di Gianluca Ginella
«Rosina Carsetti è morta strangolata». Questo dice la perizia preliminare dell’autopsia, depositata questa mattina dal medico legale. Sul collo ci sono i segni di una mano, quelli di chi ha ucciso la 78enne il 24 dicembre scorso nella sua villetta di via Pertini a Montecassiano. Altri segni sul corpo non ne sono stati trovati (Rosina ha delle costole rotte, cosa che sarebbe riconducibile al massaggio cardiaco del 118, condotto per circa 20 minuti prima che venisse dichiarata la morte della 78enne). Il medico legale, nella relazione, riferisce che la morte è avvenuta per asfissia, qualcuno l’ha strozzata e prova ne sono dei segni trovati sul collo della donna. Viene dunque confermato quanto emerso all’indomani dell’autopsia.
«Nella relazione non si parla di segni di violenza sul corpo. Non c’è un graffio» dice l’avvocato Andrea Netti, che assiste le tre persone indagate per l’omicidio: Arianna Orazi, Enrico Orazi ed Enea Simonetti (figlia, marito e nipote di Rosina). Il legale aggiunge: «La perizia non fa riferimento a percosse o lividi sul corpo. Gli stessi sanitari del 118, nel referto di quando sono intervenuti, scrivono che non ci sono segni di lividi sul corpo. Hanno fatto la rianimazione, e a questa sarebbe riconducibile la rottura delle costole, al momento della perizia preliminare il medico legale non aveva ancora preso in esame il certificato del 118 che parlava dei venti minuti di tentativi per rianimare Rosina» dice Netti.
Sull’orario della morte la perizia non chiarisce i dubbi ma lascia un margine di circa due ore: l’orario in cui Rosina è stata uccisa oscilla tra le 17 e le 19,30. Da un lato, fossero le 19,30, l’orario sarebbe compatibile col racconto della famiglia che dice che in casa entrò un ladro. Dall’altro, se fosse avvenuta tra le 17 e le 18, dimostrerebbe che in quella casa è successo altro la vigilia di Natale. Tra gli accertamenti che sono stati disposti dalla procura, anche quelli sul dna sotto le unghie di Rosina che potrebbero mostrare se la donna si fosse difesa durante l’aggressione.
I DUBBI – La procura al momento indaga sui familiari e, da quanto emerge, l’ipotesi primaria è che il delitto sia maturato tra le mura di casa. Sarebbero in corso accertamenti per capire cosa sia avvenuto e chi abbia ucciso la 78enne. Tanti gli elementi che sono stati raccolti. Anche ieri i carabinieri sono tornati nella villetta da dove hanno portato via una sedia, dove Arianna ha detto di essere stata legata, un quadro, che era stato tolto da una parete (per la difesa dal rapinatore entrato dentro casa), e gli aspirapolveri (Arianna aveva detto di essere stata legata col cavo di uno di questi). Inoltre sono in corso accertamenti su telefoni e materiale informatico. Come detto sin dal primo giorno, ci sono poi i dubbi sul perché i cani non abbaiarono, sul perché non vennero sentite urla dalla casa, sul perché un uomo sarebbe entrato in una casa la vigilia di Natale, disarmato, per fare una rapina, come sostengono i familiari. Perché trovando Rosina, appena entrato l’abbia uccisa senza invece tentare la fuga. Perché poi si sia mosso dentro casa di fatto facendo su e giù: prima avrebbe legato Arianna in soggiorno, poi sarebbe sceso nel seminterrato per chiudere in bagno Enrico Orazi, poi sarebbe ritornato al primo piano per chiedere ad Arianna dove la famiglia tenesse i soldi. Arianna, come già riferito, ha parlato di un uomo che indossava dei calzari come quelli usati da polizia e carabinieri sui luoghi dove sono stati consumati dei delitti. La difesa dice che in casa sono stati trovati brandelli di calzari che potrebbero essere riconducibili al passaggio del rapinatore. Gli inquirenti hanno già chiarito che sono calzari dei carabinieri. Resta da chiarire poi cosa abbia fatto il nipote di Rosina tra le 18 e le 19 quando uscì per andare al supermercato. In un primo momento aveva detto di essere andato a Macerata (avevamo anticipato nei giorni scorsi), per poi correggersi e dire di essere rimasto un’ora nel parcheggio del supermercato (che si trova a circa un chilometro dalla villetta). Altro dettaglio rilevato in questo caso dalla difesa, i segni alla portafinestra della cucina. Per i legali dei familiari di Rosina sarebbero riconducibili ad una effrazione. Anche quelli sono al vaglio degli inquirenti. C’è poi una questione che resta fondamentale e che avevamo anticipato il giorno successivo al delitto: quella della chiamata di Rosina al centro antiviolenza per parlare di presunti maltrattamenti che avrebbe subito in casa. Per i difensori degli indagati quei maltrattamenti non ci sarebbero mai stati. Anche questo punto è al vaglio degli inquirenti per ricostruire le dinamiche famigliari.
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