di Gianluca Ginella
L’ultima chiamata della sua vita Rosina Carsetti l’aveva fatta, intorno alle 17 del 24 dicembre, ad una amica che conosceva da una vita e che è morta a distanza di un paio di settimane dal suo omicidio dopo essere risultata positiva al Covid.
È a lei che Rosina, la 78enne uccisa a Montecassiano, aveva fatto l’ultima della misteriosa serie di cinque chiamate il giorno della vigilia di Natale, in un orario che ricade in quello compatibile con quando è stata uccisa (tra le 16,30 e le 18,30, secondo quanto emerso dall’autopsia).
Chiamate andate tutte a vuoto, perché nessuno aveva risposto. Ad eccezione di quella fatta a Laura C., una donna morta a 79 anni lo scorso 15 gennaio. Pochi secondi, una conversazione o più probabilmente una segreteria telefonica che è partita e che potrebbe aver registrato un messaggio di Rosina. Purtroppo la donna, che a dicembre aveva contratto il Covid ed era ricoverata, non potrà dire nulla agli inquirenti sul fatto che ci abbia o meno parlato.
Laura viveva con il marito Giovanni in via Spalato. La coppia ha la casa quasi di fronte alla palazzina del civico 124 dove si è consumato l’altro fatto di sangue che (oltre al conseguente episodio di Luca Traini) aveva destato clamore a livello nazionale: il 30 gennaio del 2018, in quel condominio, era stata uccisa Pamela Mastropietro (proprio domani a Macerata il Comune dedicherà una targa alla 18enne ai Giardini Diaz).
Oggi al negozio della famiglia Orazi, in via Rosati, è arrivata la Guardia di finanza (ai militari delle Fiamme gialle sono state assegnate alcune indagini) per chiedere la contabilità dell’attività per quanto riguarda li mese di dicembre e limitatamente alle ultime due settimane.
Per quanto riguarda le indagini dei carabinieri del Reparto operativo di Macerata, coordinate dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Vincenzo Carusi, c’è attesa tra gli inquirenti per la perizia del consulente Luca Russo che si è occupato degli accertamenti sui telefoni cellulari dei tre indagati per l’omicidio: la figlia di Rosina, Arianna Orazi, il nipote, Enea Simonetti, il marito, Enrico Orazi. Inoltre Russo sta analizzando il contenuto dei computer e tablet che sono stati sequestrati agli indagati.
Da questi accertamenti sono attesi elementi utili per le indagini. Altri esami attesi sono quelli dei Ris di Roma, in quel caso le operazioni scatteranno l’8 febbraio con i consulenti di procura e difesa (i familiari di Rosina sono assistiti dagli avvocati Andrea Netti, Valentina Romagnoli, e Paolo Morena), che si troveranno nella capitale. Sotto la lente il materiale biologico che è stato raccolto nel corso delle indagini. Gli inquirenti concentrano l’attenzione dell’indagine sui familiari di Rosina che però danno una loro versione su quanto accaduto. Sostengono che in casa, il 24 dicembre, era entrato un rapinatore. Un uomo che dopo aver scassinato una portafinestra (ma sui segni trovati difesa e procura hanno pareri all’opposto) avrebbe ucciso la 78enne per poi legare la figlia e il marito dell’anziana, approfittando del fatto che il nipote fosse fuori casa. Sul periodo trascorso fuori casa da Enea Simonetti emergono altri interrogativi degli inquirenti: in particolare sul perché il giovane sia rimasto fermo per un’ora nel parcheggio di fronte al supermercato dove era entrato a fare spesa.
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