«Sono dispiaciuta, triste, delusa». Così Arianna Orazi, accusata insieme al figlio, Enea Simonetti, e al padre Enrico Orazi, dell’omicidio della madre, Rosina Carsetti, uccisa il 24 dicembre scorso. Arianna che si è sempre chiusa nel silenzio di fronte alle domande dei giornalisti, ha deciso di farsi intervistare a Quarto grado. «Non ho ucciso io mia madre – ha detto con un tono di voce calmo -. Né io né i miei familiari. Era una persona particolare mia mamma, non era una che preparava la cena di Natale o il pranzo di Natale ma semmai preferiva andare a mangiare fuori. È la madre che non ti fa mancare nulla, cura l’aspetto dei figli, la pulizia». Sulle amiche ha detto: «Aveva una amica, una sola con la A maiuscola gli altri erano conoscenti». Ha detto inoltre che cinque anni fa aveva deciso di vendere l’appartamento dove viveva col figlio «a gennaio ci siamo riusciti e siamo tornati a vivere con i miei genitori.
Mia mamma sapeva che saremmo andati, diceva: “non riesco più a portare avanti la casa come facevo una volta, se venite mi togliete un sacco di incombenze”. Diceva: “basta che mi lasciate divano e Sky”». Sul fatto che si lamentasse con le amiche, Arianna ha spiegato nel corso della trasmissione: «Mia madre è stata sempre lamentosa, chi la conosce sa che il suo carattere era così». Di quanto accaduto il 24 dicembre dice: «La cosa che mi rimane più impressa è stato vederla distesa a terra, non me lo scorderò mai». Arianna ha poi parlato del rapinatore che la famiglia dice era entrato in casa: «Ho sentito un urto forte al piano superiore, la prima cosa che ho pensato è che mia madre avesse lasciato la finestra aperta – ha raccontato -. Non sono salita subito, ma comunque ci ho messo poco a salire. All’inizio non ho visto nulla di strano, poi mi è arrivata una sberla, prima una e poi un’altra. Non mi ha tramortito, ma mi sono accasciata. Non mi sono resa conto subito di quello che è successo, ma solo quando quest’uomo mi ha presa di peso e messa sulla sedia. Mi ha sfilato le ciabatte, mi ha sfilato i calzini e uno me lo ha messo in bocca. Di fianco a me c’era l’aspirapolvere folletto. Ha tirato via il filo, che si stacca, e mi ha legato con quello». Arianna ha aggiunto: «in quei momenti ero preoccupatissima per mio figlio. Non sapevo quando sarebbe tornato». Poi ha dato una descrizione del rapinatore: «Gli occhi di quella persona non sono quelli di uno con cui si poteva scherzare. Aveva una cuffia di lana, la mascherina. Si vedevano solo gli occhi. Aveva occhi chiari, gelidi». Questa la versione di quanto sarebbe accaduto nella villetta data dalla figlia di Rosina. Una versione, come quella del padre e del figlio, che è al vaglio degli inquirenti da settimane. La procura, come detto, ha indagato tutti e tre per l’omicidio e proprio sulla famiglia si concentrano le indagini.
(redazione CM)
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Sta a vedere che il rapinatore è uno che se ne intende di Folletti!
veritas laborat saepe, exstinguitur numquam.
La prima riflessione è: ma se la signora Arianna insieme agli altri due indagati,figlio e padre, si è sottratta all’interrogatorio di garanzia del 7 gennaio scorso, come mai si è fatta intervistare da Quarto Grado fornendo altresì un mare di particolari, pure troppi, quando gli avvocati di difesa avevano detto che il motivo dell’avvalersi della facoltà di non rispondere era dovuto al fatto che non avrebbero avuto altro da aggiungere a quanto dichiarato a caldo agli inquirenti tra il 24 e 25 dicembre per ben 18 ore? Abbiamo anche visto e sentito tutti che nelle dirette di Uno Mattina l’avvocatessa dello studio legale di difesa ha sempre risposto per conto del nipote Enea, che pure era ben presente in tutta la sua fisicità alle sue spalle davanti alla villetta. Che è cambiato quindi per uno degli indagati dal fare scena muta per un’ora e mezza davanti agli inquirenti il 7 gennaio al parlare ieri a tutto campo davanti alle telecamere di Quarto Grado?
La seconda riflessione, un pò più delicata, ma siccome si è sempre nel campo delle ipotesi e che ci sono pure degli indagati , credo si possa esprimere. Ieri sera, sempre sia vero, da Quarto Grado abbiamo appreso che nella borsa di Arianna sono stati trovati 2000 euro in contanti( pari pari al bottino del presunto ladro e assassino)che l’avvocato Netti giustifica come provento della vendita di una moto nei giorni precedenti( quanti giorni prima da non riuscire a depositarli in banca?) pari a 4000 euro. Per questo sono in corso accertamenti, ma più di un legittimo dubbio mi viene in proposito.
Da quando, un ladro non fruga almeno in una borsa che sarà stata lì buttata da qualche parte dentro casa? Sopra una sedia, una poltrona, un divano, un attaccappanni?
Invece no. L’insolito ladro chiede ad Arianna solo dove sono nascosti i soldi in casa, e lei risponde in un cassetto del comò in mansarda dove trova i 2000 euro pur continuando a rovistare dappertutto intorno. E se le cose fossero invece andate diversamente? E’ solo un’ipotesi hè! Poniamo che Rosina abbia avuto 2000 euro SUOI in contanti tenuti nel comò in mansarda. Era a casa sua e poteva tenere i soldi suoi dove più le pareva, fino a prova contraria. Poniamo che quel pomeriggio, tra le 16.30 e le 18.30, per un qualche motivo Rosina sia andata ad aprire quel cassetto dove li teneva e non ce li abbia più trovati. Con chi se la sarebbe potuta prendere con chi in casa per quella mancanza secondo voi? Come sarebbe potuto degenerare un conseguente litigio , considerato anche che il 29 dicembre scorso sarebbe dovuta tornare a conferire con l’avvocato del centro antiviolenza di Macerata?