«Il Covid ha cambiato il lavoro:
accelerata la trasformazione digitale»

LE CONVERSAZIONI organizzate da Confindustria Macerata oggi pomeriggio hanno affrontato il tema della tecnologia usata per lavorare senza muoversi da casa

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Da sinistra in senso orario: Gregorio Di Leo, Luca Quaratino, Domenico Guzzini, Federica Saliola

 

di Mauro Giustozzi

Il lavoro che cambia e si modifica velocemente ai tempi dell’emergenza Covid 19. La tecnologia che offre più posti di lavoro di quelli che toglie ed un’impresa meno tradizionale che viaggia sempre di più sul digitale. Con la formazione continua che deve accompagnare ancor più la professione. E smart working che ha avuto una forte accelerazione in questi ultimi mesi. Sono stati i temi portati avanti dall’approfondimento e dalle riflessioni di ‘Un Mondo Nuovo Conversazioni Antifragili’ organizzato da Confindustria Macerata per affrontare questa grave emergenza nel modo più costruttivo possibile.

Il tema affrontato è stato ‘Il lavoro’, sviscerato da Luca Quaratino, docente di risorse umane allo Iulm, da Federica Saliola  ex direttore del World Development Report e Lead Economist della banca mondiale che sono stati introdotti da Gregorio Di Leo, co-founder di Wyde-Connective school e dal presidente di Confindustria Macerata, Domenico Guzzini.

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Domenico Guzzini

«In questi giorni sospesi abbiamo potuto osservare quanto la nostra società si basi sul lavoro – ha rimarcato Domenico Guzzini -. Le trasformazioni necessarie al mondo del lavoro abbracciano il cuore del nostro stare insieme, le aspettative reciproche che abbiamo gli uni verso gli altri, il contratto sociale che stringiamo e rinnoviamo ogni giorno. Pensare all’evoluzione del modello nel quale viviamo è oggi fondamentale per generare una società nella quale tutti possano sentirsi inclusi. Un mondo digitale che prevede una formazione di manager digitali in grado di effettuare vendite, partecipazione a fiere e manifestazioni tutte in digitale. Così come clienti da avvicinare non più fisicamente come accadeva fino a poco tempo fa. Il lavoro cambierà, sta già cambiando, lo vediamo nel nuovo modo di operare con lo smart working. Organizzazione e modalità nelle nostre imprese diverse dal passato per affrontare questo cambiamento». Dal canto suo Federica Saliola, collegata in videoconferenza da Whashington, ha ribadito come la tecnologia e l’innovazione siano alla base dell’innovazione del mondo del lavoro e del modo di fare impresa.

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Federica Saliola

«I cambiamenti già c’erano –ha detto l’ex direttore del World Development Report e Lead Economist – nel lavoro ma il progresso tecnologico non lo si deve guardare in modo negativo. I robot non eliminano posti di lavoro, non c’è alcun riscontro dei numeri: la bilancia è anzi positiva perché la rivoluzione tecnologica ha creato tanti posti di lavoro in più rispetto a quelli che ha distrutto. Lo dimostrano quegli stati come Corea, Giappone e Germania dove l’occupazione sale di pari passo con l’evoluzione delle tecnologie. Il problema è che bisogna saper cogliere le opportunità che la tecnologia offre, ma questo dipende spesso anche dall’azione degli stessi governi». Federica Saliola ha sottolineato poi quelli che sono i punti vincenti del nuovo modo di fare impresa in modo digitale. «La tecnologia ha cambiato il modo di fare impresa –ha ribadito Salieri – un’impresa che non è più presente fisicamente ma spesso opera nel cloud: basta vedere gli esempi di un’azienda tradizionale come Ikea che si è affermata in 70 anni e invece Amazon o Alibaba che in pochissimi mesi hanno raggiunto gli stessi obiettivi facendo incontrare venditore ed acquirente. Poi cambia la domanda delle competenze, che non sono più solo manuali ma tecniche o socio comportamentali. Il digitale accelera il cambiamento, c’è velocità rispetto alla stabilità del passato. Nuovo è anche il modo di lavorare con la cig economy che si sviluppa su piattaforme digitali con incarichi temporali. Non più legati a contratti di lavoro tradizionali ma in modalità di freelancer. Un lavoratore può risiedere in Senegal e lavorare con aziende di Russia o Stati Uniti. Il problema, però, è che questa flessibilità dei lavoratori porta con se una mancanza di protezioni sociali che deve essere affrontata e risolta. Quello che, purtroppo, non cambia a livello mondiale è l’alto livello di lavoro nero: 2/3 della popolazione mondiale lavora in nero e lo si vede ora con l’emergenza Covid che non riescono a beneficiare di sostegno sociale».

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Luca Quarantino

Luca Quaratino ha ricordato come il mondo del lavoro sia stato travolto e stravolto in pochi giorni dall’affacciarsi in febbraio della crisi sanitaria legata al coronavirus. «Cambio di competenze e trasformazione digitale – ha detto il docente della Iulm – sono punti che hanno avuto un’accelerazione dal Covid 19 dalla sera alla mattina. Io stesso dal 21 al 24 febbraio sono passato da giornate intense fatte di incontri continui a mettermi davanti al pc per gestire a distanza la mia attività. Nove lavori su dieci del futuro avranno una componente digitale. In Italia, purtroppo, siamo agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda le infrastrutture digitali e anche il capitale umano preparato alla sfida digitale. Non parlo solo di vecchi lavoratori ma anche di giovani magari bravi a smanettare al computer ma poi non preparati a livello professionale. Cambia anche il modello organizzativo: come prima non lo sarà più per tanto tempo. Questa emergenza porta con sé la necessità di rimettere in moto un’organizzazione non con gli schemi vecchi. Questa emergenza conferma che si possono fare cose in modo diverso: ad esempio con lo smart working gli italiani sono più puntuali alle riunioni rispetto a prima. Ci sono nuovi principi che scardinano le logiche gerarchiche finora consolidate. Questo viene sostituito da modelli flessibili ed una riorganizzazione che cambia ogni mattina. Il modello a cascata non regge più: la piramide va rovesciata con il contributo, l’energia e la passione che dal basso va verso l’alto e non viceversa come era prima. Da non sottovalutare, infine, il dualismo che crea lo smart working in un’azienda: tra chi sta in ufficio e può lavorare a distanza e chi invece opera nelle filiere e che deve andare in azienda correndo il rischio anche di infettarsi con il coronavirus».

 

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