Antonio Bravi
di Giovanni De Franceschi
Per dieci anni è stato il braccio destro di Francesco Fiordomo, Si è occupato di bilancio, anche grazie al suo lavoro l’amministrazione uscente si vanta di aver risanato i disastrati conti del Comune ed ora è pronto a prendersi la scena. Quella da primo cittadino. Antonio Bravi è uno dei cinque candidati sindaco di Recanati, espressione dell’attuale compagine di governo. O meglio, di gran parte di essa. Sul suo nome, infatti, si è consumato l’ormai irrecuperabile strappo tra il partito di maggioranza, il Pd, e l’attuale amministrazione. I dem avrebbero voluto un altro nome per segnare il passo rispetto agli ultimi dieci anni. E così hanno scelto di appoggiare un altro Bravi, Graziano. Ma il vicesindaco uscente ritiene che la sua coalizione rappresenta meglio delle altre un’idea di futuro, si definisce un uomo di sinistra, e il suo motto è “rinnovamento nella continuità”.
Bravi, come è l’idea di candidarsi?
«Non è stata una mia scelta personale, ma una scelta collegiale e condivisa quasi al completo dall’amministrazione uscente. Abbiamo valutato di andare avanti con il progetto, perché consideriamo valido il lavoro di questi 10 anni, quindi sarebbe stato un peccato non riproporsi. Poi io sono stato considerato come il più adatto per riproporre un nuovo progetto nella continuità».
La presentazione di una delle liste della coalizione
Perché si è spaccata la maggioranza?
«E’una questione tutta interna al Pd. Le prime difficoltà sono nate addirittura con la costituzione della seconda giunta Fiordomo. Il Pd ha delle logiche che spesso non sono le migliori per dare il massimo dal punto di vista della buona amministrazione. In parte è comprensibile, perché è un partito organizzato, ma Fiordomo all’epoca si sentì più autonomo nella composizione della giunta forte del risultato ottenuto e questo ha finito per creare frizioni personali. Perché poi sull’attività amministrativa e sul programma non ci sono mai state vere divergenze, si è trattato sempre di questioni personali. Certo negli ultimi due anni la crisi si è accentuata e il Pd ha creato qualche problema. Fino alla scelta del candidato sindaco: il partito proponeva un candidato esterno, ma sarebbe stato come smentire noi stessi e quello che abbiamo fatto in questi 10 anni. Noi crediamo che per riproporsi ci sia bisogno di continuità, quindi la pretesa del Pd ci è apparsa strumentale strumentale: se sei convinto di aver fatto bene il passato va rappresentato. Non discuto la scelta del candidato del Pd (Graziano Bravi, ndr)dal punto di vista personale, ma dal punto di vista politico la reputo una scelta infelice. Come coalizione rappresentiamo molto meglio noi l’elettorato del Pd che la lista stessa del Pd».
Ma con questa spaccatura non c’è il rischio far vincere il centrodestra?
«Andando divisi è scontato che ci sarà un ballottaggio, poi vedremo il candidato che avremo di fronte nel caso. Però credo che la vera distinzione non sia tanto tra destra e sinistra, quanto piuttosto tra cambiamento nella continuità o cambiamento totale. Credo che l’elettorato di centrosinistra rimarrà tale e in pochi valuteranno le categorie politiche nazionali».
Lei parla di “rinnovamento della continuità”, qual è la prima cosa che cambierebbe rispetto alla passata amministrazione?
«Noi siamo convinti di aver fatto molto dal punto di vista infrastrutture, così come dal punto di vista della cultura e del turismo. Adesso possiamo lavorare di più sul perfezionamento di alcuni aspetti: spostiamo l’impegno da quello finanziario a quello quotidiano sul territorio, mettendo al centro le necessità persone. Quindi miglioreremo la partecipazione, attiveremo le varie consulte, creeremo le condizioni per far rete tra i quartieri».
Dal punto di vista politico come si definisce?
«Ho un passato da uomo di sinistra, ma dal punto di vista amministrativo ho sempre cercato di evitare caratterizzazioni politiche precise, non mai agito per impulso di ideali o in base alla politica nazione. Credo che in Comune bisogna badare alla necessità dei cittadini. Questi dieci anni mi hanno dato questa perfetta immagine: non si può traslare sull’amministrazione di un Comune quelle che sono le problematiche politiche nazionali o internazionali».
Un politico di riferimento, presento o del passato?
«Ne potrei citare molti, ma per fare qualche nome direi Berlinguer, Aldo Moro, De Gasperi: persone che non hanno mai messo se stesse davanti a quello che è il bene del paese. Poi credo che l’onestà debba essere una valore base, non c’è un’estrazione politica che dà la patente di onesto».
Faccia un appello ai cittadini.
«Noi rappresentiamo un progetto che può dare sviluppo e crescita alla città. Abbiamo dimostrato di saper realizzare quanto promesso, quindi dateci fiducia perché non sbaglieremo neanche nei prossimi anni. Tra l’altro sono l’unico a non avere altre esperienze amministrative al di fuori di questi 10 anni, a differenza degli altri o delle liste che li appoggiano. Quindi se la città non vuole tornare al passato ma vuole guardare al futuro l’unica alternativa sono io».
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L’unica alternativa è lui? Allora per logica (e per la cronaca) di fatto non ci sono alternative!!!
Dicendo sono l’unica alternativa si dichiara comunque un’alternativa come tutte le altre alternative che possono essere diverse tra loro ma fanno sempre parte delle alternative in cui non vedo perché una dovrebbe essere proprio per definizione” L’unica”. Io direi sono l’unica scelta da fare. Non c’è niente e nessuno che può darvi quello che volete, meglio di me. Io non sono un’alternativa ma la scelta finale dove ognuno troverà il suo porto. Ecco così dicendo sarebbe stato più credibile come del resto lo sono stati o con la dialettica o con la forza, alcune mascherine che si sono imposte imponendola come un’unica scelta possibile, considerando qualsiasi alternativa un esempio deleterio, da condannare e da eliminare. Scusami Iacopini ma ho passato davvero una brutta Pasqua. Ieri mattino mi sono svegliato con un cerchio alla testa che mi dava delle fitte paurose e tutte le ossa a pezzi. La bocca che mi sapeva d’aceto, un dolore davanti al costato come se qualcuno mi avesse tirato una lancia. Senza il portafoglio ma so già chi è stato, due facce da ladroni che non ti dico. Bah, mi prendo qualche aspirina e se lo trovo mi butto sul primo letto.
Per Micucci. Il paradosso di Bravi potrebbe tornare utile ad un uomo sposato che ha un’amante. Se la moglie gli dicesse: “Confessa, tu hai un’altra!”, lui potrebbe tranquillamente risponderle: “No, te lo giuro, è sempre la stessa!”.