Agli Antichi Forni sono stati molti frammenti di opere cinematografiche legate alla Carmen
di Marco Ribechi
Carmen regina del cinema, agli Aperitivi Culturali l’opera si declina anche sul grande schermo. È stato un appuntamento multimediale quello che è andato in scena agli Antichi Forni di Macerata dove Stefano Monti e Paolo Pinamonti hanno analizzato i rapporti tra l’eroina di Bizet e la settima arte che negli anni tanto ha attinto dalla lirica.
«Dal mio punto di vista il cinema nasce dal melodramma – spiega il direttore artistico del Mof Paolo Pinamonti – la macchina da presa si lega a tante arti, alla pittura, alla fotografia, alla letteratura e naturalmente all’inquadratura ma è dall’opera che trae le sue origini, anche grazie alla corrispondenza suono-immagine. La musica non è né iconica né rappresentativa ma è fondamentale per la dimensione espressiva del cinema. Se dovessi pensare ad un Giuseppe Verdi del cinema direi Federico Fellini e Nino Rota la cui produzione è inscindibile».
Durante la 59esima stagione lirica, con lo scopo di approfondire la figura di Carmen, sono stati mostrati al Cinema Italia diverse pellicole che hanno tentato di immortalare l’opera di Bizet da altri punti di vista: U-Carmen di Mark Dornford-May del 2005, recitato in lingua xhosa, Carmen di Francesco Rosi del 1984, Carmen Jones di Otto Preminger, antesignano del moderno musical, Capriccio Spagnolo di Josef von Sternberg del 1935.
Da sinistra Stefano Monti, Cinzia Maroni, Paolo Pinamonti
Questa sera, al Teatro Lauro Rossi (in principio la proiezione era stata pensata per lo Sferisterio) saranno invece proiettate Carmen di Cecil B.DeMille del 1915 e A Burlesque on Carmen di Charlie Chaplin, entrambi accompagnati dalla Form diretta dal vivo da Timothy Brock. «Il film di Chaplin ha una genesi particolare – spiega Monti – poiché la sua vecchia casa di produzione, che Chaplin abbandonò proprio nel 1915, aggiunse ad un corto dell’attore alcune scene di repertorio, motivando questa scelta dal desiderio di rendere più lungo il film. Siamo negli anni di “Nascita di una nazione” di David Wark Griffith che aveva appena sdoganato la narrativa del film di lunga durata, inserendo anche il montaggio che fino ad allora non veniva utilizzato e gettando le basi del moderno linguaggio cinematografico».
Il numeroso pubblico presente
Anche il regista Jean-Luc Godard si è confrontato con la Carmen nel suo titolo “Prénom Carmen”, molto particolare anche da un punto di vista musicale perché non solo non possiede nessuna aria dell’opera originale, ma inoltre vengono mostrati molti strumenti utilizzati per la colonna sonora: «Di film sul metacinema in cui vengono mostrate le macchine da presa ce ne sono tanti – spiega Pinamonti – al contrario non ci sono film che mostrano apparecchi di registrazione perché c’è la concezione che le immagini si debbano accompagnare quasi automaticamente alla musica. Questa però non è una cosa assodata, scontata, e Godard ce lo mostra riprendendola in scena».
Se Godard declina la Carmen secondo la sua poetica, La tragedie de Carmen del 1983 diretto da Peter Brook vuole recuperare la cifra tragica eliminando gli aspetti folclorici dell’opera di Bizet e riducendo la musica a una dimensione quasi da camera. In questo contesto anche gli attori vengono schiacciati, quasi soffocati con inquadrature sempre comprimenti. Infine, Carmen Story, diretto da Carlos Saura che ambienta la storia in una scuola di flamenco, lo stesso spettacolo che sarebbe dovuto andare in scena allo Sferisterio il 4 agosto poi annullato per pioggia. «Vi garantisco che lo vorrò portare il prossimo anno» la promessa di Paolo Pinamonti, ancora dispiaciuto per non aver potuto presentare un evento a cui teneva moltissimo.
L’aperitivo è stato poi offerto dal Centrale Macerata di Aldo Zeppilli, domani si proseguirà con l’ultimo appuntamento dedicato alla Lucia di Lammermoor (l’ultimo aperitivo invece sarà domenica) che farà il suo debutto proprio il 12 agosto, presenti il direttore Jordi Bernàcer, il regista Jean-Louis Grinda e il giornalista Alberto Mattioli.
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