L’appuntamento degli Antichi Forni
di Marco Ribechi
Dallo Sferisterio al labirinto del Minotauro per una “Caccia al toro” filosofica. Ha avuto come argomento proprio la bestia immolata nella Carmen a Pubblico Diletto il quarto degli Aperitivi Culturali, gli appuntamenti estivi degli Antichi Forni di Macerata per parlare di opera e non solo. Al microfono di Cinzia Maroni ospiti per l’occasione il filosofo Andrea Panzavolta e Giuseppe Rivetti, direttore della delegazione maceratese del Fai che ha svelato alcuni documenti sulle funzioni originarie dell’arena.
«Uno degli obiettivi del Fai è proprio quello di non disperdere le memorie dei luoghi – spiega Rivetti – a questo proposito bisogna ricordare che lo Sferisterio nasceva con un duplice scopo, da un lato il gioco della palla a bracciale, dall’altro le giostre dei tori, spettacolo simile alla corrida che fino al 1930 è stato molto in voga nello Stato Pontificio».
Giuseppe Rivetti
Una manifestazione che però era fortemente stigmatizzata sia dalla Chiesa stessa, che durante il Concilio di Trento aveva gettato la scomunica su chiunque prendesse parte a una corrida, sia dalla Francia napoleonica che considerava barbara questa tradizione.
«Però sembra che fosse molto difficile scardinare il fascino della tauromachia – prosegue Rivetti – specialmente nel maceratese, dove l’economia agricola era fortemente legata all’immagine del toro. Infatti, come mostra anche l’Aleandri nei progetti dello Sferisterio, gli spazi erano stati pensati per ospitare ben 16 stalle e un corridoio di ingresso per l’entrata degli animali, prerogative che con molta probabilità influenzarono le scelte ingegneristiche dell’intero edificio per come lo conosciamo oggi».
Proprio allo Sferisterio, nella 59esima stagione lirica, ritorna il simbolismo del toro, centrale nell’interpretazione della Carmen che andrà in scena questa sera per la seconda volta.
«Non sono così d’accordo nel creare la dicotomia Apollineo (ragione) e Dionisiaco (passioni) – esordisce Panzavolta in quella che sarà una lectio magistralis di filosofia – le due sfere si compenetrano e non sono così separate. Al contrario il dionisiaco è una sorta di Mostro che tutti abbiamo dentro di noi e che è necessario non allontanare, non abbattere, ma comprendere e ammansire partendo dal concetto che si diventa ciò che si uccide».
Andrea Panzavolta
La trattazione filosofica attinge soprattutto alla mitologia classica partendo dalle metamorfosi di Ovidio ovvero dall’episodio della trasformazione di Giove in toro mansueto, bello e maestoso per mettere in atto le sue brame su Europa, figlia di Agenore e madre di Minosse da cui si originerà tutta la leggenda del Minotauro e del suo labirinto.
«ll verbo da ricordare è removere, ovvero allontanare, nascondere – spiega Panzavolta in un passaggio – è quello che cerca di fare Minosse che però poi si dimostra un sovrano terribile, disposto a tutto per realizzare i suoi progetti. E lo stesso capiterà a Teseo, l’uccisore del Minotauro che si illude di vincere il mostro. Invece di comprenderlo nel suo essere bimorfo lo ammazza ma poi ne viene infettato fino al punto di far morire suo padre per una dimenticanza o forse, come in altre versioni del mito, per suo desiderio».
L’incontro si è concluso con un filmato tratto dal capolavoro di Stanley Kubrick Shining che si chiude proprio in un labirinto vegetale e con il bambino protagonista Danny che riesce a far smarrire il minotauro/Jack Nicholson in mezzo alla neve e così vincerlo. «Nonostante i secoli l’Europa, che nella sua radice ha l’idea di chiarezza – conclude Panzavolta – continua a ripetere l’errore di Minosse relegando e nascondendo tutte le questioni che dovrebbe invece affrontare nel dialogo di passione e amore. Per questo ritengo che il toro non vada immolato e sacrificato ma ammansito e dominato». L’incontro si è concluso con un aperitivo offerto da Nino Caffé. La prossima settimana gli appuntamenti riprenderanno a partire da giovedì con Valeria Crippa, Gigi Cristoforetti e Johan Inger con il titolo: “Edipo danza con Don Juan”.
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