverso, tutto era stato impostato per raggiungere quell’obiettivo; ma io mi domando: “lo abbiamo raggiunto questo obiettivo perché abbiamo parlato a una diecina di cittadini o perché, visto il fallimento dell’iniziativa cementificatoria con il sigillo della “pubblica utilità”, il destino di quella zona non può essere diverso?.” Il problema non era la partecipazione per decidere se mettere i cartellini delle essenze arboree o se individuare un’area-cani, il problema era e rimane quello di come fare per acquisire quell’area al patrimonio pubblico, condizione indispensabile per assicurarne la rigenerazione secondo le reali esigenze della città e del suo territorio di riferimento, ma questa è una fase più complessa che l’urbanistica partecipata non può risolvere.
Colgo l’occasione per suggerire al sig. Iacopini, relativamente alla frase del suo commento
“…..dovendo secondo noi avvenire questa pianificazione, attraverso i comitati di quartiere e con la supervisione di tecnici comunali, quindi senza spese per il Comune….”
Di andarsi a leggere la delibera della Giunta Comunale n° 40 DEL 14/02/2014, troverà delle interessanti sorprese in merito.
amico pantos, la Prica Immobiliare srl certamente non è un’impresa edile da 10.000 euro di capitale che chiede il concordato per difendersi da ipotetici attacchi di creditori e quindi poter continuare a costruire appartamenti e uffici che nessuno vuol comprare, ma questa è materia da commercialisti e interessa molto poco alla collettività, è chiaro che il cosiddetto mercato non sarebbe mai stato in grado di assorbire tutta quella potenzialità edificatoria, un progetto tardivo e sbagliato, ma anche questo è argomento da specialisti.
Quello che mi pare più interessante è che la Banca Marche, a fronte di quel mutuo di 25 milioni potrà annoverare tra le sue sofferenze, oltre a qualche appartamento non venduto, un parco condiviso e partecipato dalla cittadinanza tutta.
Bisognerebbe suggerire all'Amministrazione comunale una destinazione più consona, più corrispondente alla realtà che potrebbe essere quella di “zona per agricoltura urbana” o, con una definizione più adeguata “orti urbani”, vanno tanto di moda in ambienti “radical chic”, dove il management di Banca Marche troverebbe sicuramente terreno fertile per l’utilizzo delle risorse dei risparmiatori in modo efficiente ed efficace.
Interessante, da un piccolo paesino dell’entroterra maceratese, Cessapalombo, parte il riscatto delle cosiddette aree interne, l’impegno della montagna alla conquista della ricca costa, alla conquista di quei 100.000 metri cubi edificabili dell’area Ceccotti che, unitamente ad un’ipoteca da 50 milioni di euro, costituivano il patrimonio virtuale della Terzo Millennio.
E’ singolare che mentre la Terzo Millennio, che doveva attuare quel fantastico piano dell’area Ceccotti, molla a favore dell’entroterra, il Comune di Civitanova rilanci l’idea di un nuovo progetto basato sulla condivisione e sulla partecipazione.
Nell’elenco degli indirizzi, che la Giunta comunale chiede di condividere, non tanto ai suoi cittadini ma soprattutto con gli interessi della ”nuova montagna”, si parla di ambiente, mobilità, impresa, servizi e un piccolo cenno finale ai “caratteri costruttivi delle volumetrie edilizie, diminuite rispetto alle precedenti valutazioni, dovranno essere improntati a criteri di ecosostenibilità” che tradotto significa rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione, quindi senza nuove volumetrie da costruire e allora cosa rimane? Che cosa rimane nell’interesse della montagna, ma rimane l’ipoteca della Banca Marche.
Certo che sarà difficile far condividere un’ipoteca da 50 milioni, nonostante il contributo chiesto ad un referenziato professionista con il quale l’Amministrazione comunale, lo scorso 3 dicembre, ha sottoscritto il contratto per ”.. l’ideazione di elementi di prefattibilità …….. la gestione della fase partecipativa finalizzata alla individuazione di nuovi indirizzi ……” dell’area Ceccotti.
E’ forse per questo che la “prudente Montagna”, piuttosto che rischiare nella condivisione ha trasferito la società a Roma e ne ha chiesto lì il concordato?
Forse, ma …….., meditate gente meditate!!!
Non si sente più la voce di Giulio sulla questione Ceccotti, perché, Giulio mettici le mani altrimenti questi tuoi colleghi faranno un disastro, parlano di urbanistica partecipata, si parla di una consulenza che si dovrebbe trasformare in incarico di progettazione all’arch. Sandro Polci Presidente del Comitato scientifico nazionale di Legambiente, sarebbe come dare l’incarico per la ristrutturazione della Fiat di Mirafiori al Sindacato dei Metalmeccanici, sarebbe sicuramente una fabbrica perfetta ma fatta solo di operai senza lavoro, così sarà il futuro dell’area Ceccotti: un quartiere bellissimo ma nessuno che lo realizzerà.Giulio, pensaci tu, tu lo sai come si fa, il sindaco non può saperlo, lui fa un altro mestiere, lui fa il medico, con il tuo saper fare politica, metti in piedi un tavolo di copianificazione con i consulenti di parte di tutti i soggetti coinvolti e cioè: privati proprietari, comune, Ferrovie, ecc.. in questo modo eviti che i progettisti dei privati perdano tempo a “convincere” la controparte pubblica sulle aspettative imprenditoriali dei loro assistiti, insieme a questo attiva una commissione aperta alle associazioni, ai cittadini, ecc. questa si magari presieduta dall’arch. Polci per conto del Comune, con il compito di seguire e valutare il percorso di copianificazione verso l’obiettivo dell’interesse comune, pensaci Giulio, pensaci ………….un amico di vecchia data.
La Lube, un’eccellenza del territorio maceratese, un’eccellenza di tutto il territorio, allora caro Fabio perché sprecare questa ennesima occasione per un palazzetto dello sport a Civitanova, in un ambito urbano compresso, già degradato prima ancora di essere accessibile. Il primo palazzetto dello sport per Civitanova fu progettato dal prof. Lambertucci nel lontano 1988 per una spesa di oltre 22 miliardi delle vecchie lire, sono passati 25 anni è le varie amministrazioni che si sono succedute non sono mai state in grado neanche di avviare la procedura per la realizzazione di quell’opera in un periodo dove le “vacche erano ancora grasse”. Ci provammo pure a Treia, ti ricordi, era il 1992 l’idea era di realizzare un Centro Federale per la Pallavolo con un palazzetto di 3.500 posti sulla Valle di San Girolamo. La FIPAV e il CONI approvarono l’iniziativa e impegnarono anche una parte delle risorse necessarie, circa 1/3 di quei 7,5 miliardi delle vecchie lire previsti per la realizzazione dell’opera, ma poi successero una serie di eventi negativi !!! ..….. e tutto rimase sulla carta. Ora le cose sono cambiate l’azienda Lube ha un ruolo ben diverso da quello di 20/25 anni fa, ora ci sono le condizioni per riprendere anche i vecchi discorsi e fare una scelta in funzione del territorio e non a seconda di quel sindaco che ti da la sua disponibilità perché pensa di trarre vantaggio dalla presenza di una squadra di campioni della pallavolo. Fabio fai una scelta coraggiosa, non dico Treia, perché oggi un palazzetto dello sport a Treia città procurerebbe più guai che vantaggi, ma per esempio a Caldarola dove invece potrebbe costituire un notevole volano di sviluppo per tutto l’entroterra maceratese. Apri un dibattito su questo, tu che ora hai il ruolo giusto per farlo, ti accorgerai che la valorizzazione del territorio e la sua ricchezza dipendono, non dai programmi di uno o un altro sindaco, ma da scelte coraggiose che sappiano interpretare le reali esigenze del territorio coinvolto.
Valleverde, Via Pesaro, Via Ancona, Via Trento siamo sul territorio dell’Urbanistica contrattata, quel territorio che si può consumare liberamente perché il suo consumo viene “regolarmente” contrattato tra le parti e nascosto dietro vecchie sigle come P.I.P. , S.T.U.
Qualcuno nell’articolo parla di una “ …mancanza complessiva di visione urbanistica della città…” che, secondo l’opinione più diffusa, va attribuita alla politica, ma la politica non può avere una visione complessiva, la politica di oggi, nella migliore delle ipotesi ha una visione di mandato e compie scelte che sono tutto indirizzate esclusivamente al mantenimento del ruolo.
Ma allora chi è che deve avere questa visione complessiva? ma è ovvio, l’apparato dirigente, è l’apparato dirigente di un comune che rappresenta la continuità e la complessità della visione, continuità e complessità che però, da un po’ di tempo, sono venute meno anche lì perché se ogni sindaco che arriva cambia i dirigenti in funzione dei suoi obiettivi il tutto si riduce ad una gestione sempre straordinaria e quindi in quanto tale quasi sempre fuori dal quadro complessivo di riferimento.
A Macerata poi la situazione è veramente particolare, la dirigenza dell’urbanistica è stato affidata temporaneamente al direttore Generale!!!
E, per concludere, se si rimane sempre fuori dal quadro di riferimento succede quello che è successo con Valleverde dove la soluzione del problema, per non far ricadere i danni di un’operazione “contrattata” sulla collettività maceratese, sarebbe molto semplice: eliminare le false e vecchie sigle, cioè liberalizzare l’area dai vincoli del P.I.P. trattandola come semplice Lottizzazione privata a destinazione mista, oggi la mixitè va di moda, non assumere in carico alcuna opera di urbanizzazione dando modo in questo modo al privato scaltro e imprenditore di assumersi tutte le responsabilità di quelle azioni “contrattate” pensate e decise fuori da quel quadro di riferimento tanto necessario ma mai presente.
Mi pare che il vaso sia colmo, non se ne può più di questa vicenda che occupa il dibattito della politica maceratese da circa dieci anni, il progetto posto a base della gara è stato approvato esattamente sei anni fa è prevedeva un impegno di spesa di 7,6 milioni di euro, ancora due anni per la stipula del contratto, giugno 2009, tutto quello che è successo dopo merita di essere annoverato nei manuali di procedura come esempio di quanto non si dovrebbe fare, anzi, che sarebbe vietato fare nella realizzazione di un’opera pubblica attraverso lo strumento della finanza di progetto.
Veniamo al dibattito attuale, la cosa più giusta e corretta, che tutti invece condannano perché si poteva fare all’interno della struttura tecnica del comune risparmiando – dicono - 50 mila euro, è stato l’affidamento ad un soggetto esterno della verifica dell’ennesimo progetto di variante presentato dalla soc.. concessionaria.
La cosa era partita bene, peccato che il lavoro della soc. incaricata della verifica è diventato un po’ opaco proprio su quello che era l’aspetto essenziale della questione e cioè la verifica di compatibilità del progetto di variante con i livelli di progettazione precedenti, accettando addirittura, nei casi riscontrati di scarsa compatibilità di apportare varianti in corso di verifica, come la cosiddetta “Variante del Sindaco” dell’aprile 2013, per concludere con una frase che qui da noi avremmo definito “sibillina”: ““questa variante non presenta, comunque, le caratteristiche delle varianti cosidette “non essenziali””
Ora ci dovrà essere la seconda fase della verifica è cioè quella della Validazione vera e propria, cioè l’atto formale con il quale il famoso RUP, Responsabile del Procedimento, dovrà riportare gli esisti del rapporto conclusivo sulle verifiche effettuate dalla soc, esterna, condividendone i risultati e cioè ritenere che la variante essenziale possa essere approvata dall’Amministrazione comunale e predisposto il necessario atto aggiuntivo di modifica del contratto sulla base delle nuove condizioni di realizzazione dell’opera.
Questo sarà il momento cruciale di tutta la vicenda, stiamo a vedere cosa succederà, forse potremo scrivere un altro capitolo di quel manuale di cui parlavo prima o forse prevarrà la responsabilità?
Bene Diego,
ti voglio dare un suggerimento al fine di evitare che queste risorse finiscano in un inutile assistenzialismo: perchè non metterle a disposizione, come contributo integrativo, per i progetti che verranno selezionati per la partecipazione al DISTRETTO CULTURALE EVOLUTO della Regione Marche.
Tanti giovani senza un euro potrebbero beneficiare di questa forma di aiuto straordinario e riuscire ad avviare progetti di sviluppo locale caratterizzati da forti componenti culturali e creative capaci di innescare economie con una forte ricaduta territoriale.
Il vero problema non è la classe politica, ovviamente ignorante (nel senso che ignora) che propone progetti, magari anche fantasiosi, poi li approva sulla base di atti predisposti da tecnici ovviamente pagati per quello specifico servizio.
Il vero problema e la classe dirigente assolutamente incapace di di stabilire con la politica rappresentativa, e quindi con i cittadini, quel giusto rapporto di equilibrio tra le scelte e la fattibilità di un'opera pubblica, quella classe dirigente che in Provincia, come abbiamo potuto leggere su CM, costa alla collettività oltre un milione di euro ogni anno, possibile che a nessuno dei dodici dirigenti di cui è dotata la provincia, sia venuto in mente di valutare il rapporto costo-benefici di quella stravagante opera.
La storia la conosco bene, qualcuno, in occasione di un convegno organizzato con l'Ordine degli architetti all'Abbadia di Fiastra sul tema:"Urbanistica in Provincia - Parliamone", ricordò all'allora presidente Silenzi che per lo sviluppo della città di Macerata non era necessario incrementare le "incompiute di Longarini".
Sono passati quattro anni e una nuova incompiuta è stata realizzata per lo sviluppo della città, ma si può ancora migliorare!!!
Quanti progetti, quante proposte, la storia urbanistica di Macerata è piena di progetti e di proposte ma qual'è il progetto dell'Amministrazione comunale su quell'area, di fatto, pubblica? Non c'è e per questo privati e Associazioni varie, più o meno qualificate, si impegnano con soluzioni vecchie, soluzioni non sostenibili: sento parlare di sede della Guardia di Finanza e della Forestale quando già l'edificio destinato a queste istituzioni è in corso di realizzazione; altri parlano di cittadella della giustizia quando l'attuale sede, oramai oggetto di tutela (progetto dell'arch. Lambertucci della Facoltà di architettura di Roma), presenta una disponibilità di areaa più che sufficiente per accogliere l'ampliamento necessario e finalmente ci si potrebbe impegnare per dare dignità urbana a quel buco mai completato. Io credo che non servano grandi esperti per capire cosa si deve fare nell'area delle "casermette", ci vuole buon senso, c'è ancora una caserma a Macerata che non ha trovato posto, è la caserma dei Carabinieri, trasferiamola li, integriamo il progetto con un po' di socialhousing (lobbi dell'invenduto permettendo) mescoliamo tutto con la proposta di centro civico dell'associazione Maceratiamo e il gioco è fatto, mi pare semplice, pensateci esperti!!!
Alessandro, sei sempre un grande, belle foto bei tempi quelli, ma io vorrei portare un piccolo contributo sulla questione del Cornello: "Intorno alla metà degli anni ottanta del secolo scorso alla Sala convegni dell'Abbazia di Fiastra si tenne un importante convegno sul modello infrastrutturale maceratese con il titolo equivoco "LE STRADE DELLO SVILUPPO" perchè allora si poteva parlare di sviluppo. La tesi del convegno era che ambedue le vallate, quella del Potenza e quella del Chienti fossero strutturate intorno alla superstrada di competenza e collegate tra di loro da una serie di bretelle veloci in modo tale da farne risultare un vero e proprio modello di assetto terriotoriale su cui impostare le programmazioni urbanistiche dei comuni interessarti. Un modello ambizioso frutto delle diatribe interne all'allora DC con Ciaffi che spingeva per il completamento della Val di Chienti e Tambroni che spingeva per l'avvio della Val Potenza, ma che tutti i partiti appoggiarono tanto che la Provincia di Macerata spese allora oltre un miliardo di lire per affidare una serie di incarichi per la progettazione di massima di quelle strade, purtroppo i nostri parlamentari, almeno in questo caso, non furono così potenti negli ambienti romani da riuscire nella titanica impresa di infrastrutturare una provincia così piccola con due superstrade, il Traforo del Cornello è figlio di quella politica. Oggi possiamo dire:"per fortuna" che la sensibilità ambientale e le teorie sullo sviluppo sono un po' migliorate e la rinaturalizzazione della Vallata del Potenza è ancora possibile anche se le amministrazioni comunali dei comuni che si affacciano sulla vallata non l'hanno ancora capito e fanno del tutto per marcare il prorpio territorio con isole industriali oramai inutili.
Il sign Mercorelli dice: " ad una domanda si risponde ....." allora questa è la mia domanda alla quale lui, in qualità di consigliere comunale di opposizione, è tenuto a rispondere, non a me ma a tutti i cittadini che lo hanno votato:
"SONO STATI RIASSUNTI I 10 DIPENDENTI DELLA PRECEDENTE GESTIONE DELLA PISCINA COMUNALE DI TOLENTINO?"
Il signor Mercorelli ha già risposto in un suo precedente intervento dicendo:" Se ci sono persone che avrebbero dovuto essere riassunte, chiaramente mi stupisce che non sia successo, ma credo che sia una questione privata di carattere economico che dovrebbe vedere un confronto chiaro e documentale della situazione".
Signor Mercorelli, tenuto conto che era una condizione di gara per la quale l'associazione ha avuto il corrispondente punteggio, non è una questione privata ma è tutta pubblica, anche perchè se non è successo, e non è successo, sono venute meno le condizioni di gara per cui il contratto di gestione è nullo e la gestione dovrebbe essere revocata per poi procedere ad una nuova gara.
Vedete cari "grillini" come è complicato amministrare una comunità, ma soprattutto come è difficile non farsi fregare, come diceva qualche altro commentatore, oltre ai facili slogan populistici bisogna studiare, quindi studiate e buon lavoro.
Non serve conoscere nome e congnome di AFRODITE79 per capire, sia dalla reazione del sig. Mercorelli (consigliere comunale di opposizione del M5S a Tolentino), che dall'impegno che il consigliere stesso, a suo tempo ci aveva messo, che si sta parlando della gara per l'affidamento della gestione della piscina comunale di Tolentino, un episodio che ha messo in evidenza la precarietà e la fragilità dei valori e dei principi che sono alla base di un movimento politico quando si passa dalla protesta generica a dover affrontare questioni specifiche che magari coinvolgono un conoscente, un amico, uno che la pensa come te, e allora non esiste più la cosa giusta, emerge come in tutti i partiti la logica di parte, l'interesse personale emerge sul generale e si perdono di vista tutti quei valori che avevi condiviso e ti avevano spinto a far parte di quel movimento.
Ecco i fatti visti da un osservatore da sempre attento alla cosa pubblica.
La nuova Amministrazione comunale di Tolentino (centrodestra) decise, giustamente, lo scorso anno di procedere con una gara pubblica per individuare i nuovi gestori della piscina comunale, il consigliere Mercorelli si distinse allora per un puntuale impegno, attraverso emendamenti finalizzati a puntualizzare il ruolo della Pubblica Amministrazione nell'esercitare tutta la vigilanza e i controlli necessari per assicurare un efficiente e funzionale servizio alla comunità.
Non entro nel dettaglio della procedura di gara e del lavoro della commissione, non è certo questa la sede, qui mi pare interessante evidenziare che la gestione della piscina è stata affidata ad una neo-associazione priva di esperienza e che, sulla base del punteggio attribuitigli in sede di gara, avrebbe dovuto riassumere i dieci dipendenti della precedente gestione, cosa che non è successa perchè mi risulta che diversi ex dipendenti allo stato attuale sono a spasso senza lavoro.
Questo che ho citato è solo uno dei diversi aspetti che ha caratterizzato e sta caratterizzando la nuova Amministrazione comunale di Tolentino e il M5S dovrebbe fare una seria riflessione sul come realmente si cambia il modo di fare in politica.
Il “MOSTRO” della Giunta Corvatta era l’anticipazione, purtroppo troppo anticipata, della Legge Regionale sulla riqualificazione urbana, nota a tutti come PORU. Una legge che oggi tutti i comuni delle Marche stanno cavalcando per riqualificare aree urbane degradate.
Il mostro della Giunta Corvatta era un vero e proprio progetto di riqualificazione urbana: conservava l’impianto urbanistico della zona e le aree storiche come il “Campo di Marte”, demoliva e ricostruiva nella zona più degradata realizzando anche un parcheggio pubblico interrato su più piani. L’obiettivo non era solo il parcheggio, ma quella che oggi chiamano la rigenerazione urbana di quella zona in rapporto al centro storico.
Il “MEGAMOSTRO” come lo chiama Marangoni non è un mega ma un SUPERMOSTRO, super perché? perché è più efficiente: fa più danni ma costa di meno.
Distruggere il “Campo di Marte” è come demolire un pezzo del Palazzo Comunale, ma questa sensibilità non appartiene agli attuali gestori della cosa pubblica, era una vecchia idea del PCI e l’hanno voluta attuare a tutti i costi, compreso il prolungamento dei tempi di gestione del parcheggio, da 45 a 99 anni, di fatto un parcheggio, che non sarà mai pubblico, all’interno di un pezzo di storia della città.
Io sono Massone, non è il titolo di uno dei tanti libri scritti nel bene e nel male sulla Massoneria, ma è un modo di essere, uno stato d’animo, il Massone non è tale perché è affiliato a una istituzione che tra i suoi principi annovera oltre alla Libertà, la Fratellanza, l’Uguaglianza, la riservatezza, il Massone si riconosce, non per la sua tessera di appartenenza, ma per il suo essere, per il suo comportamento , il Massone si riconosce, non perché affiliato ad una delle Logge maceratesi ma perché si riconosce nei valori fondanti della Massoneria che sono sì Libertà, Fratellanza, Uguaglianza, come si legge da tutte le parti, ma soprattutto, questo lo aggiungo io, Etica ed Estetica.
Lo sapete, mi rivolgo a voi commentatori, perché, come si legge in tutti i testi sulla massoneria, nelle “officine” al Massone è vietato parlare di politica e di religione? perché la politica e la religione dividono, mentre l’etica e l’estetica rendono gli uomini migliori e il mondo più bello, avremmo detto un po’ di tempo fa, oggi diciamo sostenibile.
Macerata, città della massoneria, magari, sarebbe la soluzione di tutti i suoi problemi, meta di un turismo universale, file nei ristoranti e negozi del centro, si dovranno costruire nuovi alberghi, magari qualche altro parcheggio fermo da tanti anni, e allora l’immaginario collettivo locale tornerà a parlare dei poteri occulti del mattone maceratese. Ma questa non è cosa per i maceratesi, direbbe un mio amico napoletano, che non sono all’altezza di governare questa città e se la prendono con i poteri occulti di una fantomatica Massoneria.
Ragionate sulla questione della Piscina Comunale, ma veramente c’è ancora qualcuno che pensa che la realizzazione di quel progetto così importante per la città non decolli perché i poteri occulti della Massoneria maceratese non hanno ancora trovato il modo di lucrare sulla questione, ma che poteri occulti sono questi? per lucrare sulle risorse pubbliche, lo vediamo tutti i giorni nelle cronache italiane, bisogna fare, magari anche cose inutili, ma fare non bloccare per anni un’opera pubblica che tutti vogliono.
Allora, non prendetevela con lo sconosciuto con l’occulto, le questioni maceratesi hanno tutte nome e cognome e la Massoneria c’entra come c’entra la Curia, come c’entra la politica tutta, la classe dirigente ecc. ecc. ma soprattutto c’entrano gli uomini e quelli si riconoscono sempre a prescindere dal club dove sono iscrfitti.
Mi pare, che serva un po chiarezza ed anche di informazione:
Secondo oltre un milione di Rotariani, si comincia con l'impegno per Servire al di sopra di ogni interesse personale. In oltre 34.000 club di tutto il mondo, troverete soci che si impegnano a livello locale e internazionale, la cui missione è di servire gli altri, promuovere l'integrità e propagare nel mondo la comprensione reciproca, la cooperazione e la pace attraverso il diffondersi di relazioni amichevoli fra persone esercitanti diverse attività economiche, professionali e di leadership nelle loro comunità.
Lo Scopo del Rotary è incoraggiare e promuovere l’ideale di servizio come base di iniziative benefiche e, in particolare, incoraggiare e promuovere:
PRIMO: lo sviluppo di rapporti interpersonali intesi come opportunità di servizio;
SECONDO: elevati principi morali nello svolgimento delle attività professionali e nei rapporti di lavoro; il riconoscimento dell’importanza e del valore di tutte le attività utili; il significato dell’occupazione di ogni Rotariano come opportunità di servire la società;
TERZO: l’applicazione dell’ideale rotariano in ambito personale, professionale e sociale;
QUARTO: la comprensione, la buona volontà e la pace tra i popoli mediante una rete internazionale di professionisti e imprenditori di entrambi i sessi, accomunati dall’ideale del servire.
Non credo che c'entrino società segrete o grembiulini.
Brava, finalmente un'assessora che si impegna veramente per la sostenibilità con una cosa piccola ma significativa, una passerella pedonale che collega una scuola con un'area di verde pubblico.
Sembrerebbe una cosa di poco conto all'interno del quadro complessivo della mobilità sostenibile, ma a mio avviso molto importante per il rapporto con la vicina scuola media, infatti bisogna cominciare dalla scuola per incidere su tutte quelle abitudini e condizionamenti che ci hanno fatto trascurare il bene comune e cioè la città pubblica, magari ora i ragazzi di quella scuola che abitano nei quartieri limitrofi al verde pubblico possono anche andare a scuola in bicicletta o a piedi come si faceva 50 anni fa.
Ma quale disegno urbanistico, a macchia d'olio, a grappolo, erano altri tempi quelli, ora è troppo tardi, il disegno urbanistico, i piani urbanistici non servono più, la città è fatta è allora cosa fare?
1. Bloccare tutte le potenzialità edificatorie inespresse dei disegni urbanistici del passato attraverso un regime fiscale che incentivi gli interventi sull'esistente;
2. Avviare un programma di interventi sulla città pubblica attraverso un piano di rigenerazione urbana, come lo chiamano oggi, con la partecipazione di "tutti" e non solo degli addetti ai lavori come è successwo in precenza con il famoso "Piano casa" e l'altrettanto famosa "Minitematica".
Allora ci si accorgerà, per tornare al tema dell'articolo, che per ridare vita al Centro Storico è necessario agevolare l'accessibilità e contemporaneamente pedonalizzare le zone d'interesse che in sintesi significa fare parcheggi a servizio dei residenti con un pubblico durante la giornata.
Con tutto il rispetto, la stima e l'ammirazione per l'amico Mario, riportare il proletariato ad abitare nel centro storico è certamente una frase datata, oggi non è più pensabile di fare scelte per "riportare" bisogna fare scelte per valorizzare e quello che bisogna valorizzare è, come dicevo, la città pubblica e cioè il bene comune.
Sig. Quaquaraqua, il tema della responsabilità nell’esecuzione di un’opera pubblica è molto interessante e merita un approfondimento, anche se leggendo i commenti vedo che interessa a pochi perché il vero scopo del commentatore è quasi sempre l’inutile schermaglia politica.
Vediamo se si riesce a far capire ai lettori di C.M. che i maggiori danni causati da chi amministra una città non sono dovuti solo alle bizzarrie dei vari sindaci e/o assessori del momento, ma molto spesso derivano da una scarsa attenzione dell’apparato alla cosa pubblica, al bene comune, una sorta di rinuncia o meglio di appiattimento sulle decisioni politiche per evitare le responsabilità di un ruolo complesso.
Ma le responsabilità comunque permangono, solo che poi nessuno le persegue; perché se un dirigente del settore privato sbaglia rischia il posto mentre nella pubblica amministrazione non succede niente? Proprio perché siamo tutti convinti che le responsabilità sono solo politiche, non è così, non cambierà mai nulla se si continua a pensare in questo modo.
Per ritornare al tema, la pista ciclabile, la Giunta in data 30/07/2012 ha approvato un Atto di indirizzo per modificare il tracciato in base a diverse valutazioni e una riunione con la cittadinanza, il responsabile del procedimento avrebbe dovuto fare gli atti conseguenti, tenuto anche conto che era necessario impegnare una spesa di €. 25.000,00. Nel frattempo i lavori di smantellamento sono stati in parte già eseguiti, volete sapere il contenuto dell’unica determina rintracciabile sul sito del comune datata 25/07/2012, cioè prima della delibera della Giunta, la liquidazione dell’incentivo al gruppo di lavoro interno. Ora vi è chiaro il quadro?
Per una corretta informazione, al di là dei battibecchi delle opposte fazioni, al sig. Quaquaraqua voglio dire che fa un po' di confusione quando dice che il Responsabile del Procedimento è "l'unità amministrativa responsabile dell'attuazione delle decisioni amministrative", si dovrebbe documentare meglio perchè, come recita il comma 1 dell'art 10 del DPR 207/2010, "Le fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione di ogni singolo intervento sono eseguite sotto la diretta responsabilità e vigilanza di un responsabile del procedimento..." se legge tutto l'articolo e anche il successivo art. 10 capisce qualè la reale portata di tale figura nelle Pubbliche Amministrazioni. Non bisogna dare ai cittadini informazioni sbagliate, quel progetto della pista ciclabile era un buon progetto anche se non adeguato ad una realtà urbana come quella di Tolentino, in ogni caso era il Responsabile del Procedimento che doveva dire alla Giunta che quel progetto avrebbe creato più polveri sottili piuttosto che ridurle, il compito della Giunta è stato solo quello di preoccuparsi di realizzare piste ciclabili per ridurre l'inquinamento, per cui la nuova Amministrazione si sarebbe dovuta preoccupare di chiedere al Responsabile del Procedimento:"Visto che questo progetto non funziona, se facciamo queste modifiche che ci chiedono i nostri elettori miglioriamo la situazione o la peggioriamo" io credo che questo non sia stato fatto.
Mi pare opportuno riportare il mio commento ad un precedente articolo, sempre sulla ciclabile, perché a me pare che si perda di vista il vero problema intrattenendosi in commenti poco costruttivi. L’errore c’è, bisogna capire chi l’ha commesso, i costi delle varianti e dello smantellamento devono essere ricondotti ai giusti livelli di responsabilità, avete mai sentito parlare di un soggetto che la legge individua come “Responsabile del procedimento”, le responsabilità fanno riferimento a questo “oscuro” personaggio e non c’è sindaco che possa fare e disfare senza il suo parere. Quindi la politica centra poco, non vi accapigliate tra favorevoli e contrari per posizione preconcetta e riproviamo a fare chiarezza sulla vicenda.
Il progetto, cofinanziato dal Ministero dell’ambiente, riguardava la Promozione della mobilità ciclistica attraverso la creazione di reti urbane dedicate all’interno del progetto ministeriale di “Miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane” …………………………………………………...Nello specifico il progetto Tolentino aveva come obiettivi:
- La creazione di una rete cittadina ciclopedonale integrata con la Stazione Ferroviaria e i parcheggi di cintura al fine di realizzare l’Intermodalità tra trasporto pubblico e bici;
- Il potenziamento del percorso Lago delle Grazie-Castello della Rancia-Abbadia di Fiastra;…………………………Ora cerchiamo di capire perché i tratti di pista ciclabile realizzati hanno avuto così tanti elementi di conflitto senza raggiungere, a mio avviso l’obiettivo del progetto.Il presupposto, che poteva andar bene in termini generali, sicuramente non si adattava perfettamente ad una realtà come quella di Tolentino dove la linea ferroviaria è di fatto in fase di dismissione ed il trasporto pubblico su gomma presenta dati irrilevanti ai fini della riduzione dell’uso dell’automobile, quindi un presupposto sbagliato ha portato ad una realizzazione sbagliata.……………………………………………………Se l’obiettivo era l’intermodalità è cioè l’integrazione tra la rete ciclopedonale, la stazione ferroviaria e i parcheggi pubblici ubicati intorno al Centro storico chi avrebbe dovuto essere il potenziale fruitore della rete ciclabile urbana: a) Il cittadino che dovendosi recare a Macerata o altra destinazione lungo la linea ferroviaria, prende la sua bici per raggiunge la stazione, li lascia la bici e prende il treno;b) Il turista o chiunque altro visitatore che arriva in stazione e quindi prende una bici in prestito per girare la città;c) Il cittadino o anche il turista che volendo andare in Centro Storico raggiunge il parcheggio in macchina e prende una bici in prestito per fare un giro in centro.Sulla base di questi obiettivi, al di là dell’ovvia pedonalizzazione del centro almeno per fasce orarie e delle necessarie attrezzature per la custodia e il noleggio delle bici nei pressi della stazione e dei tre parcheggi, l’individuazione della rete ciclabile doveva avvenire per sottrazione e cioè, prima individuare i percorsi più brevi e funzionalmente efficienti per garantire un traffico veicolare veloce e privo di intoppi per raggiungere i parcheggi pubblici esistenti nelle tre zona della città (Filsi, Foro Boario, Matteotti) poi segnalare dove necessario i percorsi più adatti e di maggiore interesse per visitare la città e soprattutto il Centro Storico.Non si trattava certo di costruire una rete di piste ciclabili a tutti i costi per il piacere degli appassionati , ma il progetto aveva un obiettivo ben preciso, un obiettivo che non è stato raggiunto, almeno in questa fase.…………………………………..
Ora vi è chiaro il progetto? Non era necessario scrivere al Ministro, bastava scrivere al Responsabile del Procedimento per chiedere la verificare di coerenza tra le finalità del progetto finanziato e le opere realizzate da modificare, non erano coerenti le prime, e sicuramente non lo saranno le seconde.
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Proviamo a fare un po’ di chiarezza:
Il progetto, cofinanziato dal Ministero dell’ambiente, riguardava la Promozione della mobilità ciclistica attraverso la creazione di reti urbane dedicate all’interno del progetto ministeriale di “Miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane” in acordo con i Comuni di Macerata e Corridonia per la connessione intercomunale alla riserva naturale dell’abbadia di Fiastra e al Castello della Rancia.
Nello specifico il progetto Tolentino aveva come obiettivi:
- La creazione di una rete cittadina ciclopedonale integrata con la Stazione Ferroviaria e i parcheggi di cintura al fine di realizzare l’Intermodalità tra trasporto pubblico e bici;
- Il potenziamento del percorso Lago delle Grazie-Castello della Rancia-Abbadia di Fiastra;
In termini operativi il progetto prevedeva:
1. ml. 100 di piste urbane dedicate realizzate con opere di trasformazione ed opportunamente segnalate per una previsione di spesa di €. 11.000,00
2. Ml. 4.000 di piste urbane dedicate ricavate su sede stradale esistente con idonea segnaletica per oltre €. 290.000,00
Ora cerchiamo di capire perché i tratti di pista ciclabile realizzati hanno avuto così tanti elementi di conflitto senza raggiungere, a mio avviso l’obiettivo del progetto.
Il presupposto, che poteva andar bene in termini generali, sicuramente non si adattava perfettamente ad una realtà come quella di Tolentino dove la linea ferroviaria è di fatto in fase di dismissione ed il trasporto pubblico su gomma presenta dati irrilevanti ai fini della riduzione dell’uso dell’automobile, quindi un presupposto sbagliato ha portato ad una realizzazione sbagliata.
Ottimo invece il programma per potenziare la pista nel tratto Lago delle Grazie – Abbadia di Fiastra, ma qui ancora non si sono viste opere di nessuna natura.
Comunque ritorniamo al punto principale della intermodalità.
Se l’obiettivo era l’intermodalità è cioè l’integrazione tra la rete ciclopedonale, la stazione ferroviaria e i parcheggi pubblici ubicati intorno al Centro storico chi avrebbe dovuto essere il potenziale fruitore della rete ciclabile urbana:
a) Il cittadino che dovendosi recare a Macerata o altra destinazione lungo la linea ferroviaria, prende la sua bici per raggiunge la stazione, li lascia la bici e prende il treno;
b) Il turista che arriva in stazione e quindi prende una bici in prestito per girare la città;
c) Il cittadino o anche il turista che volendo andare in Centro Storico raggiunge il parcheggio in macchina e prende una bici in prestito per fare un giro in centro.
Sulla base di questi obiettivi, al di là dell’ovvia pedonalizzazione del centro almeno per fasce orarie e delle necessarie attrezzature per la custodia e il noleggio delle bici nei pressi della stazione e dei tre parcheggi, l’individuazione della rete ciclabile doveva avvenire per sottrazione e cioè, prima individuare i percorsi più brevi e funzionalmente efficienti per garantire un traffico veicolare veloce e privo di intoppi per raggiungere i parcheggi pubblici esistenti nelle tre zona della città (Filsi, Foro Boario, Matteotti) poi segnalare dove necessario i percorsi più adatti e di maggiore interesse per visitare la città e soprattutto il Centro Storico.
Non si trattava certo di costruire una rete di piste ciclabili a tutti i costi per il piacere degli appassionati , ma il progetto aveva un obiettivo ben preciso, un obiettivo che non è stato raggiunto, almeno in questa fase.
Le proposte di modifica che si intendono fare sicuramente non vanno nella direzione giusta e contribuiranno ad aggravare la situazione creando ulteriori punti di conflitto senza risolvere il problema con l’aggravante dell’ulteriore spesa per lo smantellamento. E’ necessario tornare indietro, ritornare all’obiettivo iniziale e perseguirlo con coerenza, vedrete che avremmo ridotto le polveri sottili e migliorato al qualità dell’aria senza disturbare tanto i cittadini contrari alla bici.
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Un commentatore ha scritto: “approvare il Bilancio è un mero atto formale” è quasi normale se anche l’assessore competente in una intervista parla di “scelta assolutamente tecnica …… per ottenere una quadratura di bilancio …”
Non è così, o meglio, non dovrebbe essere così soprattutto per una nuova amministrazione che si accinge ad amministrare una città per i prossimi cinque anni e quindi ad approvare l’atto fondamentale di governo sulla base del quale tentare di raggiungere i propri obiettivi.
Il problema non è se si aumenta più o meno il livello della pressione fiscale sul cittadino, metodo oramai diffuso all’interno di tutte le amministrazioni, fatta salva qualche rara eccezione, di qualsiasi colore politico, per ottenere la quadratura di bilancio come dice l’assessore.
Il vero problema è la totale assenza di una strategia, la totale assenza di obiettivi da condividere con la collettività e le relative motivazioni che portano ai necessari aumenti del prelievo fiscale, senza questo qualsiasi bilancio è uno sterile documento tecnico, privo dell’anima che dovrebbe essere l’anima della nuova amministrazione.
Il bilancio del Comune di Tolentino è esattamente quello che dice l’assessore, un atto tecnico ed io aggiungo, privo di strategia ed anche confezionato male.
Qualcuno dei commentatori ha provato a leggere i documenti preparatori come per esempio la relazione previsionale e programmatica approvata dalla giunta lo scorso mese di luglio:
dopo quattro paginette prive di una visione politica percepibile si riportano le varie richieste degli uffici, ed alcune relazioni degli assessorati. In quella delle politiche sociali si legge:” …..si ritiene di dover mantenere nel bilancio, per quanto possibile, gli stanziamenti previsti dal Bilancio 2011” poi una serie di fotocopie di altri soggetti estranei alla giunta.
Andando avanti alcuni cenni su Urbanistica, Ambiente e fonti di energia alternativa, una paginetta insignificante. Seguono dati e tabelle sulle caratteristiche del territorio e della popolazione, quindi l’analisi delle entrate e l’analisi della spesa fatte dai competenti uffici con tutti i programmi previsti.
Qui si può riscontrare la vera anima del bilancio e cioè un atto prettamente tecnico redatto dai vari funzionari secondo esigenze consolidate con qualche insignificante interferenza in termini strategici dell’assessore più insistente.
Leggete attentamente lo scopo principale di ogni singolo programma, le motivazioni e le finalità da conseguire, sono tutte uguali e tutte rimandano alle relazioni politiche che non ci sono o se ci sono non contengono granché.
Alla fine del documento c’è anche il Piano triennale delle Opere Pubbliche, quello su cui tutti si concentrano, quello che hanno chiamato il libro dei sogni, magari fosse così sarebbe già tanto esprimere nel bilancio il programma dei sogni della maggioranza dei cittadini di Tolentino. Purtroppo è un insignificante elenco di eventuali opere per oltre 35 milioni di euro senza una riga di commento senza un pensiero politico su quale concetto di città si punta, quale è l’obiettivo da raggiungere, ecc., senza una riga sullo stato di attuazione delle opere in corso, cioè in sintesi ASSOLUTA IMPROVVISAZIONE.
Da aggiungere, fuori commento, se modifichi in maniera sostanziale il Programma 2011, come si evince dagli atti ed anche dalle dichiarazioni del sindaco, lo devi ripubblicare, altrimenti i cittadini come fanno aqd esprimere il loro contributo se di assemblee sul bilancio neanche a parlarne, ma che forma di rappresentanza è questa che si è stabilita a Tolentino?
Forse l'on Ciccanti non ha tutti i torti, l'analisi potrebbe essere corretta ma l'obiettivo è totalmente sbagliato, non si tratta di individuare ambiti territoriali adeguati per rimettere in piedi forme istituzionali obsolete, ma individuare una nuova architetura istituzionale che sappia cogliere l'evoluzione storica ed economica del nostro territorio. Per esempio, perchè parlare ancora di provincia, parliamo di una CITTA’ LINEARE ECOSOTENIBILE per la
Riqualificazione dei sistemi territoriali di Civitanova, Macerata e Fabriano con l'integrazione e densificazione dei sistemi minori Tolentino-San Severino – Matelica, Per un nuovo ECOSISTEMA URBANO CIVITANOVA – FABRIANO
Un’area urbana funzionale è un’area di comuni contigui caratterizzati da una concentrazione di relazioni (afferenti principalmente alle sfere residenziali, lavorative e ricreative) tale da raggiungere un grado di interdipendenza così elevato da identificare un unico sistema socio-territoriale, cioè una città.
Secondo gli studi del prof. A:Calafati nelle Marche ci sono 11 sistemi urbani, definiti dal prof. “CITTA’ IN NUCE” dei quali almeno tre interessano in qualche modo la provincia di Macerata: Civitanova, Macerata, Fabriano.
Dice il prof. Calafati:
“Le città delle Marche, proprio per il fatto di essersi formate per coalescenza territoriale sono città disperse……….Un sistema urbano ha una configurazione fisica dispersa quando i sotto-sistemi insediativi che lo compongono, …. sono l’uno dall’altro “a una certa distanza”, non percorribile a piedi ma, a volte, percorribile in bicicletta e certamente, in auto o con mezzi di trasporto pubblici ….in breve tempo. Tipicamente nella città dispersa, questi sotto-sistemi insediativi sono “legati”, in termini percettivi , da un tessuto connettivo costituito dalla “campagna urbana” …..”
L’obiettivo dello studio è quello di dimostrare che -ancora attraverso le parole del prof. Calafati-
“la configurazione territoriale che chiamiamo “città dispersa” potrebbe essere interpretata come transitoria: uno stadio di un percorso verso una configurazione compatta che presenti tutti i caratteri che Max Weber(1950) avrebbe ritenuto archetipici della città”
Ma la città dispersa presenta un’organizzazione spaziale che genera costi sociali elevatissimi, soprattutto dovuti alla mobilità, per cui è necessario, secondo il prof. Calafati imparare a governare le città disperse e soprattutto
“far funzionare” le proprie città disperse, riprogettando la loro organizzazione fisica e la loro configurazione territoriale – e gran parte dei loro sistemi infrastrutturali “La presenza di una linea ferroviaria obsoleta (Civitanova-Albacina), sottoutilizzata, di fatto destinata allo smantellamento, che oltre ad interessare i sistemi urbani di Civitanova, Macerata e Fabriano, attraversa centri minori dell’entroterra , con evidenti caratteristiche dello sprawl urbano come Tolentino, San Severino e Matelica, può diventare il nuovo asse strutturante di una nuova area funzionale ecosostenibile, un nuovo sistema urbano, una città intelligente impostata sulla configurazione della città lineare?
Questa è la sfida che ha come obiettivo quello di individuare un percorso di copianificazione per la riqualificazione dell’intera area funzionale attraverso un’applicazione estensiva della L.R. 22/2011, privilegiando azioni di riqualificazione dei sistemi urbani principali e ambiti d’intervento intercomunali sulla dispersione, nel quadro della più ampia futura programmazione europea Horizon 2020, delle concrete azioni del Patto dei Sindaci, dell’innovazione per la mobilità sostenibile di cui al nuovo bando del MIUR sulle Smart cities e smart comunities, che conduca alla formazione di un contratto di valorizzazione urbana tra operatori economici, Università ed Enti Locali, per competere al Piano Nazionale per le Città del Governo italiano.
DI QUESTO DOVREBBERO PARLARE I NOSTRI RAPPRESENTANTI IN PARLAMENTO E NON DELLA DIFESA A TUTTI I COSTI DI UN SISTEMA DI GOVERNO DEL TERRITORIO VECCHIO E FATTO DI VECCHI.
Era il 1936 quando “ su un colle a ridosso di un fitto bosco ed innanzi ad un vasto e ameno panorama iniziò la costruzione dello Stabilimento termale Santa Lucia”. Le Terme iniziarono la loro attività nel 1938 ed ebbero subito un grande sviluppo e successo, “in una cornice, per l’epoca, anche di mondanità e di risonanza turistica” . Dal 1956 al 1958, superata la fase della seconda guerra mondiale, si costruì l’Albergo Santa Lucia, “allora definito il più elegante e modernamente attrezzato della provincia”. A coronamento dell’impegno degli amministratori della città, nel 1958 si ottenne il riconoscimento di Tolentino a “Stazione di cura, soggiorno e turismo”. Poi negli anni 60 e 70 del secolo scorso si realizzò l’Hotel Marche con annessa scuola alberghiera e lo stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua minerale di Santa Lucia, il resto è storia recente.
Era un’altra Tolentino quella, erano altri gli amministratori della città che avevano a cuore il bene comune e la valorizzazione delle risorse locali. Con questa storia alle spalle, come è stato possibile arrivare a questo punto, come si può pensare di costruire nella storica zona termale di Santa Lucia un nuovo ospedale -perché di questo tratta quando si parla di residenza protetta - quando stanno per chiudere quello esistente. Non è una provocazione, è nell’evoluzione dei fatti, l’attuale ospedale di Tolentino sarà trasformato senza spese in una residenza protetta, per cui la Fondazione Banca Marche troverà sicuramente un altro modo per impegnare le previste risorse a favore della Città di Tolentino, stazione di cura, soggiorno e turismo.
Quando le cose si facevano per bene.
Il Sindaco invita la S.V. alla PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL PROGETTO CAMPO DA GOLF “CASTELLO DELLA RANCIA” che si terrà venerdì 12 luglio 1991, alle ore 18.30 presso la sala consiliare del Comune di Tolentino
Con questo invito l’allora sindaco Francesco Massi promuoveva la realizzazione di un capo da golf a valenza internazionale nella zona del Castello della Rancia, opera da realizzare sui terreni della Fondazione Giustiniani Bandini concessi in affitto con patto di riscatto dopo almeno 40 anni.
250 soci sottoscrittori di una quota di 15 milioni a testa per realizzare l’impianto del costo complessivo di circa 3.5 miliadi di lire e una manutenzione annua di circa 1 milione a socio.
Tutto pronto, autorizzazioni, permessi, ma poi Massi se ne andò e il progetto naufragò.
Oggi per fare il campo da golf CASTELLO DELLA RANCIA ci vorrebbero gli stessi 250 soci con una quota di almeno 20.000 euro, ammesso che la Fondazione sia ancora disposta a concedere i 65 ettari di terreno necessari, ma il treno è già passato e non può tornare indietro perché la nostra ferrovia ha un solo binario; però ……può ancora giocare un ruolo interessante.
Per cui, non più golf perché 250 soci da 20 mila euro una tantum e almeno 2 mila euro/anno non ci sono più, diverse possono essere le iniziative per rilanciare il nostro territorio e la nostra economia, ma qusto è un altro discorso.
Mario Sensini
«Lucatelli1828»
Utente dal
8/8/2012
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