«Macerata, container Covid
e Medicina d’urgenza:
un solo infermiere in servizio»

SANITA' - La Uil Fpl denuncia la carenza di personale in reparti chiave. «Anche al triage dell'ospedale di Civitanova un solo operatore. Intanto qualche dirigente dell’Area Vasta 3 se ne va tranquillamente in ferie e si rinvia in piena estate l’atteso confronto per definire il fabbisogno di personale»

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Il Pronto soccorso di Macerata

«Un solo infermiere, senza medico né oss, per l’assistenza ai pazienti Covid nei due container al Pronto soccorso di Macerata, un solo infermiere che assiste ben 9 pazienti tutti sotto monitor che sono ricoverati nella Medicina d’urgenza sempre a Macerata e un solo infermiere al triage del Pronto soccorso di Civitanova che vede un grosso carico di lavoro con l’afflusso di turisti. Intanto qualche dirigente dell’Area Vasta 3 se ne va tranquillamente in ferie e si rinvia in piena estate l’atteso confronto per definire il fabbisogno di personale senza colpo ferire». E’ la situazione descritta da Marcello Evangelista e Andrea Santavicca, segretari rispettivamente regionale e provinciale della Uil Fpl che denuncia soprattutto le difficoltà nei pronto soccorso.

«Il Pronto Soccorso come tutti sanno è un servizio che per sua natura dovrebbe fare da filtro ma invece spesso e volentieri è proprio qui dove si genera un vero e proprio tappo dove va ad intasarsi tutto quello che arriva. Vuoi perché non ci sono posti a sufficienza per gli acuti e vuoi perché è ancora troppo carente, per non dire inesistente, il raccordo con i medici di base che dovrebbero poter contenere ( se anche loro ne avessero gli strumenti) tutti gli accessi impropri al ponto soccorso. Una situazione che purtroppo è ben nota a tanti e che si trascina da troppo tempo e che pure da troppo tempo non trova risposte adeguate. Non sappiamo più decidere se questo avviene per volontà o per incapacità.

Certo è che le risposte che i pronto soccorsi dell’Area Vasta 3 riescono a dare alla numerosa utenza che li affolla sono spesso e volentieri inadeguate e non soddisfano. Come pure perennemente inadeguate sono le risorse ed i mezzi messi a disposizione per questo livello strategico di cura. Di sicuro sono sottodimensionati gli organici o ben che vada comunque male organizzati. Organici che nel sistema dell’emergenza-urgenza dovrebbero quanto meno essere calibrati per poter prontamente garantire la copertura delle assenze di chi si ammala o di chi va via, come pure di poter sopperire al maggior fabbisogno nei picchi di attività che si possono verificare per qualsiasi ragione come nel caso della recrudescenza della patologia Covid. Fatto è che questa situazione la conosce bene l’utenza ma di sicuro la conoscono bene coloro che nei pronto soccorsi ci lavora tutti i giorni e ci sta».

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Il pronto soccorso dell’ospedale di Civitanova

La Uil Fpl chiede quindi di rivedere l’organizzazione con risposte strutturali: «Bisogna colmare il gap di quelle carenze che si sono create negli anni come quella dei posti letto per il ricovero in fase acuta che sono stati ridotti sensibilmente senza prevedere un adeguato e contestuale potenziamento delle strutture dedicate all’emergenza o a quelle necessarie per un reale efficientamento delle cure primarie.

Quelle stesse cure che per definizione ruotano intorno all’attività dei Distretti e soprattutto della medicina di base. Un percorso sicuramente complesso da realizzare e da far funzionare che per questo richiede interlocutori preparati e ben disposti, privi di supponenza e che abbiano soprattutto una visione d’insieme che non si può improvvisare o leggere solo sui libri.

Occorre per questo un reale coinvolgimento di tutti i lavoratori attraverso i loro rappresentanti. Troppi i concetti (buoni) che ai giorni d’oggi sono rimasti ancora concetti vuoti, privi di reale sostanza, scritti da tempo sulla carta e ben lontani dal tradursi in una adeguata risposta ai reali bisogni di un’utenza lasciata in balia di se stessa: in bilico fra una realtà ospedaliera sempre più congesta e in affanno e un sistema di cure domiciliari che stenta a decollare. In mezzo, schiacciati da tutto questo, impotenti, privi di tutele reali, malpagati e caricati di responsabilità che non gli competono ma che qualcuno vorrebbe addossargli ad ogni costo e pure in via esclusiva, c’è tutta la manovalanza, il personale del Comparto, e tra questi ci sono principalmente gli infermieri.

Oggi a loro in particolare, ad ognuno di loro che in questa torrida estate lavora negli affollati e accaldati Pronto Soccorso delle Marche vogliamo far da eco e assieme a loro vogliamo ancora una volta denunciare a tutta l’opinione pubblica questo stato di cose auspicando di essere ascoltati e che chi di dovere si decida ad intervenire per rimuovere in maniera decisa le cause di questo stato di cose che va superato per ridare centralità vera all’utente e rispetto e dignità altrettanto veri ai professionisti tutti che operano in sanità».

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