«E’ entrato un ladro in casa? Penso di sì, sennò non si spiega. Mi ha spinto da dietro e ha detto: dov’è il bagno?”, ha messo una sedia, mi ha fatto entrare e mi ha legato. Non so descriverlo perché mi stava dietro e nel bagno non ha acceso la luce, era buio». Il marito di Rosina Carsetti, Enrico Orazi, ha raccontato a Quarto Grado pochi minuti fa la sua versione di quanto sarebbe successo nella villetta di via Pertini a Montecassiano il 24 dicembre, giorno in cui sua moglie è stata uccisa. Orazi (indagato per omicidio insieme alla figlia Arianna e al nipote Enea Simonetti) ha iniziato indicando un orario, in maniera un po’ confusa, tra le 15,30 o 16, «non ricordo cosa è successo, saranno state le 15,30 o le 16» ha detto. Parlando di cosa è successo in casa ha spiegato: «Ho sentito delle mani dietro che mi hanno spinto verso il bagno e una voce: “dov’è il bagno?”. Ha messo la sedia nel bagno, mi ha fatto sedere e mi ha dato due botte da dietro (Orazi ha mimato l’accaduto, ndr). Io quando è avvenuto questo mi ero alzato per camminare perché non posso state sempre a sedere per un problema che ho alla gamba. Poi quello da dietro mi ha preso e ha detto: dov’è il bagno. Non ho reagito, e se aveva un coltello?». Ha detto che una volta nel bagno è stato legato e gli è stato infilato un calzino in bocca «Mi ha legato con le mani dietro. Non ricordo che accento avesse. Non ricordo come era vestito». Ha aggiunto che «Non mi ricordo se mio nipote era già uscito. Ricordo che è venuto a liberarmi e non ricordo l’ora. Poi siamo andati di sopra, ho sentito il polso di mia moglie».
Ha poi raccontato del rapporto con la moglie: «Madre e moglie affettuosa? (Ha fatto una lunga pausa, ndr). Madre sì, affettuosa sì ma anche grintosa, si faceva rispettare, era autoritaria». Ha detto che «era una persona particolare», che «ha sempre dormito sul divano, non ho capito mai perché. Il rapporto tra noi era normale, non abbiamo mai litigato. Non ha detto che non voleva mia figlia in casa, anzi era contenta». Sul fatto che ha fatto togliere le piante: «Perché non ne potevo più, c’era sempre da raccogliere le foglie». Ha detto che «mi chiedeva di comprare un paio di scarpe, un gioiello, la accontentavo sempre, anche troppo. Ha avuto sempre tutto quello che voleva». Sul fatto che si lamentasse ha risposto: «Lei si lamentava? Si lamentava sempre, di tutto, con tutti. Non so perché si lamentasse, aveva tutto. Mai ci sono stati battibecchi in famiglia. Centro antiviolenza? Ma chi lo dice? È vero? Violenze non ci sono state mai. Mai, mai, mai. So che chiedeva sempre i soldi: sempre quello. E io glieli davo». Su quello che prova: «Quello che provo io non posso dirlo agli altri (ha detto per poi chinare il capo, con commozione, ndr).
La figlia di Rosina ha raccontato che sull’orario preciso dell’arrivo del figlio, Enea Simonetti, non è certa «a volte si soffermava in giardino prima di entrare. Quando è entrato mi ha chiamato due volte. All’inizio mi ha chiesto cosa sia successo e all’inizio non gli ho risposto. Abbiamo visto un secondo mia madre, poi siamo scesi a vedere mio padre. Abbiamo aperto la porta del bagno. Aveva la faccia viola, ci ha detto: “mi ha fatto tanto male”. Poi siamo corsi di sopra a vedere mia madre. Ho messo la mano per sentire se respirava, pensavo che magari era svenuta» ha detto Arianna, subito dopo ha chiamato i soccorsi dicendo al 112 che temeva la madre fosse morta. È poi tornata sul centro antiviolenza a cui Rosina si era rivolta: «Non ne ho idea, non ne sapevo il motivo. Mai sollevato un dito contro mia madre. Io non so cosa mia madre possa aver raccontato, le dico che secondo me mia madre ha enfatizzato molto la situazione, non so a che pro. Non ho idea di cosa possa aver detto o cosa possa aver percepito la persona a cui l’ha detto. Comunque non era così. Si lamentava perché mia madre è stata sempre lamentosa, sempre, da sempre».
(Redazione Cm)
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