di Luca Patrassi
Il Covid Hospital di Civitanova sembra fare più paura della pandemia stessa. Il semplice prendere in considerazione l’ipotesi di una riapertura della struttura civitanovese realizzata per l’emergenza di alcuni mesi fa, ha scatenato reazioni e polemiche. Reazioni che purtroppo non bastano a dare risposte in termini di servizi nel caso dell’aumento dei contagi e dei ricoverati. La responsabile regionale dell’Asur Marche Nadia Storti sta facendo una serie di incontri e si sta confrontando con gli operatori per definire i dettagli del piano pandemico elaborato dalla Regione da tempo.
Piano pandemico e decreto Rilancio che prevedono la realizzazione di un numero ben definito di posti letto dedicato alla terapia intensiva e alla terapia semi intensiva, numeri importanti che comprendono anche quelli presenti nella nuova struttura realizzata a Civitanova. Insomma il piano c’è, è tutto pronto, i posti letto anche ci sono. Oggi, come alcuni mesi fa, tutti sperano che la seconda ondata si riveli meno pesante della prima, con un minor numeri di morti e di ricoveri evidentemente. Tutto pronto, c’è solo un piccolissimo particolare rimasto irrisolto: non c’è il personale per coprire tutti i turni nell’ipotesi di lasciare aperti tutti i reparti normalmente attivi in regione di terapia intensiva e di semintensiva ed aggiungere i posti letto indicati nel piano, compresi quelli di Civitanova. In sintesi: ci sono posti letto e attrezzature d’assoluta avanguardia ma non ci sono i medici, i rianimatori in particolare. Peraltro gli stessi rianimatori hanno già detto che loro non si muovono dai loro luoghi di lavoro per andare a Civitanova. Situazione complicata tra allerta Covid e resistenze varie, più o meno settoriali. Domani è in programma un’altra riunione, stavolta a Fermo su base regionale con le varie direzioni sanitarie, gli anestesisti, gli infettivologi, i direttori delle varie strutture interessate ai ricoveri. Si discute. Ma la soluzione quale sarà? Si ripeterà quanto visto nella prima fase, si aprirà anche Civitanova con personale al momento ignoto o si opterà per chiudere provvisoriamente reparti periferici e dirottare le risorse umane a Civitanova? Oppure si resterà alla finestra in attesa degli eventi, nella speranza di non essere travolti dalla seconda eventuale ondata Covid.
(Foto di Federico De Marco)
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Escludendo gli 84 posti letto della Fiera delle Vanità Covid di Civitanova, le Marche, nei reparti di terapia intensiva già esistenti nei vari ospedali del territorio, possono contare su circa 220 posti letto, ampiamente sufficienti a far fronte ad una eventuale recrudescenza della pandemia.
Teniamo presente che a fine marzo, nel momento cioè di massima espansione del covid, cioè nel momento del picco marchigiano, i posti letto di terapia intensiva occupati erano circa 170. Da allora in poi i posti letto, nei reparti di terapia intensiva, sono stati aumentati o sono in fase di aumento (sempre escludendo il Fiera Covid), sino ad arrivare appunto ai 220 posti sopra quantificati.
Ne consegue che non c’è alcun bisogno di mettere in funzione quel mostro creato a Civitanova (che peraltro, come avevo pronosticato in epoca non sospetta, ha portato male ai suoi principali sostenitori: Ceriscioli, Micucci e Ciarapica), dove nemmeno gli stessi medici anestesisti e rianimatori vogliono andare, in quanto non si tratta di un ospedale dotato di tutti i presidi necessari.
Gli stessi anestesisti e rianimatori oggi inoltre escludono nella maggior parte dei casi l’uso della terapia intensiva, che in alcune situazioni di pazienti fragili può essere letale.
Francesco Acquaroli ascolti la classe medica, prima di commettere lo stesso errore di Ceriscioli & C.
Solo l’astronave non va bene se dovesse servire, mentre in tutta Italia si stanno cercando sistemi per rendere gli ospedali utilizzabili per tutto ciò che non è stato possibile fare durante il precedente attacco. Discorsi già fatti, stantii dove bisogna sempre ripetere che migliaia di persone hanno preferito non curarsi per evitare gli ospedali o non si sono potute visitare per via delle visite sospese e tutt’ora ci si rivolge alle strutture a pagamento tornate agibili prima degli ospedali. Ceriscioli e Micucci si sono resi sfortunati insieme a tutti gli altri del Pd e non certo per l’astronave di cui solo dalle nostre parti se ne parla e di cui non penso proprio che chi è andato a votare lo abbia fatto pensando a ciò che si è costruito ( parlo di sanità )e non a quello che si è tagliato, chiuso, riformato ecc. e per ( qui è il terremoto ) ciò che non si è ricostruito o costruito male o per tutte le leggi che ancora intralciano la ricostruzione ma soprattutto per la leggerezza, la superficialità con cui Ceriscioli e Sciapichetti hanno trattato tutto ciò che riguarda terremoto e terremotati. Poi per Ciarapica, si sono messi in tanti per motivi inspiegabili a volerlo portare in Regione, addirittura Salvini che poi lo ha mollato o lui ha mollato Salvini. In Regione c’è Battistoni che sta cercando di trovargli un posto, pertanto è presto pure per dire che a Ciarapica l’astronave abbia portato male.