«Il Don Giovanni di Inger
vittima delle donne e della vita:
allo Sferisterio sarà eccezionale»

MACERATA - Agli Apertivi culturali lo spettacolo di danza del coreografo svedese che andrà in scena stasera per il Mof. A parlarne Valeria Crippa, Gigi Cristoforetti e Sveva Berti

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di Irene Properzi (foto Fabio Falcioni)

Non c’era questa mattina Johan Inger agli Antichi Forni a Macerata nell’immancabile appuntamento con gli Aperitivi Culturali, che precede ogni spettacolo del Macerata Opera Festival allo Sferisterio. È stato comunque lui, lo svedese Johan Inger, coreografo del Don Juan che questa sera sarà sul palco in arena, l’assoluto protagonista di oggi. Di lui hanno parlato Valeria Crippa, critica di danza e teatro musicale e scrive dal ’93 per il Corriere della Sera e Gigi Cristoforetti, direttore generale e artistico della Fondazione Nazionale della Danza e Sveva Berti che di Aterballetto è la direttrice. Per finire hanno portato la loro testimonianza del rapporto col coreografo anche tre dei sedici ballerini che questa sera calcheranno la scena. In qualche modo c’era anche Don Giovanni, grazie alla voce narrante di Gabriella Lampa. Come sempre Cinzia Maroni ha fatto gli onori di casa (aperitivo offerto dal locale Basquiat).
Il Don Juan di Inger è un lavoro stratificato, da fonti medievali. La lettura dello svedese però è contemporanea. C’è un ribaltamento del libertino e non è solo il seduttore cinico, ma anche è una vittima della vita e delle donne. È un balletto che nasce da uno sguardo empatico nei confronti di un uomo che è vittima del destino. La giornalista Crippa fa notare l’importanza della figura materna all’interno di questa opera e lo sguardo empatico di Inger nei confronti della ricerca disperata di Don Juan della madre, che lo accompagna mentre sprofonda nel suo abominio e nella sua condanna.
AperitiviCulturali_FF-3-325x217«Sarà un’edizione straordinaria perchè sarà allo Sferisterio e perchè ci sarà la musica dal vivo con l’orchestra – dice Cristoforetti – La storia è un tentativo di raccontare cosa è successo. Una storia che lo ha spinto a questa compulsività. Inger ha svelato questo rapporto con la mamma già dalla prima scena». Berti conferma: «la rilettura di Inger della storia di Don Juan parte da una sua esperienza di vita. È stato abbandonato da piccolo dalla madre e ha avuto bisogno di esprimersi ritrovandosi in Don Juan. È emblematica la ricerca della madre attraverso le donne che incontra. Ci diceva sempre Johan che per lui Juan era un disadattato disperato».
AperitiviCulturali_FF-5-1-325x217Doppiezza, schizofrenia e disperazione fanno da filo conduttore in tutto il balletto che Inger ha tradotto in un’assoluzione interna. Aggiunge infatti Cristoferetti: «Inger è un uomo di oggi e un uomo di teatro. Convivono in lui tutti questi elementi. Il bambino abbandonato ha una proiezione forte sullo spettacolo. In più è svedese. La Svezia è la terra di Bergman, la terra della psicoanalisi, di una rilettura attenta al vissuto personale».
Purtroppo, il coreografo svedese non ha potuto presenziare all’evento di oggi agli Antichi Forni, ma per lui hanno parlato Sveva Berti e i tre danzatori dell’Aterballetto che saliranno sul palco stasera nel ruolo dei tre personaggi principali: Hèlias Tur-Dorvault (Don Juan), Matteo Fiorani (Leo) e Estelle Bovay (Elvira).
AperitiviCulturali_FF-2-325x217Un’esperienza unica per i componenti della compagnia Aterballetto. I 16 danzatori della compagnia si sono confrontati con dei caratteri veri e sono diventati un po’ attori, grazie alle direttive dettagliate di Inger per ottenere un’interpretazione più naturale possibile. Come infatti afferma Berti: «Questa è stata un’esperienza diversa, per lui ma soprattutto per i nostri danzatori. C’è stato un lavoro specifico per ogni ruolo. Il carattere, l’interpretazione e la verità erano punti fondamentali. Con il corpo era basilare diventare teatrali. Ogni gesto è fondamentale, una camminata, un’entrata in scena o un piccolo movimento, deve essere tutto naturale. Ha fatto un lavoro enorme con noi».

ape-culturaliAnche Tur-Dorvault, il Don Juan, ha espresso grande soddisfazione: «Per me è stato molto bello lavorare con Johan Inger. Per me è una cosa molto rara. È un coreografo e attore. Ha una grande capacità di farci capire quello che vuole, sia per il ruolo di Don Juan, sia per i ruoli femminili. Entra in qualsiasi parte». E aggiunge sempre riferendosi all’esperienza con Inger: «Questo per me è stato un grande aiuto e un’ispirazione. È stata una grande sfida per me, ma mi ha permesso di crescere».
Sono emersi spunti di riflessione anche sull’epoca che stiamo vivendo. Cristoforetti puntualizza l’importanza dell’arte e della danza: «C’è bisogno di costruire un immaginario di questi tempi» e ribadisce quanto sia importante oggi imparare a lasciarsi sedurre e conquistare dalla seduzione della danza e l’arte.

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