«I lavoratori stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, e apprendiamo che per la ristorazione si potrà riaprire dal primo di giugno. Per l’Italia significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Nelle Marche moriranno oltre 2.300 imprese e 21.000 persone perderanno il loro posto di lavoro». A dichiararlo il direttore Confcommercio Marche Massimiliano Polacco. «Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese. Accontentati tutti coloro, che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo. Servono risorse – continua Polacco -, e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. Per risollevare il settore, da oggi, lunedì 27 aprile, grazie all’intervento di Confcommercio Marche, nella nostra Regione è consentita la vendita di cibo da asporto – il take away – anche nella modalità “drive” – prosegue Polacco -. La Regione Marche, nella persona del presidente Luca Ceriscioli, ha accolto la nostra richiesta emanando un decreto che consente appunto la vendita di cibo da asporto da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e da parte di attività quali, a titolo esemplificativo, rosticcerie, friggitorie, gelaterie, pasticcerie,pizzerie al taglio, con esclusione degli esercizi e delle attività localizzati in aree o spazi pubblici in cui è vietato o interdetto l’accesso. La vendita per asporto sarà effettuata esclusivamente previa ordinazione on-line o telefonica, garantendo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano per appuntamenti, dilazionati nel tempo, allo scopo di evitare assembramenti all’esterno e consentendo nel locale la presenza di un cliente alla volta, assicurando che il cliente permanga il tempo strettamente necessario alla consegna e al pagamento della merce. Allo stesso modo è consentito l’asporto in quegli esercizi di ristorazione per i quali sia prevista l’ordinazione e la consegna al cliente direttamente dal veicolo. Resta chiaramente sospesa ogni forma di consumo sul posto. Proprio stamattina – informa il direttore Confcommercio Marche – abbiamo inviato un’ ulteriore importante e vitale richiesta al presidente Ceriscioli ed all’intera sua Giunta, ossia fondi straordinari per la concessione di contributi in conto interesse per il sostegno delle Pmi colpite dall’emergenza Covid-19. In una situazione di totale disagio economico e sociale in cui tutto il territorio marchigiano versa, pur ringraziando la Regione per il lavoro fin qui svolto circa l’approvazione delle “misure urgenti per il sostegno alle attività produttive e del lavoro autonomo colpite dal coronavirus” ancor prima di quelle governative, evidenziamo come le stesse risultano però sufficienti a coprire solo il 20% delle stesse. Pertanto, ecco la richiesta con forza – conclude Polacco – di ulteriori fondi straordinari da destinare alla concessione di contributi per l’abbattimento del costo degli interessi e della garanzia per l’accesso ai prestiti del sistema creditizio mediante i Confidi operativi nella Regione Marche».
Via libera alla vendita del cibo d’asporto, Ceriscioli firma il decreto
Qual è il senso nel trattare tutte le regioni allo stesso modo? In Lombardia ci sono 1000 casi al giorno, nelle Marche 15. E siamo tutti segregati in casa allo stesso modo senza nessun senso in questa folle dittatura.
È comprensibile quanto affermato...ma siamo convinti che anche fosse data la possibilità di aprire ci sarebbero poi clienti??personalmente con una situazione contagi comunque ancora alta e senza sapere quante persone positive asintomatiche ci sono in giro, l'ultima cosa che penso di fare è di andare al ristorante e non credo che sarò l'unica a pensarla così...quindi forse si dovrebbe pensare ad altre forme di aiuto
...era prevedibile ...chi non l' aveva previsto e' il governo
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D’ogni erba un fascio. Certo che a Sambucheto, nel prendere la metropolitana, dovrò fare particolarmente attenzione.
Io faccio il musicista professionista e sto pagando a caro prezzo questa emergenza ma è inutile forzare una riapertura delle balere che tra l’altro non se ne parla MAI, quanta gente sarebbe disposta a mettere a repentaglio la propria salute per venire a ballare????? NESSUNO!!! allora è inutile forzare una riapertura, sarebbe ancora peggio lavorare senza retribuzione, non dobbiamo sempre per forza trovare il colpevole, finché ci sarà questa emergenza dobbiamo metterci il cuore in pace sperando che si possa debellare al più presto anche se i danni ormai sono ingenti
Bellagamba grazie della testimonianza. Le tue parole confortano perche leggendo lo stralcio del direttore di confcommercio sembra che qualcuno stia facendo un dispetto al settore e spero non sia così. In realtà mi spiace molto che praticamente tutti comparti siano in crisi e auguro che vengano presi da parte del governo i provvedimenti necessari per evitare una strage di imprese. Per contro è necessario notare che l invito di confcommercio è al momento solo improntato al sussistenzialismo e non sembra porre in essere delle domande che sarebbe opportuno porsi tipo specialmente per affrontare il futuro che nonostante il virus verrà: come mai tutti i comparti sono malati di sottocapitalizzazione e totalmente privi di liquidità? C’e’ qualche problema di imprenditorialità per cui si arriva come sostiene Polacco a dire che i balneari non saranno in grado di sostenere un mese di mancati incassi? oppure sono i margini ad essere talmente minimi a costringere le categorie a camminare sempre sul filo del rasoio?
Mi rivolgo soprattutto a CM: domande come queste possono essere fatte per chiarire in che cavolo di paese viviamo?