Claudio Maria Maffei
di Claudio Maria Maffei*
Non vi è alcun dubbio che il Maceratese dovrebbe avvantaggiarsi, almeno nella sanità, di una Giunta in cui il presidente è nato a Macerata ed è stato sindaco di Potenza Picena e l’assessore alla Sanità è nato a Cingoli dove è stato anche lui sindaco. Cerchiamo di vedere se è così prendendo spunto dalla recente notizia che si stanno avviando a Fermo le procedure per l’avvio della attività di emodinamica nel nuovo ospedale di quella città attraverso il reclutamento di alcuni infermieri da addestrare allo scopo.
Apparentemente, ma solo apparentemente, questa notizia non riguarda il Maceratese. A guardare meglio dentro la notizia si capisce subito che non è così. Due parole sulla emodinamica (o cardiologia interventistica), che è un servizio che si occupa delle problematiche che riguardano il flusso del sangue nel cuore e all’interno del sistema vascolare. Se ne occupa sia a fini diagnostici (coronarografie ad esempio) che terapeutici (angioplastiche ad esempio) evitando l’esecuzione di atti di natura chirurgica, che richiedono l’apertura del torace, dato che vengono svolti per via “percutanea”, cioè attraverso un piccolo foro che viene per lo più praticato a livello inguinale o della piega del gomito. Attraverso questo piccolo foro viene inserita nel vaso sanguigno una piccolissima cannula, un catetere. In questo modo, sempre per esemplificare, si può intervenire su un grumo che ostruisce il passaggio di sangue o un restringimento importante di un vaso sanguigno. L’emodinamica è diventata in molti casi una alternativa alla cardiochirurgia e consente di trattare pazienti con malattie del cuore sia in forma programmata che in urgenza.
I centri di emodinamica per funzionare bene dovrebbero avere equipe specializzate con alti volumi di attività e notevole quantità di personale specializzato, necessario sia per la complessità delle procedure che per garantire la continuità nelle 24 ore, quella necessaria per le urgenze. Proprio per questo motivo la normativa prevede che le emodinamiche siano in ospedali di primo livello e siano una ogni 300mila – 600mila abitanti il che vuol dire che nelle Marche ce ne dovrebbero essere da un minimo di tre a un massimo di cinque. Oltretutto trattandosi di ambienti specializzati e di tecnologie ad alto costo è evidente che la loro programmazione dovrebbe tenere conto di quello che già c’è e dei flussi di mobilità passiva verso altre Regioni. Nelle Marche le emodinamiche in funzione sono attualmente 5, di cui 4 garantiscono anche le urgenze e svolgono grandissima parte della attività di emodinamica della Regione (Pesaro, Ancona Torrette, Macerata e Ascoli Piceno). Un quinto centro già attivo è quello dell’Inrca di Ancona che svolge attività programmata che poi verrà trasferita nella sua nuova sede verso Ancona sud. Quanto alla mobilità passiva dai dati elaborati di recente dalla Università Politecnica delle Marche per conto della Regione risulta che dall’Area Vasta 3 del Maceratese nel 2019 sono partiti 141 casi di ricovero di pertinenza della cardiologia interventistica la maggior parte dei quali finiti in una struttura privata della Emilia-Romagna (Villa Maria Cecilia Hospital). Il flusso fuori Regione dall’Area Vasta 4 di Fermo, pure con meno abitanti, è stato anche più alto con 228 casi. Nel complesso nel 2019 quasi il 30% dei pazienti marchigiani che aveva bisogno di una prestazione di cardiologia interventistica si è rivolto fuori Regione.
A questo punto sarebbe logico fare uno studio per verificare se la soluzione migliore per le Marche è quella di aumentare il numero di centri di emodinamica o di aumentare le potenzialità operative di quelli che ci sono o di fare entrambe le cose. Prendiamo ad esempio i dati 2020 (anno particolare per via del Covid) sulle coronarografie messi a disposizione dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (vedi il grafico). Macerata ne ha effettuate 1049 contro le 2065 di Ancona Torrette e le 1700 di Pesaro (mancano perché non disponibili i dati di Ascoli Piceno). Si è verificata la possibilità di potenziare Macerata aumentando le risorse assegnate, prevedendo una area di degenza breve dedicata e utilizzando al massimo le tecnologie disponibili? La risposta è no anche perché oggi i cardiologi non sono facili da trovare e la politica non ha il coraggio di dire che nelle Marche le cardiologie sono troppe (quattordici di cui tre nell’Area Vasta di Macerata). Perché se lo dicesse dovrebbe ripensare a un unico ospedale Macerata – Civitanova, cosa sensata che però non farà mai. Quindi si è scelta la strada di costruire e attrezzare sale di emodinamica (due nel caso del nuovo ospedale di Fermo) senza sapere se ci saranno i cardiologi necessari per farle funzionare. Purtroppo anche dal maceratese i viaggi a Villa Maria Cecilia sembra che ancora per un bel po’ dovranno continuare.
*Claudio Maria Maffei, medico e dirigente sanitario in pensione
Perché, a seconda di dove siano i vertici della Giunta va potenziata la sanità?
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Farsi battere in una specialità dinamica da un posto che si chiama Fermo…
Faranno come in Molise: 3 Emodinamiche (Isernia, Termoli e Campobasso con la privata del Gemelli) per nemmeno 300.000 abitanti.
La nuova programmazione prevista dalla Regione, acuirà queste diatribe da cortile e dimostrerà che senza una programmazione regionale concreta e organizzata, aumenteranno solo le spese, con tanti saluti all’efficienza.
Dott. Maffei, potrebbe essere anche come dice lei però credo più veritiera l’ipotesi che un pazoente va da uno specialista per una visita a pagamento,perché se aspetti la sanità pubblica rischi di morire,e lo specialista ti indirizza dove lui svolge la sua attività extra ospedaliera.