di Alessandra Pierini (foto di Marilena Imbrescia)
Una esperienza memorabile. Il Don Juan di ieri sera allo Sferisterio è stato molto più di un balletto, è andato oltre lo spettacolo di danza, è stato arte pura in ogni sua forma. C’era la musica, per la prima volta dal vivo, suonata dall’orchestra, essa stessa protagonista seppur nella buca e non sul palco. C’era la recitazione che ha impegnato i sedici danzatori dell’Aterballetto, chiamati anche ad interpretare e sottolineare con le loro voci le emozioni provate quasi a penetrare gli spettatori. Non mancava naturalmente la danza e la magia di corpi che riescono in infiniti movimenti inattesi e quasi impensabili su una figura umana, espressioni di ciò che accade all’animo quando le cose avvengono. C’era la geniale scenografia fatta di elementi mobili che prendono i colori della scena e che i danzatori stessi spostano e rispostano, usano per muoversi arrampicarsi, per nascondere e poi riapparire come in un domino.
Naturalmente c’era Johan Inger con la sua coreografia che, pur fedele al mito di Don Giovanni, ne dà la sua interpretazione, solidarizza con lui e arricchisce lo spettacolo di temi autobiografici come quello del rapporto con la madre da cui è stato abbandonato. Per finire c’era lo Sferisterio silenzioso ma maestoso e per niente scontato. Col suo soffitto di stelle, il muro ingombrante e l’aria leggera che soffia sui vestiti, è il palco ideale per questo Don Juan tanto da dare l’impressione che fossero un tutt’uno.
I sindaci in platea
Sono durati diversi minuti gli applausi al termine dello spettacolo che almeno una volta nella vita tutti dovrebbero vedere. Non una performance per gli addetti ai lavori ma, ripetiamo, una esperienza da fare che coinvolge, permette di scoprire le proprie sensibilità celate dietro i ritmi e la quotidianità. Una vera occasione sprecata i molti posti siano rimasti vuoti. Hanno applaudito anche i sindaci della provincia di Macerata, ieri ospiti dello Sferisterio e del presidente della Provincia Sandro Parcaroli che li ha accolti come un vecchio amico con sorrisi e pacche sulle spalle. Con loro anche il presidente della Regione Francesco Acquaroli. Come di rito, la serata dedicata ai sindaci si è aperta con l’inno di Mameli, suonato dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da Manuel Coves.
Poi Don Juan si è preso la scena ma anche la completa attenzione del pubblico senza fiato davanti alle relazioni danzate tra Don Giovanni e le sue donne, da Elvira che lo vorrebbe sposo e padre, a Zerlina conquistata nel giorno del suo matrimonio, per arrivare a Donna Ana e allo stupro della giovinetta Inès. In tutte loro cerca spasmodicamente la madre suo unico giudice. Al suo fianco l’immancabile Leporello che in questo caso diventa Leo e incarna l’alter ego del protagonista, il suo lato virtuoso. Unlavoro narrativo, ricchissimo di simboli, di trasformazioni, di trasformazioni in cui non si riesce a staccare gli occhi dal palco per seguire la ricchissima evoluzione degli eventi.
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